Drammatico,
durata 132 min.
- Italia 1972.
- CSC Production
uscita lunedì 21maggio 2018.
MYMONETROUltimo tango a Parigi
valutazione media:
3,70
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Paui e Jeanne si incontrano casualmente in un appartamento vuoto che entrambi vogliono affittare. Lui è un uomo di mezza età che è alle prese col lutto della moglie appena suicidatasi, lei è una giovane ragazza ancora incerto sul suo futuro. Iniziano una liason che prevede incontri nella casa e l’anonimato di entrambi. Ma quando la ragazza si innamora e chiede di più Paul sparisce. Quando ritornerà gli equilibri sono cambiati.
Primo film dal respiro internazionale di Bernardo Bertolucci che mette insieme nouvelle vague e Hollywood, chiamando attori rappresentativi dei due sistemi. Rende omaggio anche al neorealismo con due attori protagonisti di film di Visconti e Rossellini.
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Paui e Jeanne si incontrano casualmente in un appartamento vuoto che entrambi vogliono affittare. Lui è un uomo di mezza età che è alle prese col lutto della moglie appena suicidatasi, lei è una giovane ragazza ancora incerto sul suo futuro. Iniziano una liason che prevede incontri nella casa e l’anonimato di entrambi. Ma quando la ragazza si innamora e chiede di più Paul sparisce. Quando ritornerà gli equilibri sono cambiati.
Primo film dal respiro internazionale di Bernardo Bertolucci che mette insieme nouvelle vague e Hollywood, chiamando attori rappresentativi dei due sistemi. Rende omaggio anche al neorealismo con due attori protagonisti di film di Visconti e Rossellini. La paura è una tema centrale del film; quella che i protagonisti in modo e tempi diversi affrontano con soluzioni diverse, entrambe distruttive. Film controverso, che tratta il tema genitoriale in chiave psicoanalitica, considerata dal regista l’undicesima musa. [-]
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ULTIMO TANGO A PARIGI (IT/FR, 1972) diretto da BERNARDO BERTOLUCCI. Interpretato da MARLON BRANDO, MARIA SCHNEIDER, JEAN-PIERRE LéAUD, MASSIMO GIROTTI, MARIA MICHI, GIOVANNA GALLETTI, CATHERINE ALLéGRET, VERONICA LAZAR, LAURA BETTI
A Passy, un uomo americano di mezz’età, albergatore afflitto e disperato perché appena rimasto vedovo, e una giovane parigina si incontrano casualmente all’attico di un appartamento sfitto e iniziano una relazione sessuale basata sulla completa ignoranza di qualunque cosa riguardi la vita di entrambi fuori dall’appartamento stesso. Lui si chiama Paul, ha un rapporto controverso con la suocera e fatica a riprendersi dal suo recente lutto, per quanto faccia di tutto per accusare di fatale leggerezza la moglie suicida, che aveva anche un gentile amante, Marcel, che Paul conosce in modo educato e tranquillo.
