lady libro
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domenica 20 febbraio 2011
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capolavoro universale
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Questo film è semplicemente uno dei più belli di tutta la storia del cinema: regia, cast, sceneggiatura, scenografia e il resto sono completamente perfetti. La storia è dolcissima, toccante e commovente: Giulietta Masina appare veramente brava nei panni dell'innocente e delicata Gelsomina (nonostante a quell'epoca avesse circa trent'anni, la sua magnifica interpretazione fa sembrare il suo personaggio una ragazzina), Richard Basehart è sicuramente la pronta risata e l'elemento comico di tutto il film, bravissimo pure lui. Ma il vero attore perfetto è Anthony Quinn: Fellini non aveva certo sbagliato a scritturarlo per la parte del rude Zampanò, personaggio con cui il grande Quinn ha veramente dato il meglio di sè, con un'interpretazione indimenticabile nel tempo.
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Questo film è semplicemente uno dei più belli di tutta la storia del cinema: regia, cast, sceneggiatura, scenografia e il resto sono completamente perfetti. La storia è dolcissima, toccante e commovente: Giulietta Masina appare veramente brava nei panni dell'innocente e delicata Gelsomina (nonostante a quell'epoca avesse circa trent'anni, la sua magnifica interpretazione fa sembrare il suo personaggio una ragazzina), Richard Basehart è sicuramente la pronta risata e l'elemento comico di tutto il film, bravissimo pure lui. Ma il vero attore perfetto è Anthony Quinn: Fellini non aveva certo sbagliato a scritturarlo per la parte del rude Zampanò, personaggio con cui il grande Quinn ha veramente dato il meglio di sè, con un'interpretazione indimenticabile nel tempo.
Non c'è dubbio: Fellini era uno dei migliori registi al mondo e forse il miglior regista italiano. Recensire i suoi film con le parole è praticamente impossibile, perchè lui puntava al cuore, alla mente e all'anima dello spettatore che non possono esprimersi a parole.
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paola di giuseppe
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lunedì 23 novembre 2009
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un piccolo clown che suona la tromba
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Una spiaggia del litorale laziale apre il film, bambini che scorrazzano,Gelsomina entra nel campo visivo di spalle,col suo lungo mantellaccio e la scodellina gialla di capelli in testa (è un bianco e nero, quello di Fellini, che i colori te li fa immaginare).
In fondo,tra le dune e i cespugli di un tempo ormai neppure più nella memoria (anni ’50, si andava al mare se si poteva e si piantava l’ombrellone a caso su spiagge semivuote)la casupola piena di fratellini di Gelsomina,la madre, odiosissima e petulante,che l’ha venduta per diecimila lire a Zampanò e lui,enorme, selvatico,scuro, appoggiato ad un palo,che aspetta di andarsene con l’acquisto appena fatto.
Gelsomina è già tutta qui,in questa prima scena,dove incredulità, dolore,e poi, all’improvviso, orgoglio e stralunata allegria passano in rapida successione nei suoi occhi tondi tondi,nei gesti da bambolina mal assemblata da un giocattolaio pazzo,nella ruota del mantello che le gira intorno e se la porta via, lungo quella strada di miseria che attraverserà con Zampanò.
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Una spiaggia del litorale laziale apre il film, bambini che scorrazzano,Gelsomina entra nel campo visivo di spalle,col suo lungo mantellaccio e la scodellina gialla di capelli in testa (è un bianco e nero, quello di Fellini, che i colori te li fa immaginare).
In fondo,tra le dune e i cespugli di un tempo ormai neppure più nella memoria (anni ’50, si andava al mare se si poteva e si piantava l’ombrellone a caso su spiagge semivuote)la casupola piena di fratellini di Gelsomina,la madre, odiosissima e petulante,che l’ha venduta per diecimila lire a Zampanò e lui,enorme, selvatico,scuro, appoggiato ad un palo,che aspetta di andarsene con l’acquisto appena fatto.
