peergynt
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martedì 5 settembre 2017
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giustizia di fuoco
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Che gran film! Bisogna confessarlo, se si va oltre un titolo che sembra più scoraggiare lo spettatore che attirarlo, si trova un film che sa coniugare come raramente si è visto dramma teso e violento con umorismo scoppiettante e sarcastico. Aggiungete a questo ottimo punto di partenza una recitazione strepitosa (la madre in cerca di giustizia, una rocciosa Frances McDormand, lo sceriffo giusto che non è riuscito ad arrestare il colpevole, un umanissimo Woody Harrelson, il poliziotto razzista, ottuso e violento ma insospettabilmente capace di gesti altruisti, Sam Rockwell), tre personaggi che si dibattono fra sensi di colpa e un'idea personale di giustizia e una sceneggiatura da manuale e avrete trovato uno dei migliori film visti alla Mostra del cinema di Venezia edizione numero 74.
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Che gran film! Bisogna confessarlo, se si va oltre un titolo che sembra più scoraggiare lo spettatore che attirarlo, si trova un film che sa coniugare come raramente si è visto dramma teso e violento con umorismo scoppiettante e sarcastico. Aggiungete a questo ottimo punto di partenza una recitazione strepitosa (la madre in cerca di giustizia, una rocciosa Frances McDormand, lo sceriffo giusto che non è riuscito ad arrestare il colpevole, un umanissimo Woody Harrelson, il poliziotto razzista, ottuso e violento ma insospettabilmente capace di gesti altruisti, Sam Rockwell), tre personaggi che si dibattono fra sensi di colpa e un'idea personale di giustizia e una sceneggiatura da manuale e avrete trovato uno dei migliori film visti alla Mostra del cinema di Venezia edizione numero 74.
E fate poi particolare attenzione, oltre ai tre manifesti rossi del titolo, anche alle tre lettere scritte dallo sceriffo a tre diversi personaggi del film: due vi faranno divertire, ma la prima vi scaverà dentro.
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[+] uno dei migliori e significativi film dell'anno
(di antoniomontefalcone)
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writer58
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lunedì 19 marzo 2018
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la guerra di ebbing
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A Ebbing c'è una guerra in corso. Sorda, strisciante, non dichiarata. Di tutti contro tutti. La Polizia contro neri e gay, i figli contri i genitori, Mildred contro lo sceriffo, i cittadini benpensanti contro Mildred, lo sceriffo contro il suo tumore. Sembra che l'intero paese sia percorso da desideri di distruzione, da rapporti basati sull'annullamento dell'altro, su esigenze primarie che cancellano qualunque forma di empatia e di riconoscimento e che caricano le relazioni di una durezza da avamposto di frontiera.
All'interno di questo scenario, da western moderno, si consuma il dramma di Mildred (interpretata da una magnifica Frances McDormand), una donna cinquantenne che ha perso la figlia, violentata e uccisa qualche mese prima da un assassino sconosciuto.
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A Ebbing c'è una guerra in corso. Sorda, strisciante, non dichiarata. Di tutti contro tutti. La Polizia contro neri e gay, i figli contri i genitori, Mildred contro lo sceriffo, i cittadini benpensanti contro Mildred, lo sceriffo contro il suo tumore. Sembra che l'intero paese sia percorso da desideri di distruzione, da rapporti basati sull'annullamento dell'altro, su esigenze primarie che cancellano qualunque forma di empatia e di riconoscimento e che caricano le relazioni di una durezza da avamposto di frontiera.
All'interno di questo scenario, da western moderno, si consuma il dramma di Mildred (interpretata da una magnifica Frances McDormand), una donna cinquantenne che ha perso la figlia, violentata e uccisa qualche mese prima da un assassino sconosciuto. Dopo più di un semestre l'omicidio permane impunito e le indagini ristagnano, la polizia sembra disinteressarsi del caso e pare più attenta a dare sfogo al proprio razzismo e alla propria omofobia. La protagonista però non accetta questa situazione e affitta tre manifesti nelle vicinianze del paese, proprio sulla strada dove Angela, la figlia, è stata uccisa. Su questi manifesti campeggiano delle frasi che chiamano in causa lo sceriffo Willoughby.
