Nel 1987 con "Wall Street",Oliver Stone catturò l'era e l'ethos di un idealismo economico che animava una società pervasa dai fermenti innovativi dell' America agitata dagli scompensi consumistici che segnarono per la nazione un passaggio epocale.
Gli eventi descritti nel film tessevano la storia di un giovane agente che speculava in borsa con abili strategie commerciali,avvalendosi del denaro di un potente finanziere,in uno scenario di complessi movimenti di titoli da parte di società inserite in una struttura comunitaria predatrice ed eticamente inerte quale era la realtà di Wall Street degli anni '80.
Non a caso la pellicola entrò nei cinema poche settimane dopo il collasso del mercato mondiale registrato come il Black Monday del 19 ottobre 1987,ratificando il sospetto di un pubblico avverso al malcostume dell'organico bancario corrotto dall'avidità fatta passare per virtù.
La favola sociale venata dalla fredda morale di Stone segnò la dinamica finanziaria mondiale per più di un decennio,virando la rotta del comportamento societario coinvolto nella psicopatia annidata fra le mura di Wall Street.
Passati 23 anni e centuplicati i furti sanzionati dai governi,il regista iconoclasta di Platoon,Salvador e Talk Radio,crea il sequel che rivisita le condizioni disastrate di una nazione devastata dallo sfascio di Bernard Madoff,Goldman Sachs e Lehman Brothers,inserendo la nuova storia del denaro che non dorme sullo stesso sfondo della profezia sulla Crisi del Capitalismo evocata nei fatti dell'estate del 2008.
La vera storia della calamità economica calata sullo scenario mondiale è così vasta e complessa che nessun distillato fictionale può prendersi il merito di una configurazione credibile della sua realtà.
Stone anche stavolta non redige un'iperbole morale ma tesse un racconto di una condizione sociale e politica nelle quali innerva una storia dalle valenze umane.
Gekko pare cambiato e invecchiato e,nella saggezza che deriva dall'errore,pare ora muoversi seguendo un'etica che si è fatta mancare a vantaggio della concretezza dei profitti,anche a costo di perdere una figlia,sorda al richiamo del legame famigliare.
Le ossessioni e le menzogne di Jacob smarrito nel suo proposito di vendetta provocano l'altra rottura affettiva della storia,quella tra lui e Winnie,aprendo un quadro di situazione umane allo sbando,un microcosmo relazionale che il regista innesta nel palcoscenico di una condizione economica mondiale in caduta verticale.
Stone imbastisce la storia nella disciplina della sua conformazione registica,misurando metafore e dribblando retoriche e riapre il sipario chiuso 23 anni fa sullo scenario inquieto di una escatologia finanziaria mondiale,un allarme profetico che oggi raccoglie per portare a termine con un indotto maturato in una riflessione sull'animo umano forse placato nell'età e nella somma delle esperienze.
L'oscurità di Gekko e il suo potere seduttivo,qui allegorie del sistema eticamente ed intellettualmente corrotto di Wall Street,entrano in conflitto con una saggezza troppo celebrata su un fronte di un pubblico morbosamente attento alla farina del diavolo e con il malinconico risvolto di una dimensione affettiva alla deriva.
La rabbia che pervadeva la prima pellicola di Oliver Stone si stempra nel sequel in una considerazione che il regista lascia in sospeso sulla reale mutevolezza della natura dell'uomo messo davanti a compromesso e redenzione
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