Anno | 1980 |
Genere | Documentario |
Produzione | Svizzera |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Markus Sieber, Werner Schweizer, Marcel Müller, Patrizia Loggia, Thomas Krempke, Ronnie Wahli |
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Ultimo aggiornamento giovedì 23 giugno 2016
Una rivolta giovanile in piena città, all'insegna di rivendicazioni su cultura e diritti.
CONSIGLIATO N.D.
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Un video-saggio di grande bellezza figurativa, irresistibile impudenza anarchica, debordante potenza ritmica: un' opera che, sommando riflessione filosofica e collera punk, riesce a raccontare i disordini avvenuti a Zurigo nell'estate 1980. «Il rock non è cultura!»: quest' affermazione del sindaco zurighese dell' epoca, Sigmund Widmer, ben sintetizza l' incomprensione che regnava, agli inizi degli Anni Ottanta, fra le autorità ed i giovani, sempre più scontenti della cultura chiusa dentro i confini delle istituzioni ufficiali. In barba ad una votazione popolare che già nel 1977 sanciva la trasformazione della «Rote Fabrik» - una fabbrica tessile in disuso in riva al lago - in centro culturale, le autorità rimasero inattive. Fu un credito di 60 milioni di franchi per la sistemazione del teatro lirico cittadino ad accendere la miccia dello scontento giovanile. Il 30 maggio 1980, una settimana prima della votazione popolare per quel credito, circa 200 giovani si riunirono davanti all' Opernhaus, lanciando uova marce e vernice contro l'elegante pubblico che si apprestava ad assistere ad uno spettacolo. Quella che seguì fu una notte di violenti scontri tra manifestanti e polizia: barricate, vetri infranti, gas lacrimogeni, saccheggi, l' assalto a un posto di gendarmeria, dieci feriti, un poliziotto morto per attacco cardiaco e danni per un milione di franchi ne furono il pesante bilancio. E quello fu soltanto l' inizio: nei 18 mesi successivi ci furono un centinaio di altre dimostrazioni... Prodotto dai protagonisti stessi della rivolta, Züri Brännt è allo stesso tempo un pamphlet formalmente erede del cinema sovietico e la testimonianza a caldo di una generazione formata ai nuovi media e politicamente video-attivista: immagini di scontri di strada, manifestazioni ed esperienze di autogestione, si incrociano con una riflessione profetica e d' impressionante attualità sulla società tardo-capitalista.