luigi fornasari
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lunedì 31 marzo 2014
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l'eccezionale capolavoro del tabù sfatato
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Dopo esser finalmente stato spettatore del tanto atteso quanto ostacolato "Nymphomaniac" dell'anticonformista Lars von Trier, sono davvero convinto che si tratti di una produzione geniale da parte di un eccezionale regista.
L'arte della provocazione con cui viene mostrato e discusso un grande tabù rigettato dalla nostra società, insieme al continuo intrecciamento tra il nucleo centrale della storia (la ninfomania della protagonista) e ogni aspetto della nostra cultura (arte, filosofia, religione, tradizione, musica), riescono a spiegare particolarmente ed a rendere quasi più sopportabili gli aspetti più brutali dell'opera.
Già, le scene sessualmente spinte e violente si susseguono incessantemente in tutta la propria crudezza, nel corso delle circa quattro ore di proiezione; nessuna di queste tuttavia è lasciata al caso, quanto piuttosto ciascuna contiene in sé un significato ben preciso, nonché, oserei dire, una funzione dimostrativa a scopo quasi didascalico.
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Dopo esser finalmente stato spettatore del tanto atteso quanto ostacolato "Nymphomaniac" dell'anticonformista Lars von Trier, sono davvero convinto che si tratti di una produzione geniale da parte di un eccezionale regista.
L'arte della provocazione con cui viene mostrato e discusso un grande tabù rigettato dalla nostra società, insieme al continuo intrecciamento tra il nucleo centrale della storia (la ninfomania della protagonista) e ogni aspetto della nostra cultura (arte, filosofia, religione, tradizione, musica), riescono a spiegare particolarmente ed a rendere quasi più sopportabili gli aspetti più brutali dell'opera.
Già, le scene sessualmente spinte e violente si susseguono incessantemente in tutta la propria crudezza, nel corso delle circa quattro ore di proiezione; nessuna di queste tuttavia è lasciata al caso, quanto piuttosto ciascuna contiene in sé un significato ben preciso, nonché, oserei dire, una funzione dimostrativa a scopo quasi didascalico.
Le digressioni ricorrenti, che alleggeriscono in un certo senso la gravosità del filone principale, hanno un carattere insolito, ma proprio per questo brillante: cercano infatti di ricondurre ogni più irrazionale gesto o avvenimento ad una razionalità legante che potrebbe arrivare spiegare anche ciò che si direbbe dominato dalla causalità arbitraria.
È lo scontro tra il mondo delle percezioni sensibili e quello della ragione a dominare l'intero svolgimento, con la morale secondo cui dietro ogni perdizione troviamo pazzia ma soprattutto un'enorme sofferenza interiore.
La conclusione tuttavia non ha niente a che vedere con tutto ciò: bastano i pochi minuti finali per assistere ad una svolta sorprendente, da un punto di stabilità e di riconciliazione apparente alla riapertura prorompente del sistema in una visione estremamente pessimistica nonché cinica di un'umanità senza scrupoli. Questa è quindi giudicata incapace di una salvazione o di una redenzione finale, quanto piuttosto soltanto in grado di mandare i propri figli ad odiarsi e scannarsi barbaramente gli uni contro gli altri, in perfetto accordo con la concezione plautina dell' "homo homini lupus".
È un peccato che la pellicola sia rimasta così a lungo ostracizzata, e quindi impossibilitata alla pubblicazione, da parte del pensiero retrogrado radicato nel tabù di coloro che in modo eccessivamente benpensante controllano queste dinamiche. Nonostante il tema possa destare facili scandali, il modo in cui viene trattato lascia davvero qualcosa di importante in coloro che decidono di cimentarsi con la visione.
Lo consiglio a tutti coloro che amano affrontantare le situazioni insolite senza preconcetti, ma con la voglia di mettere in gioco la propria capacità di discernimento e la propria voglia di apprendere continuamente da ciò che viene rappresentato, senza opporre chiusure mentali. Capolavoro da vedere, senza alcun dubbio.
