Il vangelo secondo Matteo

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Un film di Pier Paolo Pasolini. Con Enrique Irazoqui, Margherita Caruso, Susanna Pasolini, Marcello Morante.
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Religioso, Ratings: Kids+16, b/n durata 142 min. - Italia 1964. MYMONETRO Il vangelo secondo Matteo * * * * - valutazione media: 4,16 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Un film da manuale su Ges Valutazione 5 stelle su cinque

di LucaGuar


Feedback: 6134 | altri commenti e recensioni di LucaGuar
mercoledì 2 luglio 2025

"Il Vangelo secondo Matteo" è a mio avviso, senza troppa difficoltà, IL capolavoro della filmografia di Pasolini. Il regista si addentra nel mistero dell'incarnazione di Gesù, e dimostra ancora una volta che, pur essendo laico, il cristianesimo è certamente un orizzonte culturale (il nostro, anche dei laici come Pasolini appunto) che lo ha sempre affascinato e verso il quale ha sempre nutrito un grande rispetto. Forse è proprio tale ispirazione laica che ha permesso al nostro di proporre un' interpretazione del Vangelo così semplice, asciutta e immediata: è proprio tale semplicità, tale austerità che mi ha profondamente colpito, quasi un colpo di spugna verso tutte le "sovrastrutture" (per parlare un linguaggio marxista appunto) che nei secoli si sono costruite sulla figura decisiva della nostra cultura. I passi del Vangelo di Matteo sono citati in maniera molto precisa, e questo Vangelo è stato scelto non a caso tra gli altri, poichè quello più ricco di informazioni assieme a Luca, ma al tempo stesso più di taglio giudaico e "cronachistico".Tutti i personaggi hanno un profilo espressivo davvero notevole, su tutti il bravissimo Enrique Irazoqui nei panni di Gesù, che con le sue espressioni così seriose e profonde, così penetranti e serene, riesce a rendere benissimo la personalità umana di Gesù, oltre che la sua natura divina. Pasolini ha posto grande attenzione alla scelta degli attori, e ha infatti privilegiato tratti somatici tipicamente medio-orientali, scelta spesso non seguita da altri, influenzati da una iconografia più "occidentale", non solo per il viso di Gesù, ma anche di Maria, interpretata, da giovane, da una Margherita Caruso che non può non rimanere in mente per il suo volto così umano e angelico allo stesso tempo. Curiosa, ma molto significativa per Pasolini, anche l'interpretazione di Maria anziana da parte della madre di Pasolini stesso.
La vicenda di Gesù, spalmata su più di due ore di film, scorre con grande disinvoltura, i dialoghi sono volutamente secchi e brevi nella maggior parte dei casi, quasi didascalici, ma incredibilmente efficaci nel trasmettere la sacralità e il mistero delle eterne parole di Cristo. Tutto il film, come dicevo,è giocato sull'austerità e sulla semplicità, sia la fotografia (in un bellissimo bianco e nero) che la scenografia sono realizzate splendidamente e riescono a trasmettere esattamente la natura del messaggio evangelico: il primato dei semplici, il primato di un'umanità assolutizzata dal messaggio divino, che non è di questo mondo, ma che ha il compito di divinizzarlo attraverso l'umano stesso, seguendo la redenzione eterna del Cristo risorto. Anche le scene della passione sono intensissime, pur non lasciando nulla ad una facile spettacolarizzazione, al sangue e alla violenza (come si vedrà in film anche molto più recenti, che con questo capolavoro hanno ben poco da spartire).
Insomma, "Il Vangelo secondo Matteo" è davvero un film straordinario, che riesce a smuovere i cuori e le menti degli spettatori e ad impressionare, paradossalmente, per la sua "classicità", che risulta quasi rivoluzionaria, e che riesce ad aderire bene al messaggio evangelico ma senza espedienti facili o orpelli inutili, cogliendo nel segno, sia nei confronti dei credenti, che si possono rispecchiare anche in un'atmosfera quasi mistica, di penetrazione dei significati più abissali dell'Incarnazione, morte e resurrezione di Gesù, attraverso la forma-immagine che le parole evangeliche assumono tramite i personaggi, sia i non credenti, per i quali questo film è comunque un documento culturale di grandissimo spessore.
Qui Pasolini ha forse raggiunto l'apice della sua carriera da cineasta, rivelandosi un regista poliedrico e originale, non per forza solo quando vuole scandalizzare, come avverrà in molti dei film successivi, non sempre riusciti, ma riuscendo nell'impresa che come cineasta gli riesce meglio, ovvero la trasposizione (certo, libera e personale) delle opere letterarie al cinema, specialmente quelle classiche in senso lato: è questo il Pasolini che, personalmente, preferisco.

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