ERIN BROCKOVICH – FORTE COME LA VERITà (USA, 2000) di STEVEN SODERBERGH. Con JULIA ROBERTS, ALBERT FINNEY, AARON ECKHART, PETER COYOTE, TRACEY WALTER
Erin Brockovich ha circa trent’anni, è madre di tre figli piccoli, sposata e divorziata due volte, con un misero conto corrente in banca e alla ricerca di un impiego. Non avendo con sé un titolo di studio adeguato, avrebbe tutti i presupposti per tirare a campare alla meno peggio, senonché un pomeriggio un pirata della strada sperona la sua macchina e le rompe il collo. Ma al processo i suoi modi bruschi le fanno perdere la causa, e l’avvocato incaricato di difenderla, Ed Masry, se ne rammarica alquanto. Tuttavia Erin necessita al più presto di uno stipendio sicuro e, insistendo e premendo, si fa assumere come impiegata nello studio legale dello stesso Masry, nel quale la principale incombenza consiste nell’archiviazione dei referti medici. Nel frattempo conosce il suo vicino di casa, George, un appassionato di motociclette che lavora saltuariamente nell’edilizia e per il resto vive di rendita, che si innamora ricambiato poco a poco di lei e si offre di propria spontanea volontà di badare ai figli di lei mentre Erin lavora. E il nuovo mestiere, oltre a piacerle, la tiene molto occupata, tanto che, per un’intera settimana, gira tutto il Wichita per indagare su un fatto misterioso: numerosi pozzi risultano avvelenati dal cromo esavalente, un metallo particolareggiato che viene adoperato per impedire all’acqua di arrugginirsi, e le persone che vivono nei quartieri di quelle zone, bevendola, hanno contratto malattie gravissime quali abbassamento accentuato dei linfociti nel sangue, immunodeficienze e tumori. La sua prolungata assenza dal lavoro le costa un iniziale licenziamento, ma poi Ed ci ripensa e, constatando che l’impegno profuso da Erin nel raccogliere in dozzine di fascicoli le testimonianze di persone ammalate perché contagiate dall’acqua contaminata è stato prezioso per il suo piccolo studio, la riassume. Viene pian piano intrapresa una battaglia legale contro la PG&E, enorme compagnia di distribuzione acquifera con le mani in pasta nelle falde del Wichita, in cui Erin e Ed devono costantemente scontrarsi con avvocati cocciuti, distribuire volantini per la sensibilizzazione della popolazione locale al problema sanitario ricorrente e raccogliere più informazioni possibili sulle condizioni cliniche di bambini e adulti cui la costruzione di un’autostrada nella medesima area dei pozzi inquinati ha complicato l’esistenza facendoli ammorbare in maniera pressoché irrimediabile. Frattanto il rapporto con George sembra avere una battuta d’arresto, in quanto l’uomo non ha voglia di continuare la relazione dovendo fare semplicemente da baby-sitter alla prole della donna e non poter mai condividere attimi d’intimità con lei perché Erin è troppo presa da un lavoro che sottrae un’infinità di tempo ai suoi doveri famigliari. Infine, sebbene non abbia una laurea né una vera e propria esperienza legale consolidata, Erin riesce ad inginocchiare la PG&E, costringendone i dirigenti a risarcire le famiglie colpite dai cancri e conseguendo assieme all’aiuto del suo inseparabile mentore e scopritore Ed un difficile ma straordinario successo. Finita l’avventura, anche la situazione con George ritorna ai fasti del festoso principio ed Erin, che per tutto lo scorrere della battaglia legale ha chiesto in continuazione aumenti salariali, ora ha uno studio tutto suo a Los Angeles e Ed, dal canto suo, contentissimo del suo supporto nel trionfo che hanno conquistato lottando in coppia contro un’organizzazione molto più potente di loro, le concede un assegno che le consente una sicurezza economica decisamente robusta. Funziona piuttosto male come documento sociologico: la denuncia delle anomalie burocratiche perpetrate dalla PG&E, benché ispirata alla realtà come l’intero film che si basa su fatti veramente accaduti, scade spesso nella demagogia e assume toni ridondanti nella ricerca asfissiante di un significato etico da attribuire ai valori della povera gente penalizzata dall’inquinamento imperante, significato che poi viene a mancare perché si cerca di spiegarlo in mille modi diversi ma lo si indirizza nel verso errato, perché la via giusta sarebbe stata dedicarlo al combattimento personale che la protagonista intraprende per difendere con fatica la dignità che conquista una volta che finalmente gli altri cominciano ad ascoltarla, rispettarla e crederle. Infatti J. Roberts (premiata con un Oscar che le ha permesso di uscire dall’aura di sex symbol che fino ad allora l’aveva malignamente avvolta per consacrarsi come interprete di carattere) incarna una donna pronta a qualunque sacrificio pur di affermarsi nel lavoro senza possedere requisiti materiali particolari, ma solo una volontà di ferro che la porta a inanellare un successo dopo l’altro perché non si arrende mai e vuole dare un senso alla propria fatica e, tutto sommato, dimenticare un passato abbastanza deludente. Il suo personaggio è ammirevole tanto come genitrice quanto come lavoratrice infaticabile, zelante e incorruttibile. Al suo fianco, A. Finney fa il ruolo di Masry con eleganza e diligenza, intingendo un avvocato (categoria che Erin detesta, ma per la quale non disdegna di lavorare) onesto e integerrimo che vede dapprima abbattere tutte le certezze in cui crede dall’ultima arrivata, in seguito riconosce che costei aveva colto nel segno e infine la aiuta ad emergere e consolidare una definitiva realizzazione professionale grazie alla sua carità e al suo altruismo. A. Eckhart gioca la parte del dirimpettaio che sembra donnaiolo solo in apparenza: molto più complesso di quanto non sembri, il suo personaggio è bisognoso d’affetto e offre la propria sicurezza virile pur di ottenerlo e per giunta si prostra in esercizi che nessuno gli richiede con l’obiettivo di farsi benvolere da una donna che ha già individuato uno scopo fondamentale nella sua esistenza, ma non sa ancora appieno che l’amore potrebbe essere il secondo. Soderbergh dirige con mano delicata privilegiando la recitazione e puntando parecchio sulla solidità di una sceneggiatura che, come già ribadito, oscilla in malo modo sul versante biologico, ma centra il bersaglio sui dialoghi che invece riguardano la crescita psicologica degli uomini e delle donne che popolano questo film drammatico incapace di passare in sordina per una varietà di ragioni incontrovertibili. Cammeo della vera Erin Brockovich nelle vesti di una cameriera.
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