I cartelloni innescano nella comunità reazioni esasperate, come se fossero un detonatore che ha attivato una situazione già da tempo sul punto di esplodere. Colpisce la violenza che si sprigiona nel paese e che, fuor di metafora, divampa fino a bruciare le basi della convivenza. Una convivenza in cui i figli apostrofano le madri con l'appellativo "troia", i gay vengono chiamati "froci", gli afroamericani sono trattati come negli anni '50, le relazioni tra persone sono imperniate su rapporti di forza che possono degenerare in violenza.
La descrizione del Midwest come un territorio di provincia percorso da tendenze regressive innescate da ristrettezza culturale e cicli economici recessivi è particolarmente efficace e incisivo nella sua durezza, ma viene temperata da alcune notazioni che restituiscono umanità e calore ai personaggi. Lo sceriffo, gravemente malato per un tumore al pancreas, decide di uscire di scena dignitosamente prima che la sua condizione diventi insostenibile e scrive tre lettere toccanti che scavano nelle sue emozioni autentiche; il poliziotto omofobo e violento (uno strepitoso Sam Rockwell) affianca Mildred nella ricerca dell'assassino e partirà insieme a lei alla ricerca di uno stupratore che risiede in un altro stato.
Il registro adottato dal film non è monocorde, anche se giocato in prevalenza su colori cupi e sul filo dell'aggressività e della durezza. Ci sono sprazzi di umorismo dark e situazioni spiazzanti (la cena tra Mildred e il nano, per esempio) che rendono la narrazione meno cupa e il quadro meno desolante.
Tuttavia, il ritratto proposto da McDonagh non lascia spazio alla speranza, non propone un esito consolatorio. La vita a Ebbing, Missouri sembra fatta dello stesso materiale aspro e roccioso delle montagne che circondano il paese, un territorio splendido e ostile, che pare concedere spazi minimi al riconoscimento tra persone e agli affetti.
Un grande film, duro e tagliente come un diamante.
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nanni
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lunedì 5 febbraio 2018
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tre manifesti a ebbing. missouri
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Angela è stata violentata ed uccisa. E' passato un anno ma le indagini segnano il passo. Così sua madre affitterà tre cartelloni pubblicitari per denunciare le responsabilità dei ritardi o peggio l'insabbiamento delle indagini. La richiesta di risposte di Mildred per il terribile omicidio della figlia sarà l'occasione per svelare la deriva sociale che sottintende la mancanza di valori etici e morali condivisi; ciò che fa di un gruppo di individui una collettività. Razzismo, sessismo, omofobia, violenza di genere, pena di morte.........etc...etc...Ebbing, Missouri un'angolo sperduto della provincia americana diviene così metafora potente dello smarrimento di una intera nazione di nuovo in cammino per ridefinire un'identità ed una appartenenza.
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Angela è stata violentata ed uccisa. E' passato un anno ma le indagini segnano il passo. Così sua madre affitterà tre cartelloni pubblicitari per denunciare le responsabilità dei ritardi o peggio l'insabbiamento delle indagini. La richiesta di risposte di Mildred per il terribile omicidio della figlia sarà l'occasione per svelare la deriva sociale che sottintende la mancanza di valori etici e morali condivisi; ciò che fa di un gruppo di individui una collettività. Razzismo, sessismo, omofobia, violenza di genere, pena di morte.........etc...etc...Ebbing, Missouri un'angolo sperduto della provincia americana diviene così metafora potente dello smarrimento di una intera nazione di nuovo in cammino per ridefinire un'identità ed una appartenenza. McDonagh, con il suo stile sempre molto sopra le righe, torna con un lavoro perfetto ed oggi centrale, ineludibile ai tempi della globalizzazione, su individuo e comunità. Finale aperto, come si deve. Interpreti Super. film imperdibile. ciaonanni
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vanessa zarastro
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domenica 14 gennaio 2018
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chi ha votato trump?
