paolo ciarpaglini
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sabato 29 marzo 2008
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il lupo della foresta
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Film passato inosservato, un incredibile, completo flop di incassi. Viene voglia di domandarsi: "cos'è che interessa alla gente, quali gli argomenti che vorrebbero veder trattati?". Harry Potter, Vacanze di Natale, La Passione.. Se è tutta quà l'intelligenza, la forza e volontà introspettiva. di cui siamo capaci, non si può che restare di pietra. Davanti una profondissima, ottusa suerficialità ed ignoranza latente. Questo è un film che per, interpretazioni, coraggio ed argomenti trattati, merita una F maiuscola. Ma troppo presi da vicende quotidiane che si ripetono all'infinito, non ci accorgiamo che proprio 'questa è una di quelle'. Walter (uno strepitoso Kevin Bacom), è il prodotto di questa inconsapevolezza.
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Film passato inosservato, un incredibile, completo flop di incassi. Viene voglia di domandarsi: "cos'è che interessa alla gente, quali gli argomenti che vorrebbero veder trattati?". Harry Potter, Vacanze di Natale, La Passione.. Se è tutta quà l'intelligenza, la forza e volontà introspettiva. di cui siamo capaci, non si può che restare di pietra. Davanti una profondissima, ottusa suerficialità ed ignoranza latente. Questo è un film che per, interpretazioni, coraggio ed argomenti trattati, merita una F maiuscola. Ma troppo presi da vicende quotidiane che si ripetono all'infinito, non ci accorgiamo che proprio 'questa è una di quelle'. Walter (uno strepitoso Kevin Bacom), è il prodotto di questa inconsapevolezza. Nel senso che, seppure alcune patologie si sviluppano o sono già presenti in età giovanissima, è responsabilità ed ancor più grave noncuranza generalizzata, se poi, quell'essere umano, resta 'difettoso'. Condannato per l'eternità. La tragedia umana purtroppo, non sempre conclude tragicamente il suo cammino tramite 'una' vittima, ma continua a vivere nel carnefice. Pur sempre un'uomo che scontata la sua pena, deve avere una chance, almeno una. Deve essergli offerto un supporto interiore, che non può ridursi allo psicoterapeuta, ma deve invece trovare uno sbocco, una Via da cui ricominciar. Viviamo ancora ristretti fra il 'santo ed il 'profano', questo è il più grosso limite dell'umanità. Proprio dove i ruoli sono sovvertiti, ignorati, o peggio legalizzati la dove andrebbero condannati. Il vetro della finestra sulla scuola, è la spada, la rielaborazione di un piano criminoso. Al di qua, Walter, a cui non è concessa nessuna redenzione, anzi, lo si istiga quasi a sbagliare nuovamente. "Scagli la prima pietra chi non ha peccato", io sarò li davanti, senza temere d'esser ferito. Siamo volti nascosti dietro maschere, che usiamo giornalmente, per affrontare la folla, la fuori, dove il buon senso perduto, o forse mai posseduto lascia poco spazio al dubbio che dietro un 'mostro', vi è quasi sempre un'altra mostruosità, ben più grande di colui che espierà la pena. Il dramma di Walter è forse uno fra i più profondi, ma anche altrettanto odiati, per questo non gli è concesso niente che non vada al di la della finzione cinematografica. Sarà proprio la favola, quella che nella vita di tutti i giorni resta un'utopia, la sua salvezza. Quella bimba col cappottino rosso, già vittima di un lupo malvagio, che vive, fra le mura domestiche. Walter capisce immediatamente i particolari che distinguono e definiscono i contorni, della sua malattia. E proprio ciò riesce a tirar fuori dal suo animo condannato, sembrava, per l'eternità, qualcosa di buono. Ma che da sempre era lì, ed abitava in lui. Forse quella bimba è un'angelo, o almeno questa è l'impressione che si ha quando il suo pianto, testimonia e porge uno specchio dove Walter si guarda e riconosce, in modo spietato, ma liberatorio. Mostrando lui cos'è, ma anche cosa può essere. Un'uomo che deve essere perdonato, e non per volontà di un Dio, ma per la ragione e comprensione degli uomini tutti, poichè tutti colpevoli in qualche modo. Bellissimo, Bacon meritava l'oscar.
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[+] un 'no' è troppo poco.
(di paolo ciarpaglini)
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(di patmat)
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tina
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venerdì 18 febbraio 2005
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tra un sorriso ed una smorfia...
