filosofoestivo
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domenica 29 luglio 2007
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delicato, semplice, ironico: un piccolo fiore
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Uno dei pochi film recenti di produzione USA che vale decisamente la pena di essere visto... Finalmente un film che, senza grandi pretese, senza patetici eroismi e facili happy end, riesce a lasciare il segno, pagina dopo pagina, dialogo dopo dialogo, scena dopo scena... Niente di eccezionale, verrebbe da dire...e proprio questo fa del film in questione qualcosa di eccezionale. Eccezionale soprattutto perchè parla di tematiche complesse con una semplicità e una spontaneità quasi disarmanti. Ironia e grottesco giocano sul filo del rasoio, rendendone la visione piuttosto piacevole e leggera. Consigliato a tutti.
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marco
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martedì 20 novembre 2007
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piccolo capolavoro...
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L'ho capito dalle prime scene... Una musica in crescendo, accompagnate da un mosaico di immagini che ti fanno capire la particolarità, la bizzaria e la tristezza di una famiglia...
La prima inquadratura a Steve Carell è da oscar... e secondo me forse lo avrebbe meritato (anche se poi è andato ad Alan Arkin, altra grande interpretazione!). In questo film Carell mi ha davvero stupito: è stato in grado di rendere reale il suo personaggio, a mio parere difficilissimo. GRANDE, GRANDE, GRANDE!
Un film toccante, che a volte lascia con l'amaro in bocca (la morte del nonno)... Ma la situazione da tragica, diventa surreale e comica (il cadavere del vecchio rubato e messo nel bagagliaio!)... aspetti che le cose si aggiustino nel viaggio, e invece peggiorano.
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L'ho capito dalle prime scene... Una musica in crescendo, accompagnate da un mosaico di immagini che ti fanno capire la particolarità, la bizzaria e la tristezza di una famiglia...
La prima inquadratura a Steve Carell è da oscar... e secondo me forse lo avrebbe meritato (anche se poi è andato ad Alan Arkin, altra grande interpretazione!). In questo film Carell mi ha davvero stupito: è stato in grado di rendere reale il suo personaggio, a mio parere difficilissimo. GRANDE, GRANDE, GRANDE!
Un film toccante, che a volte lascia con l'amaro in bocca (la morte del nonno)... Ma la situazione da tragica, diventa surreale e comica (il cadavere del vecchio rubato e messo nel bagagliaio!)... aspetti che le cose si aggiustino nel viaggio, e invece peggiorano...
ma il lieto fine c'è in qualche modo... ma non è il solito banale e scontato... Non è la vittoria di un concorso di bellezza, o la realizzazione dei propri sogni e delle proprie aspirazioni lavorative...Anzi, tutto fallisce... è il raggiungimento di un nuovo equilibrio familiare, in cui ciascuno diventa importante e indispensabile perchè il tutto possa mantenersi in piedi e non crollare.
La felicità sta nelle piccole cose...
Grande, fotografia, regia e musica... Forse meritava più di due Oscar
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[+] piccola miss california
(di tolomo)
[ - ] piccola miss california
[+] non esageriamo..
(di aratos)
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kiarame85
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venerdì 6 ottobre 2006
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"little winner"
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"provarci"..ecco qual'è la morale che ci lascia questa pellicola...ed ad insegnarcelo è la nostra piccola protagonista.olive è una bambina di 7 anni che ha come sogno quello di vincere un conorso di bellleza ed ha l'opportunità di farlo.anche se forse la bambina non è proprio il prototipo adatto di little miss,le parole dell'amato nonno"essere vincenti vuol dire avee il coraggio di provarci"spingono la dolce olive ad anadre avanti e a credere.la sua ingenuità e forza d'animo,riusciranno ad avvicinare la sua "bizzarra" famiglia,che durante il lungo viaggio verso la california riuscirà finalmente a capirsi e ad ascoltarsi.ma olive ci lascerà anche un altro insegnamento,quello di avere il coraggio di essere se stessi,e ce lo dimostra affrontando ,sempre col sorriso sulle labbra ,le altre piccole aspiranti al titolo(tipici prodotti della socièta dell'immagine)e dando una lezione di vita agli stessi genitori ,che non sn mai riusciti ad affrontare concretamente la loro realtà.