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[+] la tradizione non è un aspetto della cultura
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oriana tardo
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mercoledì 26 marzo 2014
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la profondità di von trier in "nymphomaniac"
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L'arte di aspettare ripaga non tanto del tempo consumato nell'attesa, quanto dell'aspettativa di ciò che stavamo aspettando. Non sempre ciò accade! E non è questo il caso del tanto atteso "Nymphomaniac", qui siamo di fronte all'arte che ripaga l'arte (di aspettare). Una riflessione sulla sessualità? No, è molto più di questo! Von trier scende in profondità, scavando nel buio e nell'angoscia, per farla riemergere nella cultura, nella conoscenza, nell'illuminazione, che è il punto più alto della riflessione. La trama della sua pellicola intreccia il vissuto umano con il sapere (dal mito alla religione, dalla psicologia ai meccanismi della natura animale), attraverso metafore che accompagnano elegantemente l'intero film.
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L'arte di aspettare ripaga non tanto del tempo consumato nell'attesa, quanto dell'aspettativa di ciò che stavamo aspettando. Non sempre ciò accade! E non è questo il caso del tanto atteso "Nymphomaniac", qui siamo di fronte all'arte che ripaga l'arte (di aspettare). Una riflessione sulla sessualità? No, è molto più di questo! Von trier scende in profondità, scavando nel buio e nell'angoscia, per farla riemergere nella cultura, nella conoscenza, nell'illuminazione, che è il punto più alto della riflessione. La trama della sua pellicola intreccia il vissuto umano con il sapere (dal mito alla religione, dalla psicologia ai meccanismi della natura animale), attraverso metafore che accompagnano elegantemente l'intero film. La protagonista, Joe, racconta il suo vissuto ad un uomo colto, che la "raccoglie" dalla strada e la "accoglie" nella sua casa. Il sapere è impersonificato da quest'uomo, disposto ad ascoltare il vissuto di quella donna. Una donna che chiede una tazza di té, qualcosa di caldo, un luogo accogliente, sicuro. Prigioniera dei sensi di colpa, legati alle conseguenze della sua dipendenza sessuale, chiede di essere ascoltata. La storia della sua ninfomania ha inizio nell'innocente scoperta della propria sessualità, attraverso giochi d'infanzia, e prosegue per capitoli sparsi, sempre colmi di uomini (con i quali Joe soddisfa la sua fame di sesso), come frammenti di uno specchio, il cui unico riflesso è la solitudine. Il piacere della sua vagina non è che l'espressione di un dolore mai elaborato, che si trascina in una ricerca compulsiva e angosciante. Non mancano, ed è tipico di Von Trier, allusioni al demoniaco, al blasfemo e satanico male dell'anima. La lussuria, il peccato della Ninfa (da cui deriva il termine ninfomania), sposa del Satiro, spesso raffigurato come un uomo con le corna, la coda e le zampe di capra. La figura di Joe sembra richiamare una creatura della mitologia greca: una delle Idriadi, ninfe delle acque, in particolare le Avernali, ninfe dei fiumi infernali. É una lunga e profonda storia che scorre sul letto del fiume, narrata in un contesto quasi terapeutico e che trascina lo spettatore fino all'orlo del precipizio.
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c-claudia
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domenica 23 marzo 2014
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forte, ma il sesso non c'entra
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Nymphomanic segue la vita di una donna, dalla nascita fino a quando, all'età di cinquant'anni, viene soccorsa mentre giace a terra con segni di percosse e ospitata dall'attempato e distinto gentelman Seligman, che le da modo di inneggiare a un lungo flashback sul suo passato in un racconto inframmezzato da digressioni cultural/letterarie rivoltate a metafora e pretesto per gli eventi della sua storia.
Nymphomaniac è film torbido, allucinato e cupo, nonostante la straordinaria ricchezza quasi barocca che scava ogni dettaglio fino a trovarvi profondità e significati reconditi e congiunti tra loro, in un ritmo circolare che lascia convergere tutto ai fini del significato universale e panteistico che può avere una vita per chi ne è il protagonista - in questo caso Joe, la ninfomane senza empatia per l'essere umano.
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Nymphomanic segue la vita di una donna, dalla nascita fino a quando, all'età di cinquant'anni, viene soccorsa mentre giace a terra con segni di percosse e ospitata dall'attempato e distinto gentelman Seligman, che le da modo di inneggiare a un lungo flashback sul suo passato in un racconto inframmezzato da digressioni cultural/letterarie rivoltate a metafora e pretesto per gli eventi della sua storia.
