figliounico
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sabato 11 novembre 2023
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da vedere per il cast
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Un thriller mistico con una straordinaria coppia di interpreti, Patricia Arquette e Gabriel Byrne, diretto da Rupert Wainwright e scritto da un autore che, incredibilmente, si chiama Lazarus. La pellicola si basa su un plot appassionante soprattutto per i complottisti a tema religioso che credono ciecamente nella veridicità dei vangeli apocrifi con una fede che è pari e speculare a quella dei cattolici ortodossi nelle verità propalate dalla Chiesa fin dai tempi del Concilio di Nicea. A parte la performance attoriale di Arquette e Byrne il film non offre altri motivi di interesse, snocciolando dall’inizio alla fine il solito repertorio dell’horror soprannaturale a carattere religioso. Spettacolari le sequenze della crocifissione e della flagellazione in metropolitana a mezz’aria della protagonista che non si capisce bene se sia posseduta dall’anima di un frate morto in odore di santità all’inizio della storia o da un demone malvagio.
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valentinad84
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lunedì 27 ottobre 2014
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bello bello bello!
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Film per niente scontato con una stupenda recitazione!!
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no_data
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lunedì 23 dicembre 2013
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denuncia colorata di metafisico.
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Parrucchiera atea, che conduce la vita nell'edonismo, riceve un'indiazione e diventa profeta sibillina e visionaria di un credo che dà molto fastidio alla Chiesa.
Non è mai facile trattare tematiche simili. Specie senza ricadere nel banale, nel già detto, nella maniera o in blasfemia ricercata per attirare l'attenzione. E' un film che merita più di una parola.
Formula ricorrente dell'opera è la rielaborazione del versetto 77 del Vangelo di Tommaso, scritto considerato apocrifo dalla Chiesa: "Il regno di Dio è in te e attorno a te, non in edifici di legno e pietra. Spezza un pezzo di legno ed io sarò lì, alza una pietra e lì mi troverai".
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Parrucchiera atea, che conduce la vita nell'edonismo, riceve un'indiazione e diventa profeta sibillina e visionaria di un credo che dà molto fastidio alla Chiesa.
Non è mai facile trattare tematiche simili. Specie senza ricadere nel banale, nel già detto, nella maniera o in blasfemia ricercata per attirare l'attenzione. E' un film che merita più di una parola.
Formula ricorrente dell'opera è la rielaborazione del versetto 77 del Vangelo di Tommaso, scritto considerato apocrifo dalla Chiesa: "Il regno di Dio è in te e attorno a te, non in edifici di legno e pietra. Spezza un pezzo di legno ed io sarò lì, alza una pietra e lì mi troverai". Silloge delle concezioni immanentista e agostiniana ("La natura è Dio nelle cose" Giordano Bruno; "La verità risiede nell'interiorità dell'uomo" Sant'Agostino), inno alla ricerca di Dio nella primordiale natura del mondo o nell'intima natura di se stessi, è un pericolo per l'istituzione della Chiesa, interessata a tutelare il rapporto del fedele con Dio tra le mura artificiali di edifici da cui deriva tutta la sua ricchezza. Da questo centro nevralgico della riflessione dottrinale di cui l'opera si fa latrice, si articolano le più svariate tematiche, tutte di matrice cristiana (quelle stesse che dal Medioevo in avanti hanno scatenato dibattiti che hanno coinvolto dottori della Chiesa, mandato al rogo uomini, causato scismi eresie e guerre). Ad esempio, è emblematica la contrapposizione tra libertà e predestinazione, tra volontà e necessità: la nostra protagonista è considerabile "eletta" da Dio, i suoi segni di elezione sono le stigmate (dal greco, "segni"), veri e propri "doni di Dio" che - come afferma - darebbe volentieri indietro, da buona donna edonista e materialista qual è. Il resto ha tutto il sapore di già visto: rapporto tra scenza e religione, monopolio della Chiesa nella conoscenza ("Il nome della Rosa"), ripercussione fisica della sofferenza spirituale, tema della castità, contrapposizione tra edonismo e contemptus mundi, e molto altro, trattato in taluni casi più che con dialettica con frivolezza da salotto.
