rongiu
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lunedì 30 aprile 2012
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"betulle"
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Il pozzo
-Com’è profondo. Vero mamma? Ivan
Si, e quando il pozzo è molto profondo, ci si può vedere una stella anche se splende la luce del sole.Mamma
-E quale stella?
Una qualunque.
-La vedo mamma! La vedo!
Si, si. Eccola là.
-Ma come è possibile?
Perché laggiù per lei è notte.
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Il pozzo
-Com’è profondo. Vero mamma? Ivan
Si, e quando il pozzo è molto profondo, ci si può vedere una stella anche se splende la luce del sole.Mamma
-E quale stella?
Una qualunque.
-La vedo mamma! La vedo!
Si, si. Eccola là.
-Ma come è possibile?
Perché laggiù per lei è notte. Lei si mostra come di notte.
-Ma non è notte adesso, è giorno!
Per noi sì, è giorno. Ma per la stella è notte.
Ivan è giù nel pozzo, con le mani immerse nell’acqua tenta di prenderla quella stella. Vuole regalarla alla sua mamma. Uno sparo, un unico maledetto colpo e la mano inevitabilmente deve lasciare la presa. Fune e catino precipitano velocemente giù per le pareti. Ivan ha capito. Pochi metri più su, a terra, riverso, ancora una volta, troverà un corpo. Ancora una volta la sua mamma è stata ammazzata.
Il film di Andrej Tarkowskij \ primo lungometraggio / è privo di feticismi politici, adorazioni di sistema. La grande Armata Russa è come ibernata e con essa la Wehrmacht dell’austriaco Cancelliere del Reich. Dove sono le inquadrature del teatro bellico, gli inerti corpi e le anime in movimento? Non vedo tracce, né quadri. Ed allora mi par di capire che Tarkowskij ed il suo giovane Ivan, desiderino imprimere nell’animo dello spettatore una luce che lo guidi all’interno di una storia, fuori dalla Storia.
Ma, chi è Ivan? \ Nikolai Burljaev /
Biondo, bellissimo, con tanta voglia di vivere, di crescere per amare; Ivan non conosce il dolore. Il Dolore, che nel breve volgere di alcuni mesi trasforma, un corpo puberale in corpo adulto. Una mente incisa, in un corpo deciso. Ivan è, ora, un piccolo, dorato, guerriero, \ informatore per l’esercito russo / pronto a tutto e con un unico obiettivo; stroncare l’esistenza di chi di quel dolore ne è stato radice. “Maledetta guerra, maledetti tedeschi!”. L’infanzia di Ivan è diventata solo uno splendido, ricorrente sogno, dal quale troppo spesso si deve a malincuore risvegliare stremato ed estremamente agitato. Durano poco, però, le odiate creature. Ivan non può permettersi di vivere nelle inquietudini, nello sgomento, la Realtà ha bisogno di lui, perché ha piena consapevolezza del territorio, delle paludi. Sa muoversi con naturalezza, nelle acque fredde del Dnepr, da una riva all’altra, di giorno come di notte, spinto da una misteriosa forza. Il Dnepr con la sua linfa vitale, è diventata la sua seconda casa. Su queste acque aleggerà un giorno felice, terminata la missione. Ma, quanti lo sapranno? Quanti al termine della guerra si ricorderanno di lui?
L’infanzia, purtroppo, non è uguale per tutti. Per il nostro Ivan è stato un diritto negato. Sul suo volto non è stato possibile veder sfiorire la bellezza.
Luckines!
Soggetto: dal racconto Ivan di Vladimir Bogomolov
Sceneggiatura: Michail Papava / Vladimir Bogomolov
Fotografia: (b/n) Vadim Yusov
Musica: Vjačeslav Ovčhinnikov
Montaggio: Ljudmila Fejginova
Interpreti
Irma Tarkovskaja \ mamma di Ivan /
Nilolai Burlyayev \ Ivan /
Valentin Zubkov \ Capitano Kholin /
Yevgenij Žarikov \ Tenente Galtsev /
Stepan Krylov \ Cpl. Katasonov /
Nikolaj Grinko \ Ten. Colonnello Grjaznov /
Dmitrij Miljutenko \ uomo col gallo /
Festival di Venezia: Leone d’oro al miglior film – 1962
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tarantinofan96
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sabato 11 luglio 2015
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l'esordio di un maestro
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Un'opera asciutta, semplice (per quanto possa accostarsi l'aggettivo "semplice" al cinema di Tarkovskij) se paragonata ai successivi lavori del regista. Tuttavia, siamo di fronte a un film di grande spessore, intriso di profonda umanità che non si ferma davanti a nulla pur di mostrare l'infanzia distrutta di un bambino costretto a (soprav)vivere in un paese distrutto dalla guerra.
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Un'opera asciutta, semplice (per quanto possa accostarsi l'aggettivo "semplice" al cinema di Tarkovskij) se paragonata ai successivi lavori del regista. Tuttavia, siamo di fronte a un film di grande spessore, intriso di profonda umanità che non si ferma davanti a nulla pur di mostrare l'infanzia distrutta di un bambino costretto a (soprav)vivere in un paese distrutto dalla guerra.
Il film mette in luce lo smarrimento interiore di Ivan in una serie di immagini oniriche, flashback e abili movimenti di camera con cambi di angolature e soggettive che rivelano già tutta la maestria di uno dei migliori registi che il cinema abbia mai avuto.