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ULTIMO TANGO A PARIGI (IT/FR, 1972) diretto da BERNARDO BERTOLUCCI. Interpretato da MARLON BRANDO, MARIA SCHNEIDER, JEAN-PIERRE LéAUD, MASSIMO GIROTTI, MARIA MICHI, GIOVANNA GALLETTI, CATHERINE ALLéGRET, VERONICA LAZAR, LAURA BETTI
A Passy, un uomo americano di mezz’età, albergatore afflitto e disperato perché appena rimasto vedovo, e una giovane parigina si incontrano casualmente all’attico di un appartamento sfitto e iniziano una relazione sessuale basata sulla completa ignoranza di qualunque cosa riguardi la vita di entrambi fuori dall’appartamento stesso. Lui si chiama Paul, ha un rapporto controverso con la suocera e fatica a riprendersi dal suo recente lutto, per quanto faccia di tutto per accusare di fatale leggerezza la moglie suicida, che aveva anche un gentile amante, Marcel, che Paul conosce in modo educato e tranquillo. Lei si chiama Jeanne, ha una relazione altalenante e poco seria con Tom, un regista all’incirca suo coetaneo che gira insieme a lei un film amatoriale, figlia di un militare, legata affettuosamente ai ricordi d’infanzia e desiderosa di esperienze sessuali edificanti. Il rapporto fra Paul e Jeanne prosegue all’interno di una caverna primitiva che si trasforma sempre più in camera d’espiazione, luogo di sfogo delle pulsioni primordiali e abitacolo in cui riversare le frustrazioni di una vita inappagante, fra promesse non mantenute, addii simulati, forzature e confidenze non troppo intenzionali, finché la cosa non assume un carattere morboso e sfocia in un epilogo sanguinoso. È probabilmente il film più discusso e controverso della storia del cinema, o quantomeno relativamente alla sua epoca, ma i critici che allora lo tacciarono di «esasperato pansessualismo fine a sé stesso» ne hanno eccessivamente accentuato la vena che tende ad analizzarne l’aspetto che valuta il favore verso l’amore puro, perché in realtà, se lo si guarda almeno un paio di volte e con occhio esaminatore, la sua natura vera e propria è quella di un apologo estremamente pessimistico sulla condizione umana in un mondo popolato da perdenti, reietti, uomini e donne in ogni maniera compulsivi e autolesionisti: la cupezza negli animi dei due protagonisti è rivelatrice in merito alle insicurezze che covano dentro, ai desideri che si illudono di soddisfare senza riuscirvi appieno e alle conoscenze profonde che credono di avere e che puntualmente vengono smontate da un modo di vivere superficiale che mette a nudo una debolezza incolmabile e insuperabile. Il regista dichiarò in un’intervista di avere avuto l’idea di base tramite un sogno, nel quale incontrava una donna e intrecciava un rapporto amoroso con lei, ignorandone completamente la provenienza, il nome e ogni altra informazione inerente alla sua identità. L’opera vale soprattutto per il talento e la bravura incontrovertibili di un M. Brando mai stato così in forma nel definire un carattere travagliato, inquieto e approfittatore, che utilizza le donne come mezzo di appagamento dei propri piaceri fisici senza capirle davvero e soprattutto senza coglierne gli aspetti che la natura maschile non può afferrare; l’attore statunitense (1924-2004) sa anche però fornire umanità e compassione al suo protagonista perdente, accompagnandolo in una sorte segnata fin dal momento in cui varca la soglia dell’appartamento-bordello e recitando anche la sua morte con una professionalità ammirevole. Non si può fare un discorso analogo per la Schneider: oltre al fatto che la 20enne attrice di origini romene ebbe un grave esaurimento nervoso al termine delle riprese, la sua recitazione risulta sacrificata, appesantita e in parte oscurata dalla superiorità del suo collega maschile, ma una carica di sensualità e femminilità abbastanza suadenti sono elementi che non le si possono detrarre indiscriminatamente. Bravi Léaud e Girotti nelle vesti rispettivamente dell’entusiasta cineasta e del galante amante di Rose, la moglie suicida di Paul: la loro partecipazione al film servì soprattutto a delineare meglio, ai fini quantomeno della sceneggiatura, le vicende private e ricche di sofferenze di Paul e Jeanne. Splendida fotografia di Vittorio Storaro, mentre altri meriti innegabili vanno attribuiti senza dubbio ad una colonna sonora (musiche jazz composte da Gato Barbieri e orchestrate da Oliver Nelson) che appone un crescendo rossiniano alla drammaticità (e pure alla tensione drammatica) del film man mano che le sequenze progrediscono, e ad un montaggio (Franco Arcalli, coadiuvato da Roberto Perpignani) che segue passo dopo passo l’evolversi di una storia che trova la sua ragion d’essere nella sua natura anticonvenzionale, originale e trasgressiva. La trasgressione non sta tuttavia nelle accuse che non solo la critica, ma anche gli ambienti ecclesiastici, mosse al film, "condannandolo al rogo" e proibendone la trasmissione sul piccolo schermo per quindici anni, finché non fu emessa la sentenza di non oscenità nel 1987: il fatto che Ultimo tango a Parigi abbia letteralmente e decisamente rotto gli schemi rispetto al cinema erotico-drammatico del passato, sta più nella sua intenzione di rappresentare il sesso nella sua apparenza più primigenia, e specialmente nell’intenzione di raffigurarlo come mezzo di regressione umanitaria, impoverimento culturale e distruzione del raziocinio. Un esito tutto sommato felicissimo, piacevole e definitivo che raramente il regista parmigiano avrebbe saputo replicare in futuro, almeno nel cinema drammatico di cui è stato, e rimane, un maestro indiscutibile e notevolmente ferrato.
