marcello m
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venerdì 14 settembre 2012
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cosa ne resterà?
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Il denaro non è sterco del demonio. Anche se i nostri sudati risparmi le banche centrali, da un secolo, ce li svalutano stampando a tavoletta fiat money di carta ed inflazionandola in tanti modi diversi per, ci raccontano, stimolare una economia manipolata (che non ha nulla del mercato di interazioni libere tra gli uomini) con iniezioni di liquidità che producono soltanto bolle finanziarie, arricchimenti bancari e inevitabili recessioni, sempre più gravi, e nessuna crescita economica reale per tutti noialtri.
Ma non c'è dubbio che il Male consenta di fare molti più soldi del Bene: Sabin decise di non arricchirsi col vaccino antipolio, ma la Weyland c'ha visto bene fin dall'inizio della saga di Alien.
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Il denaro non è sterco del demonio. Anche se i nostri sudati risparmi le banche centrali, da un secolo, ce li svalutano stampando a tavoletta fiat money di carta ed inflazionandola in tanti modi diversi per, ci raccontano, stimolare una economia manipolata (che non ha nulla del mercato di interazioni libere tra gli uomini) con iniezioni di liquidità che producono soltanto bolle finanziarie, arricchimenti bancari e inevitabili recessioni, sempre più gravi, e nessuna crescita economica reale per tutti noialtri.
Ma non c'è dubbio che il Male consenta di fare molti più soldi del Bene: Sabin decise di non arricchirsi col vaccino antipolio, ma la Weyland c'ha visto bene fin dall'inizio della saga di Alien.
Alien, qualunque sia la sua origine, è una risorsa formidabile per cui val la pena di sacrificare tutta la carne umana che servirà per controllarla.
A diciotto, diciannove anni molti gelidi brividi corsero lungo la mia inesperta schiena alla vista del terrificante Alien di Scott. Un capolavoro horror di fantascienza nel quale il mostro era soprattutto l'atmosfera cupa ed oppressiva della claustrofobica Nostromo contaminata ed aggredita da un'entità rambaldiana straordinaria, ma pressoché invisibile, e cieca nella sua seriale volontà omicida.
Ricordo bene le meravigliose sequenze dell'atterraggio della Nostromo durante la tempesta, le geniali immagini sgranate trasmesse dai malcapitati esploratori sui monitor dell'astronave (comprese e riprese da Cameron); da lasciare senza fiato l'esplosione toracica durante il lunch (la prima, incredibile ed inattesa!) e suggestivo il robot antropomorfo e traditore (per conto della Weyland) spezzato in due, ma ancora parlante e consapevole.
Ho atteso trent'anni per il prequel.
La cosa che mi è venuta da chiedermi all'uscita dal cinema è la seguente: ma questo è un film di Ridley Scott?
Non l'avrebbe fatto così anche uno dei tanti registi che oggigiorno si sono fatti le ossa con la pubblicità e gli effetti speciali? E, attenzione, gli effetti speciali sono molto belli. Ma entro sei mesi saranno quasi obsoleti. Come succede, oramai, con tutti i film di computer grafica.
Allora cosa ricorderò di questo prequel? La trama? Non lineare, ma abbastanza rintracciabile ed accettabile: conseguenze inintenzionali dell'agire umano e... alieno. Ma una suggestione duratura e stimolante qualche riflessione non c'è. E' scontata la figura del vecchio miliardario che ha speso tutto il possibile per l'impossibile immortalità, più interessanti sono i dialoghi tra il robot antropomorfo e gli umani spocchiosi (l'interprete migliore è Fassbender), discreta l'umanità del capitano coraggioso.
Le ambientazioni dell'astronave? Belle, ma un po' dejavu. Più memorabili quelle di Kubrick in 2001 Odissea nello spazio.
La scenografia degli esterni? Ringraziamo l'Islanda e la maestria di certe inquadrature. Le musiche? No, di sicuro. Nulla di particolare. Quelle di Alien erano angoscianti per il senso di isolamento ed abbandono senza via d'uscita che ti lasciavano addosso.