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Siamo nel middle-of-nowhere, nel cuore e centro degli Stati Uniti: il Missouri, presumibilmente ai giorni d’oggi. La piccola cittadina è concentrata lungo in una Main street con la stazione dello sceriffo e il saloon, reminiscenze di un classico western. La vicenda è difficilmente databile perché, purtroppo, le tematiche trattate nel film come il razzismo, l’omofobia, la violenza, lo stupro e la latitanza delle Istituzioni, potrebbero essere uguali oggi come negli anni ’80 o ’90.
Tre Billboards Outside Ebbing, Missouri narra la storia di Mildred Hayes (interpretata dalla strepitosa Frances McDormand) una donna dura, brusca, abituata a risolversi da sola i problemi man mano che le si presentano.
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Siamo nel middle-of-nowhere, nel cuore e centro degli Stati Uniti: il Missouri, presumibilmente ai giorni d’oggi. La piccola cittadina è concentrata lungo in una Main street con la stazione dello sceriffo e il saloon, reminiscenze di un classico western. La vicenda è difficilmente databile perché, purtroppo, le tematiche trattate nel film come il razzismo, l’omofobia, la violenza, lo stupro e la latitanza delle Istituzioni, potrebbero essere uguali oggi come negli anni ’80 o ’90.
Tre Billboards Outside Ebbing, Missouri narra la storia di Mildred Hayes (interpretata dalla strepitosa Frances McDormand) una donna dura, brusca, abituata a risolversi da sola i problemi man mano che le si presentano. Gestisce un negozio di gadget e oggettini inutili, coadiuvata da un’amica nera. Il marito l’ha lasciata per una giovane diciannovenne e lei deve crescere due figli adolescenti Angela (Kathryn Newton) e Robbie (Lucas Hedges già notato come Patrick in Mancester-by-the-Sea). La figlia un giorno viene uccisa e stuprata, ma dopo sette mesi non si sa ancora nulla dell’assassino e non ci sono né indagati né sospetti.
Mildred esasperata affetta tre billboards su una stradale secondaria (dove avvenne la tragedia) e ci fa scrivere frasi di frustrazione e di accusa nei confronti dei poliziotti, o meglio del suo capo, lo sceriffo Bill Willoughby (il bravissimo Woody Harrelson). Questa decisione attira l’attenzione dei media sul caso irrisolto dell’assassinio di sua figlia, ma sarà mal vista sia dalla polizia locale sia da molti abitanti benpensanti di Ebbing. Da lì tutta una serie di inconvenienti a catena. “La violenza genera violenza” viene ripetuto, e niente di più vero. L’escalation della violenza è malauguratamente un elemento caratteristico del film.
Il regista Martin McDonagh ha un linguaggio sulla scia dei fratelli Coen ma è più asciutto. Le sue figure sono molto bene sfaccettate e si ritrova sempre del buono nel cattivo e viceversa. La stessa protagonista da vittima, tende a passare carnefice nell’ostinata ossessione di farsi giustizia da sola. I dialoghi essenziali sono scritti con grande precisione. Qua e là McDonaugh fa l’occhiolin al teatro, basti pensare alla scena in cui lo sceriffo e la sua giovane moglie, scherzino a letto insieme, citando Shakespeare e Oscar Wilde.
Per fortuna il regista è dotato di forte ironia e spesso le sue “maschere” sono grottesche – pur rimanendo estremamente reali – e in alcuni punti diventano persino comiche. L’edipico e represso vice-sceriffo Jason Dixon (interpretato magistralmente da Sam Rockwell) che vive con la madre autoritaria, il capo della polizia che, malato di cancro, scrive lettere post-morten dando consigli ai vari personaggi. Il corteggiatore nano che si vive la sua frustrazione, lo sbruffone macho che si vanta di conquiste forzose, il neo-sceriffo nero che insinua il dubbio nei soggetti tendenzialmente psicopatici e così via.