Nymphomaniac è film torbido, allucinato e cupo, nonostante la straordinaria ricchezza quasi barocca che scava ogni dettaglio fino a trovarvi profondità e significati reconditi e congiunti tra loro, in un ritmo circolare che lascia convergere tutto ai fini del significato universale e panteistico che può avere una vita per chi ne è il protagonista - in questo caso Joe, la ninfomane senza empatia per l'essere umano.
Joe è un ritratto di profonda e inconsolabile solitudine, di pentimento e indecisione continui, una creatura in adorazione e in funzione della sua vagina e di essa soltanto, incapace di scendere a patti con la morale sociale e in continuo fallimento e depressione per i suoi tentativi di farlo. Alla sua vita si incrociano personaggi paradigmatici causa o effetto della sua evoluzione/degenerazione, deformati e accomodati secondo il volere dello sguardo di Joe e forse, chissà, metafore anch'essi (l'affascinante annotazione di Seligman sulle improbabili coincidenze riguardo le entrate/uscite nella vita di Joe di Jerome, l'unico uomo a cui essa si senta legata da una qualche sorta di sentimento).
Sebbene io ritenga spesso la vanagloria del citazionismo come tale, in grado di regalare un brivido di empatia a chi sappia coglierlo e poco più, Nymphomaniac non può che farmi ricredere, poiché si nutre di una valanga di citazioni del passato e di ogni ambito e diventa una sorta di epopea medievale, un grande contenitore allegorico, una Divina Commedia dove tutta l'umanità trova il suo posto e sembra contribuire a delineare le linee di un grande disegno stirato tra due poli, la sessualità e la religione, dove la prima è sacrilega ("Vulva, mea maxima vulva"), la seconda è morale ("I'm Joe, and I'm a - nymphomanic - sex dependent").
Ovviamente temo che la versione moralen (appunto) distribuita nei cinema lo mutilerà parecchio, proprio perché tutto quel sesso, tutto quel nudo, tutti quei genitali sono quanto di più lontano dall'industria del porno e del sesso. Nel film essi non sono altro che manifesto di quell'impeto selvaggio e sofferente in tutta la sua crudezza e in tutta la sua essenzialità. Essenzialità, nel vero senso della parola.
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brucew
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domenica 6 aprile 2014
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von trier non è per tutti
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Ormai è risaputo, Lars Von Trier non fa film tanto per riempire il suo tempo. Ci mette l'anima, tutta la sua profondità di pensiero e i suoi film sono sempre caratterizzati da una piccola depressione (che lui conosce molto bene). Von Trier lascia il segno, in positivo o in negativo, o lo ami o lo odi, non rimani indifferente. I suoi film sono strazianti, instrospettivi, possono sembrare assurdi e ridicoli per la maggior parte delle persone ma la verità è che quest'uomo è un genio, e Nymphomaniac lo dimostra per l'ennesima volta. Seligman (Stellan Skarsgård), una persona pacata di ritorno a casa dopo aver comprato il latte, trova una donna priva di sensi in un vicolo, si chiama Joe (Charlotte Gainsbourg).
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Ormai è risaputo, Lars Von Trier non fa film tanto per riempire il suo tempo. Ci mette l'anima, tutta la sua profondità di pensiero e i suoi film sono sempre caratterizzati da una piccola depressione (che lui conosce molto bene). Von Trier lascia il segno, in positivo o in negativo, o lo ami o lo odi, non rimani indifferente. I suoi film sono strazianti, instrospettivi, possono sembrare assurdi e ridicoli per la maggior parte delle persone ma la verità è che quest'uomo è un genio, e Nymphomaniac lo dimostra per l'ennesima volta. Seligman (Stellan Skarsgård), una persona pacata di ritorno a casa dopo aver comprato il latte, trova una donna priva di sensi in un vicolo, si chiama Joe (Charlotte Gainsbourg). La porta a casa e dopo aver disinfettato le sue ferite le chiede cosa le sia successo. Inizia il vortice. Joe comincia a raccontare le sue numerose esperienze sessuali, dalla rocambolesca perdita della verginità fino alla ninfomania vera e propria. Si autodefinisce "un pessimo essere umano", trovando però il disappunto e una giustificazione sempre ben motivata da parte di Seligman. Il film è diviso in 5 capitoli. Chi lo definisce un porno è certamente una persona ottusa. Non è porno, è esattamente l'opposto. Le (tante) scene di sesso non hanno lo scopo di provocare un eccitamento, ma contribuiscono ad aumentare la drammaticità del film. Joe è sola, lo è sempre stata, è un film sulla solitudine e sulla dipendenza. Sarebbe stato troppo facile fare un film sulla dipendenza da droghe o alcol. Von Trier sceglie di osare, sceglie il sesso, argomento tabù in molti paesi compreso il nostro. Io non vedo l'ora che esca il secondo volume, buona visione.
