Coccodrillo |
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Un film di Kim Ki-Duk.
Con Cho Jae-hyun, Jeon Mu-song, Jae-Hong Ahn (II), Woo Yun-kyeong
Titolo originale Ag-o.
Drammatico,
durata 100 min.
- Corea del sud 1996.
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Le prove per Bad Guy sono riuscitissime
di LucaGuarFeedback: 6034 | altri commenti e recensioni di LucaGuar |
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mercoledì 20 novembre 2024 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Coccodrillo" sembra veramente la prova generale del futuro "Bad Guy": stesso attore, stessa brutale violenza, temi toccati molto simili. Difficile dire cose diverse da quelle che si direbbero del film del 2001, ma qualche differenza c'è: la fotografia e i movimenti di macchina sono forse un pochino acerbi rispetto a "Bad guy", la trama leggermente più debole e la messa in scena più rudimentale ma a mio avviso non siamo semplicemente di fronte ad una brutta copia, tutt'altro: qui, al contrario, Kim Ki Duk per certi aspetti riesce anche a mostrare meglio il senso di risentimento e di rabbia del protagonista; la scelta di non esasperare i silenzi del violento Coccodrillo è secondo me migliore che in "Bad Guy", in cui essi sembravano un po' forzati. Inoltre l'amarezza per l'ingiustizia sociale e per l'emarginazione sono dipinte sullo schermo alla perfezione, qui si vede un possibile spiraglio di luce nell'umanità del protagonista, pur immerso (è proprio il caso di dirlo) nel suo mondo famelico, violento e quasi bestiale. Il fiume è sfruttato come supporto alla narrazione, diviene quasi un altro personaggio, in cui i protagonisti si perdono, trovano ristoro, si salvano e infine muoiono, come nella bella scena finale in cui Coccodrillo si ammanetta alla mano della ragazza di cui si è faticosamente innamorato, dopo che l'aveva più volte violentata. Il fiume è il fiume della vita, in cui però affogano molte delle speranze del protagonista, un fiume originariamente puro e incontaminato, "dal quale una volta si vedevano le montagne" come dice il vecchio che fa parte della comunità di Coccodrillo, ma che è stato come contaminato dal peccato, dalla violenza che in realtà è perpetrata dalla società che emargina, che esclude e che suscita risentimento, rabbia, disperazione e che soffoca ogni sentimento umano: forse Kim ki Duk vuole però mostrare che, in realtà, questa contaminazione del "male" avviene in misura maggiore nei più deboli che, paradossalmente, sono come Coccodrillo, violenti e rabbiosi, mentre in altri nelle stesse condizioni si riesce a vedere una purezza d'animo (nel vecchio e nel bambino e in parte nella ragazza) che è la vera forza, la forza dell'umanità e della mansuetudine, della mitezza che non è risentita, che conserva la propria integrità nonostante l'ingiustizia sociale, l'emarginazione e la bruttezza della società. Una purezza che comunque rimane sul fondale dell'anima di ognuno, anche dei più abietti e "cattivi", come appunto nella scena finale, in cui Coccodrillo sembra aver rinunciato alla bestialità della violenza e in cui desidera morire con l'amata. Un film forse per certi aspetti immaturo ma certamente un'opera prima potentissima e ben costruita, che racchiude molti temi cari a Kim ki Duk, che a volte saranno mostrati ancora più compiutamente e mirabilmente ma che in altre opere non saranno trattati al livello di questo "Coccodrillo".
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