Viviana Mazza
La Stampa
Ci sono zone di Hong Kong fatiscenti e ignote ai più, in cui vivono persone il cui unico scopo è andare avanti. All'ombra dei palazzoni dei ricchi su cui spicca la scritta "Hollywood" vive una famiglia di ciccioni che allevano maiali e chiamano una scrofa "mamma", scorazzano i teppistelli e gli spacciatori di quartiere, e una ragazzina cinese va a prostituirsi. Fruit Chan ha già dipinto quadri bui di Hong Kong. In Made in Hong Kong (1997), immagine post-coloniale della città vista attraverso gli occhi di un ragazzino punk, povero e senza speranza che vive con la madre e accetta di uccidere su contratto per raccogliere i soldi necessari all'operazione della fidanzata malata. [...]
di Viviana Mazza, articolo completo (3882 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 2 settembre 2001