Gelsomina è già tutta qui,in questa prima scena,dove incredulità, dolore,e poi, all’improvviso, orgoglio e stralunata allegria passano in rapida successione nei suoi occhi tondi tondi,nei gesti da bambolina mal assemblata da un giocattolaio pazzo,nella ruota del mantello che le gira intorno e se la porta via, lungo quella strada di miseria che attraverserà con Zampanò.
Gelsomina si è sentita scelta,poco importa che lui la tratti come un oggetto qualsiasi, come un sasso “anche i sassetti servono, perchè se questo è inutile, allora è inutile tutto: anche le stelle” le dirà il Matto, buffo equilibrista la cui vita è sempre "un filo teso nel vuoto"un po’ filosofo e un po’ scanzonato,sempre sorridente, anche lui sulla strada, a vivere alla giornata in quell’Italietta in ricostruzione,dove ci si divertiva con poco,in piazza,fra girovaghi e saltimbanchi,mentre Zampanò spaccava la catena coi pettorali e Gelsomina batteva sul tamburo.
Ma poi aveva imparato il mestiere, Gelsomina, e suonava con la tromba quel motivo che dà un calore disperato a tutto il film e un giorno Zampanò lo sentirà nell’aria,qualcuno lo canta,e allora saprà che Gelsomina è morta,l’avevano trovata sperduta sulla spiaggia,dopo che lui l’aveva abbandonata e lei non aveva più parlato per anni,chiusa nella sua muta follia.Solo, aveva continuato a suonare quel motivo.
La morte del Matto,vittima della violenza di Zampanò,aveva avvolto il mondo di Gelsomina in un involucro di silenzio,riusciva solo a ripetere “il Matto sta male” e fare goffi tentativi di fuga da quel carrozzone che non aveva mai voluto lasciare prima,perchè, nella sua piccola testa di donna-bambina era forte la convinzione che Zampanò avesse bisogno di lei.
Ora è davvero sola,è sparito quel mondo al di là delle cose che soltanto lei riusciva a vedere,come i bambini che nella strada buia sentono intorno a sè i personaggi delle favole,e il rifugio è nella sommessa pazzia che l’addormenta, mentre Zampanò fugge via,incapace di capire .
Il mare,lo stesso che aveva aperto il film,ora lo chiude e sulla riva Zampanò piange,un pianto inaspettato,o forse no,in un destino di miseria si può essere matti sorridenti che contano le stelle, o piccoli clown che suonano la tromba, o giganti troppo soli e senza speranza per riuscire ad essere umani.Ma capita anche di piangere.
Sulla strada scorrono queste solitudini e per un po’ viaggiano insieme.Poi quel mare,di notte,ne cancellerà le tracce.
Il mare dei ricordi infantili,i clown con i loro convogli sgangherati,la realtà che trasfigura in favola,la sfuma in lirismo senza perderne i connotati ruvidi e stranianti,Fellini, trentaquattrenne,c’è già tutto in questo film e il tema sonoro di Gelsomina ha attraversato mezzo secolo e ancora disegna nell’aria quel buffo,piccolo clown con la testa che sembra un carciofo.
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annalinagrasso
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lunedì 9 agosto 2010
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una strada fatta di sogni, delusioni e speranze..2
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Con questo film vincitore di due nastri d’argento (produzione e regia), leone d’oro a venezia e premio oscar come miglior film straniero in america nel 1956, Fellini prende le distanze dagli altri suoi film, non si tratta più di commedie satiriche che ironizzano sulla borghesia ma qui il regista svela definitivamente l’illusione, e una realtà triste e disperata soprattutto attraverso il personaggio della timida gelsomina (faccia da clown) che suscita tanta commozione. Viene palesata anche la difficoltà dell’uomo felliniano di stabilire un qualsiasi rapporto con la donna , come è stato il menzognere attore di fotoromanzi seduttore di una sua fan (Alberto Sordi ne “Lo sceicco bianco”),l’infedele marito de “I vitelloni” che conducono una vita a far nulla nella soffocante provincia, e quello de “La dolce vita” che si perde dietro la Roma dei falsi miti e delle donne evanescenti, interpretato da Mastroianni; e qui con il rude e insensibile Zampanò.
