Del perduto amore |
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Un film di Michele Placido.
Con Michele Placido, Fabrizio Bentivoglio, Sergio Rubini, Enrico Lo Verso, Rocco Papaleo.
continua»
Drammatico,
durata 99 min.
- Italia 1998.
MYMONETRO
Del perduto amore
valutazione media:
3,63
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Irene Bignardi
La Repubblica
Deve avere qualcosa di speciale, Del perduto amore, se, nonostante la tempesta di decibel con cui è stato proiettato per la stampa, quasi nessuno se n' è andato dalla sala. La qualità speciale è una grande sincerità, una commovente ingenuità accoppiata a una bella qualità visiva (la fotografia è di Blasco Giurato), una inequivoca presa di posizione che potremmo definire cattocomunista - se non fosse che è anche e solo un tuffo nella memoria di anni molto difficili di cui si tende a perdere il ricordo. Dalla parte dei limiti, il film di Michele Placido (dove l'attore-regista compare brevemente nel ruolo di un sacerdote) registra un tale amore per il suo personaggio da farne quasi un santino - autorizzato dal fatto che Liliana Rossi, la maestrina comunista che nel 1958, in Lucania, si batte con indomabile energia per l'educazione di chi non può andare a scuola, delle ragazze, dei poveracci, è realmente esistita. La storia è raccontata dal punto di vista di Gerardo (Piero Pischedda), un adolescente cacciato dal collegio e guardato storto dalla famiglia e dal paese, che, pur sognando di diventare don Bosco, trova in Liliana e nella sua scuoletta l'unico rifugio da una comunità dove fascisti e democristiani fanno il bello e il cattivo tempo, e la chiesa è la potenza indiscussa. Anzi, della ragazza (che è la bella, troppo bella per il contesto e per il ruolo, Giovanna Mezzogiorno) Gerardo s'innamora proprio, alla maniera disperata e chiusa degli adolescenti. Anche se è impostato sul registro dell'edificante, Del perduto amore disegna con molta vivezza l'atmosfera del nostro sud in quegli anni. E, da attore, Placido dirige bene i suoi interpreti - da Fabrizio Bentivoglio a Enrico Lo Verso, che nell'aria del sud ritrova le sue qualità, da Sergio Rubini alla soave e appassionata Giovanna Mezzogiorno (al cui padre, Vittorio, il film è dedicato), per finire con Rocco Papaleo, in un ruolo di piccolo politicante disegnato con una nervosa cattiveria da grande caratterista.
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