Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Benoît Delépine, Gustave Kervern |
Attori | Michel Houellebecq, Marius Bertram, Benoît Delépine, Gustave Kervern, Manon Chancé Camille Timmerman, Marie-Jeanne Lauro, Laura Couty, Raphaël Couty, Karen Heckel, Serge Mattiazo, Charlène Astier, Olivier Bourgogne, Stina Soliva, Nicolas Payen, Noëlla Cloître, Guillaume Duby, Annie Masseboeuf, Colette Matteoli, Louis Paoli. |
MYmonetro | 2,53 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 3 settembre 2014
Presentato al Festival di venezia 2014 nella sezione Orizzonti, un dramma psicologico dei registi francesi Delepine e Kervern
CONSIGLIATO NÌ
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Un impiegato del call center di una società telefonica dedito al bere nel tempo libero viene colpito da un'epifania televisiva ed esce di casa per un giro in bicicletta. In realtà va a tentare un suicidio che non riesce. Vaga allora per la campagna per due giorni pensando, meditando e cercando di tirare le fila della propria esistenza fino a che due incontri non gli consentiranno di arrivare ad una decisione.
É stato con una troupe ridotta all'osso (solo 7 persone), una videocamera e praticamente un solo attore (cui si affianca una spalla nel finale) che Benoît Delépine e Gustave Kervern hanno girato gran parte di Near death experience, contando sul corpo attoriale dello scrittore Michel Houellebecq come unico punto di riferimento all'interno dei grandi paesaggi sui quali conta il film.
Non era possibile aspettarsi nulla di più lontano da quel che conosciamo dei due autori di Louise-Michel e Mammuth, non più cinema di grande satira che come pochi altri sa usare la commedia, il demenziale e il grand guignol per scardinare il normale ordine sociale e lasciar emergere una dolce e tenera anarchia, ma un classico impianto da cinema francese anni '60, con una voce fuoricampo che declama e le immagini a seguirla.
Il tema ovviamente è l'esistenza, la lotta di un uomo per trovare motivazioni a vivere, il ridicolo dell'esser vivi e ciò che ci tiene lontani (o forse no) dal tentare il suicidio. Ma è impossibile notare che quel che Near death experience non raggiunge nel 95% della sua durata lo si possa intravedere con grande efficacia in quel 5% nel quale si riaffaccia la capacità dei due autori di mettere in ridicolo i loro personaggi senza mai levar loro la dignità. L'orrendo ubriacone senza voglia di vivere di Houellebecq rimane un perdente che conquista nel pieno stile dei due registi, uno sconfitto dalla vita con il quale è impossibile non parteggiare proprio per la maniera in cui subisce la ridicolaggine quotidiana.
Ma sono solo lampi purtroppo, le piccole sequenze di grottesco (come i tentativi iniziali di suicidio che non riescono per la presenza altrui) non riempiono un film che è pesantemente innervato su tutt'altro stile e idea di cinema. Cosa nelle idee degli autori possa scardinare oggi una così pedante pontificazione sui massimi sistemi, accompagnata ad immagini tra le meno inventive ed interessanti, le meno suggestive sia per estetica che per come sono montate, è un mistero.
Profonde turbe psichiche di un cinquantaseienne da cui spuntano riflessioni amare sull'esistenza. Un uomo non ancora nella terza età ma nemmeno più nella seconda. Truci autoconsiderazioni, talvolta condivisibili, inserite in un film del tutto insopportabile. Anche la qualità tecnica del girato è oscena. Le immagini riprese in bassa definizione trasformano la scenografia [...] Vai alla recensione »