Il regista britannico Martin McDonagh è un affermato drammaturgo al suo secondo lungometraggio, già pluri-premiato ai Golden Globe (miglior film drammatico, migliore sceneggiatura, migliore attrice protagonista, migliore attore non protagonista). I tre personaggi principali sono recitati in modo fantastico, pertanto,Tre manifesti a Ebbing, Missouri parte in pole position per gli Oscar 2018.
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(di enricodanelli)
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tonimais
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venerdì 26 gennaio 2018
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un volto
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In chimica l'aggettivo satura sta ad indicare una soluzione incapace di ricevere un altro elemento chimico poichè i suoi spazi intermolecolari sono " saturi ".Sembra complicato ed invece è semplice. Provate a sciogliere un pizzico di sale in un litro d'acqua, scomparirà senza lasciare tracce, residui ,sedimenti. Se la quantità di sale fosse superiore alla saturazione vedreste il sale depositarsi sul fondo del recipiente. Ecco , Tre manifesti a Ebbing è un film completo ma non eccessivo : nulla è stato lasciato al caso, gli ingredienti hanno tutti pari dignità e sono stati utilizzati con rara maestria : la colonna sonora scandisce drammaticamente lo svolgersi dell'azione, le sequenze non permettono allo spettatore di riprendere fiato, i colori dei manifesti sono stati scelti per essere complementari con quelli di una vegetazione sospesa, l'insolita quantità di parolacce ,per nulla gratuite, rappresentano il contraltare dell'elevatezza dei sentimenti ( se non ci fossero si correrebbe il rischio di cadere nel melenso ma ciò non accade ) , il più alto inno alla vita è la scena del suicidio dove la preoccupazione di vedere intristire la moglie prevale sull'egoismo di restare in vita, ogni scena, ogni frammento di scena fa sperare allo spettatore che il film non finisca,il finale è sorprendente, per nulla scontato e così lo sono i finali delle tante situazioni interne, sempre diversi, sempre non astrusamente costruiti.
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In chimica l'aggettivo satura sta ad indicare una soluzione incapace di ricevere un altro elemento chimico poichè i suoi spazi intermolecolari sono " saturi ".Sembra complicato ed invece è semplice. Provate a sciogliere un pizzico di sale in un litro d'acqua, scomparirà senza lasciare tracce, residui ,sedimenti. Se la quantità di sale fosse superiore alla saturazione vedreste il sale depositarsi sul fondo del recipiente. Ecco , Tre manifesti a Ebbing è un film completo ma non eccessivo : nulla è stato lasciato al caso, gli ingredienti hanno tutti pari dignità e sono stati utilizzati con rara maestria : la colonna sonora scandisce drammaticamente lo svolgersi dell'azione, le sequenze non permettono allo spettatore di riprendere fiato, i colori dei manifesti sono stati scelti per essere complementari con quelli di una vegetazione sospesa, l'insolita quantità di parolacce ,per nulla gratuite, rappresentano il contraltare dell'elevatezza dei sentimenti ( se non ci fossero si correrebbe il rischio di cadere nel melenso ma ciò non accade ) , il più alto inno alla vita è la scena del suicidio dove la preoccupazione di vedere intristire la moglie prevale sull'egoismo di restare in vita, ogni scena, ogni frammento di scena fa sperare allo spettatore che il film non finisca,il finale è sorprendente, per nulla scontato e così lo sono i finali delle tante situazioni interne, sempre diversi, sempre non astrusamente costruiti. Il personaggio di Mildred Hayes è poi il vero capolavoro : il suo volto , incorniciato da una bandana, come appunto si conviene ad un capolavoro , è il riassunto di tutta la storia : un volto segnato dal dolore,dove ogni ruga rappresenta l'insopportabile sofferenza di veder agonizzare la figlia mentre viene violentata o peggio di vederla violentare mentre agonizza , un volto capaca di esprimere collera ed un istante dopo la più umana compassione, un amore fraterno , la testimoniaza di una condizione umana che ci rende tutti simili .
