homo sapiens
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mercoledì 17 febbraio 2010
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arte come microcosmo (1)
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È la storia di Jerome, talentuoso ragazzino che, a causa della sua sensibilità, fin dalla tenera infanzia si accorge di essere diverso dagli altri. Egli si esprime bene con il linguaggio dei segni e sogna di potere un giorno frequentare l’Accademia di Belle Arti.
Il gran giorno arriva, ma non reca cambiamenti nella vita del protagonista, che si vede confrontato con le stesse dinamiche sociali che sperava fossero storia del passato. Egli si sente ed è di nuovo una “mosca bianca”, circondato da compagni che barattano le loro evidenti incapacità con penosi discorsi pseudofilosofici o con azioni di dubbia solidarietà vicendevoli.
Anche il corpo insegnante non ha le idee molto in chiaro: invece di valorizzare il vero talento e spronare gli allievi al raggiungimento di alte mete attraverso un esercizio costante ed un’attenta osservazione, senza concessioni alla faciloneria della spontaneità espressiva non sostenuta dal rigore di un irrinunciabile bagaglio tecnico, si barcamena nel compiacerli offrendo loro fittizie quanto ingannevoli soddisfazioni nel vedersi tutti premiati in mostre dove sgorbi e bei lavori sono mescolati tra loro con un giudizio ottimo ed indistinto.
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È la storia di Jerome, talentuoso ragazzino che, a causa della sua sensibilità, fin dalla tenera infanzia si accorge di essere diverso dagli altri. Egli si esprime bene con il linguaggio dei segni e sogna di potere un giorno frequentare l’Accademia di Belle Arti.
Il gran giorno arriva, ma non reca cambiamenti nella vita del protagonista, che si vede confrontato con le stesse dinamiche sociali che sperava fossero storia del passato. Egli si sente ed è di nuovo una “mosca bianca”, circondato da compagni che barattano le loro evidenti incapacità con penosi discorsi pseudofilosofici o con azioni di dubbia solidarietà vicendevoli.
Anche il corpo insegnante non ha le idee molto in chiaro: invece di valorizzare il vero talento e spronare gli allievi al raggiungimento di alte mete attraverso un esercizio costante ed un’attenta osservazione, senza concessioni alla faciloneria della spontaneità espressiva non sostenuta dal rigore di un irrinunciabile bagaglio tecnico, si barcamena nel compiacerli offrendo loro fittizie quanto ingannevoli soddisfazioni nel vedersi tutti premiati in mostre dove sgorbi e bei lavori sono mescolati tra loro con un giudizio ottimo ed indistinto.
A ciò si assomma una mancanza di ideali umani: anche qui ogni sorta di dipendenza e di prevaricazione tra le persone la fanno da padrone. Jerome, che è sempre desideroso di perseguire la sua identità artistica, ora non riesce più a discernere tra valori e degenerazioni, e constatando che in mezzo a tutto questo bailamme la genuinità ed il vero talento non risultano paganti, purtroppo si lascia trainare sempre più dalla mentalità prevalente.
Anche la modella, di cui egli si è innamorato, con la sua vacua superficialità obbedisce a questa logica opportunista. Tutto ciò conduce Jerome in uno stato depressivo fino all’orlo del suicidio, da cui viene salvato in extremis da un agente di polizia nonché suo compagno di corso, che lavora come infiltrato nell’Accademia con lo scopo di approfondire le indagini su un serial killer le cui tracce portano nel mondo dell’arte, proprio su colui che Jerome ha conosciuto e frequentato e a cui ha sottratto le tele facendole passare come proprie, uno squallido personaggio che dell’ispirazione artistica ha fatto un mito al punto da sacrificare la vita umana altrui per potere provare sempre più forti emozioni, tali da consentirgli il processo creativo, per il quale gli eccessi dell’alcool e del sesso più non bastavano.
Ecco che così Jerome si ritrova in prigione, luogo presentato surrettiziamente come idilliaco, quasi un rifugio, da cui egli non vuole più uscire, perché gli consente di esprimere a flusso continuo la sua vena artistica, alimentata da un ideale distacco fisico ed emotivo dalla realtà, da quella stessa realtà che, mentre pretendeva di liberarlo dai legami della tecnica, lo teneva incatenato alle incongruenze altrui, sempre più impossibilitato e quasi incapace di fruire delle potenzialità di cui era dotato. FINE PARTE PRIMA
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mercoledì 17 febbraio 2010
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arte come microcosmo (2)
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PARTE SECONDA
Questo finale un po’ sorprendente e irrealmente forzato suggerisce come la vita a volte possa apparire paradossale. Jerome fin da bambino era cresciuto libero di creare, sviluppando in modo naturale i suoi mezzi espressivi, ma è stato indotto a credere di essere prigioniero della tecnica. In realtà lui aveva gli strumenti per esprimere con forza il pathos artistico, verso cui parecchi altri arrancavano senza risorse, come se dipingessero con le mani legate. I ruoli si sono capovolti: la schiavitù e la libertà si sono date il cambio, proprio come le quattro mura della prigione che si sono stranamente rivelate il luogo della libertà, a dispetto del mondo esterno, che con tanti bei discorsi e false idee di libertà ti illude di farti libero, ed invece ti lega e ti condiziona.
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PARTE SECONDA
Questo finale un po’ sorprendente e irrealmente forzato suggerisce come la vita a volte possa apparire paradossale. Jerome fin da bambino era cresciuto libero di creare, sviluppando in modo naturale i suoi mezzi espressivi, ma è stato indotto a credere di essere prigioniero della tecnica. In realtà lui aveva gli strumenti per esprimere con forza il pathos artistico, verso cui parecchi altri arrancavano senza risorse, come se dipingessero con le mani legate. I ruoli si sono capovolti: la schiavitù e la libertà si sono date il cambio, proprio come le quattro mura della prigione che si sono stranamente rivelate il luogo della libertà, a dispetto del mondo esterno, che con tanti bei discorsi e false idee di libertà ti illude di farti libero, ed invece ti lega e ti condiziona. E questo succede nella misura in cui non ti accorgi dell’inganno.
In ultima analisi si pone dunque la domanda esistenziale sul significato della parola libertà.
Libertà in senso negativo o in senso positivo?
Libertà da... o libertà per...?
Libertà come fuga da... o libertà come risorsa per ...?
Libertà come distruzione e menefreghismo... o libertà come costruzione paziente e propositività?
Ciò che vale nell’arte non vale forse anche nella vita reale? E viceversa?
Non è forse l’arte un MICROCOSMO?
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