Ed allora? Mi chiedo l'effetto di questo film sulle nuove generazioni e credo che lo consumeranno e digeriranno molto velocemente. C'è più azione in Modern Warfare o nei Trasformers.
E l'angoscia, il terrore e lo sbigottimento del primo Alien si sono oramai, in oltre trent'anni, diluiti nel corso della saga fino al degrado della miscela coi Predator.
Sono cambiato, ovviamente, io. Ma è cambiato anche Scott. E non lo ricorderemo per questo discreto film di fantascienza.
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giorgio75
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sabato 15 settembre 2012
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brutto! un film pieno di momenti senza senso
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Questo film è il tentativo, fallito, di recuperare la saga di Alien. La prima parte riesce in qualche modo a creare una certa aspettativa che però viene grandemente delusa. Molte scene sono totalmente fini a se stesse e trovano una minima giustificazione solo nella necessità di propinare due ore di effetti speciali, almeno quelli ben fatti.
Lo spettatore che ha già visto Alien e spera di ritrovare almeno parte delle emozioni offerte da quel capolavoro rimarrà pesantemente deluso. Nessuno dei personaggi è ben caratterizzato e persino la protagonista è poco più che abbozzata, tanto che si stenta a capire se essa sia veramente la protagonista.
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Questo film è il tentativo, fallito, di recuperare la saga di Alien. La prima parte riesce in qualche modo a creare una certa aspettativa che però viene grandemente delusa. Molte scene sono totalmente fini a se stesse e trovano una minima giustificazione solo nella necessità di propinare due ore di effetti speciali, almeno quelli ben fatti.
Lo spettatore che ha già visto Alien e spera di ritrovare almeno parte delle emozioni offerte da quel capolavoro rimarrà pesantemente deluso. Nessuno dei personaggi è ben caratterizzato e persino la protagonista è poco più che abbozzata, tanto che si stenta a capire se essa sia veramente la protagonista. I personaggi minori sono solo ridicole caricature di quelli del primo Alien. Charlize Theron interpreta con una buona espressività il proprio ruolo, peccato che il suo personaggio, come gli altri, sia solo abbozzato.
Evidentemente Prometheus è impostato come una sorta di prima puntata di un serie di cui si sa come comincia ma non si saprà mai come finisce (tipo Lost). La speranza è che l'esperimento finisca quì e non vengano prodotti altri capitoli che, comunque, non andrei a vedere.
I pur ottimi effetti visivi di Prometheus non bastano a coinvolgere lo spettatore, tanto che è quasi più emozionante il trailer del film, la cui lunghezza tende ad annoiare. Si tratta dell'ennesima prova che gli effetti speciali e il 3D non possono rimpiazzare una buona trama e una buona sceneggiatura.
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donni romani
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mercoledì 27 giugno 2012
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ridley scott torna alla fantascienza
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Bloockbuster dell'estate statunitense il ritorno alla fantascienza di Ridley Scott, sostenuto da un cast stellare, e sospinto dal battage pubblicitario che lo ha lanciato come prequel di Alien, lascia un po' di amaro in bocca. E non tanto perchè i richiami ad Alien sono esili a dir poco, e non solo perchè il metatesto filosofico nei film di fantascienza (da dove veniamo, qual'è l'origine della vita?) è stato sviluppato altrove in modo ben più convincente e affascinante, ma soprattutto perchè Prometheus niente di nuovo aggiunge ad un film dichiaratamente di genere.