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Per raccontare la solitudine di un uomo, la sua frustrazione,il suo disorientamento,la sua alienazione,l'estraniamento rispetto al dolore, non occorreva girare Ultimo tango ,ci sono bellissimi film prima di questo che riescono agevolmente in quest'impresa.Tutto il film è nello scandalo che suscitò all'epoca la scena del burro,effettivamente poca cosa rispetto a quello che abbiamo visto dopo, ma tant'è,"o Tempora o mores" come diceva Cicerone.La critica ne fece un capolavoro,forse perchè il regista era Bertolucci,forse perchè lo scandalo di per sè suscita sempre clamore,fatto sta che il film verrà sempre ricordato.
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Per raccontare la solitudine di un uomo, la sua frustrazione,il suo disorientamento,la sua alienazione,l'estraniamento rispetto al dolore, non occorreva girare Ultimo tango ,ci sono bellissimi film prima di questo che riescono agevolmente in quest'impresa.Tutto il film è nello scandalo che suscitò all'epoca la scena del burro,effettivamente poca cosa rispetto a quello che abbiamo visto dopo, ma tant'è,"o Tempora o mores" come diceva Cicerone.La critica ne fece un capolavoro,forse perchè il regista era Bertolucci,forse perchè lo scandalo di per sè suscita sempre clamore,fatto sta che il film verrà sempre ricordato.
Sopravvalutato [-]
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DUE persone si incontrano in un appartamento parigino completamente vuoto,nudo,spoglio,come i loro corpi e le loro anime…marlon brando vittima del suicidio della moglie e erede di uno squallido motel!è un duro che ne ha passate tante come avere fatto il soldato e avere preso un infezione a cuba che gli ha gonfiato la prostata!..ma in realtà nella sua anima è fragile,sensibile..non crede di avere compreso a fondo sua moglie il motivo del suicidio,il tradimento.(lui infatti dice io nella tua vita sono stato solo un cliente!sì un cliente privilegiato ma solo un cliente)! l il modo di fare da duro è solo l immagine che dà alla ragazza giovane e ingenua per affacinarla ulteriormente spaventarla ed incuriosirla!loro si incontrano solo dentro quel appartamento fanno sesso ovunque e non sanno i propri nomi e le proprie storie.
