jourdain
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venerdì 9 novembre 2007
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truffaut nuota felice nella nouvelle vague
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A mio parere "Tirez sur le pianiste" è il film di Truffaut che "maggiormente partecipa alla nouvelle vague", nel senso che è il film in cui il regista sguinzaglia liberamente e secondo il proprio gusto le proprie idee registiche e le sue trovate stilistiche,in modo da andare chiaramente in contrasto con le regole del criticato "cinema di papà".
Superficialmente catalogabile come un film noir, "Tirez sur le pianiste" contiene svariate tematiche anche autobiografiche.
Straordinari i momenti in cui si ha l'impressione che siano gli attori stessi ha dirigere il film mentre recitano: appunto in questo senso è il film "maggiormente nouvelle vague" di Truffaut.
Accosto questo film ad "A bout de souffle" di Godard non solo per l'apparente dominio delle tematiche gangster, ma anche perchè, insieme al capolavoro di Godard, è il film che più rappresenta le innovazioni e le violazioni stilistiche del cinema francese di fine anni '50.
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marco santillani
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lunedì 12 settembre 2011
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un film non per tutti
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Un film non per tutti, questo voleva fare Truffat, quando decise di girare "Tirate sul pianista". Eh si, perchè dopo "I 400 colpi" il successo avuto, rischiava di far naufragare l'io del regista francese. Lui stesso dichiarò che era troppo libero, poteva fare qualsiasi cosa, visto l'enorme successo ottenuto. Per questo scelse di puntare ad un film raffinato, non adatto a tutti, un film di classe. Scelse un romanzo avvincente, con ritmi elevati, alla "cinema americano" ed adattò quindi " Non sparate sul pianista" di David Goodis. Lo stesso Truffat dichiarò che per lui sarebbe stato difficile scrivere una storia così ricca di azione, con sparatorie, inseguimenti.
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Un film non per tutti, questo voleva fare Truffat, quando decise di girare "Tirate sul pianista". Eh si, perchè dopo "I 400 colpi" il successo avuto, rischiava di far naufragare l'io del regista francese. Lui stesso dichiarò che era troppo libero, poteva fare qualsiasi cosa, visto l'enorme successo ottenuto. Per questo scelse di puntare ad un film raffinato, non adatto a tutti, un film di classe. Scelse un romanzo avvincente, con ritmi elevati, alla "cinema americano" ed adattò quindi " Non sparate sul pianista" di David Goodis. Lo stesso Truffat dichiarò che per lui sarebbe stato difficile scrivere una storia così ricca di azione, con sparatorie, inseguimenti.... In quel periodo inoltre, lui aveva scritto un altro film: "Fino all'ultimo respiro", che però decise di affidarlo a Godard, proprio per girare "Tirate sul Pianista". Aznavour rappresenta Truffat: lo stesso carattere mite, ma con la stessa grinta nello sguardo. C'è una scena che sembra raccontare proprio la vera indole di Truffat, quando il barista, dice a Charly (Aznavour) che dietro all'apparente sua sicurezza, si nasconde un uomo timido... timido nell'approcciare con le donne. Ed infatti è vero: la scena successiva, Charly (ex grande pianista, ora semplice suonatore di piano in uno scalcinato locale) tenta di sedurre la giovane cameriera, ma trova grande difficoltà. Il film è un manifesto alla timidezza di Truffat, incarnata magistralmente da Aznavour.
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fedeleto
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venerdì 11 novembre 2011
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applaudite al regista!
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E' una parigi buia,quella dove un pianista di successo caduto in disgrazia si ritrova immischiato in una resa dei conti tra il fratello e dei gangster.Dopo notevoli sforzi e amori sfortunati si concludera' la vicenda ,lasciando un triste e solitario epilogo.Dopo l'esordio dei 400 colpi Truffaut cambia genere,portando una pellicola noir dove non manca pero' l'elemento ironico ed allo stesso tempo tragico.Il personaggio principale Charlie-eduard,e' in realta' un uomo sconfitto dalla vita,ha perso sua moglie per essere arrivato alla sua carriera ,ed infine perde la donna che ama e lo aiuta nella lotta con i gangster.L'amore in questo caso e' la morte ,il suo compito o vocazione e' solo il pianoe niente puo' separarlo da quresto incantevole strumento.