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[+] il secondo volume uscira' tagliato...
(di vanina v.)
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emylio spataro
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martedì 27 maggio 2014
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scandalosamente censurato
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È assolutamente scandaloso che il film di Lars Von Trier sia stato censurato, vietandolo ai minori di anni 14, propinando comunque a degli adolescenti due scene esplicite di una fellatio in treno e una penetrazione, piú una slide-motion di peni e vagine, per far pensare che la versione integrale chissá cosa debba essere, istigando così dei ragazzini a cercarsela in internet.
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È assolutamente scandaloso che il film di Lars Von Trier sia stato censurato, vietandolo ai minori di anni 14, propinando comunque a degli adolescenti due scene esplicite di una fellatio in treno e una penetrazione, piú una slide-motion di peni e vagine, per far pensare che la versione integrale chissá cosa debba essere, istigando così dei ragazzini a cercarsela in internet... Quando bastava vietare la versione originale ai minori di 18 anni, com'è stato fatto solo per la seconda parte. E' proprio questa visione cattolica della rappresentazione del sesso che alimenta il mercato della pornografia, altrimenti il porno non avrebbe ragione d'essere. Dunque il film é amputato e violentato, e giá la suddivisione in due parti gioverebbe solo al botteghino, disequilibrando l'opera, perché di film d'autore si tratta. Tragico, altro che comico com'è stato detto da qualche critico spriritoso. Drammatico, avvilente, esaltante, triste, desertico, diserotico, didascalico, allegorico, ironico, colto, poetico, ricco di citazioni erudite, morale, registicamente geniale. Con una folgorante Uma Turman mai vista cosî brava prima. Di Charlotte Gainsbourg già si sapeva che è così straordinariamente espressiva da potersi permettere il lusso di ostentare il suo essere diversamente bella.
Insomma, il sesso pornografico in questo film sulla sesso-dipendenza non c'entra un emerito cavolo. E' il caso di dirlo. Ma deve esserci. Non é pretestuoso, ma indispensabile drammaturgicamente. Tagliandolo com'é stato fatto, quelle poche scene esplicite lasciate strumentalmente, si amplificano invadendo tutto il film, inducendo lo spettatore al voyeurismo pruriginoso. Quando invece è sopratutto la nausea e il vuoto esistenziale determinati dall'ossessione sessuale che si vuole rappresentare nell'unico modo possibile. Ma per il sesso pare che l'uomo italico voglia preservare il tabù. Mi se in altri paesi abbiano commesso lo stesso scempio.
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[+] quanta confusione...
(di kondor17)
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adelio
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giovedì 10 aprile 2014
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la ninfomania nasce al tramonto e vive nel buio
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Affascinante ingresso nella storia con la perlustrazione della cinpresa di un labirinto spoglio, freddo, unido e buio la rappresentazione dell’incognito e misterioso mondo femminile.
Segue il contrasto con l’accogliente abitazione “nordica” dove vige il “politically correct”, questo repentino cambio d’ambiente ci identifica immediatamente nel terapeuta dello spirito mai della carne. È la rappresentazione di un mondo falso, di una società dove i rapporti sono sempre filtrati da comportamenti artefatti e lontani dalla normalità del vivere. Il regista Von Trier ormai lo conosciamo, è uomo manierista, è personaggio che ama “giocare” con il pubblico, con le tecniche. Lo conosciamo attraverso i suoi lavori e anche in questo suo ultimo impegno, che nel titolo ha questo vago richiamo pornografico, si entusiasma prova a metterci un sacco di roba dentro e cerca di stupirci con coincidenze matematiche, con meccanismi cosmici, escono riferimenti letterari, contrappunti musicali e… anche po’ di cabala, il tutto fine a se stesso.
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Affascinante ingresso nella storia con la perlustrazione della cinpresa di un labirinto spoglio, freddo, unido e buio la rappresentazione dell’incognito e misterioso mondo femminile.