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tmpsvita
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giovedì 1 marzo 2018
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un altro grande film da martin mcdonagh
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Martin McDonagh nonostante abbia realizzato davvero pochi film, appena due prima di questo (7 psicopatici e In Bruges), con ognuno di essi ha dimostrato di essere un grande regista, sinceramente il fatto che abbia lavorato "poco" mi dispiace un po' però meglio tre soli film ed ottimi che trenta mediocri.
Ed anche con questo "Tre Manifesti ad Ebbing, Missouri" McDonagh riesce a svolgere un ottimo lavoro, anzi in questo caso lo si potrebbe promuovere a straordinario lavoro; non è infatti difficile definirlo il suo miglior film.
Un film molto potente, forte, anche abbastanza pesante ma comunque coinvolgente che riesce a raccontare una storia veramente incredibile in maniera molto credibile ed umana.
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Martin McDonagh nonostante abbia realizzato davvero pochi film, appena due prima di questo (7 psicopatici e In Bruges), con ognuno di essi ha dimostrato di essere un grande regista, sinceramente il fatto che abbia lavorato "poco" mi dispiace un po' però meglio tre soli film ed ottimi che trenta mediocri.
Ed anche con questo "Tre Manifesti ad Ebbing, Missouri" McDonagh riesce a svolgere un ottimo lavoro, anzi in questo caso lo si potrebbe promuovere a straordinario lavoro; non è infatti difficile definirlo il suo miglior film.
Un film molto potente, forte, anche abbastanza pesante ma comunque coinvolgente che riesce a raccontare una storia veramente incredibile in maniera molto credibile ed umana.
Umana, potente ma allo stesso tempo anche un po' fredda e forse questo è uno dei pochissimi difetti che riesce ad attribuirgli, il regista infatti, probabilmente con il timore di esagerare ed infine realizzare un feel-good movie ha cercato il più possibile di non spingere troppo sull'emozione. Per quanto apprezzi ciò (i film strappalacrime non sono proprio il mio genere) devo dire che avrei preferito da parte sua una maggiore attenzione sui sentimenti, non fraintendetemi il film emoziona ma in alcuni momenti ho percepito una certa lontananza/freddezza del regista ed a causa della quale il film non riesce a spiazzare completamente lo spettatore né a farlo emozionare quanto avrebbe potuto.
Con tutto questo non voglio però screditare esageratamente la pellicola, si tratta comunque di un grande film, come ho detto nelle prime righe.
La regia, a parte ciò, è veramente notevole, soprattutto dal punto di vista più visivo e tecnico, le inquadrature sono, infatti, straordinarie: estremamente precise, pulite, suggestive. Alcune delle immagini presenti nel film sono davvero indimenticabili.
Indimenticabile è anche l'interpretazione della protagonista, Frances McDormand, attrice che apprezzo particolarmente e che in questo caso ha veramente dato il meglio di sé, è entrata perfettamente nella parte e riesce, grazie alle sue espressioni ed ai suoi sguardi incredibilmente convincenti, ad essere credibile come pochi sarebbero riusciti.
Inoltre sono rimasto senza parole nel vedere un Sam Rockwell così bravo, è sempre stato per me un attore difficile da apprezzare principalmente per il suo viso che non è mai riuscito ad andarmi a genio (nonostante l'abbia già apprezzato in "C'era una volta un'estate" mentre ancora devo vedere "Moon"), ma con questo film ho completamente cambiato idea, mi ha davvero sorpreso tantissimo.
Mentre di Woody Harrelson ho sempre pensato totalmente il contrario e con questo suo ruolo è interpretazione ha solamente riconfermato la sua bravura.
Una menzione speciale va alla sceneggiatura veramente straordinaria, accattivante, matura, tagliente e profonda.
