Il velo dipinto

Che bravi quei due inglesi sembrano quasi manichini

Il velo dipinto è uno di quei film di cui non si sente la mancanza, anche se è risaputo che esistono molti fedeli di un cinema così: letterario, scenografico, di bei costumi e suggestive ambientazioni. In questo caso la fonte è un romanzo di Somerset Maugham. Nella Shanghai cosmopolita ma percorsa da umori e tumulti nazionalisti degli anni Venti approda una coppia che più britannica non si può. Lei è una viziata altoborghese sbolognata dalla famiglia che ha deciso fosse l'ora di farla sposare, lui figlio della piccola borghesia timido ma tutto d'un pezzo e medico filantropo dedito a missioni rischiose tra i dannati della terra, hanno appena contratto un matrimonio mal assortito.
L'adulterio che la donna senza tante cautele commette subito induce il marito a una decisione ferocemente punitiva: si parte per uno sperduto villaggio cinese dove si muore a grappoli per il colera. Dalla durezza, nel fuoco della titanica sfida di cui fa parte anche la dedizione da crocerossina della già viziata borghese, rifiorisce il sentimento. Che approda all'eroica morte di lui non prima però di aver con britannica dignità assunto la paternità del figlio che sta per nascere da incerto padre.
Una vera bufala. I due manichini sono Naomi Watts e Edward Norton. E nessun luogo comune ci viene risparmiato a partire dalla figura dell'inglese che ha messo radici coloniali e si è spogliato delle convenzioni di provenienza (l'attore Toby Jones era il "secondo" dei due Truman Capote della scorsa annata cinematografica).
Da La Repubblica, 2 marzo 2007


di Paolo D'Agostini, 2 marzo 2007