emanuele 1968
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sabato 17 febbraio 2024
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apostata
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( 4.5 )
Lungo il cammino della vita si può diventare apostata?
gli eventi socio politici,
la dubbia moralià,
la matematica,
la scienza,
si,
si può gettare la maschera ed abbracciare la scienza
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claudio. 51
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venerdì 11 dicembre 2020
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gioconda cinematografica
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Nel mondo del cinema, conta piu' il potere economico della produzione o l'abilita' artistica della troupe? Un film e' innanzitutto un prodotto commerciale o un'opera d'arte? Se una piccola produzione cinematografica italiana volesse produrre un film, ritrovandosi con un budget ridotto all'osso e una strumentazione rudimentale, nella consapevolezza che quel film sarebbe poi mal distribuito, riuscirebbero delle eccellenze della cinematografia italiana a farlo competere con le grandi produzioni cinematografiche della Terra?
Del perduto amore e' un film che risponde a queste domande.
E' incredibile come a distanza di tanti anni dalle riprese stiamo ancora qua a parlarne.
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Nel mondo del cinema, conta piu' il potere economico della produzione o l'abilita' artistica della troupe? Un film e' innanzitutto un prodotto commerciale o un'opera d'arte? Se una piccola produzione cinematografica italiana volesse produrre un film, ritrovandosi con un budget ridotto all'osso e una strumentazione rudimentale, nella consapevolezza che quel film sarebbe poi mal distribuito, riuscirebbero delle eccellenze della cinematografia italiana a farlo competere con le grandi produzioni cinematografiche della Terra?
Del perduto amore e' un film che risponde a queste domande.
E' incredibile come a distanza di tanti anni dalle riprese stiamo ancora qua a parlarne. Certi prodotti artistici sembrano superare le leggi del tempo. Prendiamo ad esempio la Gioconda. Fu realizzata secoli fa, senza una connessione con le mode artistiche del momento. Eppure e' riuscita a esprimere una maniera di vedere l'arte in un modo universale. Cosi' e' andata a finire che le generazioni passano, ma c'e' sempre qualcuno disposto a vederla.
Cosi' sembra essere per Del perduto amore. Cioe' un film che nel periodo delle riprese non seguiva una vera e propria strategia commerciale, rimettendoci economicamente nel primo periodo. Eppure il tempo, con le sue varie riproposizioni, gli ha dato ragione. Cosi' ad oltre un ventennio dalle riprese se ne continua a parlare sui siti di cinema. Come nella gioconda ogni tassello del puzzle era ottimo e collegato in maniera magistrale dall'autore. Come nella Gioconda il suo sguardo ipnotizza lo spettatore seguendo lo, nonostante il suo passaggio, cosi' in Del perduto amore lo spessore artistico ipnotizza lo spettatore. Cio' conferisce a Del perduto amore un carattere di "film stregato", emerso negli insoliti episodi che si sono verificati durante la sua diffusione. Stregata forse lo e' anche la Gioconda, che si diceva fosse stata realizzata a seguito di un patto tra Leonardo da Vinci e uno spirito maligno.
Nel corso degli anni Del perduto amore e' stato proposto e riproposto, ma senza mai raggiungere la stessa potenza d'incasso di Romanzo criminale e Vallanzasca. Piuttosto alla lunga ha ottenuto la visibilita' meritata. Pero' io penso che sia giusto che sia andata a finire cosi'. Non e' corretto valutare Del perduto amore sul piano commerciale. Un gesto di questo tipo lo sminuirebbe. Perche' questo film porta con se' un messaggio dal valore inestimabile, che trascende le questioni commerciali riguardanti un film. Parlo del ricordo, destinato a rimanere in maniera indelebile nella mente dello spettatore, tanto quanto le cronache che sono state scritte negli annali della storia del cinema, riguardo a quanto avvenne. Il ricordo di quanto delle leggende del cinema italiano, ritrovatesi a girare un film a tasche vuote, ma credendo in quello che facevano, quando furono invitate a partecipare al festival di Venezia, misero in ginocchio le piu' ricche produzioni cinematografiche del pianeta.