Voto: 8,5/10
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lapo10
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giovedì 16 novembre 2017
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manifesti dell'america
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I manifesti del titolo sono quelli affittati da Mildred Hayes (Frances McDormand) lungo una strada ormai poco trafficata alla periferia di Ebbing. Lo scopo di Mildred è risvegliare, attraverso il messaggio polemico rivolto allo sceriffo Willoughby (Woody Harrelson), l'attenzione verso il delitto della figlia commesso mesi prima e non ancora risolto dalla polizia locale. Naturalmente il contenuto solleva un gran polverone che coinvolge non solo Mildred e la sua famiglia, bensì l'intera comunità. Un semplice giallo dunque? Niente affatto. Martin McDonagh parte dall'idea di un caso archiviato per affrontare tematiche più complesse come il senso di colpa, la perdita, la sconfitta e la morte, attraverso l'evoluzione dei personaggi frustrati dalle avversità, ma mai domi.
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I manifesti del titolo sono quelli affittati da Mildred Hayes (Frances McDormand) lungo una strada ormai poco trafficata alla periferia di Ebbing. Lo scopo di Mildred è risvegliare, attraverso il messaggio polemico rivolto allo sceriffo Willoughby (Woody Harrelson), l'attenzione verso il delitto della figlia commesso mesi prima e non ancora risolto dalla polizia locale. Naturalmente il contenuto solleva un gran polverone che coinvolge non solo Mildred e la sua famiglia, bensì l'intera comunità. Un semplice giallo dunque? Niente affatto. Martin McDonagh parte dall'idea di un caso archiviato per affrontare tematiche più complesse come il senso di colpa, la perdita, la sconfitta e la morte, attraverso l'evoluzione dei personaggi frustrati dalle avversità, ma mai domi. Un film sul dolore, la rabbia, la rassegnazione, la speranza. Temi complessi che McDonagh tratta con ironia, a volte con gustoso cinismo, strappando spesso una risata allo spettatore ma lasciandogli il più delle volte l'amaro in bocca. La sceneggiatura di McDonagh è perfetta e tutti gli elementi si incastrano alla perfezione. Gli attori sono in stato di grazia, compreso Sam Rockwell che nella seconda parte del film diventa spalla di Frances McDormand nei panni del poliziotto razzista e mammone. I personaggi, compresi quelli minori, sono necessari, oserei dire fondamentali, per l'arricchimento di quelli principali che finiscono per mutare i propri atteggiamenti nel prosieguo della storia. La regia è asciutta e lascia spazio ai personaggi e al racconto non senza criticare la misoginia, il razzismo che ancora oggi serpeggiano nelle comunità americane. Un ottimo film che meritava di più dell'unico premio ricevuto al Lido.
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mauridal
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lunedì 22 gennaio 2018
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e mildred prese il fucile..
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TRE manifesti a Ebbing un film di Martin Mc Donagh
Quando una storia racconta di un personaggio e questo diventa protagonista e occupa tutta la storia , con una presenza direi esclusiva e massiccia ,allora un film come Tre manifesti a Ebbing , riesce a imporre la figura di Mildred ,una donna matura madre di una ragazza uccisa per stupro ,che combatte per ottenere giustizia in una cittadina americana , Ebbing, del sud agricolo arretrato culturalmente, e socialmente malato di pregiudizi razziali e di chiusure mentali.