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Con questo film vincitore di due nastri d’argento (produzione e regia), leone d’oro a venezia e premio oscar come miglior film straniero in america nel 1956, Fellini prende le distanze dagli altri suoi film, non si tratta più di commedie satiriche che ironizzano sulla borghesia ma qui il regista svela definitivamente l’illusione, e una realtà triste e disperata soprattutto attraverso il personaggio della timida gelsomina (faccia da clown) che suscita tanta commozione. Viene palesata anche la difficoltà dell’uomo felliniano di stabilire un qualsiasi rapporto con la donna , come è stato il menzognere attore di fotoromanzi seduttore di una sua fan (Alberto Sordi ne “Lo sceicco bianco”),l’infedele marito de “I vitelloni” che conducono una vita a far nulla nella soffocante provincia, e quello de “La dolce vita” che si perde dietro la Roma dei falsi miti e delle donne evanescenti, interpretato da Mastroianni; e qui con il rude e insensibile Zampanò.
Sempre presente tuttavia quell’allegoria di derivazione fiabesca, attraverso un elemento caro a fellini: il circo, indispensabile per lui per creare un punto di incontro tra realtà e finzione, vita ed immaginazione.
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annalinagrasso
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lunedì 9 agosto 2010
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una strada fatta di sogni, delusioni e speranze..
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Gelsomina(Giulietta Masina) è una povera ragazza di paese, dolce e sensibile, venduta dalla sua famiglia allo zingaro Zampanò(Anthony Quinn), animalesco e ombroso. Fra i due non c’è possibilità di incontro, di comprensione e Gelsomina decide di andare via, ma un altro girovago, un funambolo chiamato “Il Matto” convince Gelsomina a non andarsene perché lei in un certo senso “serve” a Zampanò, il suo destino è stare vicino a lui. Gelsomina resta ma ben presto Zampanò verrà alle mani con Il Matto, uccidendolo; la ragazza ne rimane male tanto che impazzisce dal dolore mentre Zampanà non sapendo cosa fare, scappa via abbandonadola mentre lei sta dormendo, temendo di andare in prigione. Qualche anno più tardi Zampanò apprende della morte di gelsomina e di colpa ha chiaro il senso della vita, diventa un uomo cosciente.
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Gelsomina(Giulietta Masina) è una povera ragazza di paese, dolce e sensibile, venduta dalla sua famiglia allo zingaro Zampanò(Anthony Quinn), animalesco e ombroso. Fra i due non c’è possibilità di incontro, di comprensione e Gelsomina decide di andare via, ma un altro girovago, un funambolo chiamato “Il Matto” convince Gelsomina a non andarsene perché lei in un certo senso “serve” a Zampanò, il suo destino è stare vicino a lui. Gelsomina resta ma ben presto Zampanò verrà alle mani con Il Matto, uccidendolo; la ragazza ne rimane male tanto che impazzisce dal dolore mentre Zampanà non sapendo cosa fare, scappa via abbandonadola mentre lei sta dormendo, temendo di andare in prigione. Qualche anno più tardi Zampanò apprende della morte di gelsomina e di colpa ha chiaro il senso della vita, diventa un uomo cosciente.
“Tutto quello che c’è a questo mondo serve a qualcosa”, questa è la frase che pronuncia ad un certo punto il matto e che fa un po’ da perno a tutta la storia, una sorta di parabole religiosa che porta alla rivelazione del significato della vita attraverso la dimensione fiabesca. Gelsomina rappresenta la donna-oggetto indifesa capace di decidere della propria vita, mentre Zampanò rappresenta il lato maschilista e gretto della società; tuttavia appartengono alla sfera materiale entrambi, a differenza del matto che è un essere pensante,cosciente, il funambolo appeso tra l’esserci e il non esserci, ma capace di creare un legame tra realtà e illusione e spiegare a Gelsomina che anche lei è utile.
