marta
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sabato 7 giugno 2008
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per x
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Questo film ha trasmesso molta anzia,angoscia,ed è di davvero drammatico.
Ma è meraviglioso,aggrazziato.
La danza del ventre è bellissima,l'attrice protagonista è bravissima sia a recitare che a ballare:lo facevo con un o sguardo disperato,come se sapesse cosa intanto stava succedendo!
Il film si è meritato il premio al festival di Venezia!
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letizia
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sabato 7 giugno 2008
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un sensuale capolavoro di adbel kechiche
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"Cous Cous",uscito nel 2007,tratta il tema dell'immigrazione.
La storia viene raccontata con due famiglie popolane:una era la famiglia (compresa l'ex moglie)di un uomo,e poi c'erano una figlia e una madre,che era la compagna di lui.La famiglia da parte dell'ex moglie si lamentava di essere immigrati lavoratori ma senza essere pagati bene,così come anche l'uomo,che,un giorno,licenziato,con l'aiuto della figlia della compagna apre una barca ristorante,per preparare la cena a persone importanti.Alla fine del film,quest'uomo lascerà grandi cose a tutti...
Il film prende il nome di Cous Cous perchè le scene sono girate intorno a questo piatto.
Incredibile,meravigliosa e sensuale la scena finale.
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"Cous Cous",uscito nel 2007,tratta il tema dell'immigrazione.
La storia viene raccontata con due famiglie popolane:una era la famiglia (compresa l'ex moglie)di un uomo,e poi c'erano una figlia e una madre,che era la compagna di lui.La famiglia da parte dell'ex moglie si lamentava di essere immigrati lavoratori ma senza essere pagati bene,così come anche l'uomo,che,un giorno,licenziato,con l'aiuto della figlia della compagna apre una barca ristorante,per preparare la cena a persone importanti.Alla fine del film,quest'uomo lascerà grandi cose a tutti...
Il film prende il nome di Cous Cous perchè le scene sono girate intorno a questo piatto.
Incredibile,meravigliosa e sensuale la scena finale.Il film ha vinto il Leone d'argento,ed è stata premiata l'attrice:(la ragazzina quindicenne che si esibisce meravigliosamente in una danza del ventre.
Un capolavoro,da vedere...(belle anche le musiche).
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letizia
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sabato 7 giugno 2008
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un sensuale capolavoro di adbel kechiche
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"Cous Cous",uscito nel 2007,tratta il tema dell'immigrazione.
La storia viene raccontata con due famiglie popolane:una era la famiglia (compresa l'ex moglie)di un uomo,e poi c'erano una figlia e una madre,che era la compagna di lui.La famiglia da parte dell'ex moglie si lamentava di essere immigrati lavoratori ma senza essere pagati bene,così come anche l'uomo,che,un giorno,licenziato,con l'aiuto della figlia della compagna apre una barca ristorante,per preparare la cena a persone importanti.Alla fine del film,quest'uomo lascerà grandi cose a tutti...
Il film prende il nome di Cous Cous perchè le scene sono girate intorno a questo piatto.
Incredibile,meravigliosa e sensuale la scena finale.
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"Cous Cous",uscito nel 2007,tratta il tema dell'immigrazione.
La storia viene raccontata con due famiglie popolane:una era la famiglia (compresa l'ex moglie)di un uomo,e poi c'erano una figlia e una madre,che era la compagna di lui.La famiglia da parte dell'ex moglie si lamentava di essere immigrati lavoratori ma senza essere pagati bene,così come anche l'uomo,che,un giorno,licenziato,con l'aiuto della figlia della compagna apre una barca ristorante,per preparare la cena a persone importanti.Alla fine del film,quest'uomo lascerà grandi cose a tutti...
Il film prende il nome di Cous Cous perchè le scene sono girate intorno a questo piatto.
Incredibile,meravigliosa e sensuale la scena finale.Il film ha vinto il Leone d'argento,ed è stata premiata l'attrice:(la ragazzina quindicenne che si esibisce meravigliosamente in una danza del ventre.
Un capolavoro,da vedere...(belle anche le musiche).
