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Oscar Story: più di 40 film da vedere in streaming su MYmovies

In occasione dell'edizione 2024 è ora disponibile con MYmovies ONE una selezione da Oscar. Una maratona di visioni per rivivere la storia degli Academy Awards.
GUARDA I FILM I SCOPRI MYMOVIES ONE. 

di Luigi Coluccio

venerdì 1 marzo 2024 - mymoviesone

La festa che scaccia via l’anno cinematografico è una e soltanto una, quella degli Oscar: in occasione della 96esima edizione dei premi, MYmovies ONE ha preparato una maratona di visioni con film, autori, attori e cinematografie che nel corso dei decenni hanno sono stati protagonisti, tra vittorie e nomination, nella notte più importante del cinema a stelle e strisce (e non solo).

Si inizia con chi ha trionfato, per due titoli che hanno aggiornato il canone del cinema d’oltreoceano: 12 anni schiavo è la storia pre-Guerra Civile americana dell’uomo nato libero e poi costretto in catene Solomon Northup, girato da Steve McQueen tutto addosso alla fierezza di Chiwetel Ejiofor e con un cast di nomi quali Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti e Lupita Nyong’o (miglior film, sceneggiatura non originale a John Ridley e miglior attrice non protagonista a Nyong’o). I segreti di Brokeback Mountain, invece, è il neo-western di Ang Lee su una coppia di cowboy (Heath Ledger e Jake Gyllenhaal) che nel freddo e desolato Wyoming trovano come unica sorgente di effetto umano l’altro, per una storia d’amore passionale e fragile allo stesso tempo (scritta da due penne come Larry McMurtry e Diana Ossana, Oscar per la sceneggiatura non originale, insieme a Lee come regista e Gustavo Santaolalla per la colonna sonora).
 


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I segreti di Brokeback Mountain, oltre ad aver vinto 3 Premi Oscar, ha anche conquistato il Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia del 2005.

Dai classici moderni passiamo a chi quel paradigma ha contribuito a fondarlo, Ingmar Bergman, presente in catalogo con La fontana della vergine e Sussurri e grida: il primo (Oscar per il miglior film straniero) è un tableau vivant sulla Svezia medievale, stretta tra cristianesimo e paganesimo, Gesù e Odino, perdono e vendetta; il secondo (premio alla fotografia di Sven Nykvist) segue le ultime ore e le ultime emozioni della morente Agnese, circondata dalle fredde sorelle Karin e Marie, accudita dalla domestica Anna, tra i rossi dell’anima e i neri della tomba.

Ci sono poi due film “da prima volta”, a dimostrare la più recente apertura dell’Academy. The Artist di Michel Hazanavicius, infatti, con la sua vicenda ambientata ai tempi e agli schermi del muto, tra la carriera in discesa di Jean Dujardin e quella in divenire di Bérénice Bejo, girato unicamente in bianco e nero, è la prima produzione straniera a vincere nel 2012 l’Oscar come miglior film.

Unicum ripetuto nel 2020 con Parasite di Bong Joon-ho (sempre miglior film ma stavolta interamente parlato in coreano), conflitto di classe tra chi ha di più e chi ha di meno nella Corea dei giorni nostri, mostrato attraverso l’assedio di casa Parks da parte dei meno abbienti Kim. Ed anche una prima volta quella di Lei di Spike Jonze, qui alle prese con il suo esordio in solitaria alla sceneggiatura e già vincitore dell’Oscar di categoria, sceneggiatura scritta per il corpo indeciso di Joaquin Phoenix e la voce automatica di Scarlett Johansson, presi in una storia d’amore quasi retro-futuristica tra un copy e un IA su colonna sonora degli Arcade Fire.


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Parasite, già Palma d'Oro a Cannes, riuscì nel 2019 nell'impresa di vincere l'Oscar sia come Miglior Film Internazionale sia come Miglior Film in assoluto. 

La classicità hollywodiana si riaffaccia con Il caso Spotlight di Tom McCarthy, script suo e dello specialista Josh Singer (già dietro The Post (guarda la video recensione) di Spielberg e Il quinto potere sul caso Assange), con un ensemble attoriale composto da Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams e tanti altri, a mimare lo sforzo collettivo (reale) della redazione del Boston Globe che indagava sui casi di pedofilia avvenuti nella città del Massachusetts coperti dalla Chiesa Cattolica (miglior film e sceneggiatura nel 2016).

Folta, importante, indimenticabile è anche la pattuglia di film usciti sconfitti dalla serata degli Oscar ma che, in un modo o nell’altro, hanno segnato la storia del cinema o sono rimasti nell’immaginario collettivo. E ci sono tutti: i grandi autori (ancora Bergman con Il posto delle fragole e Sinfonia d’autunno, Hitchcock e Notorious – L’amante perduta, John Ford e Ombre rosse, e poi Jean Renoir con La grande illusione e Howard Hawks con Il fiume rosso), l’Europa di oggi (Due giorni, una notte dei fratelli Dardenne, Il sospetto di Thomas Vinterberg, The Square di Ruben Östlund), le grandi biografie americane (Io non sono qui di Todd Haynes, Foxcatcher – Una storia americana di Bennett Miller, Gli Stati Uniti contro Billie Holiday di Lee Daniels), maestri lontani (The Grandmaster di Wong Kar-wai, La foresta dei pugnali volanti di Zhang Yimou), maestri recenti (Leviathan e Loveless di Andrey Zvyagintsev), il cinema classico più puro (Vogliamo vivere di Ernst Lubitsch, È nata una stella e Nemico pubblico di William A. Wellman, Piccolo Cesare di Mervyn Le Roy, I gangsters di Robert Siodmak, Shanghai Express di Josef von Sternberg). 

 


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