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E' una parigi buia,quella dove un pianista di successo caduto in disgrazia si ritrova immischiato in una resa dei conti tra il fratello e dei gangster.Dopo notevoli sforzi e amori sfortunati si concludera' la vicenda ,lasciando un triste e solitario epilogo.Dopo l'esordio dei 400 colpi Truffaut cambia genere,portando una pellicola noir dove non manca pero' l'elemento ironico ed allo stesso tempo tragico.Il personaggio principale Charlie-eduard,e' in realta' un uomo sconfitto dalla vita,ha perso sua moglie per essere arrivato alla sua carriera ,ed infine perde la donna che ama e lo aiuta nella lotta con i gangster.L'amore in questo caso e' la morte ,il suo compito o vocazione e' solo il pianoe niente puo' separarlo da quresto incantevole strumento.Ottimo l'elemento commedia che Truffaut inserisce(quando il gangster mentendo giura che potesse morire sua madre se non e' vero e in quel momento muore)ma l'atmosfera noir e' ben rappresentata soprattutto nella scena finale delle sparatorie.Nonostante l'insuccesso nelle sale cinematografiche e le critiche troppo severe nei confronti di questo film giudicato nettamente inferiore all'esordio ,si riconosce invece un Truffaut sperimentale che gioca con il genere omaggiando il cinema noir,e non manca il suo talento tecnico(bellissima la scena dell'audizione ove il suono del violino viene sotituito a quello del pianoforte,un esempio di non-incontro e dunque di solitudine,tema in cui Truffaut finora ha affrontato in entrambe le pellicole)un ottima interpretazione del protagonista Charles Azvanar,condannato ad un triste destino di malinconica solitudine.
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erreaudace
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martedì 29 novembre 2011
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grandissimo film sull'amore e la timidezza
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truffaut parla della timidezza e dell'amore mescolando stili e generi. un film immortale che trova un fiasco commerciale a livello di pubblico e critica ma resta tra le opere immortali per i veri appassionati di cinema.In un cinema di new york fu in cartellone ininterrottamente per oltre un anno. Film dedicato ai cinefili e alle persone sensibili che possono cogliere grandezza e stile di un regista davvero unico. Da non perdere.
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luca scialò
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lunedì 31 ottobre 2011
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tornare ogni volta al punto di partenza
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Charlie è il pianista di un locale, introverso, timido e silenzioso. I suoi giorni passano senza grandi emozioni, finquando Chico, uno dei suoi fratelli, si nasconde nel locale inseguito da due uomini. Il passato torna così prepotentemente nella sua vita, perché si sa, da quello non sfuggi mai. E così rievoca anche i giorni in cui era un pianista famoso, in un flashback amaro e un presente non certo migliore.
Sebbene si tratti del suo quarto film, successivo a quello della notorietà, ovvero I quattrocento colpi, Truffaut comincia già ad osare, avere un suo taglio preciso, non omologarsi alle aspettative di chi produce i suoi lungometraggi o a quelle del pubblico.
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Charlie è il pianista di un locale, introverso, timido e silenzioso. I suoi giorni passano senza grandi emozioni, finquando Chico, uno dei suoi fratelli, si nasconde nel locale inseguito da due uomini. Il passato torna così prepotentemente nella sua vita, perché si sa, da quello non sfuggi mai. E così rievoca anche i giorni in cui era un pianista famoso, in un flashback amaro e un presente non certo migliore.