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gianfranco
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giovedì 5 giugno 2008
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in sintesi
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Posso solo dire che, pur essendo certamente un film di grande pregio artistico, "Cous Cous" poteva benissimo essere un film di normale o media durata, invece delle due ore e mezza. Il risultato, quindi, è che un film di forte impatto "realista" finisce con il ridondare di monolghi femminili che potevano benissimo essere accennati invece di irrompere nelle orecchie con una logorrea eccessiva. Forse si vuole rendere l'idea della donna franco-araba emancipata ed energica, ma per questo bastano a volte anche poche battute pronunciate dalle valide attrice che recitano in questo film. Insomma, tanti elogi fatti dalla critica mi sembrano un po' troppo sperticati per un film bello ma prolisso. Almeno, secondo la mia modesta opinione.
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cafèsuburbano
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mercoledì 9 aprile 2008
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tam tam
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La trama pura e semplice la saprete a memoria dopo averla letta qui sopra.Un film sicuramente estremo di impronta iper-realista dove lo spettatore viene quasi snervato dalla ripetizione ridondante delle frasi, dall'accavallarsi degli sproloqui dei protagonisti.
Il montaggio dilatato al massimo riesce a calare lo spettatore in quel clima fin da subito, ma ha l'effetto(probabilmente voluto) inverso sul finale dove non si vede l'ora che lo stesso clima cessi di esistere.
Come nel migliore cinema d'autore il film si sviluppa a tavola, e qui la tavola è l'attrice protagonista;nel bene e nel male.
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marco
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giovedì 3 aprile 2008
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tutti uniti intorno ad un cous cous
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Il film racconta il tentativo di un uomo, che licenziato dopo 35 anni di duro lavoro portuale, divorziato dalla moglie e con una nuova compagna, cerca di crearsi un’attività, per lasciare alla numerosa prole qualche soldo alla sua scomparsa. Kechiche mette in scena un film vero ed emozionante, nel quale, già nelle prime scene, lo spettatore viene invitato al pranzo domenicale della famiglia ed entra immediatamente a farne parte, partecipando emotivamente alla loro vita con gioia e dolore. I monologhi si susseguono a ritmo serrato sino alle ultime immagini, dipingendo magistralmente tutti i personaggi (nessuno escluso), la vita degli emigrati, la burocrazia e il popolo francese, l’amore, l’amicizia e la famiglia, sino ad arrivare a un finale amaro e duro, come un bugno nello stomaco, ma, colmo di speranze, il tutto a ritmo di una frenetica, splendida ed eroticissima danza del ventre.
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Il film racconta il tentativo di un uomo, che licenziato dopo 35 anni di duro lavoro portuale, divorziato dalla moglie e con una nuova compagna, cerca di crearsi un’attività, per lasciare alla numerosa prole qualche soldo alla sua scomparsa. Kechiche mette in scena un film vero ed emozionante, nel quale, già nelle prime scene, lo spettatore viene invitato al pranzo domenicale della famiglia ed entra immediatamente a farne parte, partecipando emotivamente alla loro vita con gioia e dolore. I monologhi si susseguono a ritmo serrato sino alle ultime immagini, dipingendo magistralmente tutti i personaggi (nessuno escluso), la vita degli emigrati, la burocrazia e il popolo francese, l’amore, l’amicizia e la famiglia, sino ad arrivare a un finale amaro e duro, come un bugno nello stomaco, ma, colmo di speranze, il tutto a ritmo di una frenetica, splendida ed eroticissima danza del ventre.
Sottolineando la bellezza di tutte le donne in questo film (alla faccia delle varie veline e fotomodelle di cartapesta), concludo con una sola parola: CAPOLAVORO. Assolutamente da non perdere.
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giovanna corchia
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martedì 1 aprile 2008
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così vicini anche se così diversi
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Cous Cous,d’Abdellatif Kechiche
Al centro Slimane Beiji e tutto il mondo, ricco, sensuale, colorato, vociante, a volte tenero, a volte violento, che lo circonda.
Slimane,un immigrato di prima generazione, ha cercato con tutto se stesso un lavoro che lo facesse sentire integrato in un mondo altro. Non si è mai risparmiato sul lavoro nel porto di Sète. I figli sono grandi, alcuni sposati. Slimane non vive più in famiglia, ma la famiglia è sempre un punto di riferimento per lui.Ha una camera in un modesto albergo sul porto ed è l’amante della proprietaria. La donna e la figlia Rym cercano in tutti i modi di aiutarlo, di non farlo sentire solo.