Segue il contrasto con l’accogliente abitazione “nordica” dove vige il “politically correct”, questo repentino cambio d’ambiente ci identifica immediatamente nel terapeuta dello spirito mai della carne. È la rappresentazione di un mondo falso, di una società dove i rapporti sono sempre filtrati da comportamenti artefatti e lontani dalla normalità del vivere. Il regista Von Trier ormai lo conosciamo, è uomo manierista, è personaggio che ama “giocare” con il pubblico, con le tecniche. Lo conosciamo attraverso i suoi lavori e anche in questo suo ultimo impegno, che nel titolo ha questo vago richiamo pornografico, si entusiasma prova a metterci un sacco di roba dentro e cerca di stupirci con coincidenze matematiche, con meccanismi cosmici, escono riferimenti letterari, contrappunti musicali e… anche po’ di cabala, il tutto fine a se stesso.
Risultato di questo I Vol (il secondo uscirà più avanti) è di un polpettone variegato dove prova a dirci un sacco di cose peraltro, in più di un passaggio, in modo divertente e simpatico, ma non affronta compiutamente il tema della Ninfomania….sembra fermarsi in superficie.
Prova a dirci dell’universo femminile e delle sue tappe di conoscenza e “uso” del corpo, delle relative stagioni di crescita e maturità, ci parla della vita animale dell’uomo a paragone con il mondo acquatico (si legga la partenza come anfibi e l’arrivo come “pesci” di diversa natura o come “esche” di diversa foggia e attrazione per la cattura dei primi), prova a sviluppare l’evoluzione cultural-intellettuale della società occidentale, prova financo a raccontare con tecnica teatrale sopraffina (vedi monologo della signora H) la farsa del rapporto familiare moderno e in definitiva la comicità amara del relazionarsi della coppia.
Tenta anche, in modo un po’ stucchevole, di mostrarci alcune analogie tra azioni e comportamenti con sequenze numeriche cabalistiche, combinazioni musicali del tutto inventate, strumentali e comunque fuori luogo…poteva evitarle servono solo per il compiacimento di Lars Von Trier….inutili ai fini del film. Resta sempre apprezzabile, come in Dogville, la tecnica teatrale che a tratti si sostituisce a quella filmica per il piacere dei palati fini. Avrei magari desiderato un approfondimento del tema contenuto nel titolo, forse una dissertazione sull’isteria della ninfomania, mi sarei aspettato un’analisi psicologica decisiva, non mi sarei fermato all’anamnesi retrospettiva rivelando, in epoche precocissime della vita, episodi di seduzione da parte dei genitori, soprattutto del padre.
Si percepisce appena che affinchè il trauma originario divenga patologico abbia necessità di connettersi, attraverso elementi associativi, a un trauma posteriore, successivo alla pubertà.
È condivisibile la tesi che la ninfomania è un'eccitazione sessuale che non può essere mentalmente elaborata, accade durante una condizione di estraniazione (di uno stato “crepuscolare”), indotta da uno stato inconscio, da dormiveglia, dalla solitudine, dalla ripetitività e dal disagio domestico.
Non è un caso che Joe dica testualmente “forse l’unica differenza fra me e gli altri è che io ho preteso di più dal tramonto, colori più spettacolari quando il sole arriva all’orizzonte”……
Film da vedere, offre molti spunti, anche divertenti ….forse un po’ troppo pretenzioso…
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stefano bruzzone
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martedì 2 settembre 2014
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pseudo film d'autore
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Diciamo subito che, a mio avviso, è un film, come molti altri di V.Trier, di una noia sconvolgente....ora,dico, non è che un film per essere un capolavoro non debba necessariamente annoiare, perbacco anche il Padrino a tratti è noioso ma si parla di un capolavoro. La mia personalissima e modestissima opinione su Nymphomaniac vol 1 è che si tratti di un'abile mossa commerciale che accontenta un po tutti. I cinefili radical chic che adorano questo genere di vaccate, gli amanti di qualche divo del cinema, ma non fatevi ingannare perché le star di Hollywood hanno un ruolo marginale e non sognatevi di vedere la Thurman desnuda e qualche amante del porno... si esatto perché qua e la l'abile maestro ha infilato scene di sesso esplicito da cinemino hard core di periferia così, giusto per fare scandalo e avvalorare il detto ""Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli.
