L'arte di cavarsela |
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Un film di Gavin Wiesen.
Con Freddie Highmore, Emma Roberts, Michael Angarano, Elizabeth Reaser, Sam Robards.
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Titolo originale The art of getting by.
Drammatico,
- USA 2010.
- 20th Century Fox Italia
uscita venerdì 5 agosto 2011.
MYMONETRO
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The toughest lesson is love
di Giacomo J.K.Feedback: 3220 | altri commenti e recensioni di Giacomo J.K. |
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giovedì 11 agosto 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
All’ultimo anno di liceo, George (Freddie Highmore) sembra tentare ogni strada per evitare di diplomarsi: non svolge i compiti assegnati per casa, non presta attenzione alle lezioni, spesso e volentieri non si presenta neppure in classe, preferendo isolarsi disegnando figure astratte. Questo suo disadattamento è figlio di uno spleen irrisolvibile che lo perseguita incessantemente, portandolo ad un profondo nichilismo e distacco dagli affanni della vita, avendo risolto che essa non è che un’illusoria transizione verso la morte. Tuttavia, anche la sua vita fatta di misantropia e isolamento volontario è destinata a cambiare. Tutto prenderà il via da un semplice gesto, quando George sceglierà di coprire una sua compagna di classe, Sally (Emma Roberts), dall’accusa di aver fumato all’interno della scuola. Grazie a questa ingenua prova di cavalleria, George ha modo di frequentare Sally, mentre la sua algidità comincia a sciogliersi mano a mano che i sentimenti fra i due si fanno più forti. Questa nuova esperienza si unirà ad una situazione familiare complicata, che porterà George ad essere sempre più consapevole delle proprie scelte e responsabilità. Anche se, come avverte la tagline, anche con l’anno da recuperare in tre settimane, la lezione più dura da imparare sarà l’amore. Come propria opera prima, Gavin Wiesen porta in scena un film indipendente di formazione/esistenziale, muovendosi abilmente all’interno dei canoni del genere, con una pellicola dove risalta in particolare la psicologia dei personaggi (adulti fin troppo indulgenti e adolescenti viziati e sensibili) perfettamente curata e resa sullo schermo dalle ottime prestazioni dei due giovani protagonisti. I volti degli attori ben si fondono con lo scenario antropico newyorkese grazie alle inquadrature di Ben Kutchins montate da Mollie Goldstein in un buon ritmo, solo, a tratti, non ben proporzionato. Alec Puro integra con alcuni temi originali una colonna sonora “rockeggiante” la cui onnipresenza è forse un tributo di troppo pagato al genere. Nel complesso un’equilibrata e godibilissima produzione indipendente, che ha trovato il suo habitat naturale al Sundance Film Festival lo scorso inverno ma che purtroppo non ha ottenuto particolare visibilità nel nostro Paese, dove è stata distribuita in appena 10 sale.
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