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DUE persone si incontrano in un appartamento parigino completamente vuoto,nudo,spoglio,come i loro corpi e le loro anime…marlon brando vittima del suicidio della moglie e erede di uno squallido motel!è un duro che ne ha passate tante come avere fatto il soldato e avere preso un infezione a cuba che gli ha gonfiato la prostata!..ma in realtà nella sua anima è fragile,sensibile..non crede di avere compreso a fondo sua moglie il motivo del suicidio,il tradimento.(lui infatti dice io nella tua vita sono stato solo un cliente!sì un cliente privilegiato ma solo un cliente)! l il modo di fare da duro è solo l immagine che dà alla ragazza giovane e ingenua per affacinarla ulteriormente spaventarla ed incuriosirla!loro si incontrano solo dentro quel appartamento fanno sesso ovunque e non sanno i propri nomi e le proprie storie..ma piano piano iniziano a interessarsi uno del altrra e araccontarsi qualcosa del passato fino ad arrivare prima lei poi lui ad innamorarsi!ma lei contemporaneamente si deve sposare con un bravo ragazzo che sta' facendo un film sulla storia d amore tra lui e lei!quando i 2 si incontrano per strada e non più dentro l appartamento l incantesimo sembra sciogliersi lei continua a piangere e spicce che è finita e invece lui innamorato dichiara finalmente il suo passato e vuole cambiare vita scappare in campagna con lei ma lei dopo una sequenza d antologia prima ballando tango da ubriachi in una sal a parigina e poi in un inseguimento lo uccide arrivati in casa sua con la pistola del padre militare.il film fu accettato male dalla critica che dichiarò scandalo per la crudità delle immagini sessuali!ma bertolucci ha inquadrato bene come fare un alisi interiore attraverso 2 stili di vita completamente diversi di marlon brando!un rapporto da con una ragazzina morboso e l altro fragile con la moglie una persona che ha perso tutto ma che vuole ricominciare tutto con un persona che conosce solo sessualmente e non e interiormente!l uso della fotografia insieme alle musiche e la ambiente quasi sempre chiuso tetro danno l idea della fragilità del incertezza dei personaggi
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Personalmente sono sempre rimaso incuriosito quando mi è capitato di sentir parlare di questo film, (basti pensare che i miei genitori, che l'hanno visto al cinema nel 1972, me ne hanno sempre parlato quasi come un film "proibito" per l'epoca) così discusso e perseguitato, fino a che non ho deciso di mettere da parte le dicerie e di guardarlo con spirito critico.
Ultimo tango a Parigi è sicuramente un film complesso da analizzare.
Paul, un uomo di mezza età frustrato dalla morte della moglie e reso rozzo e insensibile da una vita triste e tormentata, incontra per caso, durante la visita di un appartamento in affitto, la bella Jeanne, una giovane ragazza benestante.
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Personalmente sono sempre rimaso incuriosito quando mi è capitato di sentir parlare di questo film, (basti pensare che i miei genitori, che l'hanno visto al cinema nel 1972, me ne hanno sempre parlato quasi come un film "proibito" per l'epoca) così discusso e perseguitato, fino a che non ho deciso di mettere da parte le dicerie e di guardarlo con spirito critico.
Ultimo tango a Parigi è sicuramente un film complesso da analizzare.
Paul, un uomo di mezza età frustrato dalla morte della moglie e reso rozzo e insensibile da una vita triste e tormentata, incontra per caso, durante la visita di un appartamento in affitto, la bella Jeanne, una giovane ragazza benestante.Tra i due scatta una passione immediata, favorita dai toni duri e decisi di Paul e dalla leggerezza della giovane.
La storia tra loro, dopo l'"esplosione" iniziale, prosegue stentatamente e Jeanne col tempo fatica ad accettare un rapporto così fugace. Paul, dal canto suo, rivela a lei molti particolari della sua vita e arriva ad innamorarsi anche "sentimentalmente", purchè non sia in grado di esprimere il suo amore se non attraverso il sesso; per questo la ragazza sembra costantemente confusa e sfuggente.
Il tutto culmina in un climax di emozioni che porterà Jeanne, sempre più turbata, addirittura ad uccidere l'amante.
Film tanto controverso quanto potente ed originale, Ultimo tango a Parigi è un'opera nella quale Bertolucci trasmette una visione pessimistica dei rapporti umani, e specificatamente di quelli amorosi. Il sesso è visto come unico rifugio da una realtà spesso tragica, grigia ed opprimente e da una società che viaggia sui binari degli schemi mentali, degli stereotipi e dell'ipocrisia.
Questo impianto utopistico fondato sulla pura passione, sul rapporto quasi primitivo e primordiale tra esseri umani però cade miserabilmente di fronte alla realtà, ed è per questo che Jeanne, frustrata da una situazione surreale, arriva ad uccidere colui che l'ha rapita nella passione.