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gianleo67
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sabato 22 dicembre 2012
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la santa apostata
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Giovane e bella attivista del loale PCI di un paesino della lucania si fa promotrice, contro l'ostracismo dei notabili DC,della arretrata comunità rurale e dei suoi stessi compagni di partito, di istanze di solidarietà sociale, culturale e civile, arrivando ad allestire, in un pagliaio diroccato, una improvvisata scuola per i giovani allievi di famiglie disagiate. Uno di questi,divenuto il parroco della comunità, la ricorda con affetto e nostalgica consapevolezza.
Racconto dai toni autobiografici e lirici, il film di Placido è un esempio di elaborazione civica della propria memoria storica e personale in bilico tra la celebrazione di una misconosciuta 'eroina borghese' (santa laica) e il racconto di formazione giovanile.
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Giovane e bella attivista del loale PCI di un paesino della lucania si fa promotrice, contro l'ostracismo dei notabili DC,della arretrata comunità rurale e dei suoi stessi compagni di partito, di istanze di solidarietà sociale, culturale e civile, arrivando ad allestire, in un pagliaio diroccato, una improvvisata scuola per i giovani allievi di famiglie disagiate. Uno di questi,divenuto il parroco della comunità, la ricorda con affetto e nostalgica consapevolezza.
Racconto dai toni autobiografici e lirici, il film di Placido è un esempio di elaborazione civica della propria memoria storica e personale in bilico tra la celebrazione di una misconosciuta 'eroina borghese' (santa laica) e il racconto di formazione giovanile. Costruito su di un lungo flashback che dal tempo presente ci conduce ai tempi di una memoria di vita rurale di cui ormai rimangono solo le diroccate vestigia di ruderi in rovina e l'eredità umana che fa del protagonista (Michele Placido da adulto) un uomo che ha raggiunto il pieno compimento di una sincera vocazione sociale e religiosa, il film sposta l'azione e la riflessione nel tempo di un'infanzia di arretratezza sociale e culturale ma anche di nuovi fermenti, dove l'ideale di solidarietà cristiana viene declinato nello strenuo impegno laico di una piccola grande donna che trasgredisce alla rigidità ideologica di quel 'piccolo mondo antico' (del parroco, degli avversari poltici, dei compagni di partito, della comunità) per donarsi agli altri senza riserve fisiche o morali incarnando, in un parallelo ideale e trasfigurato, l'esempio fulgido (in chiave latamente femminista) del 'Santo saltimbanco' ma mantenendo la sua dimensione umana di donna e amante (in una relazione segreta e fedifraga).
Placido gioca la carta nostalgia attraveso una ricostruzione d'ambiente che ripercorre i luoghi riconoscibili di un paesaggio meridionale della tradizione contadina che iniziano ad essere sfiorati dai primi segni della modernità (siamo alla fine degli anni '50: il televisore nel bar, le poche automobili, i primi fermenti di una nuova giovinezza culturale) alternado una buona capacità descrittiva del'irsinia (scorci suggestivi di campi lunghi sui monti che svettano dal mare lattiginoso delle nubi e l'orizzonte circoscritto dai declivi ora dolci ora brulli delle immense distese dei maggesi) e lo stile oleografico che affligge il cinema di fiction, impegnato nel tentativo di restituire il clima mutevole di quegli anni ma soffrendo di una certa inattendibilità antropologica allorchè rappresenta una comunità popolata dagli stucchevoli prototipi di figure ideologicamente riconoscibili: il bisbetico ras DC locale, il sindaco-avvocato prolifico e servile, il giovane medico fedifrago e socialista, il burbero parroco anti-comunista, il giovane fascitello dalla testa calda (uno spassoso Sergio Rubini). Non ostante i limiti evidenti di una scrittura che indugia sui luoghi comuni dell'immaginario collettivo nostrano (storico e cinematografico), rimane il segno di una genuina ispirazione registica e la buona direzione degli attori tra cui emergono la compassata professionalità del severo Bentivoglio (già 'eroe borghese' del migliore Placido),la convincente prova di una appassionata Mezzogiorno (il film è dedicato alla memoria del bravo papà Vittorio) giovane martire protofemminista in odore di santità e soprattutto lo straordinario Pietro Pischedda, un adolescente cupo e sensibile cresciuto nell'ideale civile e morale di Don Giovanni Bosco (fondatore dell'ordine de Salesiani). Le strade del Signore sono infinite.