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Diciamo subito che, a mio avviso, è un film, come molti altri di V.Trier, di una noia sconvolgente....ora,dico, non è che un film per essere un capolavoro non debba necessariamente annoiare, perbacco anche il Padrino a tratti è noioso ma si parla di un capolavoro. La mia personalissima e modestissima opinione su Nymphomaniac vol 1 è che si tratti di un'abile mossa commerciale che accontenta un po tutti. I cinefili radical chic che adorano questo genere di vaccate, gli amanti di qualche divo del cinema, ma non fatevi ingannare perché le star di Hollywood hanno un ruolo marginale e non sognatevi di vedere la Thurman desnuda e qualche amante del porno... si esatto perché qua e la l'abile maestro ha infilato scene di sesso esplicito da cinemino hard core di periferia così, giusto per fare scandalo e avvalorare il detto ""Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli." Se il regista voleva raccontarci la storia di una giovane ninfomane lo poteva fare senza sfruttare facce Hollywoodiane da sbattere sulla locandina e senza scadere nelle scene porno che all'interno di un film che vorrebbe fregiarsi del marchio "d'autore" mettono una tristezza infinita....se voglio vedere un porno guardo un porno, non Nymphomaniac. Tremo all'idea di vedere il volume 2.
Voto: 5
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stefano capasso
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martedì 30 dicembre 2014
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cruda sessualità
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Jo viene raccolta in strada a seguito di un incidente da Seligman, un anziano signore che ama la pesca. La porta a casa per la prima assistenza e li Jo comincia a raccontare la sua storia, che è la storia di una donna ninfomane.
Lars Von Trier racconta ancora il disagio esistenziale questa volta concentrandosi sulla ninfomania di Jo, che a ben vedere è una difficoltà di coinvolgersi emotivamente nei rapporti umani con la capacità narrativa filmica e letteraria di un maestro. Lars Von Trier analizza la vita di Jo e delle persone che le ruotano intorno in profondità mantenendo un astrazione che si fonde nella forza evocativa delle immagini, sempre decisamente crude, soprattutto quelle a sfondo sessuale di cui il film è ricco.
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Jo viene raccolta in strada a seguito di un incidente da Seligman, un anziano signore che ama la pesca. La porta a casa per la prima assistenza e li Jo comincia a raccontare la sua storia, che è la storia di una donna ninfomane.
Lars Von Trier racconta ancora il disagio esistenziale questa volta concentrandosi sulla ninfomania di Jo, che a ben vedere è una difficoltà di coinvolgersi emotivamente nei rapporti umani con la capacità narrativa filmica e letteraria di un maestro. Lars Von Trier analizza la vita di Jo e delle persone che le ruotano intorno in profondità mantenendo un astrazione che si fonde nella forza evocativa delle immagini, sempre decisamente crude, soprattutto quelle a sfondo sessuale di cui il film è ricco. Il freddo rigore con cui è raccontato il tema della sessualità esagerata di Jo permette di mostrare il sesso in modo esplicito e ripetuto senza che questo diventi erotismo. Rappresentando esattamente il tema che sta affrontando Jo.
La bravura di Von Trier è davvero notevole, il film si segue con attenzione pur mancando di un contatto affettivo pieno.
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cizeta
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sabato 12 aprile 2014
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inespresso
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La storia di Joe, raccontata da lei stessa, della sua malattia con il sesso, la sua voglia di trasgressione dalla più giovane età, il suo rapporto con le coetanee, il suo rapporto con gli uomini, la sua idea di amore ma, sopratutto, la sua famiglia che fa da sfondo a tutto il film ma in realtà è ciò su cui ruota.
Voto Personale: 6,5
Partendo da una cosa detta e stra detta: Von Trier o lo si ama o lo si odia. Io personalmento non lo amo ma questo film ha tutti i presupposti per farmi ricredere... i pochi che leggeranno si chiederanno "come mai un voto così timido?" La mia risposta è molto semplice: i tagli che sono stati al film lo snaturano del tutto, ne rimane ben poco!
Il montaggio è pessimo: si capisce chiaramente che i tanti tagli hanno coinvolto le scene tra Joe e Selingman mentre questa racconta; alcune volte viene riproposto il medesimo fotogramma per scene differenti (incocepibile per me); Joe in tante scene appare coricata nel letto e un attimo dopo appoggiata sulla spalliera.