In questo film, dove l'ottima fotografia presenta una Parigi inedita, cupa, quasi decadente, che tende a rispecchiare lo stato d'animo di Paul, è fondamentale il metodo espressivo, mai ipocrita ma diretto e volontariamente d'impatto.
L'unica pecca di un'opera straordinaria per forza emotiva, sta forse proprio nell'impatto, talmente di gran portata (soprattutto se rapportato all'epoca di uscita della pellicola) da rischiare, in un pubblico poco attento, di oscurarne la connotazione filosofica di fondo.
Impossibile poi non citare le interpretazioni di un Marlon Brando qui forse all'apice della carriera, strepitoso per intensità, con il suo solito piglio carismatico ed autoritario e di una deliziosa Maria Schneider, innocente e maliziosa al contempo (la quale però rimarrà fortemente segnata da questo film).
Termino con un consiglio per chi non avesse ancora visto questo film: non lasciatevi influenzare dai pregiudizi e giudicatelo con spirito critico, senza farvi trascinare dalle apparenze. Solamente così potrete apprezzare un 'opera (a parer mio) veramente eccezionale. [-]
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Paul, sconvolto dal suicidio della moglie, vive un periodo malinconico della sua vita; l'incontro con la giovane Jeanne in un appartamento vuoto porta i due ad una relazione erotica-sessuale, mantenendo un distacco sentimentale, ma col passare dei giorni qualcosa cambia.. Marlon Brando colpisce per la sua favolosa interpretazione, film scandalo degli anni 70 che, visto a distanza di oltre 40 anni, di scandaloso ai giorni nostri nn c'è proprio nulla. Girotti qua è l'amante della suicida, Jean pierrà Leaud interpreta il fidanzato di Jeanne, un regista al quanto strano.
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è considerato uno dei film più scandalosi del '900 ma, allo stesso tempo, è innegabile che sia stato uno dei più grandi capolavori del secolo scorso. Costitutivo, assieme a "Il conformista" e il successivo "The dreamers", della trilogia sulla capitale francese, il film di Bertolucci esce nel 1972 per poi essere proibito fino al 1987, innescando un succès de scandale che dura ancora.
Dopo il suicidio della moglie, il quarantacinquenne Paul (Marlon Brando), un americano trapiantato a Parigi, sembra aver smarrito ogni ragione per vivere. Vagando senza meta per la città, Paul incontra la ventenne Jeanne (Maria Schneider) in un appartamento in affitto in rue Jules Verne che i due casualmente si trovano a visitare insieme; scattano l'attrazione e la passione e i due sconosciuti hanno un rapporto nella casa vuota.
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è considerato uno dei film più scandalosi del '900 ma, allo stesso tempo, è innegabile che sia stato uno dei più grandi capolavori del secolo scorso. Costitutivo, assieme a "Il conformista" e il successivo "The dreamers", della trilogia sulla capitale francese, il film di Bertolucci esce nel 1972 per poi essere proibito fino al 1987, innescando un succès de scandale che dura ancora.
Dopo il suicidio della moglie, il quarantacinquenne Paul (Marlon Brando), un americano trapiantato a Parigi, sembra aver smarrito ogni ragione per vivere. Vagando senza meta per la città, Paul incontra la ventenne Jeanne (Maria Schneider) in un appartamento in affitto in rue Jules Verne che i due casualmente si trovano a visitare insieme; scattano l'attrazione e la passione e i due sconosciuti hanno un rapporto nella casa vuota. Inconsciamente isolati nel loro appartamento, fra i due nasce una relazione di sensi nel corso della quale, ignorando del partner persino il nome, esplorano a fondo le rispettive sessualità.