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jayan
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venerdì 15 aprile 2011
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un bell'affresco sulla lotta tra sinistra e destra
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Un bellissimo affresco del periodo del dopoguerra, quando era accesa la lotta tra sinistra comunista e destra clericale, in un delizioso paesino della Puglia. Superba l'interpretazione di Giovanna Mezzogiorno e del piccolo che interpreta il prete da giovane, ma anche gli altri attori sono bravi e ben diretti da Michele placido. Il regista ci fa entrare nel paesaggio, nei sentimenti freschi e idealisti di allora, nelle lande quasi deserte e nei tanti piccoli-grandi diverbi tra i protagonisti. Solo un grande autore come il regista Michele Placido poteva realizzare un film così bello, e allo stesso tempo così intenso e ben ancorato alla terra, quella terra di Puglia infiammata dal sole rovente e dagli animi accesi di un periodo molto forte a livello politico eppur così vero.
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Un bellissimo affresco del periodo del dopoguerra, quando era accesa la lotta tra sinistra comunista e destra clericale, in un delizioso paesino della Puglia. Superba l'interpretazione di Giovanna Mezzogiorno e del piccolo che interpreta il prete da giovane, ma anche gli altri attori sono bravi e ben diretti da Michele placido. Il regista ci fa entrare nel paesaggio, nei sentimenti freschi e idealisti di allora, nelle lande quasi deserte e nei tanti piccoli-grandi diverbi tra i protagonisti. Solo un grande autore come il regista Michele Placido poteva realizzare un film così bello, e allo stesso tempo così intenso e ben ancorato alla terra, quella terra di Puglia infiammata dal sole rovente e dagli animi accesi di un periodo molto forte a livello politico eppur così vero. Ricorda i romanzi di Guareschi e i film su Don Camillo e Don Peppone, anche se qui non c'è ironia ma tanta drammaticità e realismo. Da vedere assolutamente.
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weach
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domenica 21 novembre 2010
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un documento che rifulge di verità
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Un dipinto di un epoca andata , infondo di una realtà lontana , correva l’anno 1958.
Michele Placido , nella duplice veste di attore e regista, rappresenta un dipinto fedele , dignitoso, carico di ricordi e di sensazioni forti, vere ,di un angolo del sud Italia , dove le campagne , vite semplici, gli ulivi ,lavori umili si intrecciano” in sofferta passerella” rendendo viva e presente una storia che fu.
Alcuni archetipi del pensiero dominante risuonano nelle campagne operose rendendo il pensiero dell’uomo”fragile “.
La chiesa è il faro e l’inferno che detta le regole dell’essere smarrito perché non ha la forza di liberarsi delle prigioni culturali.
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Un dipinto di un epoca andata , infondo di una realtà lontana , correva l’anno 1958.
Michele Placido , nella duplice veste di attore e regista, rappresenta un dipinto fedele , dignitoso, carico di ricordi e di sensazioni forti, vere ,di un angolo del sud Italia , dove le campagne , vite semplici, gli ulivi ,lavori umili si intrecciano” in sofferta passerella” rendendo viva e presente una storia che fu.
Alcuni archetipi del pensiero dominante risuonano nelle campagne operose rendendo il pensiero dell’uomo”fragile “.
La chiesa è il faro e l’inferno che detta le regole dell’essere smarrito perché non ha la forza di liberarsi delle prigioni culturali.
La figure di Gerardo rappresenta l’uomo che nasce nel condizionamento, promesso alla chiesa ma sottratto al suo sogno d’amore che non ha il coraggio di vivere.
Resta la figura della maestra Giovanna Mezzogiorno, coraggiosa , capace di un pensiero in conflitto con la prigione di un mondo sottomesso alla chiesa e ad una cultura del silenzio.
