parsifal
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giovedì 11 ottobre 2018
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aristocrazia decadente
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Tratto dal romanzo di Luciano Zuccoli " La Divina Fanciulla" , diretto da Patroni Griffi, ottimo registaparticolarmente attivo negli anni '70, è uno spaccato verosimile e a tratti grottesco e impietoso al tempo stesso , dell'alta società italiana degli anni Venti, a cavallo della fine della Grande Guerra e l' inizio del ventennio fascista. Il protagonista maschile è Il Duca Daniele di Bagnasco, un affascinante T.Stamp, che trascorre le sue giornate tra circolo, teatro, Lussuose magioni di amici altrettanto blasonati, feste e futilità di vario genere, sprofondando nell' insoddisfazione tipica delle persone altolocate. Liquidata la sua amante, vaga per la capitale alla ricerca di nuovi stimoli fin quando non incontra Manuela Roderighi ( intrigante L.
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Tratto dal romanzo di Luciano Zuccoli " La Divina Fanciulla" , diretto da Patroni Griffi, ottimo registaparticolarmente attivo negli anni '70, è uno spaccato verosimile e a tratti grottesco e impietoso al tempo stesso , dell'alta società italiana degli anni Venti, a cavallo della fine della Grande Guerra e l' inizio del ventennio fascista. Il protagonista maschile è Il Duca Daniele di Bagnasco, un affascinante T.Stamp, che trascorre le sue giornate tra circolo, teatro, Lussuose magioni di amici altrettanto blasonati, feste e futilità di vario genere, sprofondando nell' insoddisfazione tipica delle persone altolocate. Liquidata la sua amante, vaga per la capitale alla ricerca di nuovi stimoli fin quando non incontra Manuela Roderighi ( intrigante L. Antonelli) . La ragazza è fidanzata con l'ingenuo Martino Ghiondelli, del tutto inconsapevole delle trappole chel'alta società sa confezionare per i suoi nuovi adepti. Il fascino e la scaltrezza del Duca prendono il sopravvento, come era fin troppo facile immaginare, e conquistano la ragazza che si rivela decisamente più smaliziata di quanto sembrasse all'inizio. Gli amici di Daniele , cinici e decadenti, dediti a tutti i piaceri esistenti , si premurano di fargli sapere che la ragazza fa parte dell'entourage di una delle case di tolleranza più in vista della città. IL Duca si reca di persona sul luogo e scopre Manuela in pieno svolgimento della sua professione. Giunge così un dolorosa ed inaspettata agnizione; durante l'adolescenza ella subì violenza da un uomo molto più grande di lei, il MArchese MIchele Barra ( cugino di Daniele) , interpretato da un impeccabile Mastroianni, che la instradò alla prostituzione, per dominarla in toto, corpo, mente e spirito. Inizia così una sorta di schermaglia a distanza tra i due, che vedrà l'alternarsi delle vicende e della sorte a causa delle intemperanze della giovane e smaliziata Manuela, che intende dominare entrambe gli uomini, facendogli credere di essere la loro succube. Nessuno vuole cedere il passo all'altro, ma poi qualcosa canbia le carte in tavola... Ottimo affresco della società aristocratica e borghese di quegli anni, con varie pennellate di erotismo, compresa una scena di nudo della Antonelli della durata di ben sette minuti,un ' eternità all'epoca.
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ralphscott
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domenica 6 giugno 2010
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un patroni griffi degno di visconti e bolognini
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Quando ho letto nei titoli di testa i nomi degli artigiani addetti a costumi,fotografia,musiche...ho sospettato che questo potesse essere un film importante,un po' snobbato. Presa visione dello stesso,posso dire con convinzione che si tratta di un'opera molto ben riuscita,sia che la si voglia apprezzare per l'aderenza al contesto storico che ripropone,sia perchè semplicemente é molto divertente,leggiadro,gustoso. Attori tutti nella parte. Davvero da gustare in ogni minimo dettaglio
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leo
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martedì 20 gennaio 2009
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un grande affresco dell'italetta dannunziana
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Un tuffo nel tempo. Una cruda immagine della Belle Epoque, della sua decadenza sotto molti aspetti torbidamente affascinante, una precisisssima ricostruzione di ambienti, abiti, musiche, modo di essere. Sullo sfondo di questa "italietta" si agita lo spettro fascista che in effetti la cambierà sotto molti aspetti, sebbene in capo ad un decennio i Gerarchi si troveranno a ripetere gli stessi atti di questa dissoluta nobiltà. Nobiltà incapace di valutazioni politiche ragionate, tesa solo a perpetuare quella "noia" che il professore (Duilio Manni) coglie alla perfezione,e per questo succube ai pur "rozzi e piccoloborghesi" fascisti. Quando passerò accanto ad una di quelle imponenti ville in abbandono sul Lago Maggiore, sentirò quelle musiche e rivedrò l'inquietante viso, la maschera diciamo, del Duca Bagnasco.
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conte manenti
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martedì 20 gennaio 2009
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il decandentismo dannunziano
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Splendido affresco d'epoca. Così appariva la nobiltà (e l'alta borghesia pure) nel pieno di quell'epoca, culmine della Belle Epoque e liminare del nuovo ancora inconscio, insomma un quell'anno 1920 che forse segna la fine del secolo 19° e l'inizio di un un nuovo, funesto secolo, preannunciato dalle carambole automobilistiche dei fascisti. Si noti, per i nobili, ormai viziati bambocci di una classe sociale che sopravviverà per poco solo grazie al fascismo (e ad onta di questo, "volgare e rozzo", va detto), l'auto è gioco, oggetto sportivo di gite fuoriporta, mentre per lo squadrista è oggetto di intimazione, minaccia. E' il futurismo, come sentiamo nella ultima parte del film. Nobili inetti ed arroganti, senza nerbo, solo pieni di vuota bòria, ma gloriosi nel loro stupendo apparire, in un canto del cigno che segna la fine di un mondo.
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Splendido affresco d'epoca. Così appariva la nobiltà (e l'alta borghesia pure) nel pieno di quell'epoca, culmine della Belle Epoque e liminare del nuovo ancora inconscio, insomma un quell'anno 1920 che forse segna la fine del secolo 19° e l'inizio di un un nuovo, funesto secolo, preannunciato dalle carambole automobilistiche dei fascisti. Si noti, per i nobili, ormai viziati bambocci di una classe sociale che sopravviverà per poco solo grazie al fascismo (e ad onta di questo, "volgare e rozzo", va detto), l'auto è gioco, oggetto sportivo di gite fuoriporta, mentre per lo squadrista è oggetto di intimazione, minaccia. E' il futurismo, come sentiamo nella ultima parte del film. Nobili inetti ed arroganti, senza nerbo, solo pieni di vuota bòria, ma gloriosi nel loro stupendo apparire, in un canto del cigno che segna la fine di un mondo. Le passioni sanguigne (impossibili in un ambiente di soli 40 anni dopo, nel boom) sono il simbolo di una vita costruita su presupposti forse assurdi, ma affascinanti. Da vedere dopo aver visitato qualche villa in abbandono sui laghi ed assporato quel sapore di lontane passioni che non sono più.
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cassatas
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martedì 9 settembre 2008
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certo non sono un critico...
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La Antonelli è abbastanza inascoltabile, come sostiene la vostra critica, ma il film mi sembra suggestivo e non privo di una certa considerazione per la nostra società dell'epoca, che andava incontro ad un cambiamento che rimodellava anche la classe nobiliare (il marchese Michele Barra che passa dalla "delusione" amorosa alla nuova emozione della divisa e del potere che gli offre il fascismo)
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