La strada è un titolo secco, una metafora del cinema felliniano, il luogo degli incontri, dell’incrocio dei destini, delle vite, specialmente quelle degli artisti di circo, nomadi , prostitute, suore e prestigiatori; è il luogo dove avvengono le evoluzioni e le crescite umane dei protagonisti.
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andys80
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lunedì 6 febbraio 2012
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la poesia fatta cinema
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Un film molto emotivo, con una straordinaria Giulietta Masina e una regia impeccabile. Forse uno dei film più belli di Fellini, di quel periodo iniziale della sua carriera in cui rifletteva l'influenza del neorealismo. A distanza di oltre 50 anni rifulta un film che non stanca, ma riesce a raccontare, con estrema delicatezza e poesia, una storia dai risvolti tragici e dall'infinita tristezza senza per questo essere mai patetico. Ottimo film per tutte le età.
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luigi chierico
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lunedì 15 luglio 2013
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il mondo visto da dentro
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Ci troviamo di fronte ad un autentico capolavoro che sfida i tempi.
Qui il bianco e nero assume tali e tante di quelle tonalità e sfumature che fa apprezzare il film molto più che se fosse stato a colori.
E’ vero che le marionette e venditori di fumo che girano per il mondo lo trovano ricco di colori, anche se sono in un modesto paese, tuttavia le marionette dentro non sono colorate; variopinti sono i loro volti, le loro apparenze.
La cattiveria è nera e la bontà d’animo è bianca, candida.
Il pagliaccio si nasconde dietro un volto infarinato, un assassino dietro una maschera nera.
E’ il film, fatto per la gente, con la G maiuscola, tra la gente e con la gente, va diretto al cuore, è una carezza, una poesia.
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Ci troviamo di fronte ad un autentico capolavoro che sfida i tempi.
Qui il bianco e nero assume tali e tante di quelle tonalità e sfumature che fa apprezzare il film molto più che se fosse stato a colori.
E’ vero che le marionette e venditori di fumo che girano per il mondo lo trovano ricco di colori, anche se sono in un modesto paese, tuttavia le marionette dentro non sono colorate; variopinti sono i loro volti, le loro apparenze.
La cattiveria è nera e la bontà d’animo è bianca, candida.
Il pagliaccio si nasconde dietro un volto infarinato, un assassino dietro una maschera nera.
E’ il film, fatto per la gente, con la G maiuscola, tra la gente e con la gente, va diretto al cuore, è una carezza, una poesia. Si eleva in alto la melodia e non mi riferisco alla sublime ed indimenticabile colonna sonora del Maestro Nino Rota, ma a quella trasmessa dalla semplicità ed ingenuità della piccola Gelsomina, interpretata da una grandissima Giulietta Masino, da vera antologia.
Cosa dire di Anthony Quinn ? beffardo nel ruolo, magnifico nella parte.
Zampanò è lui e nessun altro.
Fellini ha scelto la strada per parlare al pubblico, come la scelse Cristo per portare la sua parola, modesto nelle vesti, semplice, ma profondo, nell’esprimersi.
Tutto il film è pervaso da tantissimo amore cristiano, il rimorso e il perdono, a raffronto con la cattiveria e la violenza, ma anche da tanta tristezza, in un mondo povero di mezzi ma ricchissimo d’affetti, con personaggi lirici.
Domina tuttavia, tra i canti, i balli e le musiche la solitudine, quella che crea il freddo ed il silenzio e che fa dire a mia Madre: “vorrei gridare tornate speranze ed illusioni, tornate sogni ed entusiasmi, tornate dolci pensieri, amici cari che mi avete aiutata a vivere, torna gioia di vivere, di amare, di fare, di ideare : ho bisogno di ritrovarvi”.
Fellini non è un regista, ma è il Regista. Le sue opere, che non possono confondersi con i film, sono uniche, come ogni opera d’arte, ed hanno segnato una traccia indelebile ed irripetibile.