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TRE manifesti a Ebbing un film di Martin Mc Donagh
Quando una storia racconta di un personaggio e questo diventa protagonista e occupa tutta la storia , con una presenza direi esclusiva e massiccia ,allora un film come Tre manifesti a Ebbing , riesce a imporre la figura di Mildred ,una donna matura madre di una ragazza uccisa per stupro ,che combatte per ottenere giustizia in una cittadina americana , Ebbing, del sud agricolo arretrato culturalmente, e socialmente malato di pregiudizi razziali e di chiusure mentali. Questa figura domina la scena condizionando la storia e tutti gli altri personaggi che le ruotano intorno. Ecco che possiamo tralasciare con facilità la trama ,e i suoi significati sia palesi che di seconda lettura, per apprezzare e godere del personaggio Mildred, donna americana moderna ma che grazie alla bravura superlativa di Frances Mc Dormand, attrice di razza, diventa ,donna madre tragica di antica tradizione del teatro classico, archetipo delle figure femminili di sempre. Questo film deve molto al personaggio Mildred senza il quale scadrebbe nel banale gioco tra violenza e ingiustizia dove la giustizia in un paese dalla pistola facile spesso diventa vendetta .Non guasta nel film un tratto ironico e di sarcasmo nei confronti della legge e dei suoi tutori come appaiono i poliziotti e sceriffi siano essi buoni o cattivi alternativamente. Non bisogna quindi pensare ad un film di denuncia di una società americana incolta e incapace di civiltà, ma ad una storia di una donna che vuole a tutti i costi trovare una verità a dispetto di quelli che pur preposti non lo fanno o non vi riescono. Una bella prova di recitazione quindi e un personaggio che rivela la maturità di un’attrice molto americana ma con una cifra internazionale.(mauridal)
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michelecamero
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martedì 23 gennaio 2018
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tra teatro e film western
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Film tosto, duro, difficile da commentare, con una impostazione in fondo teatrale anche se non riconoscibile immediatamente. E’ ambientato nell’America non newyorkese che per molti è l’America più vera, più autentica quella dove forse non è mai finita l’era del West, dove si respirano ancora atmosfere da film western, dove sembrerebbe che l’eguaglianza dei neri sia ancora da venire considerato che la stessa Polizia continua a vessarli, dove il confine tra ciò che è esercizio della legge ed abuso si connota di interpretazioni ancora troppo personali dettate dalla propria cultura o dalla propria incultura.
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Film tosto, duro, difficile da commentare, con una impostazione in fondo teatrale anche se non riconoscibile immediatamente. E’ ambientato nell’America non newyorkese che per molti è l’America più vera, più autentica quella dove forse non è mai finita l’era del West, dove si respirano ancora atmosfere da film western, dove sembrerebbe che l’eguaglianza dei neri sia ancora da venire considerato che la stessa Polizia continua a vessarli, dove il confine tra ciò che è esercizio della legge ed abuso si connota di interpretazioni ancora troppo personali dettate dalla propria cultura o dalla propria incultura. Luoghi ancora marcati da bellissimi paesaggi naturali e selvaggi dove i centri abitati non appaiono città ma continuano ad essere più simili ai villaggi che nascevano alla buona sulla strada della conquista del West e dove spesso si vive in campagna in case grandi a ridosso delle foreste e delle montagne. Una civiltà rurale e primitiva negli aspetti e nella sociologia. In questi ambienti si svolge la storia di una madre che dopo sette mesi dallo stupro e dall’omicidio della figlia, si inventa un bizzarro quanto originale ed efficace (almeno per le conseguenze che produrrà) modo per richiamare l’attenzione degli investigatori locali che a suo giudizio non si starebbero occupando del caso. E qui, in questo film che in fondo è una tragedia che spesso si serve dei linguaggi della commedia riuscendovi molto bene, si scatenano tante di quelle situazioni che scuotono l’apparente tranquillità sonnolenta della vita. Così sullo schermo appare di tutto dalle minacce alle incomprensibili violenze gratuite, alle violenze psicologiche (il suicidio dello sceriffo) alla grossolanità di alcuni personaggi, al senso di colpa di una madre che sembrerebbe voler dire alla figlia, da morta, quanto l’amasse da viva nonostante nei loro rabbiosi scambi verbali si dessero reciprocamente della “Troia”. La storia scorre quasi senza speranza e lo spettatore capisce subito che non è trovare lo stupratore assassino l’obiettivo vero del regista quanto portare sulla scena un variegato zoo umano che si avviluppa intorno alla storia la quale pare procedere senza spiragli, a meno che finalmente non ci si fermi a riflettere ed a cambiare registro. Lo si potrà fare se qualcuno ci richiamerà ad un messaggio umano, oserei dire umanista che può manifestarsi in una lettera postuma, un contro scherzo beffardo, un’aranciata donata al posto della restituzione della cattiveria ricevuta, l’offerta di una collaborazione impensabile solo poche ore prime. Di più non mi va di dire. Spero solo di aver fatto venir voglia a chi vorrà leggere queste riga di andare a vedere questo film perché lo merita.
michelecamero
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fabiofeli
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mercoledì 24 gennaio 2018
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sui manifesti si può scrivere c****?
