|
Il cattivo tenente è un film impattante, potente, politicamente scorretto.
Il protagonista è appunto un tenente corrotto e vizioso, preda di dipendenze da alcol, droghe, sesso e gioco: egli sembra proprio incarnare l'archetipo del "cattivo" appunto. Immorale, insensibile e attaccato morbosamente al denaro e al piacere effimero e distruttivo. L'introspezione psicologica non ha posto in questo film, il personaggio non viene approfondito nei meandri della sua psiche nè nei suoi rapporti familiari, che sono appena accennati (sappiamo che ha molti figli, una suocera anziana e poco altro). Per molti questo aspetto potrebbe rappresentare un limite di sceneggiatura, la quale porta la firma dello stesso Ferrara (qui non assistito dal solito Nicholas St. John ma da Zoe Lund, interprete dell'iconico personaggio de L'angelo della vendetta e che qui ha anche una piccola parte). In realtà, a guardar bene, questo mancato approfondimento introspettivo non è un difetto poichè il personaggio del tenente, interpretato in modo straordinario da un grande Harvey Keitel, nell'economia del film serve a ben altro, è un mezzo (paradossalmente, visto che è onnipresente) per indicare una parabola di perdizione e di salvezza. Come spesso avviene nei film di Ferrara, ad esempio in The addiction, nel quale la dipendenza è mostrata in allegoria attraverso il vampirismo, troviamo una sorta di iperbole rappresentativa che è funzionale al fine di rafforzare i concetti da esprimere, le emozioni da suscitare, le immagini da imprimere nello spettatore e forse anche in se stesso, visto che il cinema di Ferrara non può prescindere da un tono autobiografico.
Perdizione e salvezza dunque: per quanto riguarda la perdizione, essa è fin troppo evidente poichè vediamo costantemente il protagonista autodistruggersi con ogni tipo di eccesso, alcol, fumo, droghe di ogni tipo; il nostro arriva persino a masturbarsi per strada, in una scena estrema e paradossale nella quale, abusando del suo potere, ferma due ragazze senza patente al posto di blocco corrompendole per farlo eccitare sessualmente in cambio dell'impunità rispetto ad una contravvenzione. Il tenente è poi coinvolto, come se non bastasse, anche in scommesse dalla parvenza non troppo legale e giunge a puntare migliaia di dollari su partite di baseball, passione che lo condurrà ad essere ucciso, proprio quando la sua vita sembrava poter cambiare.
La sua salvezza, la sua redenzione si dipana invece lungo un percorso che prende le mosse da un fatto di cronaca: due ragazzi dell'oratorio stuprano una giovane suora, riducendola quasi in fin di vita. Il tenente, di solito abbastanza freddo ed insensibile rispetto ai crimini sui quali deve indagare, stavolta si fa smuovere a compassione anche perchè, nonostante tutto, è cresciuto in ambiente molto cattolico e sembra ancora aver fede. Qui inizia la parte più profonda e riflessiva del film, che culmina in alcune bellissime scene, come il dialogo tra il tenente e la suora in chiesa, nel quale il tenente non si capacita di come abbia fatto a perdonare i propri stupratori, propugnando invece la sua solita logica della vendetta. La scena successiva è tuttavia quella più intensa ed emotivamente alta: lasciato solo in chiesa, il tenente inizia ad avere visioni in cui gli compare Gesù in carne ed ossa: disperato e cosciente di tutti i mali e i peccati commessi, arriva addirittura ad insultare Cristo, ma poi si pente e, in un fiume di lacrime, chiede perdono e bacia le piaghe dei suoi piedi.
Successivamente, dopo aver arrestato i stupratori, invece di portarli a processo li induce ad andarsene dalla città, di fatto perdonandoli e dando ascolto al consiglio della suora.
Il cattivo tenente è un film molto particolare, tutto non è come sembra: a tutto sembra condurre, tranne che ad un finale di questo tipo; sulle prime potrebbe sembrare un esercizio di stile o una apologia di una vita peccaminosa o "al limite", potrebbe sembrare una facile esaltazione di un edonismo sfrenato e fine a se stesso, o potrebbe al massimo sembrare il racconto di una autodistruzione tramite le dipendenze, ma così non è. Come semprre Ferrara ci sorprende proprio dove e quando non ce l'aspettiamo, ci coglie sempre impreparati, trasmutando la perdizione in salvezza, le vite più sgualcite e corrose dalla dipendenza e dalla lascivia, dall'edonismo e dall'insensibilità verso una luce salvifica, verso una purificazione inaspettata, verso una sofferta ma mai forzosa redenzione, attraverso percorsi tormentati che giungono a vette luminose fatte di perdono, di pacificazione, di speranza e tali percorsi sono sempre, nel cinema di Ferrara, nel segno di Cristo. Anche in questo film ,dallo stile tra lo Scorsese e il Kim Ki Duk, molto duro ma anche abbastanza "americano" l'originalità è data appunto da questo spazio di catarsi che si dà in modo mai moralistico o autocompiaciuto ma sempre sofferto e vivo, ed è molto difficile da riscontrarsi in altri autori. Uno dei migliori film degli anni Novanta e non solo. Grande Ferrara.
[+] lascia un commento a lucaguar »
[ - ] lascia un commento a lucaguar »
|