Sin dall'incipit è concentrato il messaggio che Bertolucci vuole trasmettere: i titoli di testa sono disposti prima a sinistra e poi a destra di due dipinti di Francis Bacon, quello d'un uomo in T-shirt che, plasmato dall'angoscia, occupa un divano scarlatto, e quello di una donna dal volto tumefatto, posta su una sedia che sembra uno strumento di tortura. Finiti i titoli i due quadri si affiancano e comincia il film che, è bene sottolineare , è iniziato da un pezzo.
Anche questo è Bertolucci, cioè l'allusione, l'ammiccamento agli spettatori d'essai. La citazione colta di Bacon e l'aver concepito la scenografia principale di "Ultimo tango a Parigi",grazie all'immenso lavoro di Vittorio Storaro che costruisce una perfetta tavolozza cromatica secondo i colori(rosa e rosso) e le volumetrie del pittore (Tangò non è solo il ballo ma anche il colore arancione), significa annunciare a chi intende sia gli scopi della storia sia la poetica del regista parmense. Proprio il cinefotografo Storaro(che non ama definirsi direttore della fotografia), ha curato la fotografia di quasi tutti i film di Bertolucci da: "Il conformista"(1970) a "Il piccolo Buddha"(1993), permettendo allo spettatore di proiettarsi all'interno di quadri cromaticamente perfetti.
"Ultimo tango a Parigi" è appunto un film di atmosfere e di attori, giocato soprattutto sul volto e sulla fisicità magnetica di una celebre star, Marlon Brando. Questo Brando invecchiato con i capelli grigi un po' lunghi e un cappotto di cammello, si imprime in maniera indelebile nell'immaginario della generazione sessantottina e di quella immediatamente successiva.
Il film infatti ci parla degli anni dopo la rivoluzione, anche sessuale (quasi in antitesi con il precedente lavoro del regista "Prima della rivoluzione"), mediante i caratteri di Jeanne e Tom(un Jeanne-Pierre Leaud, attore-feticcio di Truffaut,che incarna il cinema veritè), mentre Paul, terzo polo del classico triangolo, rappresenta la memoria, la tradizione, il cinema dei padri.
L'appartamento di Rue Jules Verne è un luogo che non sembra collegarsi alla vita esterna. C' è da dire che il nome della strada non è casuale: Verne, infatti, scriveva riguardo il possibile, la fantasia, l'immaginazione e non riguardo la realtà.
Vuoto, oscuro, silente, remoto, l'appartamento (che sarà poi ripreso per il successivo "The dreamers") è come un utero, come la caverna di Platone, ma vi campeggia un "mostro", quei mobili accatastati in un angolo bianco, che evoca appunto la sostanza baconiana e orrorifica dell'apologo. Jeanne e Paul sono soli e sanno di esserlo. Il loro rapporto pare cementato dalla paura innata di una solitudine che sarà irreversibile.
Segregati "in the box" i protagonisti si psicanalizzano a vicenda e per questo accantonano l'identità anagrafica, costruendone altre due, enigmatiche,vere e false allo stesso tempo.
Il senso del tempo infatti viene rimosso programmaticamente. Dentro quell'appartamento Jeanne e Paul ne fanno di cotte e di crude, liberano le pulsioni, sfrenano perversioni e istinti animaleschi, copulano felici o mortalmente soli (non è un caso che il loro primo rapporto sessuale avvenga in piano sequenza).
Lo studio della solitudine e delle sue anguste conseguenze sull'uomo è alla base del lavoro del regista. Devoto alla Nouvelle Vague, movimento cinematografico di fine anni '50 che promulgava la rottura con le tradizioni ed il cinema classico e che vide la partecipazione di cineasti del calibro di Truffault,Chabrol,Rohmer e Godard,il cinema di Bertolucci ne rimane positivamente influenzato. Inoltre, strizzando l'occhio ai canoni del post-moderno,il suo è anche un cinema citazionistico. Basti pensare a come il regista citi ancora "La voix humaine" di Cocteau e Rossellini, un esempio di solitudine filmata che evidentemente lo affascina. Quando Jeanne risponde al telefono dell'appartamento e Paul solleva la cornetta nella stanza accanto, senza articolare parola. O, ancora, quando Paul, a letto, narra a Jeanne il suo passato, replica una delle scene iniziali di "Ossessione" di Luchino Visconti, dove Gino, appena fatto l'amore con Giovanna, brevemente le racconta i suoi trascorsi e si mitizza La strategia di Bertolucci è proprio quella di imbrigliarci in un caleidoscopio di riferimenti, soprattutto extratestuali.