Slimane sembra incapace di ribellarsi al capo cantiere, che, dopo 35 anni di lavoro, gli fa capire che dovrebbe lasciare il posto a qualcuno di più giovane.
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Cous Cous,d’Abdellatif Kechiche
Al centro Slimane Beiji e tutto il mondo, ricco, sensuale, colorato, vociante, a volte tenero, a volte violento, che lo circonda.
Slimane,un immigrato di prima generazione, ha cercato con tutto se stesso un lavoro che lo facesse sentire integrato in un mondo altro. Non si è mai risparmiato sul lavoro nel porto di Sète. I figli sono grandi, alcuni sposati. Slimane non vive più in famiglia, ma la famiglia è sempre un punto di riferimento per lui.Ha una camera in un modesto albergo sul porto ed è l’amante della proprietaria. La donna e la figlia Rym cercano in tutti i modi di aiutarlo, di non farlo sentire solo.
Slimane sembra incapace di ribellarsi al capo cantiere, che, dopo 35 anni di lavoro, gli fa capire che dovrebbe lasciare il posto a qualcuno di più giovane. Poco importa se ha sempre lavorato con rigore,senza lesinare mai il suo tempo.Che i vecchi si facciano da parte, è questa la filosofia del mondo del lavoro oggi.
Nel suo volto segnato, nel controllo di ogni spinta alla rivolta, nelle sue parole misurate, ho letto una testimonianza di grande dignità.
Il pranzo di tutta la famiglia riunita attorno a un enorme couscous di pesce, magistralmente preparato dalla moglie,lui assente, ma sempre presente, anche nelle parole della moglie, è un capolavoro di immagini, sguardi, parole, linguaggi diversi che aiutano lo spettatore ad avvicinarsi ad una realtà non esotica ma del vicino di casa, aiutandolo a capire più a fondo gli altri, così simili nelle gioie, nelle frustrazioni, nei sentimenti, ma anche così diversi…
Molto viva l’immagine del porto e degli amici musicisti che si raccontano i pettegolezzi del paese: Slimane ha deciso di aprire un ristorante su una vecchia nave destinata alla rottamazione, è proprio così? Quella nave potrebbe essere una metafora di Slimane, anche lui da mettere in discarica,inutile al sistema. Ma Slimane reagisce e si apre a un progetto impossibile.
I perdigiorno del porto, i quattro amici al bar, chiedono a Rym se la notizia è proprio vera, se ci sarà presto una serata inaugurale con un magnifico couscous offerto agli ospiti.
Bellissima prova di affetto della ragazza per quello che considera come un padre l’invito ai quattro amici, che da tempo non si esibiscono più come gruppo affiatato, perché si mettano alla prova. Anche in questo caso la ragazza sembra aiutare chi incomincia già a sentirsi emarginato perché vecchio: suonare è sentirsi ancora al centro dell’attenzione,come ritornare giovani.
Arriva il gran giorno: è sera, la nave si illumina improvvisamente, una sorpresa per gli invitati impazienti. Tutta la famiglia è al lavoro, la madre in casa ha già preparato un’enorme quantità di graine, tanti pesci e altro.La festa ha inizio ma il couscous non c'è... Come rimediare? Vino e danza del ventre: Rym, nuova Salomé, offre il suo ancora acerbo corpo sensuale in una interminabile danza del ventre e, così, una speranza di riuscita a Slimane, che intanto corre corre perché sulla tavola sia servito il couscous.Film ponte tra due mondi così vicini ma anche così lontani.
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gbo
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lunedì 31 marzo 2008
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dal film alla realtà
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Ma sarà poi vero che le donne arabe di seconda generazione in Francia, sono così libere di dire parolacce davanti agli uomini, e di criticare il maschio? Inoltre trovo i discorsi troppo ripetitivi, possibile che le donne arabe siano così noiose? Non è solo un mio parere, sentivo gli sbuffi di tutta la platea; all'uscita i commenti erano negativi proprio per la ripetitività delle frasi. Per il resto la trama ha un senso e probabilmente un nesso con la realtà.
