Varsity Blues

Da questo film a prima vista ci si aspetta pochissimo e invece, straordinariamente, una volta visto diventa difficile da scordare. Tutto giocato sui mille possibili clichè e topos americani che potevano sorgere scegliendo di girare un film sul football al liceo, VARSITY BLUES - che tradotto alla lettera diventerebbe il blues inteso come "malinconia" della squadra del liceo - va ben oltre... Racconta la storia di 'Mox', un giovanotto texano circondato da teste di rapa di vario tipo che è costretto, dopo un incidente dell'amico quarterback, a sostituirlo nella squadra di football, l'unica cosa che pare contare in città. Da quel momento ha problemi con la fidanzatina insicura e la ragazza dell'ex-quarterback, arrampicatrice sociale, prima ci prova con lui cospargendosi di panna e offrendogli il suo corpo, ma dopo crolla come un castello di carta mostrando tutte le sue debolezze come succede un po' a Mena Suvari in AMERICAN BEAUTY, film dello stesso anno, chiaramente superiore, ma con un sentimento simile. Si può guardare benissimo il film senza capirci un' acca di questo sport così impegnativo e violento e si vedrà emergere lo stesso disagio sociale presente nel film con Spacey protagonista. Quì abbiamo un coach aspro e totalitario interpretato dal sempre grande Jon Voight, che ha stravinto per tutta la sua vita e adesso naturalmente pretende da Mox l'ultima vincita (quindi medaglia) della sua carriera. Ma nel frattempo Mox, interpetato dallo stesso Van Der Beek della serie teen cult "Dawson's Creek" ma con più carattere e tenebrosità, vede il mondo attorno a lui andare allo sfascio. Un compagno di squadra obeso e dal cuore tenero, Billy Bob, ambisce alla gloria nella squadra ma naturalmente gli viene negato tutto per via della sua salute poco promettente. Il resto della società in cui vive è tutto orrendo e contaminato: sesso, edonismo, doping e droga, alcol, rock 'n roll/hip hop, strip tease, sregolatezze di ogni tipo, teppismo. Alla fine ad avere la meglio saranno naturalmnente i ragazzi dei Coyotes, la squadra di football protagonista del film. Ma il film all'interno del genere sportivo-liceale basato su eroismi e dualismi vari, opera in modo sottile su questo quadro tipicamente americano - gli attori parlano con accento meridionale, chiaramente questo si coglie solo vedendo il film in originale - gettando uno sguardo critico e allo stesso tempo introspettivo sulla realtà oltreoceano. Tutto è naturalmente estremizzato, stilizzato all'interno del genere che per forza di cose obbliga a certi schemi. Ma il risultato è dignitoso e colmo d'interesse in quanto sembra volersi affermare come noir/melodramma americano in chiave post-moderna dallo stile asciutto e dark. A sottolinearlo sono le scelte nell'uso dei colori e dell'illuminazione, decisamente insolito per un prodotto che di primo acchito sembra rivolgersi ai teenagers e gli amanti dello sport. Le scene sul campo da football sono brevi e ben dosate nel film, ma rispettano lo spirito della disciplina yankee per eccellenza. Il regista non è noto, ma tutti i suoi film precedenti sono sempre stati fatti secondo una certa 'poetica'. Il precedente "GOOD BURGER", non distrubuito in Italia, vedeva un gruppo di ragazzi a lavorare insieme in un fast food, poi i suoi film più di successo in Italia sono HARDBALL con Keanu Reeves e Diane Lane in una storia sul baseball per ragazzini e il recente PERFECT SCORE, ancora su adolescenti, stavolta intenti a mettere sotto sequestro la propria scuola.