Chigi
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aristoteles
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lunedì 17 agosto 2015
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e' arrivato zampanò
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Secondo me è il più bel film di Fellini.
L'ambientazione ,splendida, è quella dei tanti paesi di una Italia, del secondo dopoguerra mondiale, da ricostruire.
Si racconta una storia di grande povertà,non solo attraverso i testi,ma anche, ampiamente, con la qualità delle immagini..
Giulietta Masina interpreta magnificamente Gelsomina,una ragazza tanto dolce,pura d'animo ed ignorante da sembrare a tratti ritardata.
Per la speranza di una vita migliore viene venduta,dalla stessa madre,al burbero e rude Zampanò,artista di strada.
In questo girovagare viene raccontata una meravigliosa storia di chi la casa non ce l'ha e vive giorno per giorno nell'attesa di una vita migliore.
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Secondo me è il più bel film di Fellini.
L'ambientazione ,splendida, è quella dei tanti paesi di una Italia, del secondo dopoguerra mondiale, da ricostruire.
Si racconta una storia di grande povertà,non solo attraverso i testi,ma anche, ampiamente, con la qualità delle immagini..
Giulietta Masina interpreta magnificamente Gelsomina,una ragazza tanto dolce,pura d'animo ed ignorante da sembrare a tratti ritardata.
Per la speranza di una vita migliore viene venduta,dalla stessa madre,al burbero e rude Zampanò,artista di strada.
In questo girovagare viene raccontata una meravigliosa storia di chi la casa non ce l'ha e vive giorno per giorno nell'attesa di una vita migliore.
Si va in scena di paese in paese fino ad arrivare al circo,massima espressione degli artisti di strada.
Ad un certo punto,l'anima speranzosa e pura della dolce e fragile Gelsomina viene spezzata dalla cruda realtà,dal dolore per la perdita di un equilibrista in fondo romantico e sognatore come lei.
Il cinico Zampanò riesce a sopravvivere, ma a caro prezzo,prigioniero del suo barbaro istinto privo di affetto.
Una vita senza amore non conduce a nulla,Il bravissimo Anthony Quinn,ce lo spiegherà,in maniera drammatica,attraverso l'immagine finale.
Da vedere assolutamente
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eugchetta
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mercoledì 28 ottobre 2015
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una dolce favola onirica
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Gelsomina e Manzanò. Un rapporto quasi impossibile. Lei, dolce, sensibile, e infantile; lui, brutale, bestiale, selvatico... Sono quasi i due opposti. A legarli il destino. Non possono che stare insieme. Lo dice anche il Matto a Gelsomina: "se tu non gli servissi, Manzanò non ti terrebbe con lui.. Anche tu con la tua testa di carciofo servi a qualcuno a questo mondo.. Se può servire a qualcosa anche un sassolino.. No, non lo so a che serve, ma serve, altrimenti che senso avrebbero anche le stelle?".. E Gelsomina è contenta di poter essere utile a qualcuno... Si prende in mano il sassolino e va a prendere dal carcere Manzanò, che ci è finito dentro per una rissa con il Matto.
