antonio montefalcone
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martedì 30 aprile 2013
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film riuscito a metà, interessante ma fragile
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Dopo 'Copia conforme', ancora una storia di incontri e relazioni, di sguardi e gesti, di offerte di corpi e donazioni di anime, nello svelarsi intimistico di due sconosciuti. Tra tempi meditativi, movimenti dilatati, campi e fuori campo, dialoghi e conversazioni, l'ultima pellicola di Kiarostami riflette sul tema delle ambiguità delle apparenze e sul mistero dei sentimenti. Una riflessione effettuata attraverso l'esplorazione di sensazioni e pensieri dei suoi protagonisti in traiettorie spaziali che rimandano al loro percorso interiore. Un film interessante, ma purtroppo anche tanto fragile. Stavolta l'autore iraniano riproduce la sua idea di cinema con troppa maniera, e con una mancanza di smalto e intensità che spiace constatare.
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Dopo 'Copia conforme', ancora una storia di incontri e relazioni, di sguardi e gesti, di offerte di corpi e donazioni di anime, nello svelarsi intimistico di due sconosciuti. Tra tempi meditativi, movimenti dilatati, campi e fuori campo, dialoghi e conversazioni, l'ultima pellicola di Kiarostami riflette sul tema delle ambiguità delle apparenze e sul mistero dei sentimenti. Una riflessione effettuata attraverso l'esplorazione di sensazioni e pensieri dei suoi protagonisti in traiettorie spaziali che rimandano al loro percorso interiore. Un film interessante, ma purtroppo anche tanto fragile. Stavolta l'autore iraniano riproduce la sua idea di cinema con troppa maniera, e con una mancanza di smalto e intensità che spiace constatare. Ma è soprattutto l'impianto filmico, eccessivamente teorico e astratto, a far perdere tutta la potenziale forza a quest'opera, e a soffocarne emozioni e coinvolgimento. Ed è un peccato, perché poteva venirne fuori un film molto più profondo e suggestivo.
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