Sebbene si tratti del suo quarto film, successivo a quello della notorietà, ovvero I quattrocento colpi, Truffaut comincia già ad osare, avere un suo taglio preciso, non omologarsi alle aspettative di chi produce i suoi lungometraggi o a quelle del pubblico. Traspone per il grande schermo un romanzo noir, Non sparate sul pianista, di David Goodis. Lo fa discretamente, non riuscendo ad evitare forse inevitabili scene dilatate, dialoghi eccessivi, flashback mal gestiti.
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francesco2
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sabato 3 settembre 2011
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tirate un pò su questo (bravo)regista
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Come emerge dai primi due film realizzati, tra cui questo, e dall'ultimo, "Finalmente Domenica"!, Truffaut appariva veramente "L'uomo che amava i film". Al punto che delle volte li interpretava oltre a dirigerli, e di avere alternato ad opere impegnate come "Il ragazzo selvaggio" dei veri e propri omaggi al cinema, come le tre opere appena citate. Essere "Cine-fili" non è necessariamente un insulto; del resto, in Greco "Filos" è "Amico". Tuttalpiù, si potrebbe rimproverare una certa (O molta) incoerenza, nel momento in cui i padri
della "Nouvelle vague", accusati o definiti autori di un "Parricidio", omaggiano il cosiddetto "Cinema di papà".
Se oltretutto si aggiunge che, paradossalmente, un autore -Per chi lo consideri tale- postmoderno o addirittura di rottura come tarantino, in film come "Jackie Brown", omaggia (Benissimo) il cinema vecchio o nuovo che sia, si capisce che il problema di fondo è un altro.
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Come emerge dai primi due film realizzati, tra cui questo, e dall'ultimo, "Finalmente Domenica"!, Truffaut appariva veramente "L'uomo che amava i film". Al punto che delle volte li interpretava oltre a dirigerli, e di avere alternato ad opere impegnate come "Il ragazzo selvaggio" dei veri e propri omaggi al cinema, come le tre opere appena citate. Essere "Cine-fili" non è necessariamente un insulto; del resto, in Greco "Filos" è "Amico". Tuttalpiù, si potrebbe rimproverare una certa (O molta) incoerenza, nel momento in cui i padri
della "Nouvelle vague", accusati o definiti autori di un "Parricidio", omaggiano il cosiddetto "Cinema di papà".
Se oltretutto si aggiunge che, paradossalmente, un autore -Per chi lo consideri tale- postmoderno o addirittura di rottura come tarantino, in film come "Jackie Brown", omaggia (Benissimo) il cinema vecchio o nuovo che sia, si capisce che il problema di fondo è un altro. Cioé: non si può confondere l'omaggio ad un'Arte (Il cinema o qualunque altra) con la mancanza di una Storia. Né, come dimostra "Finalmente Domenica"!, fare cinema di genere (Definizione oltretutto oggi in crisi) equivale
a non avere uno sguardo sulla società del tempo(E non).
"Tirate sul pianista" mescola, forse, vari generi (Il noir, il poliziesco propruiamente detto, persino la stessa "Nouvelle Vague"), ma rispetto al film con la ARrant manca un intreccio che non sia pretestuoso: si vedano lo spunto iniziale del fratello, sfruttato male, o la modalità con cui avviene l'omicidio che costringerà i poliziotti a seguire il protagonista. La Storia del pianista che cambia vita appare rifatta, anche se chi scrive ovviamente la vede con lo sguardo di oltre cinquant'anni dopo. Mancano spunti comel abionda "Da sogno" sempre dell'opera citata. Resta una certa malinconia di fondo nel guardare l'artista, che si autocondannerà ad una tristezza forse irrimediabile, ed alcuni spunti appena simpatici, come i le figure dei rapitori.
Il finale appare anch'esso rifatto come alle volte lo era sembrato l'intero film, privo di un'autentica ispirazione, specchio di un giovane e(in futuro(bravo) artista, alle prese con simpatiche ossessioni che sfrutta maluccio.
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