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"provarci"..ecco qual'è la morale che ci lascia questa pellicola...ed ad insegnarcelo è la nostra piccola protagonista.olive è una bambina di 7 anni che ha come sogno quello di vincere un conorso di bellleza ed ha l'opportunità di farlo.anche se forse la bambina non è proprio il prototipo adatto di little miss,le parole dell'amato nonno"essere vincenti vuol dire avee il coraggio di provarci"spingono la dolce olive ad anadre avanti e a credere.la sua ingenuità e forza d'animo,riusciranno ad avvicinare la sua "bizzarra" famiglia,che durante il lungo viaggio verso la california riuscirà finalmente a capirsi e ad ascoltarsi.ma olive ci lascerà anche un altro insegnamento,quello di avere il coraggio di essere se stessi,e ce lo dimostra affrontando ,sempre col sorriso sulle labbra ,le altre piccole aspiranti al titolo(tipici prodotti della socièta dell'immagine)e dando una lezione di vita agli stessi genitori ,che non sn mai riusciti ad affrontare concretamente la loro realtà.il film nn ha un vero e proprio finale,non ci dice quale sarà il destino dei nosrti protagonisti,ma l'esibizione finale al concorso, con l'inaspettata partecipazione di tuta la famiglia ci mostra che le barriere iniziali sn state abbattute e che quini sta per cominciare un nuovo corso.un ottima commedia che riesce a far ridere senz ricorrere a volgarità,ma semplicemente mostrandoci la realtà attrverso gli occhioni azzurri della piccola attrice!
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andrea giostra
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venerdì 28 settembre 2012
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la famiglia
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Un bellissimo inno all’unità e alla solidarietà familiare. Quando rimaniamo sconfitti, quando i nostri sogni non si possono più realizzare, quando la vita ci costringe a fallimenti che non ci aspettavamo, quando cadiamo perché abbiamo inciampato nelle nostre convinzioni e nelle nostre incapacità, l’unico rifugio che ci può confortare e far riconquistare la fiducia in noi stessi è la famiglia. L’uomo non ha null’altro che la famiglia per superare gli ostacoli più grandi che la vita gli pone davanti. Oggi più che mai questo è un ottimo film da vedere. Oggi più che mai perché, in un momento di gravissima crisi socio-economica, chi ha una famiglia ha più probabilità di farcela, di superare la “palude”, di essere incoraggiato a non arrendersi, di tenere la testa alta per andare avanti e superare il momento difficile.
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Un bellissimo inno all’unità e alla solidarietà familiare. Quando rimaniamo sconfitti, quando i nostri sogni non si possono più realizzare, quando la vita ci costringe a fallimenti che non ci aspettavamo, quando cadiamo perché abbiamo inciampato nelle nostre convinzioni e nelle nostre incapacità, l’unico rifugio che ci può confortare e far riconquistare la fiducia in noi stessi è la famiglia. L’uomo non ha null’altro che la famiglia per superare gli ostacoli più grandi che la vita gli pone davanti. Oggi più che mai questo è un ottimo film da vedere. Oggi più che mai perché, in un momento di gravissima crisi socio-economica, chi ha una famiglia ha più probabilità di farcela, di superare la “palude”, di essere incoraggiato a non arrendersi, di tenere la testa alta per andare avanti e superare il momento difficile. Il messaggio più bello e interessante che lanciano i due giovani registi, Jonathan Dayton e Valerie Faris, con il bravo sceneggiatore Michael Arndt, è proprio questo: se hai una famiglia unita e solidale, ce la fai sicuramente!
Il film è brillante, dinamico, divertente, leggero, ben ritmato, costruito all’interno di una sobria cornice proustiana e a tratti nietzschiana. “I momenti che ricordiamo i più belli della nostra vita sono proprio quelli in cui abbiamo sofferto di più” dice ad un certo punto del film Steve Carell (professore universitario esperto in Marcel Proust) per consolare il nipote Paul Dano (accanito lettore e fan di FriedrichWilhelm Nietzsche) che ha visto miseramente infrangersi il suo più grande sogno. E forse anche questa è una dura verità!
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fulvio
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sabato 30 settembre 2006
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il diritto alla normalità!
