LE GRAND BLEU
Racconto fantastico della vicenda di Enzo Majorca e Jacques Mayol, che negli anni ‘80 infransero ogni limite pensabile della capacità umana di discesa nelle profondità marine in apnea. Troppo idealizzata la figura di Mayol e eccessivamente materiale quella di Majorca? Oppure, al contrario, a Majorca non andò a genio il fatto di morire nella finzione filmica, quasi che questo potesse intaccare il mito della sua forza e resistenza? Fatto sta che il siciliano disse di non riconoscersi nell'interpretazione di Jean Reno e riuscì ad impedire l’uscita del film in Italia.
I magici sfondi del Mediterraneo che bagna la Sicilia, la Greciao la Francia, rischiavano di fare del film un esperimento estetizzante. Ma Luc Besson ha saputo caricare le immagini marine di valenze quasi mitologiche, sposandole con le venature mistiche di cui ha contornato Jacques Mayol (Jean-Marc Barr), un Dio marino che vive in perfetta simbiosi con l’ambiente acqueo e con i suoi abitanti, in special modo i delfini.
Non è di questo mondo, riferisce Majorca di lui all’assicuratrice americana (Rosanna Arquette) che tallona il francese, come per metterla in guardia, per avvertirla di non innamorarsi di lui. La sacralità dei luoghi della sua fanciullezza gl’impedirà – a priori – di contaminarli con parole di qualsivoglia natura e lei non riuscirà a dire a Mayol -sugli scogli greci di Amorgos, da dove egli si tuffava bambino - che lo ama, che aspetta un figlio da lui e che desidera passare la vita con lui.
Al contrario, la figura di Majorca (Molinari nel film, come ulteriore probabile condizione per la sua distribuzione) risalta nella sua possanza fisica, interamente votato ad una autorealizzazione materiale, esibizionista, interessato più alla sfida perenne con Mayol che non ad un superamento di se stesso. Solo la sua morte, lui imponente in grembo al piccolo sportivo transalpino, pare riscattarlo, proponendocelo sotto una nuova luce che lo illuminerà in una sorta di sposalizio col mare, che si richiude per sempre su di lui. Mayol lo seguirà poco dopo, irrimediabilmente attratto dall’elemento liquido, che solo sembra consentirgli di realizzare la propria vita, sordo alle proteste disperate di chi lo ama, come falena verso il fuoco, come marinaio che non sa resistere al canto delle sirene.
Enzo Vignoli,
4 ottobre 2002.
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