Casino Royale

Il suo nome è James Bond freddo, cinico e carismatico

Non sarà il caso di parlare di miracolo; ma di risultato superiore alle attese, sì. La grossa difficoltà, con James Bond, consisteva non tanto nel liberarlo dei venti film e dei cinque attori precedenti, quanto piuttosto da quella specie di autoparodie che erano diventate le ultime avventure di 007. L'ottima idea è stata riprendere il primo romanzo di Ian Fleming, puntando sui momenti fondativi della personalità dell'agente segreto: l'amore unito alla sofferenza, le contraddizioni della lotta contro il male. Il tono si coglie già nel prologo, diversissimo da quelli scanzonati in uso nella serie. Qui, né humour né presa di distanza. Fresco di licenza di uccidere, Bond è un uomo freddo e cinico, carismatico ma non ancora dotato di classe, che acquisterà passo dopo passo. Per reinventarlo, lo sceneggiatore Paul Haggis (Million Dollar Baby, Crash) lo ha preso allo stato grezzo, riportandolo alle origini e raccontandocene la formazione in una sorta di "prequel", un po' come faceva Batman Begins con l'Uomo-pipistrello. Aiutato dalla bella Vesper Lynd, 007 affronta Le Chiffre, giocatore professionista che lava i miliardi del terrorismo internazionale. L'unica forzatura è avere trasportato la prima missione dell'agente ai giorni nostri; ma il resto funziona a meraviglia. Sia 007, contemporaneamente lo stesso che conosciamo e un altro uomo, sia Daniel Craig: un Bond vero che incassa i colpi, conosce la rabbia, l'amore, il dolore.
Da La Repubblica, 12 gennaio 2007


di Roberto Nepoti, 12 gennaio 2007