Lover's Discourse

A Hong Kong si pensa che l'amore non sia soltanto un affare di chimica. Ci sono due vecchi amanti che si ritrovano, due fidanzati gelosi e sospettosi, una 'lavandaia' sognatrice e un ragazzo innamorato della mamma del migliore amico. Storie di affetti e ossessioni si intrecciano, tra le luci di una città movimentata che accoglie le speranze amorose di tutti.
La ricerca della felicità passa attraverso l'amore. Il film d'esordio della coppia Derek Tsang & Jimmy Wan cerca di evitare tutto ciò che di banale ruota attorno al sentimento per eccellenza. In alcuni momenti slitta sul terreno scivoloso di un amore troppo idealizzato (i dialoghi del primo episodio sono a tratti irritanti) ma poi ritrova un equilibrio e si avvia verso un affresco umano di più vera fattura. Anche se per tutto il film il ritmo è brillante e la fotografia ricercata (ogni episodio sfrutta uno stile visivo diverso, a seconda della storia e dei personaggi), ad un certo punto la narrazione smette di coinvolgere: quando i protagonisti si scoprono parte di un tutto, arriva lo stacco profondo tra spettatore e storia.
Difficile credere alla risoluzione finale perché, malgrado si noti lo sforzo di evitare di cadere nella facile morale che l'amore salvi tutto e tutti (in fondo alcuni dei personaggi accettano con serenità la fine di una relazione), le conseguenze sono fintamente dolcificanti. Il migliore tra le piccole storie raccontate è infatti quella del ragazzo ossessionato dalla giovane madre dell'amico, vittima di un marito che la tradisce da tempo. Nei suoi gesti di malato d'amore, si riconosce la vera ricerca di un ideale utopico ma sinceramente desiderato. Quando la macchina da presa inquadra le gioie del ragazzo che si compiace solamente a osservare i dettagli invisibili (una pantofola, i capelli, un vestito), il film prende quota e mostra con delicatezza l'aspetto più sublime di un amore impossibile. 