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Gelsomina e Manzanò. Un rapporto quasi impossibile. Lei, dolce, sensibile, e infantile; lui, brutale, bestiale, selvatico... Sono quasi i due opposti. A legarli il destino. Non possono che stare insieme. Lo dice anche il Matto a Gelsomina: "se tu non gli servissi, Manzanò non ti terrebbe con lui.. Anche tu con la tua testa di carciofo servi a qualcuno a questo mondo.. Se può servire a qualcosa anche un sassolino.. No, non lo so a che serve, ma serve, altrimenti che senso avrebbero anche le stelle?".. E Gelsomina è contenta di poter essere utile a qualcuno... Si prende in mano il sassolino e va a prendere dal carcere Manzanò, che ci è finito dentro per una rissa con il Matto.. E quando lo vede lei gli dice che avrebbe potuto seguire altre persone che volevano che lei andasse con loro, ma lei no, ha scelto di rimanere con Manzanò... E lui dice :"e perché? Potevi andare con loro!".. E lei subito servizievole gli mette la giacca e ripartono sulla loro moto... Pronti a nuove avventure.. Ma sarà Manzanò ad abbandonarsi ad un intenso pianto sulla spiaggia davanti al mare, dopo aver saputo che la piccola, dolce Gelsomina ha lasciato questo mondo.. E qui si rivela tutta l'umanità di Manzanò, l'artista viaggiante, che non voleva ucciderlo, il Matto, gli ha dato due pugni ma poi lui è caduto a terra morto... E Gelsomina non lo ha mai dimenticato il Matto, "il Matto sta male" continuava a ripetere a Manzanò, piangeva, non mangiava.. Al massimo si stendeva al sole.. È per questo che Manzanò non poteva più andare avanti così, deve guadagnarsi da vivere e allora la abbandona.. Le lascia la sua trombetta, che lui le aveva insegnato a suonare e parte, chissà forse piangendo... Certo è che quel pianto notturno, disperato sulla spiaggia rimane indelebile nella mente dello spettatore..
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great steven
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lunedì 4 maggio 2015
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trio picaresco e pittoresco e una storia splendida
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LA STRADA (IT, 1954) diretto da FEDERICO FELLINI. Interpretato da ANTHONY QUINN, GIULIETTA MASINA, RICHARD BASEHART, ALDO SILVANI, MARCELLA ROVERE, LIDIA VENTURINI, GUSTAVO GIORGI, MARIO PASSANTE
L’infantile e candida Gelsomina, appartenente ad una famiglia povera e indebitata, è venduta al violento e rude Zampanò, energumeno girovago che si esibisce alle sagre di paese con giochi di forza nei quali rompe delle catene gonfiando il petto e inscena buffe scenette con giochi di parole. L’uomo arriva ben presto ad abusare della ragazza, a maltrattarla e a non concederle il necessario per condurre una vita decente. A un certo punto i due raggiungono un circo equestre del quale fa parte il Matto, un sagace equilibrista filosofo che cattura subito la simpatia di Gelsomina.
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LA STRADA (IT, 1954) diretto da FEDERICO FELLINI. Interpretato da ANTHONY QUINN, GIULIETTA MASINA, RICHARD BASEHART, ALDO SILVANI, MARCELLA ROVERE, LIDIA VENTURINI, GUSTAVO GIORGI, MARIO PASSANTE
L’infantile e candida Gelsomina, appartenente ad una famiglia povera e indebitata, è venduta al violento e rude Zampanò, energumeno girovago che si esibisce alle sagre di paese con giochi di forza nei quali rompe delle catene gonfiando il petto e inscena buffe scenette con giochi di parole. L’uomo arriva ben presto ad abusare della ragazza, a maltrattarla e a non concederle il necessario per condurre una vita decente. A un certo punto i due raggiungono un circo equestre del quale fa parte il Matto, un sagace equilibrista filosofo che cattura subito la simpatia di Gelsomina. Zampanò lo uccide a forza di botte mentre lui è in procinto di sostituire lo pneumatico sgonfio della sua autovettura. Dopo questo omicidio, Gelsomina lo abbandona. Anni dopo, Zampanò viene a sapere che la ragazza è morta. Continuando il suo lavoro pendolare, il rozzo vagabondo finisce per piangere, in una notte stellata, sulla riva di una spiaggia perché, col suo atteggiamento egoista e spietato, è rimasto completamente solo. Scritto con Ennio Flaiano e Tino Pinelli, è il film che consegnò Fellini al pubblico internazionale, dandogli notorietà in tutto il mondo come cineasta visionario che sa trasformare la bellezza