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Bosnia Express, Massimo D’Orzì presenta il suo doc, tra ironia e poesia, al cinema La Compagnia di Firenze

A 30 anni dall’inizio delle guerre nella ex-Jugoslavia, un treno attraversa lento il cuore della Bosnia Erzegovina. Dal 2 febbraio in sala.

lunedì 31 gennaio 2022 - News

Bosnia Express è un film documentario che affronta una dimensione di carattere globale, in quanto la storia dei balcani è storia europea. Il film assume di volta in volta la forma di un diario intimo alternando rappresentazione, racconto e metafora, fra tragedia, ironia e poesia legate insieme da un filo sottilissimo. Parla di una guerra vicinissima a noi ma che rapidamente è stata relegata a fatto storico passato, mentre è anche da quei fatti e da quelle storie che nasce l’Europa che vorremmo unita e che, per le stesse ragioni che causarono la guerra, troviamo spesso divisa. 
Alla proiezione di mercoledì 2 febbraio, in programma al cinema La Compagnia di Firenze, sarà presente in sala il regista Massimo D’Orzì.

Un treno attraversa lento il cuore della Bosnia Erzegovina: Sarajevo, Tuzla, Srebrenica, Konjic, Mostar. Le diversità sono molteplici in questa zona del pianeta e la tensione qui ha un potenziale distruttivo. Non sempre. Talvolta può avere una forza creativa, può essere perciò l’uno e l’altro.
Avidità di potere, fanatismi religiosi, volontà politiche travestite da valori e tradizioni, sono raccontati nel film, ma non direttamente e cronachisticamente. Al centro del film sta invece la vita dove pareva non ci fosse più che morte: protagoniste sono le donne, le prime vittime dei conflitti, qui invece al centro di espressioni vitali, artistiche; di tante musiche, canti, danze, teatro, immagini di cinema. Nessuna guerra ha un volto di donna ci dice il film, mentre assistiamo a una vita che riprende piano, con sofferenza e dignità, il suo posto in città che si chiamano Sarajevo, Srebrenica, Mostar, e quasi come sottofondo ci arrivano i nomi di fuoco di Milosevic, Mladic, Tudjman… E ancora dalla voce delle immagini sappiamo che la vera immagine di una guerra, quella che più ferisce, non è la morte, ma la vita. Bosnia Express ce lo conferma appieno, quando vediamo volti magnifici di donne unite in un coro presso la stazione di Tuzla, giovani ballerine classiche, gruppi punk-rock che cantano un’indipendenza su paesaggi meravigliosi che la Storia ha voluto far crollare. Il film indaga sotterraneamente le cause, e la sua più profonda denuncia è che in questi luoghi non smette di brillare un’inesausta bellezza.
La macchina da presa di Massimo D’Orzì in Bosnia Express indaga dietro il ritrovato ordine delle cose. Fin dove può giungere lo sguardo per conoscere? Una scuola di danza, i corridoi della facoltà di pedagogia islamica, le aule di musica rock, la collina di Medjugorjie, sono i luoghi da cui i personaggi muovono l’inchiesta. Ma come è possibile chiedere ai carnefici o alle vittime conto di un orrore?
Il documentario è tratto liberamente dal libro "Bosnia Express" di Luca Leone.


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