Ma spostiamoci ora all'aspetto visivo: come comunicare allegorie e concetti filosofici facendoli passare attraverso i nostri occhi? Il regista non poteva scegliere di peggio: da buon pubblicitario, opta per un bombardamento esasperato di immagini in un caotico coacervo tra ieratico e profano. Certo, colpisce. Urta il nostro immaginario. Ma l'intensità espressiva diventa forzatura, l'aspetto emotivo prende a pugni la riflessione, la "pornografia" vince sull'utilizzo consapevole di simboli e allusioni. Pensiamo agli elementi topici dell'opera: l'acqua, il fuoco, il sangue. Il sangue è spesso immerso nell'acqua (suggestione che verrà riproposta in "Confessions", cambiando il solvente nel latte): il primo simboleggia il sacrificio, la seconda l'elemento vitale, insieme possono riferirsi a morte e resurrezione. Un forte diluvio segue le scene della crocifissione rivissute dalla protagonista, allegoria dell'universale purificazione dell'umanità. Il fuoco è simbolo della passione di Cristo. Simbologia semplice, ma utilizzata in modo ridondante e tautologico. Il sangue schizza, l'acqua inumidisce in modo costante l'atmosfera, il fuoco avvampa fino a bruciare povere madonnine. Senza senso e senza bisogno. Il risultato è un "The Ring" pseudo-intellettuale, al profumino di fiori di santo. Croce e delizia di quest'opera è la sua ricerca di plusvalenza artistica: impatto nell'attirare, suggestività nel comunicare, moderazione nel far riflettere e impegno nel denunciare. La somma di questi elementi eterogenei ha come risultato uno zibaldone composito e artificioso, che commistiona in modo disordinato temi morali, scene horror, denuncia sociale e, chi più ne ha più ne metta, anche un amore, che di lirico e passionale ha ben poco. L'Arquette in ruolo nero non è assolutamente confrontabile con quella che è emersa in "Strade Perdute".
Nel voler, al tempo stesso, spiccare il volo nel trattare il metafisico ed entrare in profondità nelle più basse agonie dell'animo umano, si resta in superficie.
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toty bottalla
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martedì 26 febbraio 2013
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il mistero della fede in scena!
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Wainwright, getta le basi della riflessione già vista in altri film sulle controversie vaticane e sull'immenso mistero indefinibile, "stigmate" è un prodotto tipicamente americano di spettacolo a tutti i costi che tuttavia apre alla riflessione una volta di più. Il lavoro di wainwright non mi ha entusiasmato, e fino a qui poco male, ma mi sono chiesto come sarebbe stato questo film diretto da pupi avati. Saluti.
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djnicop86
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mercoledì 3 marzo 2010
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stigmate: non spaventa, ma fa riflettere
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Sicuramente definire "Stigmate" un horror potrebbe sembrare alquanto azzardato visto che di scene per così dire "paurose" se ne son viste davvero poche. Tuttavia il film presenta una struttura narrativa ben consolidata e coerente, seppur poco originale (non certamente nuovo è il tema del Vaticano che occulta la verità). Detto ciò, le interpretazioni dei vari attori risultano convincenti e contribuiscono a coinvolgere fino in fondo lo spettatore in un'atmosfera a metà tra il mistico ed il gotico. Ottima a mio parere la regia, premiata anche da una fotografia molto curata (a tratti in puro stile "videoclip musicale"). Probabilmente non sarà uno di quei film che custodirò gelosamente: tuttavia porta ad una naturale riflessione su ciò che è la chiesa oggi, in netta contrapposizione con quello che invece avrebbe dovuto rappresentare per i fedeli.
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Sicuramente definire "Stigmate" un horror potrebbe sembrare alquanto azzardato visto che di scene per così dire "paurose" se ne son viste davvero poche. Tuttavia il film presenta una struttura narrativa ben consolidata e coerente, seppur poco originale (non certamente nuovo è il tema del Vaticano che occulta la verità). Detto ciò, le interpretazioni dei vari attori risultano convincenti e contribuiscono a coinvolgere fino in fondo lo spettatore in un'atmosfera a metà tra il mistico ed il gotico. Ottima a mio parere la regia, premiata anche da una fotografia molto curata (a tratti in puro stile "videoclip musicale"). Probabilmente non sarà uno di quei film che custodirò gelosamente: tuttavia porta ad una naturale riflessione su ciò che è la chiesa oggi, in netta contrapposizione con quello che invece avrebbe dovuto rappresentare per i fedeli. Per chi è realmente credente, la frase che nel film viene più volte sottolineata è la seguente: " Il regno di Dio è dentro di te, e tutto intorno a te, non in templi di legno e pietra. Spacca un pezzo di legno ed io ci sarò, solleva una pietra e mi troverai!"; frase che mi trova completamente d'accordo, specie quando osservo certi individui che pretendono di sapere cosa sia la povertà...dimenticando "forse" in quel momento di indossare abiti completamente ricoperti d'oro. Se questa è la chiesa di Dio...beh, signori miei, io qualche interrogativo me lo porrei.
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alessandro uggias
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sabato 30 gennaio 2010
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vuoi essere ancora più confuso?guarda questo film!
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la redazione chiede giustamente che i commenti non siano offensivi, diffamatori, calunniosi o volgari; tranquilli, non ho intenzione di proseguire cio' che questo film ha iniziato. Oltre a queste quattro qualità ne manca una, fondamentale, senza la quale, un film che parla di ciò che non conosce, non sarebbe certo al passo coi tempi : l'inverosimiglianza.