del sogno in meraviglie audiovisive di pregiatissima qualità. Leone d’Argento a Venezia e Oscar 1956 per il film straniero, assegnato quell’anno per la prima volta. A. Quinn è doppiato stupendamente da Arnoldo Foà. La pellicola raffigura con superba efficienza una parabola cristiana sul peccato e sulla desolazione della solitudine, e mette in movimento un apologo sulla condizione umana in generale e della donna in particolare, ma non dimentica l’esperienza picaresca di una lunga e godibile scampagnata per i paesaggi agresti dell’Appennino centrale. Il suo difetto fondamentale è che non presenta autentici personaggi, ma più che altro maschere, che comunque si caratterizzano per una riuscita miscela di pathos, autoironia e ricerca del benessere. Il Matto di Basehart (doppiato in italiano da Stefano Sibaldi), a lungo ritenuto il meno riuscito del terzetto dei protagonisti, è stato recentemente rivalutato dalla critica americana ed europea. Indimenticabili lo Zampanò di A. Quinn, che a malapena si accorge di ciò che vede e tocca, e la Gelsomina di G. Masina, la quale cerca invece di penetrare nel profondo le situazioni e le cose con cui ha a che fare. Entrambi assursero a simboli dell’immaginario collettivo nostrano, soprattutto la seconda, il cui volto ricorda molto da vicino una miscela fra un clown, una bambola, Harpo Marx e Charlot. La regia del maestro riminese permette agli interpreti di conquistare uno spazio espressivo decisamente ampio e vasto, in grado di privilegiare i momenti meditabondi e riflessivi pur senza disdegnare le sequenze divertenti, le quali non mancano e devono il loro effetto fulminante soprattutto ai battibecchi incalzanti fra Zampanò e il Matto, destinati fin dal primo incontro a non andare d’accordo, visto il cattivo sangue che corre fra loro. Uno dei capolavori del bravissimo cineasta romagnolo che, nonostante altri successori filmici di innegabile pregio plastico e raffinatezza espositiva, ben raramente riuscì a toccare i picchi emozionali, sonori e artistici de La strada, che rimarrà sempre un caposaldo del cinema italiano, e non solo nella sua fase di uscita dalla magnifica stagione del neorealismo.
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stefanocapasso
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martedì 8 maggio 2018
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un percorso di consapevolezza
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Gelsomina viene venduta dalla madre al saltimbanco Zampano, per poche lire, che ne farà la sua assistente durante il suo girovagare per l’Italia. Il rapporto tra i due è difficile, Zampano è rozzo, scorbutico e violento, mentre Gelsomina rappresenta il candore, la semplicità. L’incontro con Il Matto, equilibrista di strada porterà un cambiamento all’interno della relazione tra i due, che a lungo termine si concluderà tragicamente.
La Strada di Federico Fellini è un film bellissimo che parla di emozioni delicate usando un linguaggio metafisico. Sono i sensi a prevalere nella fruizione dello spettatore. Il racconto di due anime che si attraggono senza capirne il motivo diventa il paradigma di quell’insegnamento che introduce il Matto: ogni essere umano, ed ogni cosa sono necessari e hanno importanza nel mondo.
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Gelsomina viene venduta dalla madre al saltimbanco Zampano, per poche lire, che ne farà la sua assistente durante il suo girovagare per l’Italia. Il rapporto tra i due è difficile, Zampano è rozzo, scorbutico e violento, mentre Gelsomina rappresenta il candore, la semplicità. L’incontro con Il Matto, equilibrista di strada porterà un cambiamento all’interno della relazione tra i due, che a lungo termine si concluderà tragicamente.
La Strada di Federico Fellini è un film bellissimo che parla di emozioni delicate usando un linguaggio metafisico. Sono i sensi a prevalere nella fruizione dello spettatore. Il racconto di due anime che si attraggono senza capirne il motivo diventa il paradigma di quell’insegnamento che introduce il Matto: ogni essere umano, ed ogni cosa sono necessari e hanno importanza nel mondo. Da questa consapevolezza i protagonisti arriveranno finalmente a nuove consapevolezze, passando attraverso la sofferenza dell’abbandono, in una storia che si conclude tragicamente
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