Natalia Aspesi
La Repubblica
A questo Festival si diventa anche troppo sofisticati e si arriccia spesso il naso per film che sono comunque tanto al di sopra della media normalmente visti da noi. Sono in tanti per esempio a dirsi delusi da Like someone in love del venerato regista iraniano Abbas Kiarostami, che aveva conquistato i cinefili occidentali con Sotto gli ulivi e Il sapore della ciliegia (Palma d' oro nel 1997), girati meravigliosamente malgrado le restrizioni imposte in Iran. Certo si era capito ben poco di Copia conforme girato nel 2010 in Toscana con Juliette Binoche, forse perché la libertà gli aveva tolto semplicità e grazia. Adesso il regista iraniano ha scelto il Giappone, per poter raccontare una storia che solo ad accennarne, nel suo paese di origine, lo metterebbero in galera. Del resto anche il recente Una separazione, di Asghar Farhadi, il film più premiato dell' anno, compreso l' Oscar e l' altro ieri qui a Cannes quello assegnatogli dalla Commissione Europea, ha dovuto filmare le attrici col velo anche nelle scene domestiche, mentre nella realtà in casa le donne non lo portano. Ma il rispetto di Kiarostami per la donna è tale che pur giapponese e a Tokyo, la sua deliziosa, giovanissima studentessa di sociologia che di notte fa la escort (Rin Takanashi) non mostra neppure uno spicchio di pelle, né mai la si vede abbracciata né a un cliente né al suo ragazzo. In un bar, Akiko tienea bada al telefono il fidanzato gelosissimo, che per essere certo che lei non sia chissà dove pretende che vada al gabinetto e conti le piastrelle, per poi controllare se dice la verità (prova d' amore alquanto originale). Forse in quanto giapponese quindi devota alla famiglia, la ragazzina vorrebbe incontrare la nonna alla stazione, ma niente da fare, il prosseneta-gentiluomo (di modi molto garbati) la obbliga ad andare dal cliente. Che si rivela un bonaccione con baffoni bianchi, molto in là con gli anni, un professore di sociologia in pensione con una casa piena di libri, oggetto in disuso ma feticcio in tanti film del Festival come simbolo di cultura e benessere. Il vecchio cliente (Tadashi Okuno) è un bonario signore non arrapato, ha preparato una cenetta con champagne e candele, cosa di cui a lei, impensierita per la nonna, non gliene frega niente, tanto da addormentarsi, intonsa. La mattina dopo lui, sempre importunato da una vecchia vicina lubricae pettegola, accompagna la ragazzina all' università, dove il fidanzato (Ryo Kase), bello e cattivo, che non sa del mestiere di Akiko, scambia il vecchio per il nonno e gli chiede di aiutarlo a sposare la ragazza, "così sarà obbligata ad ubbidirmi e non potrà più fare quello che vuole". Segue tragedia e per le spettatrici di qualsiasi paese, un avvertimento su eventuali spasimanti del Sol Levante. Kiarostami non sarà più quello che ci commuoveva con la sua capacità di raccontare un paese bucolico che altri invece ci hanno descritto con tutte le sue tragedie, ma è sempre un grande autore, in questo caso di una piccola storia, che se girata da un nostro regista, potrebbe diventare un film divertente ma certo meno pudico.
Da La Repubblica, 22 maggio 2012
di Natalia Aspesi, 22 maggio 2012