mirko
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mercoledì 16 gennaio 2008
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presa in giro
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Furbo e strisciante. Fastidioso e fasullo. Realizzato a tavolino per piacere solo ai quei critici pronti ad osannare roba del genere per timore di sembrare non al passo con i tempi. Mi stupisco di Mereghetti che si è unito al coro delle critiche positive, lui che di solito non cade in questi sporchi tranelli.
Semplicemente rivoltante.
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fra
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lunedì 14 gennaio 2008
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che delusione
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si leggeva dovunque capolavoro qua capolavoro là.. io voglio una storia qualcosa che ti regali un minimo di emozioni no un pseudo documentario sull'integrazione.. perfortuna che ha vinto lussuria DI ANG LEE che almeno ci lascia sempre qualcosa... lento e noioso e in alcune scene persino rivoltante ....
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mtf
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lunedì 14 gennaio 2008
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angoscia neorealista
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Un film che strizza gli occhi alla tradizione neorelista. Peccato, che a parte il manierismo della telecamera, e l'uso a tutto tondo dell'inquadratura in primo piano, il film si rivela un insulso feuilletton, che mischia in maniera ruffiana temi che possono piacere solo al pubblico e ai critici del festival di Venezia. Un film insopportabile, che se non fosse perchè le sale sono piene a causa di un trailer accattivante,e dunque, hai pochi margini spaziali di fuga, ti fa venir voglia di fuggire dal cinema appena dopo l'inizio del secondo tempo.L'atmosfera claustrofobica e l'estenuante sceneggiatura sono a prova di attacco di panico. lo dice uno psichiatra. Risparmiatevelo se soffrite d'ansia.
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Un film che strizza gli occhi alla tradizione neorelista. Peccato, che a parte il manierismo della telecamera, e l'uso a tutto tondo dell'inquadratura in primo piano, il film si rivela un insulso feuilletton, che mischia in maniera ruffiana temi che possono piacere solo al pubblico e ai critici del festival di Venezia. Un film insopportabile, che se non fosse perchè le sale sono piene a causa di un trailer accattivante,e dunque, hai pochi margini spaziali di fuga, ti fa venir voglia di fuggire dal cinema appena dopo l'inizio del secondo tempo.L'atmosfera claustrofobica e l'estenuante sceneggiatura sono a prova di attacco di panico. lo dice uno psichiatra. Risparmiatevelo se soffrite d'ansia....!!!!
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giovanni
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lunedì 14 gennaio 2008
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mal di mare
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Mi sembra molto "pompato". La tecnica di ripresa è della scuola Dogma. Da mal di mare. I contenuti sono presi in parte dalla nostra migliore cinematografia (vedi De Sica, ecc). Mi aspettavo molto di più. Nella sala molti si sono sentiti male e sono usciti prima.
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cat
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lunedì 14 gennaio 2008
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ma che gusto ci trovano i critici a lodare un film
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Mi sono fidata dei commenti iperbolici della critica e ho fatto male. Il film è prolisso e noioso. Alla fine del primo tempo (durato 90 minuti) sono uscita perchè non riuscivo a tenere gli occhi aperti, in tutta la mia vita non ho mai dormito al cinema. Ma che gusto ci trovano i critici a lodare dei film brutti?
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(di magia)
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namotti
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lunedì 14 gennaio 2008
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cous cous
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troppo lungo. troppe chiacchiere inutili. finale assurdo e poco credibile.
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gigi de grossi/red
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lunedì 14 gennaio 2008
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un cous cous buono ma di difficile digestione
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Poteva essere, questa terza prova registica del franco tunisino Abdel Kechiche, un piccolo capolavoro: di freschezza, di sincerità di sentimenti autentici e onestà intellettuale. E inveece è solo un buon film mancato. I grandi temi affrontati da Kechiche - l'eroismo degli umili, la dignità del lavoro, il riscatto sociale, la solidarietà, i problemi di identità e di integrazione delle famiglie di immigrati - non sono in discussione. Tutto questo nel film c'è, ma è come soffocato da diversi eccessi di diversa natura: un eccesso di realismo che scade nel quasi documentarismo; un eccesso di verbosità dei personaggi, compensati in minima parte dai silenzi belli e profondi del protagonista (il bravissimo Habib Boufares); l'eccessiva lunghezza delle sequenze, con la mdp che ruota da un personaggio all'altro, da una battuta all'altra senza stacchi, secondo una tecnica di ripresa da vecchio Cinema-verité che tutti i cineasti professionisti hanno ormai abbandobato da decenni.