Il film è catalogato come un Fantasy, ma in realtà non si capisce cosa possa esserci di fantasioso in ciò che è prima di tutto un evento storico: ovvero Gesù Cristo, gli oltre 2000 anni di vita della Sua Chiesa e i doni che Gesù Cristo fa a quet'ultima e all'umanità, perchè gli occhi degli uomini si aprano, liberandosi dalla pesantezza a cui il mondo li costringe, un mondo secondo il quale, solo ciò che si vede con questi occhi del corpo é degno di essere chiamato vero : ecco perche' le stigmate! Ed ecco perchè davanti alla storia niente di tutto ciò può essere chiamato fantasia.
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la redazione chiede giustamente che i commenti non siano offensivi, diffamatori, calunniosi o volgari; tranquilli, non ho intenzione di proseguire cio' che questo film ha iniziato. Oltre a queste quattro qualità ne manca una, fondamentale, senza la quale, un film che parla di ciò che non conosce, non sarebbe certo al passo coi tempi : l'inverosimiglianza.
Il film è catalogato come un Fantasy, ma in realtà non si capisce cosa possa esserci di fantasioso in ciò che è prima di tutto un evento storico: ovvero Gesù Cristo, gli oltre 2000 anni di vita della Sua Chiesa e i doni che Gesù Cristo fa a quet'ultima e all'umanità, perchè gli occhi degli uomini si aprano, liberandosi dalla pesantezza a cui il mondo li costringe, un mondo secondo il quale, solo ciò che si vede con questi occhi del corpo é degno di essere chiamato vero : ecco perche' le stigmate! Ed ecco perchè davanti alla storia niente di tutto ciò può essere chiamato fantasia. Di fantasioso sembra che rimanga solo la sclonclusionata e torbida interpretazione dell'autore, che si dimostra palesemente vergine per tutto ciò che riguarda l'evento Gesù Cristo e Chiesa e le manifestazioni dello Spirito attraverso gli uomini; non parliamo poi di tutte le aberrazioni dal punto di vista teologico(ricordo che teologico significa in rapporto a Dio, possiamo dire anche tutto ciò che rientra nello stile di Dio, con cui Dio si manifesta), scritturistico e anche storico (per quanto ci si potesse sforzare, un film del genere non sarebbe potuto venire dall'Europa, che certo riguardo a Cristianesimo è meno a digiuno degli Stati uniti) ma ciò che è ancora più grave, non solo come fatto in se, ma anche ai fini della drammaturgia del film, è che tutto questo viene messo in bocca ad un cardinale e a dei membri della Compagnia di Gesù (se l'autore avesse una minima idea di quale sia la selezione e la formazione spirituale e dottrinale dei Gesuiti, penso che si vergognerebbe di aver messo in scena una farsa di questo genere: due tipi come quelli del film non li avrebbero fatti entrare neanche in noviziato!!! :).
Per motivi di spazio riporto solo uno dei punti che avrei vuluto commentare:
1 le stigmate: il dono delle stigmate contrasta non solo con lo strumento, cioè la ragazza, che ovviamente non avendo una vita in comunione con Cristo non potrebbe portare il peso di questo dono (infatti mentre l'apparizione appartiene ad una categoria sopranaturale associabile a qualunque uomo, sia egli un uomo di fede o no, il sigillo della Passione del Signore coinvolge pienamente la liberta' dello strumento nel partecipare alla Passione stessa; ciò significa che è necessario il consenso dello strumento perchè Dio non violi la sua libertà) ma anche con le manifestazioni stesse che avvengono in conseguenza delle stigmate.
Comunque l'intento dell'autore è chiaro; i suoi non sono maldestri tentativi ma attacchi deliberatamente calunniosi, (una scena su tutte è l'inquadratura in primo piano della stecca di sigarette e del bicchiere di vino, tra l'altro durante lo studio; tutto questo per mettere in primo piano gli ipotetici vizi di un sacerdote, e quindi della Chiesa, per cui essa non può certo venire da Dio e di conseguenza dovrebbe essere spodestata del suo ruolo; ma non dimentichiamo che l'autore sicuramente non è mai entrato all'istituto bibblico a Roma, quindi non gli è rimasto che inventare qualcosa da dare in pasto alla morbosità della gente, come per tutto il resto del film.
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lucido71
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lunedì 16 novembre 2009
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lascia i segni!! ..da 3,5 stellettone
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Porca miseria, davvero un bel film, e mi chiedo come abbia fatto a sfuggirmi, visto che ha quasi 10 anni.. ah già, è stato sicuramento boicottato dalla chiesa cattolica apostolicassassina di roma... CONSIGLIATO! Anche se la pellicola ha circa 10 anni, devo ammettere che grazie al regista, il film scorre piacevolmente, con i ritmi moderni, e con affermazioni coraggiose, riprese solo qualche anno fa da il celeberrimo Codice da Vinci. Davvero un buon film, ripeto, con una grande prova degli attori principali, ottima fotografia e dialoghi discreti.
