Ultimo tango a Parigi |
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Un film di Bernardo Bertolucci.
Con Marlon Brando, Maria Schneider, Maria Michi, Giovanna Galletti, Gitt Magrini.
continua»
Drammatico,
durata 132 min.
- Italia 1972.
- CSC Production
uscita lunedì 21 maggio 2018.
MYMONETRO
Ultimo tango a Parigi
valutazione media:
3,70
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ultimo tango a Parigidi G. RomagnaFeedback: 16232 | altri commenti e recensioni di G. Romagna |
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mercoledì 28 aprile 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Paul e Jeanne si incontrano per caso in un appartamento da affittare. Si guardano, si amano, subito. Carnalmente. La relazione, intensa e di puro sesso, viene portata avanti per lungo tempo, entro quelle quattro mura. Nessuno sa nulla dell'altro, nulla della sua storia, del suo passato, nemmeno il suo nome. Paul è vedovo, sua moglie Rosa, che lo tradiva, si è uccisa. Jeanne coltiva una relazione con un regista intento a realizzare, in presa diretta, un'opera in cui si filmi, come in un reality, l'amore vero ed autentico: l'impresa convolerà in una proposta di matrimonio, accettata. La liason dell'appartamento è messa in crisi, e Paul e Jeanne si perdono di vista. Lui tuttavia ha bisogno di lei, la cerca, tenta di sedurla, di fare chiarezza sulla sua persona e di trasferire la loro relazione entro i canoni della normalità. Ma non si può, non può funzionare... Film di clamoroso impatto, visivo e psicologico, Ultimo Tango a Parigi dovette affrontare, per via della forza erotica delle sue immagini, una tale crociata da parte da parte della censura dell'epoca - tanto rigida quanto stolta e perbenista - da farlo quasi sparire dalla circolazione alla sua uscita e da renderlo uno dei lavori più processati della storia del cinema. Bertolucci, che cura anche una magistrale sceneggiatura - audace, illuminante e, per l'epoca, possiamo ben dirlo, rivoluzionaria - è visibilmente presente con il suo consueto stile visivo melodrammatico e lievemente coreografato. Il messaggio che la pellicola lascia è di una forza disarmante: non c'è speranza, non c'è positività, nè, tantomeno, felicità nella giungla della quotidianità, ed è l'amore in primis a fallire miseramente, prigioniero della triste abitudinarietà delle "coppie pop" che si tradiscono e disvelato nel simulacro della vicinanza sentimentale come alibi della carnalità, dell'impero dei sensi, della regressione allo stato animale, unici elementi dotati di una parvenza di senso nell'arco della vita di un uomo. La realtà, tuttavia, non è un appartamento isolato da tutto e da tutti, e occorre prima o poi farvi i conti per, inevitabilmente, soccombervi. Da brividi la scena dell'ultimo ballo. Sempre immenso Marlon Brando, calato in una parte così al limite da non poter non rendere al meglio in tutta la sua carismatica magia. Grande film.
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