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Poteva essere, questa terza prova registica del franco tunisino Abdel Kechiche, un piccolo capolavoro: di freschezza, di sincerità di sentimenti autentici e onestà intellettuale. E inveece è solo un buon film mancato. I grandi temi affrontati da Kechiche - l'eroismo degli umili, la dignità del lavoro, il riscatto sociale, la solidarietà, i problemi di identità e di integrazione delle famiglie di immigrati - non sono in discussione. Tutto questo nel film c'è, ma è come soffocato da diversi eccessi di diversa natura: un eccesso di realismo che scade nel quasi documentarismo; un eccesso di verbosità dei personaggi, compensati in minima parte dai silenzi belli e profondi del protagonista (il bravissimo Habib Boufares); l'eccessiva lunghezza delle sequenze, con la mdp che ruota da un personaggio all'altro, da una battuta all'altra senza stacchi, secondo una tecnica di ripresa da vecchio Cinema-verité che tutti i cineasti professionisti hanno ormai abbandobato da decenni. L'ottima recitazione di tutti gli attori (splendida Hafsia Herzi) viene svilita da un diluvio ininterrotto di parole - come lo sfogo della giovane moglie tradita o l'interminabile dissertazione sull'opportunità dell'educazione al vasetto in alternativa al pannolino - conseguenza di una sceneggiatura pletorica, incontrollata e in sostanza poco cinematografica. Consiglerei al pur volenteroso Abdel sopratutto due cose: studiare con attenzione le lezioni sul "montaggio parallelo" del grande S. M. Eisenstein ed evitare in futuro i "colpi bassi" come quello del finale di Cous Cous, che colpiscono allo stomaco il povero spettatore, privato, dopo due ore e mezza di benevola tensione-partecipazione, fiducia comunque accordata, non dico di un finale happy-ending- ma almeno di un finale meno brusco e un po' più risolto.
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il conformista
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lunedì 14 gennaio 2008
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deludente, tristarello
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Aspettavo con ansia questo film che era stato descritto come un "capolavoro" a Venezia, defraudato del Leone d'oro. Ma sì, carino. Tristarello. Non partricolarmente emozionante. Un finale un pò troncato.Tutto qua?
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met
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lunedì 14 gennaio 2008
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meraviglioso
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un cpolavoro assoltuo!!
il film più bello dell'anno!!!!
[+] o sei andato poco al cinema .....
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cinebigone
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domenica 13 gennaio 2008
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un film estenuante, prolisso, insopportabile
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Ci sono tanti modi per raccontare i problemi degli immigrati in Europa, la voglia di riscatto eccetera eccetera. Ne esistono a bizzeffe di film così, belli e interessanti. Ma per carità, questo Cous Cous stranamente celebrato dalla critica e pure premiato al Festival di Venezia (non è un caso...) è a dir poco irritante. 150 minuti dura questo film, ne bastavano la metà. Si assiste così a dialoghi ripetitivi, noiosi, come quando all'inizio del film una delle figlie del protagonista rimprovera la propria bambina. Vien voglia di gridare: "Ma smettila". Cous Cous ha qualche sprazzo di vitalità nel finale, quando prende corpo la cena sul barcone-ristorante. Poca cosa. Un film assoutamente da non consigliare alle persone che si vogliono bene.
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Ci sono tanti modi per raccontare i problemi degli immigrati in Europa, la voglia di riscatto eccetera eccetera. Ne esistono a bizzeffe di film così, belli e interessanti. Ma per carità, questo Cous Cous stranamente celebrato dalla critica e pure premiato al Festival di Venezia (non è un caso...) è a dir poco irritante. 150 minuti dura questo film, ne bastavano la metà. Si assiste così a dialoghi ripetitivi, noiosi, come quando all'inizio del film una delle figlie del protagonista rimprovera la propria bambina. Vien voglia di gridare: "Ma smettila". Cous Cous ha qualche sprazzo di vitalità nel finale, quando prende corpo la cena sul barcone-ristorante. Poca cosa. Un film assoutamente da non consigliare alle persone che si vogliono bene.
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