Splendida la recitazione di Giovanna Mezzogiorno, intensa, partecipativa , espressiva.: la sua è vibrazione potente in risonanza con l’ archetipo del libero arbitrio.
Gerardo invece è confuso e viene risucchiato da un destino oramai assegnato : sarà prete ma ,con nostalgia accorata ,ricordando la sua non scelta , il sogno d’amore ideale per Liliana ,coraggiosa, interpretata da Giovanna Mezzogiorno.
Un limpido documento dell’ epoca che merita rispetto e che rifulge di verità.
Weach illuminati
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nicolino
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domenica 28 marzo 2010
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l'essere propositivo!!!
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Ciao a tutti,
mi chiamo Nicola sono di Irsina e vivo da 34 anni.
Il motivo della mia recensione e che il film negli ultimi cinque anni non e andato in onda in prima serata, e un peccato perchè e un film che le nuove generazioni dovrebbero vedere e rivedere per capire cosa e successo in passato, ma il tutto e possibile che succeda anche oggi e in futuro. Ecco perché il film e un capolavoro di storia e di regia, il quale dovrebbe essere messo anche come Cine-Forum in strutture Comunitarie e Ospedaliere di vari livelli, ovviamente seguiti da Tutor o Educatori.
In fine sono orgoglioso di essere Lucano e di aver dato il mio contributo, in senso di essere cittadino Irsinese.
Il film per quando riguarda la storia è tutto vero, non c'è una virgola inventata, tutto e reale come le stesse scenografie, le quali non sono foto-montaggi ma bensì una attenta attesa nell'aspettare l'alba, il tramonto, la nebbia, la foschia e tutto il resto che si può ammirare in questo capolavoro.
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Ciao a tutti,
mi chiamo Nicola sono di Irsina e vivo da 34 anni.
Il motivo della mia recensione e che il film negli ultimi cinque anni non e andato in onda in prima serata, e un peccato perchè e un film che le nuove generazioni dovrebbero vedere e rivedere per capire cosa e successo in passato, ma il tutto e possibile che succeda anche oggi e in futuro. Ecco perché il film e un capolavoro di storia e di regia, il quale dovrebbe essere messo anche come Cine-Forum in strutture Comunitarie e Ospedaliere di vari livelli, ovviamente seguiti da Tutor o Educatori.
In fine sono orgoglioso di essere Lucano e di aver dato il mio contributo, in senso di essere cittadino Irsinese.
Il film per quando riguarda la storia è tutto vero, non c'è una virgola inventata, tutto e reale come le stesse scenografie, le quali non sono foto-montaggi ma bensì una attenta attesa nell'aspettare l'alba, il tramonto, la nebbia, la foschia e tutto il resto che si può ammirare in questo capolavoro.
In conclusione spero che quando al più presto vada in onda e che su di esso sia fatto un servizio di attenta spiegazione su quello che può succedere in Italia e non solo.
Vi abbraccio e vi bacio fraternamente.
Nicola Di Pasquale
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nick
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venerdì 27 giugno 2008
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bellissimo
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Un film semplice, lirico, intimista. A tratti (per esempio l'indimenticabile finale) di una dolcezza struggente. Nonostante il cast stellare, mi è sembrata soprattutto una storia di facce e di luoghi veri, quasi un dono postumo del migliore neorealismo italiano, di cui ha la delicatezza e la forza.
Dal punto di vista della regia è senz'altro un film coraggioso, ispirato, sdegnoso di qualsiasi calcolo commerciale. La misura è un'altra cifra del film (semplice senza essere superficiale) ad onore dei grandi protagonisti, ma più ancora dei bravissimi attori caratteristi.
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andreax76
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martedì 8 maggio 2007
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intenso, toccante, colpisce al cuore
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'un film sui sentimenti e le passioni, le passioni ideologiche e i sentimenti affettivi, le utopie della ragione, le follie dei sensi e la bellezza del cuore'
Questo bellissimo commento non è mio, l'ho trovato su imdb, ma mi è piaciuto così tantto che lo riporto letteralmente. Un film per amare ancora di più un'attrice di razza come Giovanna Mezzogiorno.
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