dandy
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martedì 7 giugno 2011
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io avevo paura...di non riuscire a vederlo.
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Ne avevo sentito parlare circa 7 anni fa.L'avevo cercato e ricercato senza successo.Non credo sia stato editato in DVD.Su un sito dove acquistavo i film l'avevo trovato in VHS ad un prezzo esorbitante(più di 100 euro!).E avevo lasciato perdere.Poi,il miracolo:l'hanno trasmesso su Rai1 una sera,e ho potuto togliermi il pensiero(anche se quasi certamente lo avranno accorciato).Concordo con chi lo ritiene il miglior film di Damiani.Un'analisi diretta e pessimista degli anni di piombo(e della complicità dell'autorità con la criminalità)nel classico meccanismo un pò giallo e un pò poliziottesco,attraverso gli occhi di un uomo comune che cerca invano di lottare contro forze troppo grandi.
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Ne avevo sentito parlare circa 7 anni fa.L'avevo cercato e ricercato senza successo.Non credo sia stato editato in DVD.Su un sito dove acquistavo i film l'avevo trovato in VHS ad un prezzo esorbitante(più di 100 euro!).E avevo lasciato perdere.Poi,il miracolo:l'hanno trasmesso su Rai1 una sera,e ho potuto togliermi il pensiero(anche se quasi certamente lo avranno accorciato).Concordo con chi lo ritiene il miglior film di Damiani.Un'analisi diretta e pessimista degli anni di piombo(e della complicità dell'autorità con la criminalità)nel classico meccanismo un pò giallo e un pò poliziottesco,attraverso gli occhi di un uomo comune che cerca invano di lottare contro forze troppo grandi.I discorsi sul doppiogiochismo del terrorismo tra destra e sinistra erano certamente più incisivi allora che oggi,ma la violenza secca e improvvisa,che accade in strada o in modesti condomini lascia ancora il segno.Memorabile il prefinale nel cinema porno ai danni del giudice censore.Sempre ottimo Volontè,brigadiere "vigliacco" che commette troppi errori ma alla fine riesce(quasi)a riscattarsi.Josephson,non è da meno.Musiche di Riz Ortolani.Aldo Valletti,uno dei protagonisti del"SAlò"di Pasolini,è il direttore del carcere.
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marc provencher
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lunedì 31 ottobre 2005
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un classique du thriller politique italien
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Une des plus belles réussites de Damiano Damiani. Acteur à la fois électrisant et subtil, Gian Maria Volontè campe con bravura e umanità ce capitaine des carabiniers qui aide à l'enquête du juge tout en essayant de le freiner lorsqu'il comprend que ça va (encore!) déboucher sur une toile d'araignée gigantesque... Le rythme est implacable, l'angoisse palpable, la mise en scène percutante et compacte. Pourquoi seulement 3 étoiles? Italiens, votre cinéma est sous-évalué !
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plz
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giovedì 29 luglio 2021
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visto nel 2021 fa ancora più impressione.
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Manco ci fosse bisogno di ripeterlo, un bel film, con un grande interprete, Volontè, un grande regista, Damiani, una ottima trama e sceneggiatura, non poteva che essere a parer mio un capolavoro.
L'ho scoperto per caso, non ne sapevo nulla, ma trovo che la storia sia di una tensione e soprattutto di un realismo tale che pensare sia un film del 1977, quando ancora di Gladio non si parlava ma si intravvedevano chiaramente i servizi deviati, sia stato un colpo di genio, realizzato bene, con qualche licenza alla trama come è giusto che sia in un film, ma con un realismo aumentato dalla bravura degli interpreti, Volontè su tutti naturalmente, sia stato perfetto, forse il finale un po' scontato, ma ci stava benissimo per l'epoca in cui è stato realizzato.
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Manco ci fosse bisogno di ripeterlo, un bel film, con un grande interprete, Volontè, un grande regista, Damiani, una ottima trama e sceneggiatura, non poteva che essere a parer mio un capolavoro.
L'ho scoperto per caso, non ne sapevo nulla, ma trovo che la storia sia di una tensione e soprattutto di un realismo tale che pensare sia un film del 1977, quando ancora di Gladio non si parlava ma si intravvedevano chiaramente i servizi deviati, sia stato un colpo di genio, realizzato bene, con qualche licenza alla trama come è giusto che sia in un film, ma con un realismo aumentato dalla bravura degli interpreti, Volontè su tutti naturalmente, sia stato perfetto, forse il finale un po' scontato, ma ci stava benissimo per l'epoca in cui è stato realizzato.
Un quasi capolavoro che lascia l'amaro in bocca.
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figliounico
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giovedì 13 aprile 2023
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la veggenza di damiani
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Damiano Damiani è stato un veggente. Nel ’77, nel mezzo della stagione del terrore e della strategia della tensione, aveva capito quasi tutto, chi erano gli autori delle stragi di stato, la manovalanza criminale nera ed i servizi segreti, sbagliando solamente il ministero di appartenenza. Tutte cose difficilmente immaginabili all’epoca e che soltanto dopo più di quarant’anni, nell’ultima sentenza sulla bomba alla stazione di Bologna, sono state accertate in modo chiaro, con l’aggiunta del terzo elemento del governo ombra che ha dominato l’Italia dal dopoguerra fino a poco tempo fa, la P2 di Licio Gelli. A Pasolini costò la vita la pubblicazione nel ’74 del suo famoso articolo sul Corriere ricordato come “Io so”.
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Damiano Damiani è stato un veggente. Nel ’77, nel mezzo della stagione del terrore e della strategia della tensione, aveva capito quasi tutto, chi erano gli autori delle stragi di stato, la manovalanza criminale nera ed i servizi segreti, sbagliando solamente il ministero di appartenenza. Tutte cose difficilmente immaginabili all’epoca e che soltanto dopo più di quarant’anni, nell’ultima sentenza sulla bomba alla stazione di Bologna, sono state accertate in modo chiaro, con l’aggiunta del terzo elemento del governo ombra che ha dominato l’Italia dal dopoguerra fino a poco tempo fa, la P2 di Licio Gelli. A Pasolini costò la vita la pubblicazione nel ’74 del suo famoso articolo sul Corriere ricordato come “Io so”. Damiani è stato più accorto e ha tradotto i suoi sospetti in un poliziesco, un’opera di pura fantasia, in cui, come recita la didascalia finale dopo i titoli di coda, i fatti narrati nel film sono immaginari e qualsiasi riferimento alla realtà è da ritenersi puramente casuale. Gian Maria Volontè e Erland Josephson danno vita a due personaggi indimenticabili, il poliziotto onesto ed intelligente ma poco istruito ed il giudice a fine carriera, integerrimo e religioso ma troppo ingenuo e fiducioso nella integrità delle istituzioni, l’uno caratterizzato da una istintiva vitalità, un’animalesca voglia di sopravvivere a tutti i costi, l’altro dalla solitudine e da una depressione senile che gli fa quasi desiderare la morte. “Io ho paura” se fosse stato girato da Rosi o da Petri sarebbe divenuto un cult, un film sulle aberrazioni del sistema politico italiano degli anni settanta, una denuncia dirompente e scandalosa che rivelava al pubblico le trame oscure della prima repubblica e gli insospettabili personaggi eccellenti che agivano nell’ombra per stabilizzare il potere con le bombe ed i morti ammazzati ed invece, girato da un regista come Damiani, ritenuto, forse per la sua ecletticità, disimpegnato, è caduto ingiustamente nell’oblio.
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