Arthur e il popolo dei Minimei |
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Un film di Luc Besson.
Con Freddie Highmore, Mia Farrow, Penny Balfour, Doug Rand, Adam LeFevre.
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Titolo originale Arthur et les Minimoys.
Animazione,
Ratings: Kids,
durata 102 min.
- Francia 2006.
- 01 Distribution
uscita venerdì 9 febbraio 2007.
MYMONETRO
Arthur e il popolo dei Minimei
valutazione media:
3,11
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Mitico Arthur!di Giacomo J.K.Feedback: 3220 | altri commenti e recensioni di Giacomo J.K. |
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martedì 30 giugno 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Tutto comincia in una casa di campagna, in un Connecticut ricreato ad hoc nell’assolata Francia. Ma non preoccupatevi: non è la casa degli Spiderwick. È il suo opposto… parallelo. Ricordate i toni soavi con cui ho accolto il film di Spiderwick qualche mese fa? Stesso genere, stesse creaturine in giardino, addirittura stesso protagonista, ma la distanza tra i due film è siderale: tutto questo è Arthur e il popolo dei Minimei. Arthur, dieci anni appena compiuti, vive dalla nonna in campagna a causa dei genitori, piuttosto… assenti. Il suo mito è il nonno Archibald, esploratore disperso da alcuni anni, di cui Arthur sa praticamente tutti i testi a memoria. Quando un impresario edile senza scrupoli tenta di sottrarre la tenuta alla nonna di Arthur, il ragazzo teme per la scomparsa del suo angolo di paradiso in cui è cresciuto. Decide così di cercare il famoso tesoro che il nonno avrebbe nascosto tanti anni prima, di ritorno da un viaggio dall’Africa, quando insieme ai rubini importò anche una piccola popolazione: i Minimei. La pateticità di Waters si fa dimenticare dall’estrema empatia con cui Luc Besson dimostra di saper dirigere questo film. Besson, autore e regista, a un tempo crea ed ironizza, dimostrando di saper utilizzare entrambi i mezzi con maestria (anzi, tutti e tre, se contiamo anche la non facile sfida della tecnica mista). E così i riferimenti “stranieri” (dal ciclo bretone a Star Wars) non rendono il film né un’opera spuria né un plagio, ma anzi dal modo esilarante in cui sono presentati lo avvicinano ad una parodia, senza per questo cadere nel banale. Altro grande punto di forza (e di distanza da Waters, che calca la mano fino a cadere nel patetico) è il dubbio. Lo spettatore, dall’inizio alla fine non sa se quello a cui sta assistendo sia reale o meno. Sappiamo solo che alla fine Arthur torna vincitore e… innamorato. E alla fine, se ce lo siamo solo immaginato o no, cosa ce ne frega?
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Ultimi commenti e recensioni di Giacomo J.K.:
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