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Enormemente sottovalutato ed etichettato come teen horror, Valentine è in realtà un thriller, e anche piuttosto disciplinato, lontano dallo splatter e dalle inutili e ridondanti carneficine, che ingrassano i botteghini, ma snelliscono la qualità del genere. La vicenda si apre ad un ballo di terza media: dopo esser stato respinto da quattro ragazze che ha invitato a ballare, Jeremy, ragazzino timido e insicuro già vittima dei bulli della scuola, riesce ad appartarsi con Dorothy ma, quando viene scoperto dai ragazzi, è accusato di aver tentato di abusare di lei. Tredici anni dopo, un misterioso assassino comincia a colpire proprio le ragazze che quella sera rifutarono Jeremy. Tutte, ad eccezione della dolce Kate, l'unica ad esser stata cortese col curioso ragazzino. Per le ragazze è l'inizio di un incubo, che condurrà la vicenda lungo una climax di crescente tensione, sino al finale ambiguo, tragico epilogo o happy end, a seconda della prospettiva dello spettatore. Sì, perchè Valentine non è un piatto film di buoni e cattivi, ma un movie ben congegnato in cui i personaggi sono dotati d'una sommaria ma ben delineata psicologia, sono fatti di luci ed ombre, e persino il detective Leon Vaughn, all'apparenza irreprensibile servitore della legge, manifesterà la sua vera natura, quando tenterà di sedurre la deliziosa Page (una conturbante Denise Richards, già femme fatale in Sex Crimes). La critica lo ha pressochè snobbato, relegandolo al ruolo di modesto epigono di pellicole come Scream, ma la buona sceneggiatura e l'equilibrio formale raggiunto ne fanno un prodotto qualitativamente superiore, emozionante come pochi e limitato solo dal suo restare in ogni caso un film di genere. Ma che film!
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