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greyhound
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martedì 22 marzo 2016
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le vite rubate
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L’Infanzia di Ivan è il primo lungometraggio girato da Tarkovskij. Ma nonostante ciò è capace di esprimere un punto di vista particolare rispetto a una trama altrimenti molto sfruttata. Infatti Ivan, il ragazzino poco più che bambino, è il protagonista di questa vicenda che si svolge durante gli anni della Grande Guerra Patriottica (così com’è conosciuta in Russia e paesi ex URSS la lotta sul fronte orientale durante la II Guerra Mondiale).
Tradizionalmente una vicenda di tal genere sarebbe stata dipinta come un insieme di gesti eroici, esplosioni, fumo e devastazioni. Qui, invece, l’unico elemento rimanente è quello della distruzione, materiale e umana, incarnata pienamente dalle trincee, dalle isbe delle pianure ucraine completamente cancellate, e dalla necessità dei diversi personaggi di resistere alla situazione cercando di proseguire le proprie vite con quel briciolo di umanità ancora presente.
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L’Infanzia di Ivan è il primo lungometraggio girato da Tarkovskij. Ma nonostante ciò è capace di esprimere un punto di vista particolare rispetto a una trama altrimenti molto sfruttata. Infatti Ivan, il ragazzino poco più che bambino, è il protagonista di questa vicenda che si svolge durante gli anni della Grande Guerra Patriottica (così com’è conosciuta in Russia e paesi ex URSS la lotta sul fronte orientale durante la II Guerra Mondiale).
Tradizionalmente una vicenda di tal genere sarebbe stata dipinta come un insieme di gesti eroici, esplosioni, fumo e devastazioni. Qui, invece, l’unico elemento rimanente è quello della distruzione, materiale e umana, incarnata pienamente dalle trincee, dalle isbe delle pianure ucraine completamente cancellate, e dalla necessità dei diversi personaggi di resistere alla situazione cercando di proseguire le proprie vite con quel briciolo di umanità ancora presente. Si veda a tal proposito l’affetto che i soldati hanno per il piccolo Ivan, orfano di madre e probabilmente anche di padre, e il tentativo quasi disperato di amare l’unica donna presente al fronte.
Ciò che Ivan stesso, tuttavia, incarna è duplice: da una parte è il desiderio di vendetta nei confronti degli invasori tedeschi, che non vengono mai mostrati (a sottolineare una diversità del regista rispetto ad altri colleghi del periodo) e quindi in grado d’incarnare la figura di nemico “invisibile” e per questo più temibile da punto di vista psicologico, mentre dall’altra parte con i continui flashback siamo resi partecipi della vita felice del bambino (e degli altri abitanti) in un tempo andato, che apparentemente non è più in grado di tornare. Ivan, non a caso, come mostra ottimamente una scena del film, è vittima dei suoi incubi e percepisce nemici e pericoli ovunque; un sintomo di ciò che oggi conosciamo come Sindrome da Stress Post-Traumatico che colpisce molti soldati tornati dal fronte.
Si possono anche sottolineare ulteriori elementi stilistici, come l’uso dei paesaggi (stupendi seppur ripresi in bianco e nero), dei primi piani sui volti dei personaggi e la presenza, sparsa qua e là, di elementi che richiamano alla religione (le pagine del libro che Ivan sfoglia, l’immagine dipinta sulle mura distrutte e la croce, unico oggetto rimasto in piedi dopo il bombardamento tedesco).
In definitiva si può affermare come quest’esordio registico si concluda con una morale di fondo: la guerra distrugge ogni cosa e la pace, suo contraltare, non è in grado di riportare quelle stesse cose al proprio posto. Di conseguenza il tempo passato non è in grado di ritornare.
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luca scial�
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sabato 29 dicembre 2012
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infanzia violata dalla guerra
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Ivan è un ragazzino di 12 anni bielorusso che la guerra ha scippato alla sua vita felice e spensierata. Gli ha portato via la madre, uccisa, e il padre, caduto sul fronte. Gli ha sottratto gli amici d'infanzia e l'innocenza. La vita dura lo ha già preparato alla guerra e vorrebbe collaborare con i soldati contro i tedeschi, ma i gerarchi preferiscono che si prepari prima al meglio. Alla fine la sua testardaggine lo porterà sul fronte ma pagherà un caro prezzo.
Primo lungometraggio e prima opera di spessore di Tarkosky, regista bielorusso emerso quando l'Urss, con la morte di Stalin, si apriva a un cinema poco propagandistico e neorealista. Tecnica registica sublime, storia struggente, grandissima prova del giovane interprete di Ivan.
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Ivan è un ragazzino di 12 anni bielorusso che la guerra ha scippato alla sua vita felice e spensierata. Gli ha portato via la madre, uccisa, e il padre, caduto sul fronte. Gli ha sottratto gli amici d'infanzia e l'innocenza. La vita dura lo ha già preparato alla guerra e vorrebbe collaborare con i soldati contro i tedeschi, ma i gerarchi preferiscono che si prepari prima al meglio. Alla fine la sua testardaggine lo porterà sul fronte ma pagherà un caro prezzo.
Primo lungometraggio e prima opera di spessore di Tarkosky, regista bielorusso emerso quando l'Urss, con la morte di Stalin, si apriva a un cinema poco propagandistico e neorealista. Tecnica registica sublime, storia struggente, grandissima prova del giovane interprete di Ivan. Il film gli valse il Leone d'oro a Venezia, ex aquo con l'italiano Cronaca familiare di Valerio Zurlini. Un inizio promettente per uno dei massimi registi sovietici.
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