corrado
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giovedì 9 novembre 2006
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la giostra dei buoni sentimenti
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Certamente una vicenda come quella di Salvatore aveva da offrire diversi e interessanti spunti di riflessione : la precaria condizione sociale ed economica di certi contadini siciliani, l'assenza della scuola come ente educativo in grado di vigilare sulla crescita degli adulti del domani e, perchè no, anche una buona dose di sentimentalismo nel percorrere la strada già ampiamente calcata del bambino orfano che, giocoforza, si trova a dover vivere la vita di un "grande" a scapito della sua infanzia e che inconsciamente affida ad un estraneo il compito di fargli da padre.
Ma non è sempre detto che ad una buona idea corrisponda una buona rappresentazione e il film di Cugno ne è concreto esempio.
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Certamente una vicenda come quella di Salvatore aveva da offrire diversi e interessanti spunti di riflessione : la precaria condizione sociale ed economica di certi contadini siciliani, l'assenza della scuola come ente educativo in grado di vigilare sulla crescita degli adulti del domani e, perchè no, anche una buona dose di sentimentalismo nel percorrere la strada già ampiamente calcata del bambino orfano che, giocoforza, si trova a dover vivere la vita di un "grande" a scapito della sua infanzia e che inconsciamente affida ad un estraneo il compito di fargli da padre.
Ma non è sempre detto che ad una buona idea corrisponda una buona rappresentazione e il film di Cugno ne è concreto esempio.
Scaduto più volte nella banalità e nel qualunquismo condito dal sapido luogo comune, il regista, mutilato anche da una sceneggiatura ridicola e da alcune interpretazioni almeno discutibili, dimostra di non avere ben chiara la differenza tra sentimento e sentimentalismo, e soprattutto di non avere forse la pazienza o forse l'abilità di rendere insite nella pellicola le tematiche da sviluppare, affidando alla mediocrità degli attori il compito di riversare sullo spettatore una lista della spesa dei grandi temi di cui il film si fa immeritato portatore.
Clamorosi sono poi i buchi narrativi e tematici che impediscono allo spettatore di seguire l'evoluzione del rapporto tra il piccolo Salvatore e il suo maestro elementare, che passa dall'essere di estraneità e malcelato fastidio a un rapporto padre-figlio suggellato da una scena ridicola in cui il bambino vede al posto del volto del maestro quello del padre morto,e tutto questo senza la minima percezione di ciò che avviene in mezzo, della scintilla che ha fatto sì che il rapporto tra i due si facesse più profondo e stretto.
Pare che più importante sia il tentativo di commuovere lo spettatore con ampio ricorso ai buoni sentimenti a buon mercato, stereotipando i personaggi fino all'assurdo, come nel caso dell'assistente sociale (Galatea Ranzi) che prima di conoscere tutta la vicenda di Salvatore vede in lui solo un caso come tanti altri e che poi, grazie all'intercessione del buono e lungimirante maestro (Enrico Lo Verso), si affeziona al punto da evitare al bambino e a sua sorella l'istituto e l'adozione.
Peccato che, a furia di stereotipi e buonismo di bassa lega, la pellicola risulti non solo incapace di trasmettere nulla fuorché un vago senso di noia, ma offuschi anche un’interpretazione interessante quale quella del suo giovane protagonista, al quale auguriamo, per il futuro, proposte di maggior valore.
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liliana
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giovedì 17 maggio 2007
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lezioni di vita
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le lezioni di vita spesso valgono più del tempo trascorso a scaldare i banchi. corre sul filo dell'emozione legata a un'infanzia negata, ambientato nella sicilia d'oggi, ma provoca tante riflessioni e spordici brividi. su tutti spicca lo sguardo acceso dell'esordiente alessandro mallia, nel ruolo lindo di salvatore, bambino sensibile e lavoratore indifeso, che dopo essere stato salvato dal padre in un incidente in una cava, assume il difficile ruolo di capofamiglia. nulla spaventa a questo ragazzino sveglio non ancora 14enne, abile in tuti i lavori, al quale, a bordo di un scassatissimo furgoncino si alza prima dell'alba per trasportare cassette di pomodori da rivendere ai grossisti dei mercati che lucrano sul prezzo.
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le lezioni di vita spesso valgono più del tempo trascorso a scaldare i banchi. corre sul filo dell'emozione legata a un'infanzia negata, ambientato nella sicilia d'oggi, ma provoca tante riflessioni e spordici brividi. su tutti spicca lo sguardo acceso dell'esordiente alessandro mallia, nel ruolo lindo di salvatore, bambino sensibile e lavoratore indifeso, che dopo essere stato salvato dal padre in un incidente in una cava, assume il difficile ruolo di capofamiglia. nulla spaventa a questo ragazzino sveglio non ancora 14enne, abile in tuti i lavori, al quale, a bordo di un scassatissimo furgoncino si alza prima dell'alba per trasportare cassette di pomodori da rivendere ai grossisti dei mercati che lucrano sul prezzo. una cosa sola spaventa il bambino:sapere che la vita è solo un sacrificio. sarà per questo fardello, troppo pesante da treasportare sulle gracili spalle, che il ragazzino si affeziona al maestro marco Brioni, figura paterna dalla psicologia confusa, il quale, in cambio dell'aiuto offerto dopo la scuola, nel lavoro dei campi e in mare, si offre di dare ripetizioni scolastiche. tra i due nasce un forte legame di complicità che rischia di copromettere l'equilibrio psicologico del bambino, su cui premono i servizi sociali per l'affido a una casa famiglia. pannoloni per la nonna e favole della buonanotte alla sorellina, raccolta di lumache all'alba e un amora per il dialetto, maestri che smarriscono il ruolo dell'insegnante e assistenti sociali inadatte ligie al senso del dovere. "tutto quello che si fa da grandi, si costruisce da bambini", è l'ultima lezione di vita impartita dal padre prima di morire. una pillola di saggezza che dovrebbe indurre molti genitori ad essere presenti con più vigore e qualità nelle vite dei loro figli spargendo valori e affetto. e, magari, raccontando più fiabe. sringendo, è questo il messaggio del film che si apre con una metafora: la banda del paese prova il concerto del patrono a bordo di un imbarcazione tirata in secca. prima dei titoli di coda, apre e chiude il film una canzone . la banda esegue lo stesso pezzo, ma stavolta la barca naviga a vista. FINE
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(di eminem)
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