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spalla
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giovedì 28 maggio 2009
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cupo, avvincente e ben realizzato
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Un ottimo film. Il fatto che possa venire male interpretato è a mio parere la causa delle numerose critiche negative che ha ricevuto. Tanto per cominciare, malgrado le scene sanguinose è sbagliatissimo considerarlo un horror. Lo definirei più un thriller paranormale. E lo scopo del film non sono le scene macabre, bensì il dimostrare come la Chiesa, anche oggigiorno sia molto riluttante a mettere in discussione le proprie teorie, anche se non dovessero rivelarsi completamente corrette. Tema molto valido che è stato poi ripreso appunto da altri film, come "Il Codice Da Vinci". E' vero che il film gioca con argomenti molto scottanti, ma direi che il regista li ha usati con grande maestria. Bravissimi poi gli interpreti, in particolare Patricia Arquette.
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Un ottimo film. Il fatto che possa venire male interpretato è a mio parere la causa delle numerose critiche negative che ha ricevuto. Tanto per cominciare, malgrado le scene sanguinose è sbagliatissimo considerarlo un horror. Lo definirei più un thriller paranormale. E lo scopo del film non sono le scene macabre, bensì il dimostrare come la Chiesa, anche oggigiorno sia molto riluttante a mettere in discussione le proprie teorie, anche se non dovessero rivelarsi completamente corrette. Tema molto valido che è stato poi ripreso appunto da altri film, come "Il Codice Da Vinci". E' vero che il film gioca con argomenti molto scottanti, ma direi che il regista li ha usati con grande maestria. Bravissimi poi gli interpreti, in particolare Patricia Arquette. Ritengo quindi che Stigmate possa essere un film non facilissimo da apprezzare, ma sicuramente ben realizzato.
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fluturnenia
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sabato 18 aprile 2009
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questione di gusti
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Dimenticavo: la versione home video ha due opzioni finali, una delle quali è quella personale del regista, la + bella e meno scontata a mio modesto parere
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fluturnenia
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sabato 18 aprile 2009
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il cinema è pur sempre un divertissement
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Mi permetto, dal basso della mia incompetenza, di suggerire alla gentilissima Marianna Cappi di rivedersi il film anche più di una volta e di leggersi la recensione della stampa, quotidiano che per altro amo poco, firmata Lietta Tornabuoni: un esempio fulgido e lampante di imparzialità e di buon gusto. Non ci giurerei ma sono molto propenso a credere che alla suddetta miss Cappi aggradino molto di più i film italiani, magari quelli di Nanni Moretti.
A parte le sequenze videoclippate e le banali scene con tanto di fumogeni, quando ci si presta a recensire, commentare o esprimere un giudizio su cose molto delicate e particolari come quelle che vengono raccontate, sicuramente più per creare sensazionalismo che per dovere di cronaca come è giusto che sia per un film, in pellicole quali Stigmate, Il Codice da Vinci e molti altri, sarebbe opportuno conoscere un po' meglio la storia o pseudo tale.
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Mi permetto, dal basso della mia incompetenza, di suggerire alla gentilissima Marianna Cappi di rivedersi il film anche più di una volta e di leggersi la recensione della stampa, quotidiano che per altro amo poco, firmata Lietta Tornabuoni: un esempio fulgido e lampante di imparzialità e di buon gusto. Non ci giurerei ma sono molto propenso a credere che alla suddetta miss Cappi aggradino molto di più i film italiani, magari quelli di Nanni Moretti.
A parte le sequenze videoclippate e le banali scene con tanto di fumogeni, quando ci si presta a recensire, commentare o esprimere un giudizio su cose molto delicate e particolari come quelle che vengono raccontate, sicuramente più per creare sensazionalismo che per dovere di cronaca come è giusto che sia per un film, in pellicole quali Stigmate, Il Codice da Vinci e molti altri, sarebbe opportuno conoscere un po' meglio la storia o pseudo tale. E quando dico storia intendo quella che c'è sui libri...ufficiali e ufficiosi. Tutti sanno ad esempio che Garibaldi era un guerrafondaio ma se lo diciamo ai "rossi" rischiamo al linciaggio. Ciò che è scritto non è detto che sia ciò che è successo e ciò che è vien detto tanto meno. Io mi limito, se mi è permesso e concesso, a trarre giovamento da ogni attività proposta. Le mie idee/impressioni personali riguardo a contenuti e messaggi trasmessi, impliciti e non, me li tengo per me. Sarò forse un conformista, si!
Ma politically INCORRECT...e me ne vanto
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