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Sono due le cose principali del film: l'atmosfera che lo caratterizza ed i sentimenti che suscita in chi lo guarda. Non è pietà, né comprensione perché il tema di cui parla è forse quello che consideriamo il più ignobile dei reati. Non è simpatia, perché appena la proviamo la storia ci riporta alla realtà e restiamo così a metà tra il sorriso ed una smorfia di disgusto.
E' semplicemente solidarietà, nel senso più crudo del termine. La solidarietà che non prevede comprensione, ma è irrazionale come il tifo. E per quasi due ore non facciamo altro che tifare per lui, Walter, uno straordinario Kevin Beacon, abituato a ruoli "da cattivo". Ma questo è un film senza buoni e cattivi, in cui possiamo identificarci in ognuno dei personaggi della storia, in ognuna delle loro reazioni umane e istintive.
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Sono due le cose principali del film: l'atmosfera che lo caratterizza ed i sentimenti che suscita in chi lo guarda. Non è pietà, né comprensione perché il tema di cui parla è forse quello che consideriamo il più ignobile dei reati. Non è simpatia, perché appena la proviamo la storia ci riporta alla realtà e restiamo così a metà tra il sorriso ed una smorfia di disgusto.
E' semplicemente solidarietà, nel senso più crudo del termine. La solidarietà che non prevede comprensione, ma è irrazionale come il tifo. E per quasi due ore non facciamo altro che tifare per lui, Walter, uno straordinario Kevin Beacon, abituato a ruoli "da cattivo". Ma questo è un film senza buoni e cattivi, in cui possiamo identificarci in ognuno dei personaggi della storia, in ognuna delle loro reazioni umane e istintive. Al di sopra di tutti una tenace Kyra Sedgwick, l'unica eroina di una storia controversa, umana con il finale aperto. Quasi come una partita ben giocata da entrambe le parti, di cui però possiamo solo prevedere e non sapere il risultato finale.
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dandy
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domenica 10 aprile 2011
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Un tema scabroso trattato con le dovute ricchezze e sfumature.Non sarà un capolavoro,ma forse nessuno,sia qui(e non c'è da meravigliarsi)che in America ha mai fatto un film che affrontasse in modo diretto il tema della pedofilia senza inutili traversie o sottotrame,e con risultati felici come qui.Bacon è perfetto nel ruolo del pervertito tormentato alla disperata ricerca della redenzione,vessato dai colleghi e da un poliziotto nero.Convincente anche l'ambientazione opprimente e tetra.Un pò meno il finale,con la solita esplosione di violenza e la punizione di un altro pedofilo.Il titolo allude al taglialegna("woodsman")che nella favola di cappuccetto Rosso salva la bambina dal lupo cattivo.
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Un tema scabroso trattato con le dovute ricchezze e sfumature.Non sarà un capolavoro,ma forse nessuno,sia qui(e non c'è da meravigliarsi)che in America ha mai fatto un film che affrontasse in modo diretto il tema della pedofilia senza inutili traversie o sottotrame,e con risultati felici come qui.Bacon è perfetto nel ruolo del pervertito tormentato alla disperata ricerca della redenzione,vessato dai colleghi e da un poliziotto nero.Convincente anche l'ambientazione opprimente e tetra.Un pò meno il finale,con la solita esplosione di violenza e la punizione di un altro pedofilo.Il titolo allude al taglialegna("woodsman")che nella favola di cappuccetto Rosso salva la bambina dal lupo cattivo.Cosa che spesso e volentieri non avviene nella realtà.
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r.a.f.
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mercoledì 11 settembre 2019
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un diverso punto di vista
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Kevin Bacon interpreta con struggente intensità un pedofilo in libertà sulla parola, che lotta per redimersi. Fin dai titoli di testa sappiamo che si tratta di un ex detenuto, ma solo successivamente scopriamo il suo reato. Così, quello che all’inizio sembra un uomo che cerca un faticoso reinserimento nella società, si rivela gradatamente un essere umano in cerca di redenzione e di un perdono che non riesce ad ottenere. La sua battaglia si svolge su vari fronti: innanzi tutto contro se stesso, nel tentativo di soffocare i propri impulsi, che riconosce come sbagliati, ma di cui è perennemente vittima suo malgrado; poi contro la società che non lo accetta, lo teme, lo rifiuta e lo condanna senza appello come un “mostro”.
