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Torna al cinema 4 mosche di velluto grigio, l'opera di Dario Argento in stato di grazia

L’indimenticabile thriller del regista nella nuova splendida versione in 4K. Da oggi anche al cinema La Compagnia di Firenze. 
di Rudy Salvagnini

Bud Spencer (Carlo Pedersoli) 31 ottobre 1929, Napoli (Italia) - 27 Giugno 2016, Roma (Italia).
lunedì 14 luglio 2025 - Focus

Opera di un regista in evidente stato di grazia, pieno di fervore creativo e di voglia di innovare, 4 mosche di velluto grigio - da oggi al cinema La Compagnia e nelle sale italiane, nella versione 4k - è al tempo stesso il culmine di una fase, un momento di passaggio e il prodromo di una nuova fase del tutto diversa che prenderà forma qualche anno più tardi con Profondo rosso dopo la momentanea cesura rappresentata da Le cinque giornate. Sulla scia del grande e improvviso successo di L’uccello dalle piume di cristallo e di Il gatto a nove code, infatti, solo apparentemente Dario Argento offre un’altra portata dello stesso piatto, quello che è stato denominato giallo all’italiana e che ha avuto così tanto rilievo anche all’estero al punto che i thriller italiani del periodo - argentiani o no - vengono denominati tutti quanti giallo-movies dalla critica anglofona.

Solo apparentemente, perché in realtà, anche se pure stavolta c’è un essere del mondo animale nel titolo - che conclude così la cosiddetta trilogia degli animali - 4 mosche di velluto grigio è profondamente diverso dai due film che l’hanno preceduto, pur essendo anch’esso un thriller basato sulla ricerca di un colpevole che uccide in modo misterioso e pur essendo basato anch’esso su un astuto (e stavolta molto immaginifico) colpo di scena rivelatore. Proprio il colpo di scena dimostra la volontà di svincolarsi da un realismo di detection per abbracciare elementi più allucinatori e psichedelici. È vero che la teoria secondo cui è possibile ricavare della retina l’immagine vista da ultimo da un defunto aveva goduto all’epoca degli onori della cronaca - tanto che era stata poi utilizzata anche in un altro ottimo film, Horror Express - ma è chiaro che un concetto del genere valeva soprattutto in un quadro quasi fantascientifico, anche se reso perfettamente credibile nel contesto di una narrazione visionaria.
 


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In foto una scena del film.

Credibile e soprattutto del tutto efficace come coup de théâtre all’interno appunto di una trama sempre più allucinata e meno realistica che prelude al delirio apertamente horror che, dopo un thriller ancora più maniacale come Profondo rosso, caratterizzerà Suspiria e ancor più Inferno. Ma 4 mosche di velluto grigio mostra anche un altro aspetto particolare e un po’ in controtendenza nel cinema di Dario Argento, quello di una approfondita ricerca del comic relief, di aspetti da commedia che sembrano quasi incongrui all’interno di una trama così avviluppata sulla descrizione di delitti sanguinari, ma che permettono ad Argento di mostrare una vena umoristica a volte non banale. Il personaggio di Dio dà a Bud Spencer la possibilità di mostrare le sue naturali capacità di caratterista tanto istrionico quanto misurato, mentre Oreste Lionello si spende con vivacità in un ruolo che “abita” con estrema naturalezza e sapienza nei tempi comici. Ma se questi sono personaggi quasi ultronei la cui importanza ai fini dello sviluppo del racconto è minimale - al di là del ruolo da deus ex machina ricoperto quasi accidentalmente da uno di loro - il vero personaggio da commedia che “entra” pienamente nella storia e la caratterizza è quello dell’investigatore privato omosessuale affidato a un attore di vaglia come Jean-Pierre Marielle.

Se non mancano i tratti caricaturali nella descrizione del suo orientamento sessuale, bisogna tenere conto di come i gay erano descritti, in modo normalmente molto irridente, nei film dell’epoca per capire come in realtà Argento, con l’insostituibile complicità dell’attore, abbia saputo darne un ritratto rispettoso e molto umano. L’insieme di questi elementi mostra come, nel raccontare la vicenda intricata di un musicista che si trova coinvolto in un ricatto dopo aver creduto d’aver ucciso un uomo, Argento abbia cercato di tenere insieme diverse anime narrative, ma mostra anche e soprattutto come 4 mosche di velluto grigio sia un deciso passo avanti sulla strada che l’avrebbe portato a diventare un maestro riconosciuto del thriller e dell’horror e del cinema in generale.      


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