Anno | 2006 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia, Francia |
Durata | 63 minuti |
Regia di | Giuseppe Bertolucci |
Uscita | venerdì 24 novembre 2006 |
Distribuzione | Ripley's Film |
MYmonetro | 2,50 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Profeta o attento osservatore del presente, Pasolini torna in un'intervista rilasciata sul set del suo ultimo film e montata da Giuseppe Bertolucci. In Italia al Box Office Pasolini prossimo nostro ha incassato 24,8 mila euro .
CONSIGLIATO NÌ
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Filmati d'archivio, foto di scena e un'inedita intervista per un documentario di circa sessanta minuti su uno dei film più contestati, amati e discussi del secolo scorso. C'è un solo termine - macabro - per definire Salò o le 120 giornate di Sodoma, terminato nel 1975 e ancora in fase di montaggio quando Pasolini fu assassinato all'Idroscalo.
Ispirato al romanzo di Sade e ambientato nella cittadina protagonista dell'ultimo scampolo di guerra mondiale, la Salò di Pasolini è un mondo devastato dall'omologazione culturale, dai soprusi anarchici del potere, un ritratto cinico di partigiani inermi e giovani illibate costrette a ogni sorta di barbarie dai loro aguzzini. L'intervista raccolta da Giuseppe Bertolucci integra le tematiche del film unendole al pensiero del suo autore, rassegnato e spento. Uno sguardo al di là della cinepresa verso un mondo confuso dalle ideologie e distrutto dalla speranza, meccanismo perverso per nascondere il peso insopportabile della realtà, tramutando il sentire comune in un'attesa estenuante e senza vie d'uscita. Pasolini parla a ruota libera del suo film, del concetto d'autore, della fiducia demagogica riposta nella fede, in un ideale ecclesiastico trasformatosi improvvisamente - e in maniera impercettibile - in un bazar del libero consumo. La fine delle ideologie (che avrebbero dovuto portare alla trilogia Porno Teo Kolossal, scritta per l'interpretazione di Ninetto Davoli ed Eduardo De Filippo) o la loro trasformazione, diventano il terreno di guerra su cui scontrarsi. Un sentiero che Pasolini riassume nelle ultime scene del suo film: il rappresentante del potere - essere sadico e impunito - guarda attraverso la sua finestra, binocolo alla mano, le torture inflitte ai corpi delle giovani vittime. Uno specchio della nostra società filtrato dall'espressione artistica di un intellettuale punito dal suo stesso (pre)vedere.
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Salò o le 120 giornate di Sodoma rimane, a più di trent'anni dalla sua uscita, un film agghiacciante e misterioso, un testamento apocalittico e cupo reso ancora più angosciante per l'assassinio dell'autore avvenuto pochi giorni prima della sua uscita. Adesso Giuseppe Bertolucci ci aiuta, con questo lucido e appassionato film, a gettare una nuova luce sul capolavoro postumo del regista friulano.
La base è un'enorme quantità di materiale che Gideon Bachman e Deborah Beer hanno girato sul set di Salò o le 120 giornate di Sodoma. La scintilla, la volontà di Andrea Crozzoli, Piero Colussi e Angelo S. Draicchio di utilizzarli per un ricordo di Pier Paolo Pasolini, scomodo friulano, marxista anti-moderno. A Giuseppe Bertolucci il mestiere e la sensibilità di montare il materiale in un insieme unitario. [...] Vai alla recensione »