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Una stravagante famiglia americana: una indaffarata ed affettuosa madre, uno zio –omosessuale- intellettuale amante di Proust, appena sopravvissuto da un tentato suicidio, un padre con l’ossessione di pubblicare un manuale per essere vincenti nella vita, un nonno con il vezzo di sniffare e di guardare riviste hard, un fratello quindicenne con la fissa di Nietzsche ed infine, la piccola Olive, che desidera immensamente partecipare ad una competizione di bellezza x bambine che si svolge in California. Seppur devastato dalle sconfitte individuali, il gruppo decide di partire, con un fatiscente furgone, per consentire alla piccola di concorrere alla finale di “Little Miss Sunshine”. Ha così inizio un viaggio precario, denso di eventi drammatici e grotteschi, capace, però, di descrivere, fotografare e raccontare l’umanità dei cosiddetti perdenti.
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Una stravagante famiglia americana: una indaffarata ed affettuosa madre, uno zio –omosessuale- intellettuale amante di Proust, appena sopravvissuto da un tentato suicidio, un padre con l’ossessione di pubblicare un manuale per essere vincenti nella vita, un nonno con il vezzo di sniffare e di guardare riviste hard, un fratello quindicenne con la fissa di Nietzsche ed infine, la piccola Olive, che desidera immensamente partecipare ad una competizione di bellezza x bambine che si svolge in California. Seppur devastato dalle sconfitte individuali, il gruppo decide di partire, con un fatiscente furgone, per consentire alla piccola di concorrere alla finale di “Little Miss Sunshine”. Ha così inizio un viaggio precario, denso di eventi drammatici e grotteschi, capace, però, di descrivere, fotografare e raccontare l’umanità dei cosiddetti perdenti. Nel dilagante e stressante mito del successo c’è forse posto anche per la normalità degli sconfitti, dei falliti, di coloro che hanno il coraggio di mostrare le loro imbarazzanti pecche, di esibirsi ed incassare le loro quotidiane amarezze. Non un film travolgente ma felicemente salutare. Da non perdere il finale.
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[+] essere realmente un vincente
(di gabriele)
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(di simi)
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(di lorenzo)
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(di miss sunshine)
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clio
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sabato 2 giugno 2007
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californian dream
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GUARIAMO DALLA SOFFERENZA SOLO PROVANDOLA APPIENO – M.
PROUST
Presentato al Festival di Locarno e al Sundance, applaudito dal sindacato dei produttori di Hollywood, vincitore del Sidney Film Festival, premiato con due Golden Globe per la migliore sceneggiatura non originale e per il migliore attore non protagonista ( A.Arkin), è il primo film dei coniugi Dayton.
Little Miss Sunshine racconta il travolgente weekend dell’eccentrica e grottesca famiglia Hoover, lanciata verso la West Coast a bordo di uno scalcinato pulmino giallo, tipicamente anni 70, per accompagnate la piccola Olive al concorso che dà il titolo al film.
Un campionario di umanità eccentrica in cui non è possibile non ritrovarsi, un’esaltazione divertente e arguta della solidarietà e dell’amicizia che coinvolge e appassiona, un’irriverente critica a miti tipicamente americani, una corrosiva ironia su chi tende ad esaltare i vincitori e vituperare i perdenti.
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GUARIAMO DALLA SOFFERENZA SOLO PROVANDOLA APPIENO – M.
PROUST
Presentato al Festival di Locarno e al Sundance, applaudito dal sindacato dei produttori di Hollywood, vincitore del Sidney Film Festival, premiato con due Golden Globe per la migliore sceneggiatura non originale e per il migliore attore non protagonista ( A.Arkin), è il primo film dei coniugi Dayton.
Little Miss Sunshine racconta il travolgente weekend dell’eccentrica e grottesca famiglia Hoover, lanciata verso la West Coast a bordo di uno scalcinato pulmino giallo, tipicamente anni 70, per accompagnate la piccola Olive al concorso che dà il titolo al film.
Un campionario di umanità eccentrica in cui non è possibile non ritrovarsi, un’esaltazione divertente e arguta della solidarietà e dell’amicizia che coinvolge e appassiona, un’irriverente critica a miti tipicamente americani, una corrosiva ironia su chi tende ad esaltare i vincitori e vituperare i perdenti. In una società in cui conta solo l’essere vincenti, in cui per i secondi non c’è posto, questo manipolo di persone ci mostra come si può andare avanti nonostante tutto.
Si parla di Nietzsche, di Proust, di suicidio, di droga, di morte, eppure umorismo e intelligenza caratterizzano la pellicola fino alla fine ed è sorprendente come le risate non alterino la serietà del messaggio.
