La strada |
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Un film di Federico Fellini.
Con Anthony Quinn, Giulietta Masina, Richard Basehart, Aldo Silvani, Marcella Rovere.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 107 min.
- Italia 1954.
MYMONETRO
La strada
valutazione media:
4,77
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un piccolo clown che suona la trombadi Paola Di GiuseppeFeedback: 25414 | altri commenti e recensioni di Paola Di Giuseppe |
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lunedì 23 novembre 2009 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Una spiaggia del litorale laziale apre il film, bambini che scorrazzano,Gelsomina entra nel campo visivo di spalle,col suo lungo mantellaccio e la scodellina gialla di capelli in testa (è un bianco e nero, quello di Fellini, che i colori te li fa immaginare). In fondo,tra le dune e i cespugli di un tempo ormai neppure più nella memoria (anni ’50, si andava al mare se si poteva e si piantava l’ombrellone a caso su spiagge semivuote)la casupola piena di fratellini di Gelsomina,la madre, odiosissima e petulante,che l’ha venduta per diecimila lire a Zampanò e lui,enorme, selvatico,scuro, appoggiato ad un palo,che aspetta di andarsene con l’acquisto appena fatto. Gelsomina è già tutta qui,in questa prima scena,dove incredulità, dolore,e poi, all’improvviso, orgoglio e stralunata allegria passano in rapida successione nei suoi occhi tondi tondi,nei gesti da bambolina mal assemblata da un giocattolaio pazzo,nella ruota del mantello che le gira intorno e se la porta via, lungo quella strada di miseria che attraverserà con Zampanò. Gelsomina si è sentita scelta,poco importa che lui la tratti come un oggetto qualsiasi, come un sasso “anche i sassetti servono, perchè se questo è inutile, allora è inutile tutto: anche le stelle” le dirà il Matto, buffo equilibrista la cui vita è sempre "un filo teso nel vuoto"un po’ filosofo e un po’ scanzonato,sempre sorridente, anche lui sulla strada, a vivere alla giornata in quell’Italietta in ricostruzione,dove ci si divertiva con poco,in piazza,fra girovaghi e saltimbanchi,mentre Zampanò spaccava la catena coi pettorali e Gelsomina batteva sul tamburo. Ma poi aveva imparato il mestiere, Gelsomina, e suonava con la tromba quel motivo che dà un calore disperato a tutto il film e un giorno Zampanò lo sentirà nell’aria,qualcuno lo canta,e allora saprà che Gelsomina è morta,l’avevano trovata sperduta sulla spiaggia,dopo che lui l’aveva abbandonata e lei non aveva più parlato per anni,chiusa nella sua muta follia.Solo, aveva continuato a suonare quel motivo. La morte del Matto,vittima della violenza di Zampanò,aveva avvolto il mondo di Gelsomina in un involucro di silenzio,riusciva solo a ripetere “il Matto sta male” e fare goffi tentativi di fuga da quel carrozzone che non aveva mai voluto lasciare prima,perchè, nella sua piccola testa di donna-bambina era forte la convinzione che Zampanò avesse bisogno di lei. Ora è davvero sola,è sparito quel mondo al di là delle cose che soltanto lei riusciva a vedere,come i bambini che nella strada buia sentono intorno a sè i personaggi delle favole,e il rifugio è nella sommessa pazzia che l’addormenta, mentre Zampanò fugge via,incapace di capire . Il mare,lo stesso che aveva aperto il film,ora lo chiude e sulla riva Zampanò piange,un pianto inaspettato,o forse no,in un destino di miseria si può essere matti sorridenti che contano le stelle, o piccoli clown che suonano la tromba, o giganti troppo soli e senza speranza per riuscire ad essere umani.Ma capita anche di piangere. Sulla strada scorrono queste solitudini e per un po’ viaggiano insieme.Poi quel mare,di notte,ne cancellerà le tracce. Il mare dei ricordi infantili,i clown con i loro convogli sgangherati,la realtà che trasfigura in favola,la sfuma in lirismo senza perderne i connotati ruvidi e stranianti,Fellini, trentaquattrenne,c’è già tutto in questo film e il tema sonoro di Gelsomina ha attraversato mezzo secolo e ancora disegna nell’aria quel buffo,piccolo clown con la testa che sembra un carciofo.
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