Little Miss Sunshine |
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Un film di Jonathan Dayton, Valerie Faris.
Con Greg Kinnear, Toni Collette, Steve Carell, Paul Dano, Alan Arkin.
continua»
Commedia,
durata 101 min.
- USA 2006.
uscita venerdì 22 settembre 2006.
MYMONETRO
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Fate finta di essere normali!
di Giacomo J.K.Feedback: 3220 | altri commenti e recensioni di Giacomo J.K. |
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domenica 6 dicembre 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Pensate che la vostra sia una famiglia disastrata? Allora non avete ancora visto quella degli Hoover! Quando la piccola Olive (Abigail Breslin in un ruolo che la porta ad un passo dall’Oscar a soli 10 anni!) riceve l’invito a partecipare al concorso di bellezza più importante della California, tutta la famiglia Hoover sarà costretta ad accompagnarla. Tutti. Nessuno escluso. Nonno Edwin (un Alan Arkin da Oscar), cacciato dalla casa di riposo perché tirava di coca, pretende di venire perché ha insegnato alla piccola le mosse del “balletto” che dovrà presentare al concorso. Ma bisognerà portarsi dietro anche Frank (uno smagliante Steve Carrel), lo zio ex professore omosessuale cacciato dall’università, defraudato del suo lavoro e aspirante suicida. Anche il quindicenne, fan di Nietsche, Dwayne (eccezionale interpretazione di Paul Dano) si aggrega alla comitiva dietro la promessa da parte della madre che potrà iscriversi all’Accademia aeronautica, obiettivo per il quale ha fatto voto di silenzio da nove mesi. Il papà, eccitato all’idea che la figlia stia per entrare nell’empireo dei “Vincenti”, guida un vecchio Volkswagen giallo scassato e con partenza a… spinterogeno, che li accompagnerà alla sede del concorso, attraverso un viaggio ricco di peripezie. E, per la strada, tutti – ma proprio tutti – pescheranno la loro “carta imprevisti”, e saranno costretti a rivedere radicalmente le proprie posizioni iniziali. Un grande cast e una sceneggiatura da Oscar portano lo spettatore ad affezionarsi agli Hoover probabilmente molto più di qualsiasi altro precedente cinematografico. All’uscita del film, Il Foglio commentò: “Dopo i primi dieci minuti, ti sembra di conoscerli da sempre”. E di lì in avanti, godersi il film è… una strada tutta in discesa. La stessa sceneggiatura che, pur presentando a ripetizione situazioni assurde e grottesche ai limiti del parodico, riesce a rendere tutto (quasi) normale. E quale migliore difesa dell’assurdità in un mondo assurdo? Questa, sembra volerci dire il film, è la risposta alla vuotezza di senso della società moderna e al suo culto dell’apparenza. Tuttavia risulta ancora una soluzione molto limitata, e ciò lo possiamo facilmente notare dalla degenerazione verso la volgarità da parte degli Hoover. La vera soluzione è quindi ritrovare un’identità che sia personale, e farla valere ad ogni costo. Non solo: l’identità non va cercata solo nella propria egoistica individualità, ma nell’apertura, nel confronto e nella comunicazione con gli altri. Un messaggio oggi più attuale che mai, e che ha reso questo film indipendente e uscito in sordina uno dei capolavori del cinema degli ultimi anni.
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