In un on the road alla Kerouac, i protagonisti dell’american dream, che si scoprono vincenti fasulli e pertanto “veri”, demoliscono l’ipocrita monarchia delle apparenza, per darci il benvenuto all’inferno della vita, negli abissi della fragile umanità tragicomica.
CLIO PEDONE
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gianluca stanzani
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venerdì 18 luglio 2008
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una famiglia strampalata
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Little Miss Sunshine è il cinema che preferiamo. Quello che quando ci alziamo dalla poltrona siamo consci di aver speso bene i nostri soldi. Un film vero, sull'America vera; quella normale tanto per intenderci. Una pellicola senza falsi moralismi e finte ipocrisie ma soltanto un pizzico di eccessiva stereotipia. Sei personaggi in cerca d'autore come direbbe Pirandello, in cerca di una propria ragione d'essere e d'esistere. Rinchiusi nelle rispettive nevrosi patologiche: un padre fallito alla ricerca ossessiva del successo, un nonno cocainomane ed erotomane, uno zio gay con manie suicide, un fratello nichilista e daltonico, una madre incallita tabagista e lei, Little Miss Sunshine. La piccola Olive Hoover, sette anni, finalista a Redondo Beach del concorso di bellezza “Little Miss California”.
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Little Miss Sunshine è il cinema che preferiamo. Quello che quando ci alziamo dalla poltrona siamo consci di aver speso bene i nostri soldi. Un film vero, sull'America vera; quella normale tanto per intenderci. Una pellicola senza falsi moralismi e finte ipocrisie ma soltanto un pizzico di eccessiva stereotipia. Sei personaggi in cerca d'autore come direbbe Pirandello, in cerca di una propria ragione d'essere e d'esistere. Rinchiusi nelle rispettive nevrosi patologiche: un padre fallito alla ricerca ossessiva del successo, un nonno cocainomane ed erotomane, uno zio gay con manie suicide, un fratello nichilista e daltonico, una madre incallita tabagista e lei, Little Miss Sunshine. La piccola Olive Hoover, sette anni, finalista a Redondo Beach del concorso di bellezza “Little Miss California”. Sarà il viaggio, su un vecchio Volkswagen giallo (tanto anni '60 e figli dei fiori), che renderà gli Hoover una famiglia, superando le rispettive tensioni e conciliandosi in favore della piccola, alla ricerca di una corona da reginetta. Vincitore del Sidney Film Festival 2006 e del Grand Prix per il miglior film al Festival di Deauville. Vincitore del premio Oscar 2007 per il miglior attore protagonista (Alan Arkin) e miglior sceneggiatura originale (Michael Arndt).
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odissea 2001
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martedì 24 aprile 2007
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il sogno californiano 70 anni dopo
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I due registi hanno impiegato diversi anni per realizzare il film e non è stato tempo sprecato. La storia è divertente e ha anche qualche spunto, nella sceneggiatura, decisamente arguto. Gli attori sono molto bravi e ben diretti, certamente hanno contribuito al successo della pellicola. Anche il finale, tutto sommato, regge e proietta l'avventura appena conclusa in un orizzonte più consapevole e fiducioso ma che non esaurisce nell'ultima immagine ogni possibile sviluppo futuro. L'attenzione che viene concentrata sul nucleo familiare, il tema del viaggio verso il sogno californiano, alcuni eventi della trama (come la morte del nonno durante il viaggio) e lo stesso finale ricordano da lontano un vecchio film di John Ford, Furore, opportunamente aggiornato quasi 70 anni dopo.
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I due registi hanno impiegato diversi anni per realizzare il film e non è stato tempo sprecato. La storia è divertente e ha anche qualche spunto, nella sceneggiatura, decisamente arguto. Gli attori sono molto bravi e ben diretti, certamente hanno contribuito al successo della pellicola. Anche il finale, tutto sommato, regge e proietta l'avventura appena conclusa in un orizzonte più consapevole e fiducioso ma che non esaurisce nell'ultima immagine ogni possibile sviluppo futuro. L'attenzione che viene concentrata sul nucleo familiare, il tema del viaggio verso il sogno californiano, alcuni eventi della trama (come la morte del nonno durante il viaggio) e lo stesso finale ricordano da lontano un vecchio film di John Ford, Furore, opportunamente aggiornato quasi 70 anni dopo. Lo consiglio a tutti, ma non portate al cinema i bambini.
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ar
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giovedì 29 novembre 2007
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una miscela di emezioni.