"Non voglio sapere nulla di te."
Questa frase implica il capovolgimento del paradigma della nostra società. Noi amiamo credendo di sapere tutto della persona che ci affianca. Ma per Bertolucci la passione non è legata alla conoscenza. Amore e desiderio sorgono, in questo caso, poiché non si sa nulla del partner. Quando uno dei due trasgredisce questa regola, la storia è destinata a finire.
Come conferma il regista (il cui film preferito è "La regle du jeu" di Renoir): "Ho sempre desiderato incontrare una donna in un appartamento deserto, che non si sa a chi appartenga, e fare l'amore con lei senza sapere chi è, e ripetere quest'incontro all'infinito, continuando a non sapere niente."
"Ultimo tango a Parigi", per stessa ammissione di Bertolucci, è "cinema-verità ricco", che rimembrerà nello spettatore i fasti della Nouvelle Vague. [-]
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Al giorno d'oggi di erotico e dissacrante, sconvolgente o scandaloso non ha più niente e forse non lo ha mai avuto. Rimane un'ottima interpretazione di Brando, direi eccezionale. Rimane al tristezza di un uomo disilluso, rimane il male di vivere, rimane una parigi malinconica, forse autunnale, rimane la durezza e la disillusione della vecchiaia, rimangono pochi capelli ed una pancia che cresce, rimane la giovinezza che ti sfugge su per le scale e che poi ti uccide per non vederti più, rimane un film che non da soluzioni.
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Il 14 ottobre 1972 a New York viene proiettato per la prima volta il film "Ultimo tango a Parigi" diretto da Bernardo Bertolucci e interpretato da Marlon Brando con Maria Schneider, destinato a suscitare non poche polemiche e discussioni. Nelle sale italiane arriva il 15 dicembre 1972 e la settimana dopo viene sequestrato perché con il suo "esasperato pansessualismo fine a se stesso" offende il "comune senso del pudore". Verrà condannato al rogo e solo nel 1987 finalmente riabilitato tornerà in circolazione. “Ultimo Tango a Parigi” è uno dei film che maggiormente hanno fatto discutere nella storia del cinema italiano del dopoguerra.
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Il 14 ottobre 1972 a New York viene proiettato per la prima volta il film "Ultimo tango a Parigi" diretto da Bernardo Bertolucci e interpretato da Marlon Brando con Maria Schneider, destinato a suscitare non poche polemiche e discussioni. Nelle sale italiane arriva il 15 dicembre 1972 e la settimana dopo viene sequestrato perché con il suo "esasperato pansessualismo fine a se stesso" offende il "comune senso del pudore". Verrà condannato al rogo e solo nel 1987 finalmente riabilitato tornerà in circolazione. “Ultimo Tango a Parigi” è uno dei film che maggiormente hanno fatto discutere nella storia del cinema italiano del dopoguerra. È la storia di un uomo solo, di una solitudine tipicamente “tanghista” in cui il protagonista non riesce a costruire un vero rapporto umano con nessuno. Indimenticabile è la scena del ballo d’addio, alla presenza di vecchi e squallidi frequentatori di una decadente sala da ballo. La musica del sassofonista argentino Gato Barbieri accompagna tutto lo svolgersi di un film ricco di richiami malinconici e nostalgici mentre il tango, in una versione “colta” e integrata da frequenti scomposizioni di stampo jazzistico, la fa da padrone non solo nel titolo. [-]
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