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Ultimo tango a Parigi, quando Marlon Brando divenne un... brand del sesso

Tormenti e scandali nel film ultrapopolare di Bertolucci. La versione restaurata torna al cinema il 21-22-23 maggio.
di Pino Farinotti

Ultimo tango a Parigi

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Marlon Brando 2 aprile 1924, Omaha (Nebraska - USA) - 2 Luglio 2004, Los Angeles (California - USA). Interpreta Paul nel film di Bernardo Bertolucci Ultimo tango a Parigi.
martedì 15 maggio 2018 - Focus

Domenica 6 maggio la Fondazione Prada ha proposto Ultimo tango a Parigi, in copia restaurata a cura del Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca nazionale. Era presente il regista Bernardo Bertolucci. Che la Fondazione, sempre attenta e puntuale nelle iniziative, in una sinergia artistica completa, abbia "evocato" quel titolo, è certo un segnale importante. Dopo 46 anni, il 21 maggio, il film tornerà nelle sale. Ultimo tango a Parigi, è notorio, è un titolo ultrapopolare, per molte ragioni, una delle quali non è la... qualità artistica. Le combinazioni favorevoli si allinearono in modo virtuoso, e fortunato, le ragioni primarie della sua mitologia particolare sono due: sesso e scandalo, con un lemma in più a... definire: "burro". Sappiamo. A tanti anni di distanza quel sesso e quello scandalo sono stati talmente sorpassati da essere risibili. Ma allora tutto il mondo ne parlò.

Un uomo adulto e una ragazza si incontrano in un appartamento da affittare, fanno sesso, non si dicono nulla l'uno dell'altro, neppure i nomi. Il gioco funziona finché rimane nel mistero, quando cambia quella regola, ecco il dramma.
Pino Farinotti

Il film è firmato da Bertolucci, ma in realtà è più di Marlon Brando, che aveva già avuto un'esperienza italiana, nel 1969, con Queimada, di Gillo Pontecorvo. Ma il dominus, su quel set, fu Brando, che portò Pontecorvo sull'orlo di una crisi di nervi, fino al crollo del regista che, convalescente, dichiarò, che il film non era suo ma di Brando. Bertolucci capì che non poteva contrastare il divo americano, mise il rapporto sul piano dell'istinto e accettò tutte le sue invenzioni, peraltro funzionali.
La storia vive quando in scena c'è Brando. La giurisdizione di Bertolucci è quasi un secondo film che richiama un'ispirazione del regista, la Nouvelle Vague, con tanto di segnale forte, la presenza di Jean-Pierre Léaud, attore simbolo, il bambino protagonista de I quattrocento colpi di Truffaut, titolo manifesto di quel movimento. Il film uscì vietato ai minori di diciotto anni, la censura impose un taglio di otto secondi del primo amplesso, tuttavia fu sequestrato, per oscenità, poi liberato, poi di nuovo sequestrato con tanto di ordine di distruzione del negativo. Bertolucci - non Brando - fu condannato a cinque anni di perdita dei diritti civili. Col "mutamento del senso del pudore" il regista venne riabilitato e il film riprese a vivere. Era il 1987.


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In foto Marlon Brando e Maria Schneider in una scena del film.
In foto Marlon Brando e Maria Schneider in una scena del film.
In foto Marlon Brando e Maria Schneider in una scena del film.

Dalla critica e dal movimento del cinema non si erano levati applausi. Bergman disse che la storia era incompleta, che sarebbe stata davvero compiuta se invece della ragazza ci fosse stato un ragazzo. Bertolucci non aveva avuto il coraggio sufficiente per completare la trasgressione. Ai nostri giorni un regista mostra invece coraggio se racconta una storia d'amore fra un uomo e una donna.
Ma la vicenda di Ultimo tango a Parigi era ormai consolidata e continuava con tanto di passaggi televisivi. Col passare del tempo la famosa scandalosa pratica del burro era diventata una gag. Ma, soprattutto, Brando lasciò un segno, il suo personaggio, Paul, tormentato, dolente, maledetto, cinico, soprattutto fallito, fece presa.

Marlon aveva 48 anni, era nel pieno del suo appeal. Gira per Parigi coi capelli al vento, il bavero del cappotto alzato, uno sguardo triste e intenso da poterci camminare sopra. E Brando divenne un... brand del sesso.
Pino Farinotti

Le donne impazzivano, i magazine stilarono classifiche dove l'attore dominava dall'alto tutti i sex symbol. Ma c'è di più, scattò una vera emulazione, di quarantenni che si lasciarono andare o che presero a sdraiarsi sui lettini degli psicanalisti. I cappotti di cammello ebbero un'impennata di vendite. A Parigi venne aperto uno spazio che conteneva dei cartonati, immagini dell'attore a grandezza naturale, visitato dalle signore che si lasciavano andare a tutte le fantasie erotiche.
Il film conserva una certa vedibilità, soprattutto conserva quella memoria di opera un po' disordinata ma con una certa forza. Che è la forza di Marlon Brando. Quell'anno, il 1972, fu davvero propizio per l'attore, che era caduto e si era rialzato più volte, dai suoi tempi eroici, gli anni cinquanta. Fece un provino - sì, il più grande attore di cinema fece un provino - e... fu preso. E diede corpo e volto a don Vito Corleone. Altro personaggio... non banale. Maria Schneider, ventenne al tempo del film, non si emancipò mai da quel ruolo. Ebbe una vita difficile, segnata dalla droga, tentò il suicidio. Morì nel 2011, a soli 58 anni, di cancro ai polmoni.


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