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La storia di Joe, raccontata da lei stessa, della sua malattia con il sesso, la sua voglia di trasgressione dalla più giovane età, il suo rapporto con le coetanee, il suo rapporto con gli uomini, la sua idea di amore ma, sopratutto, la sua famiglia che fa da sfondo a tutto il film ma in realtà è ciò su cui ruota.
Voto Personale: 6,5
Partendo da una cosa detta e stra detta: Von Trier o lo si ama o lo si odia. Io personalmento non lo amo ma questo film ha tutti i presupposti per farmi ricredere... i pochi che leggeranno si chiederanno "come mai un voto così timido?" La mia risposta è molto semplice: i tagli che sono stati al film lo snaturano del tutto, ne rimane ben poco!
Il montaggio è pessimo: si capisce chiaramente che i tanti tagli hanno coinvolto le scene tra Joe e Selingman mentre questa racconta; alcune volte viene riproposto il medesimo fotogramma per scene differenti (incocepibile per me); Joe in tante scene appare coricata nel letto e un attimo dopo appoggiata sulla spalliera... cose semplici al quale non si è data tanta importanza ma pesano per una visione del film attento.
Von Trier e chi ha gestito la fotografia non sono mostri: tanti primi piani "tagliati" male, alcune riprese sono totalmente da rivedere. Ma a volte questo tipo di imperfezioni possono essere gradevoli e suggestive nel film.
La pellicola rimane molto interessante ma, a mio modo di vedere, parzialmente inespressa: tale sensazione mi è trasmesso, come detto prima, nei dialoghi principali che devono essere il ponte tra le vicende passate e la morale del film; in buona parte di questi dialoghi ho avvertito dei buchi di sceneggiatura che distolgono l'attenzione dello spettatore non permettendogli di apprezzare realmente il messaggio.
è chiaro che la famiglia influisca tantissimo nella vita di Joe; la tinta bianco-nera nella fase della morte del padre è una sciccheria come a simboleggiare il momento più grigio nella vita della protagonista. Da apprezzare anche la difficoltà nella recitazione degli attori in scene così difficoltose (tutti bravissimi, in particolar modo Skarsgard e Gainsbourg, un pò meno Slater, sempre troppo mono esprissivo).
Interessante è anche la numerologia del film in relazione alla sequenza di Fibonacci: il film si compone di 2 parti, la prima suddivisa in 5 capitoli, la seconda (che dovrà uscire) in 3.
La morale è semplice: il sesso è un'altra cosa quando c'è amore!
Mi riprometto di vedere il film completo per vedere colmate le mie perplessità...
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fabio1957
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martedì 26 maggio 2015
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deludente
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Dopo aver letto in diverse recensioni lusinghieri ed entusiastici giudizi su questo film, sembra sacrilego ammettere di non averlo finito di vedere,non perchè scandalizzato,ci vuole ben altro, ma semplicemente annoiato.Non riesco a trovare grandi significati,non vedo lezioni di sessualità o di vita.Non capisco nemmeno l'accostamento con "Melancholia" che invece ho trovato molto interessante.Sembra di intuire che Il nostro autore non ha un rapporto sereno ed equilibrato con l'altro sesso,ma questo sicuramente autobiografico racconto, discontinuo e improbabile,con scene di sesso esplicite, ma algide e poco intriganti,sicuramente non dà indicazioni sul pensiero di Von Trier nè riesce ad essere istruttivo o a dare spunti di riflessione.
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Dopo aver letto in diverse recensioni lusinghieri ed entusiastici giudizi su questo film, sembra sacrilego ammettere di non averlo finito di vedere,non perchè scandalizzato,ci vuole ben altro, ma semplicemente annoiato.Non riesco a trovare grandi significati,non vedo lezioni di sessualità o di vita.Non capisco nemmeno l'accostamento con "Melancholia" che invece ho trovato molto interessante.Sembra di intuire che Il nostro autore non ha un rapporto sereno ed equilibrato con l'altro sesso,ma questo sicuramente autobiografico racconto, discontinuo e improbabile,con scene di sesso esplicite, ma algide e poco intriganti,sicuramente non dà indicazioni sul pensiero di Von Trier nè riesce ad essere istruttivo o a dare spunti di riflessione.
Deludente
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