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ONDA&FUORIONDA

Pietro Mennea: l'uomo che correva troppo.
di Pino Farinotti

Michele Riondino (46 anni) 14 marzo 1979, Taranto (Italia) - Pesci. Interpreta Pietro Mennea nel film di Ricky Tognazzi Pietro Mennea - La freccia del sud.

lunedì 6 aprile 2015 - Focus

Pietro Mennea - La freccia del sud, la miniserie in due puntate, diretta da Ricky Tognazzi con Michele Riondino nella parte dell'atleta di Barletta, è debole e povera, ed è decisamente troppo circoscritta a pochi episodi delle vita di Pietro Mennea, un uomo che si è molto espresso, anche dopo che abbandonò le corse. Il cuore della fiction sono i grandi momenti delle vittorie e i rapporti famigliari, considerando della famiglia anche Carlo Vittori, l'allenatore, uno dei grandi maestri dell'atletica. Se è vero che chi gli stava vicino era sempre così ansioso e angosciato, e triste, davvero ci si domanda come Pietro potesse scendere in campo sereno e compiere i miracoli che ha compiuto.
Sulla fiction mi fermo, il Mennea vero è molto più interessante.
Partiamo dalle vittorie: una medaglia d'oro olimpica e due bronzi; un argento e un bronzo ai mondiali; tre ori, due argenti e un bronzo agli europei. E molte altre medaglie in competizioni minori. Sono riconoscimenti magari superati, per numeri, da altri atleti, che fanno parte del grande cuore popolare degli italiani, come Carnera, Coppi e Bartali, Meazza e Rivera, Benvenuti, Tomba e Valentino Rossi. E pochi altri. Ma l'atletica prevale. Il primo dato di Mennea: un'ambizione infinita. Si può partire dal posto del destino, la pista rossa. Posso dire la mia perché conosco l'argomento, negli anni più belli ho fatto parte di una società di atletica, facevo la velocità. La pista rossa è severa ed esigente, non ti consente niente al di fuori. Devi essere rigoroso, devoto fino al fanatismo. La velocità poi è il vertice assoluto. Devi lavorare sui centesimi di secondo. Non è facile mantenere i giusti equilibri fuori dal campo. E poi le rinunce, davvero... impegnative. Se fai sesso prima di una partita puoi fare comunque due gol, perché ti sei preso le giuste pause. Me se poi devi correre i cento di una finale finisci ottavo... perché le corsie sono otto. Si diceva che Mennea era diventato così veloce per la sua applicazione quasi ossessiva. E' vero solo in piccola parte. La velocità è una dotazione iniziale: deriva dalle cosiddette fibre pallide, quelle dell'esplosività, ci sono o non ci sono. Puoi migliorare di molto le tue prestazioni se sei un maratoneta, ma nella velocità, se non ci sei nato, i numeri del tuo progresso sono molto piccoli. E poi devi essere giovane. Quando ti avvicini ai trenta è già tardi. In questo senso, Mennea, che ha ottenuto il record del mondo dei 200 e la medaglia d'oro olimpica a Mosca a 27 e 28 anni, è quasi un'eccezione. Poi puoi vincere in Qatar a 36 anni, come Valentino, o una classica del ciclismo come la Gand Wevelgem a 38, come Luca Paolini, ma le due ruote non sono quella pista. L'applicazione febbrile servì a Mennea per superare uno svantaggio iniziale, chiamiamolo così, l'altezza: era alto un metro e 79. Significa, per quella specialità, bassa statura. Usain Bolt, il fenomeno giamaicano della nostra epoca è alto uno e 95. Significano tre passi in meno sulla distanza.

Onore
Naturalmente Mennea merita, come detto, uno dei più alti posti d'onore nello sport del Paese. La medaglia olimpica e il record del mondo dei 200 (19,72 primato fra i più longevi) valgono più di tutte le vittorie in altri sport, più del mondiale di calcio, del titolo dei pesi massimi, del Tour. Proprio per l'"essenza assoluta" della pista rossa. A quel livello c'è la medaglia di Berruti alle Olimpiadi di Roma, dove il velocista batté anche gli americani. Che erano assenti a Mosca, quando vinse Mennea, per il boicottaggio internazionale per l'invasione russa dell'Afghanistan. Quando, non più competitivo, Mennea dovette abbandonare la pista rossa per la vita ... reale, non poteva accettare quel cambiamento di status, lui eroe del Paese e del mondo. Occorreva continuare ad essere un eroe vincitore e così si impegnò febbrilmente su altre piste rosse che compensassero. La cultura, la politica, il sociale. Continuava a correre come un pazzo. Una frenesia che lo ha portato ad altri record, quello accademico per esempio. Mi sembra un'interessante quesito statistico: in quanti si sono laureati quattro volte? Mennea si fregia, fra le tante vittorie, di quattro lauree: Giurisprudenza, Lettere, Scienze politiche e Scienze motorie. Corsa veloce dunque. E poi la politica: frenetica, magari, disordinata, veloce, con passaggi nei vari punti cardinali, la destra, il centro, la sinistra: senatore europeo del 1999, candidato a Sindaco di Barletta, candidato al senato nel 2001 e decine di altri incarichi in varie commissioni e istituti. Non si fermava mai Pietro, bruciava la candela dalle due parti. A sessant'anni l'ha fermato il cancro.

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