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Kevin Bacon interpreta con struggente intensità un pedofilo in libertà sulla parola, che lotta per redimersi. Fin dai titoli di testa sappiamo che si tratta di un ex detenuto, ma solo successivamente scopriamo il suo reato. Così, quello che all’inizio sembra un uomo che cerca un faticoso reinserimento nella società, si rivela gradatamente un essere umano in cerca di redenzione e di un perdono che non riesce ad ottenere. La sua battaglia si svolge su vari fronti: innanzi tutto contro se stesso, nel tentativo di soffocare i propri impulsi, che riconosce come sbagliati, ma di cui è perennemente vittima suo malgrado; poi contro la società che non lo accetta, lo teme, lo rifiuta e lo condanna senza appello come un “mostro”. Intorno a lui gravitano tutta una serie di personaggi che, con i loro diversi atteggiamenti, ci rivelano le mille sfaccettature del suo dramma. Attraverso il terapista che dovrebbe aiutarlo a guarire, o almeno a tenere sotto controllo la sua malattia, ne scopriamo le motivazioni più o meno inconsce legate alla sua infanzia, mentre l’agente di sorveglianza, che lo tiene sotto stretto controllo, convinto della sua pericolosità, ci mostra tutto il disprezzo e l’alone di pregiudizio che circonda questo genere di reati. Mentre il datore di lavoro cerca di fare la cosa giusta, i colleghi sono molto meno disponibili quando scoprono il motivo per cui è stato in prigione. Perfino la sorella non riesce a perdonarlo e ad accettarlo in famiglia, mentre il cognato si mostra più disponibile e tollerante, almeno finché non ritiene erroneamente minacciata la sicurezza della figlioletta. Solo una collega, anche lei con la sua dose di segreti inconfessabili e di peccati da espiare, saprà aiutarlo ad iniziare davvero una nuova vita e a diventare, forse, “normale”. Bacon è talmente bravo nel disegnare un personaggio umano e toccante, da farci provare pietà laddove sarebbero giustificati orrore e disgusto. E in fondo il messaggio del film è proprio questo.
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francesco2
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giovedì 27 ottobre 2011
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un altro "perdente" con voglia di riscatto
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Film pressoché sconosciuto in Italia. Come forse ancor più sconosciuta è la Segdwick , che pure calca le scene cinematografiche da più di vent’anni (Ricordate la figlia
in “Mr. E Mrs. Bridge?).
Nonostante il personaggio della protagonista femminile non appaia riuscitissimo, e l’ambiente di Bacon avrebbe potuto essere meglio caratterizzato, resta un (molto) apparente distacco dell’esordiente regista, che forse ha il maggior merito nel mostrarci il superamento di una fase disastrosa della propria vita come una nuova coscienza del protagonista: anche adesso continua ad avere un approccio coi ragazzini, solo con modalità diverse. Il desiderio di chi abbia diretto non sembra umanizzarlo: non sembra amare alla follia il suo lavoro, né appare un personaggio particolarmente colto e/o simpatico.
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Film pressoché sconosciuto in Italia. Come forse ancor più sconosciuta è la Segdwick , che pure calca le scene cinematografiche da più di vent’anni (Ricordate la figlia
in “Mr. E Mrs. Bridge?).
Nonostante il personaggio della protagonista femminile non appaia riuscitissimo, e l’ambiente di Bacon avrebbe potuto essere meglio caratterizzato, resta un (molto) apparente distacco dell’esordiente regista, che forse ha il maggior merito nel mostrarci il superamento di una fase disastrosa della propria vita come una nuova coscienza del protagonista: anche adesso continua ad avere un approccio coi ragazzini, solo con modalità diverse. Il desiderio di chi abbia diretto non sembra umanizzarlo: non sembra amare alla follia il suo lavoro, né appare un personaggio particolarmente colto e/o simpatico. Azzardando un po’, chsisà, forse neanche alla collega nera verrebbe da non dare TOTALMENTE torto, nel momento in cui vuole mettere in guardia da un )molto, forse) potenziale pericolo. Tra parentesi, lei è una nera antipatica che si scaglia contro due bianchi 8relativamente) simpatici, in barba al politicamente corretto; magari troppo, ma sostanzialmente ciò potrebbe risultare un merito.
Come anche il simpatico ma sopravvalutatissimo “Wrestler”, un film su ex (auto)sconfitti(si) non più alla deriva: si potrebbe associare anche a “Crazy Heart”, che è valso un Oscar a Bridges. Ma se la provinci aamericana deve trovare, forse, ancora il “suo” regista (Lo sceneggiatore Ariaga, approcciando il tema, ha “vinto” la scommessa con “Burning plain” soprattutto grazie alla bravura delle attrici), questo film resta un esempio di c inema rarefatto ma non insensibile.
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