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Mildred Hayes (Frances McDormand) fa affiggere tre manifesti da Red Welby (C.L. Jones) in una strada secondaria alle porte di Ebbing, un paese del Missouri; sa che verranno notati ugualmente perché sono un atto di accusa nei confronti dello sceriffo della cittadina, Bill Willoughby (Woody Harrelson), che dopo diversi mesi non ha fatto nessun progresso nell’indagine per trovare il colpevole della morte della figlia stuprata ed uccisa. La reazione degli abitanti di Ebbing è di riprovazione per Mildred, accusata da più concittadini di non avere riguardi per Bill malato terminale. L’aiutante dello sceriffo, James Dixon (Sam Rockwell), cerca di convincere con toni bruschi e minacciosi Welby a rimuovere i manifesti, ma incontra un deciso diniego.
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Mildred Hayes (Frances McDormand) fa affiggere tre manifesti da Red Welby (C.L. Jones) in una strada secondaria alle porte di Ebbing, un paese del Missouri; sa che verranno notati ugualmente perché sono un atto di accusa nei confronti dello sceriffo della cittadina, Bill Willoughby (Woody Harrelson), che dopo diversi mesi non ha fatto nessun progresso nell’indagine per trovare il colpevole della morte della figlia stuprata ed uccisa. La reazione degli abitanti di Ebbing è di riprovazione per Mildred, accusata da più concittadini di non avere riguardi per Bill malato terminale. L’aiutante dello sceriffo, James Dixon (Sam Rockwell), cerca di convincere con toni bruschi e minacciosi Welby a rimuovere i manifesti, ma incontra un deciso diniego. Mildred stessa viene minacciata nella sua bottega. Lo sceriffo si reca da Mildred, per convincerla a far togliere i manifesti, ma lei rifiuta. Bill le scrive una lettera, che lascia assieme ad altre due lettere per la moglie e le sue figlie, prima di suicidarsi. Monta ancora di più la rabbia del paese verso Mildred, ritenuta responsabile del gesto dello sceriffo. Qualcuno brucia i cartelloni pubblicati da Mildred e Dixon malmena Welby gettandolo dalla finestra del primo piano dell’ufficio, proprio di fronte alla centrale di polizia …
In questo film la violenza è una “normale” espressione di quel profondo sud degli USA, che sembra ancorato ad alcuni “valori” della conquista del West: il razzismo, l’idea dell’uno contro tutti per farsi giustizia-vendetta da soli, il machismo omofobo che nasconde insicurezza e infantilismo, la convinzione che il male proviene sempre da “fuori” della propria comunità. E’ la provincia che non ragiona e che disprezza il modo di vivere e di pensare degli abitanti delle metropoli, e che ha una forte responsabilità nell’aver consegnato il paese al “genio” di The Donald. Ma anche la provincia può riscattarsi, imparando dagli errori commessi e ritrovando la propria umanità. Il fanfarone razzista Dixon riceve due dure lezioni - la prima da Mildred decisa ad un atto criminoso per avere giustizia, e la seconda da Welby che non rifiuta un atto di umanità verso di lui, nonostante tutto –, ed è disposto ad essere picchiato ed umiliato da chi sospetta responsabile dell’omicidio della figlia di Mildred, per poterne provare la colpevolezza. Mildred stessa non è più sicura di volersi vendicare ai danni di una persona spregevole come quella che ha ucciso sua figlia.
L’ottima sceneggiatura, articolata ed incalzante come un giallo, premiata al recente Festival di Venezia, è piena di un humour nero degno dei film dei fratelli Coen, ma anche di squarci di umanità come è per i personaggi delle storie di Ken Loach; la recitazione dei principali protagonisti è eccellente e credibile. Tutti buoni motivi per consigliare la visione di questo bel film.
Valutazione *** e ½
FabioFeli
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