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In questo film, si ride si piange insieme. Altalena di emozioni che però si fanno sentire dopo alcuni minuti, e ti fanno amare questo film durante lo "snocciolamento" delle personalità di tutti i personaggi che si fanno amare ognuno per quello che sono.La bambina e il nonno sono due persone odiose all'inizio, ma durante il film si rivelano tutt'altro: autentici umani.L'adolescenza rappresentata da un vero adolescente. Il successo, l'apparire a tutti i costi,interpretata dal padre fanno ragionare su quanto sia finta la società dell'oggi. La fatica del vivere, è rappresentata metaforicamente, dalla fatica nello spingere il furgone che arranca nella california on the road, per arrivare ad una meta che si rivela un fallimento, non della famiglia,come farebbe credere tutto il film, ma della società materialistica e finta, rappresentata dalle baby concorrenti, a dir poco orripilanti.
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In questo film, si ride si piange insieme. Altalena di emozioni che però si fanno sentire dopo alcuni minuti, e ti fanno amare questo film durante lo "snocciolamento" delle personalità di tutti i personaggi che si fanno amare ognuno per quello che sono.La bambina e il nonno sono due persone odiose all'inizio, ma durante il film si rivelano tutt'altro: autentici umani.L'adolescenza rappresentata da un vero adolescente. Il successo, l'apparire a tutti i costi,interpretata dal padre fanno ragionare su quanto sia finta la società dell'oggi. La fatica del vivere, è rappresentata metaforicamente, dalla fatica nello spingere il furgone che arranca nella california on the road, per arrivare ad una meta che si rivela un fallimento, non della famiglia,come farebbe credere tutto il film, ma della società materialistica e finta, rappresentata dalle baby concorrenti, a dir poco orripilanti. La famiglia che si ritrova ad essere unita e solidale. Finale da applauso. Io l'ho fatto!
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andrea giostra
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venerdì 10 ottobre 2014
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un inno all'unità famigliare! bellissimo!
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Un bellissimo inno all’unità e alla solidarietà familiare. Quando rimaniamo sconfitti, quando i nostri sogni non si possono più realizzare, quando la vita ci costringe a fallimenti che non ci aspettavamo, quando cadiamo perché abbiamo inciampato nelle nostre convinzioni e nelle nostre incapacità, l’unico rifugio che ci può confortare e far riconquistare la fiducia in noi stessi è la famiglia. L’uomo non ha null’altro che la famiglia per superare gli ostacoli più grandi che la vita gli pone davanti. Oggi più che mai questo è un ottimo film da vedere. Oggi più che mai perché, in un momento di gravissima crisi socio-economica, chi ha una famiglia ha più probabilità di farcela, di superare la “palude”, di essere incoraggiato a non arrendersi, di tenere la testa alta per andare avanti e superare il momento difficile.
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Un bellissimo inno all’unità e alla solidarietà familiare. Quando rimaniamo sconfitti, quando i nostri sogni non si possono più realizzare, quando la vita ci costringe a fallimenti che non ci aspettavamo, quando cadiamo perché abbiamo inciampato nelle nostre convinzioni e nelle nostre incapacità, l’unico rifugio che ci può confortare e far riconquistare la fiducia in noi stessi è la famiglia. L’uomo non ha null’altro che la famiglia per superare gli ostacoli più grandi che la vita gli pone davanti. Oggi più che mai questo è un ottimo film da vedere. Oggi più che mai perché, in un momento di gravissima crisi socio-economica, chi ha una famiglia ha più probabilità di farcela, di superare la “palude”, di essere incoraggiato a non arrendersi, di tenere la testa alta per andare avanti e superare il momento difficile. Il messaggio più bello e interessante che lanciano i due giovani registi, Jonathan Dayton e Valerie Faris, con il bravo sceneggiatore Michael Arndt, è proprio questo: se hai una famiglia unita e solidale, ce la fai sicuramente!
Il film è brillante, dinamico, divertente, leggero, ben ritmato, costruito all’interno di una sobria cornice proustiana e a tratti nietzschiana. “I momenti che ricordiamo i più belli della nostra vita sono proprio quelli in cui abbiamo sofferto di più” dice ad un certo punto del film Steve Carell (professore universitario esperto in Marcel Proust) per consolare il nipote Paul Dano (accanito lettore e fan di FriedrichWilhelm Nietzsche) che ha visto miseramente infrangersi il suo più grande sogno. E forse anche questa è una dura verità!
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