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(di gianfranco)
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gabry
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lunedì 31 marzo 2008
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l'universo femminile di kechiche
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Una storia simile a tante, Slimane, lavoratore portuale, immigrato francese, si trova disoccupato e decide d'intraprendere un'attività in proprio, aprendo un ristorante su un peschereccio: piatto principale, il cous cous.All'impresa parteciperà tutta la famiglia e tutta la comunità magrebina.
Kechiche apre su un universo femminile a tutto campo; le donne, protagoniste, vera forza motore, pur nella loro isteria, alle prese col quotidiano, asfissianti, stressanti fino allo spasimo, con la macchina da presa che le segue a distanza ravvicinata, scrutandone i volti non perfetti, le carni flaccide e ballonzonanti, i discorsi su pannolini e vasetti per la pipì.
Kechiche racconta una storia di tutti i giorni, in una cucina davanti ad un piatto di cous cous, non risparmiandoci niente, le mani umidicce, il cibo che entra in bocca, le spine di pesce conficcate tra i denti e tolte con le dita, fin quasi a disgustare lo spettatore, discorsi del più e del meno fatti con la bocca piena.
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Una storia simile a tante, Slimane, lavoratore portuale, immigrato francese, si trova disoccupato e decide d'intraprendere un'attività in proprio, aprendo un ristorante su un peschereccio: piatto principale, il cous cous.All'impresa parteciperà tutta la famiglia e tutta la comunità magrebina.
Kechiche apre su un universo femminile a tutto campo; le donne, protagoniste, vera forza motore, pur nella loro isteria, alle prese col quotidiano, asfissianti, stressanti fino allo spasimo, con la macchina da presa che le segue a distanza ravvicinata, scrutandone i volti non perfetti, le carni flaccide e ballonzonanti, i discorsi su pannolini e vasetti per la pipì.
Kechiche racconta una storia di tutti i giorni, in una cucina davanti ad un piatto di cous cous, non risparmiandoci niente, le mani umidicce, il cibo che entra in bocca, le spine di pesce conficcate tra i denti e tolte con le dita, fin quasi a disgustare lo spettatore, discorsi del più e del meno fatti con la bocca piena.
E la serata inaugurale del ristorante, si tinge di giallo; il cous cous, preparato artigianalmente in casa,per errore non viene scaricato insieme alle altre pentole, e si crea una suspence cui lo spettatore partecipa, si sente coinvolto; siamo in ansia come Slimane,in giro per la città col motorino, che gli viene poi sottratto da dei ragazzini, soffriamo con lui e per lui nel suo inutile tentativo di recuperarlo, mentre gli ospiti cominciano a spazientirsi per la fame.
E la scena in cui Hafsia Herzi, per guadagnar tempo, inizia una sensualissima e conturbante danza del ventre, la migliore scena del film; bellissima e seducente nelle sue movenze aggraziate,una danza quasi peccaminosa, avvolgente, mentre la madre di lei, capita la situazione e il problema del ritardo, salva la situazione; ancora una volta l'intuito femminile, sopra le invidie, i pettegolezzi, le cattiverie e gli sguardi di traverso.
Dopo aver guardato il film, il giorno dopo si comprende che ha una sua forza, un suo carattere, e che non lascia indifferenti, ma subito mi ha lasciato dubbiosa, frastornata e stordita da troppe parole urlate, alterate.
Pur rivalutandolo, seppur con il senno del poi, ritengo che il film non fosse meritevole del leone d'oro a Venezia, e che invece sia stato consegnato a chi lo ha effettivamente meritato
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klaus
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mercoledì 19 marzo 2008
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irritante
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Visto dopo averlo rincorso da gennaio e finalmente visto ieri(19/03/08)risultato: profondamente deluso. Insopportabile il volume di parole accavallate, urlate quasi dal pranzo familiare iniziale in poi. La macchina da presa è usata in un unico continuo primissimo piano che nevroticamente salta da un viso all'altro, isteria che nega il senso più profondo della fotografia stessa creando un movimento delirante.Personaggi appena abbozzati, dialoghi superficiali. Ho rsistito un'ora ed un quarto, e nel senno di poi....avrei fatto bene ad andarmene molto prima. Negativo.
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