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Bloockbuster dell'estate statunitense il ritorno alla fantascienza di Ridley Scott, sostenuto da un cast stellare, e sospinto dal battage pubblicitario che lo ha lanciato come prequel di Alien, lascia un po' di amaro in bocca. E non tanto perchè i richiami ad Alien sono esili a dir poco, e non solo perchè il metatesto filosofico nei film di fantascienza (da dove veniamo, qual'è l'origine della vita?) è stato sviluppato altrove in modo ben più convincente e affascinante, ma soprattutto perchè Prometheus niente di nuovo aggiunge ad un film dichiaratamente di genere. Certo gli effetti speciali sono negli anni divenuti specialissimi, certo il 3D permette certi azzardi registici di grandi suggestione, e certo non si può negare la capacità di Scott di creare suspance e di dirigere gli attori, ma sinceramente, quante navi spaziali in difficoltà su pianeti sconosciuti abbiamo già visto, quanti equipaggi dilaniati dagli aggressori alieni e da lotte intestine abbiamo conosciuto, quante eroine dure e pure abbiamo visto lottare contro il Male incarnato non sempre e non solo dai mostri spaziali? Possibile che la sceneggiatura non potesse essere più accurata, e più originale, capace di andare oltre i soliti stilemi delle pellicole di fantascienza? Sicuramente il personaggio della Rapace, una biologa dilaniata fra la fede e la scienza, ha il suo spessore, e sicuramente il robot di Fassbender ricorda le malinconie e gli struggimenti dei replicanti di Blade Runner, ma manca quel quid che trasforma un buon prodotto in un capolavoro, e questo da Ridley Scott dobbiamo aspettarcelo, perchè un autore, quando prende in mano un soggetto deve poi metabolizzarlo fino a stravolgerlo, facendone qualcosa di unico, e di inconfondibile. Altrimenti si rischia di creare un bel film, molto scenografico, molto ridondante e molto elaborato, ma che si dimentica facilmente proprio perchè assomiglia a tanti altri prodotti visti in precedenza. Mentre Alien, come pure Blade Runner, erano e restano, capolavori unici.
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antonio montefalcone
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lunedì 24 settembre 2012
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alien rimane fuori campo. e con lui anche il film!
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Tanto rumore per poco, potremmo dire. Il tanto atteso “Prometheus” di Ridley Scott; intenzionato a ridefinire la saga di “Alien” grazie all’enorme potenzialità di un progetto che si voleva originale, ambizioso e notevole, non soltanto dal punto di vista cinematografico, narrativo, ma anche concettuale; delude le aspettative. E sia chiaro, non soltanto dei molti appassionati e affezionati ai precedenti capitoli della saga (della quale il film, inserendosi a metà tra un reboot e un prequel, vuol spiegare gli antefatti ma anche prenderne le distanze, sperando in una nuova serialità o in un’opera con una sua propria autonomia), ma anche di chi vi si approccia spontaneamente. Opera di fantascienza tecnologicamente all’avanguardia (il 3D è elegante ed efficace per farci immergere nella trama) con una forma impeccabile e un raffinato apparato figurativo, è incapace (ahinoi) di innovare in modo significativo l'immaginario di provenienza, e al tempo stesso non riesce a fondere in modo risolto ed equilibrato molti aspetti realizzativi propri.
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Tanto rumore per poco, potremmo dire. Il tanto atteso “Prometheus” di Ridley Scott; intenzionato a ridefinire la saga di “Alien” grazie all’enorme potenzialità di un progetto che si voleva originale, ambizioso e notevole, non soltanto dal punto di vista cinematografico, narrativo, ma anche concettuale; delude le aspettative. E sia chiaro, non soltanto dei molti appassionati e affezionati ai precedenti capitoli della saga (della quale il film, inserendosi a metà tra un reboot e un prequel, vuol spiegare gli antefatti ma anche prenderne le distanze, sperando in una nuova serialità o in un’opera con una sua propria autonomia), ma anche di chi vi si approccia spontaneamente. Opera di fantascienza tecnologicamente all’avanguardia (il 3D è elegante ed efficace per farci immergere nella trama) con una forma impeccabile e un raffinato apparato figurativo, è incapace (ahinoi) di innovare in modo significativo l'immaginario di provenienza, e al tempo stesso non riesce a fondere in modo risolto ed equilibrato molti aspetti realizzativi propri. Era arduo replicare, perlomeno con la stessa magia espressiva, il geniale mix di idee ed elementi fantasy-horror con cui Scott negli anni ’80 aveva contribuito a rifondare il genere fantascientifico. Ma dispiace che di questa pellicola, alla fine, si riesca a salvare ben poco. Tecnicamente e stilisticamente ogni aspetto è spettacolarizzato in modo estremo e curato: gli effetti speciali visivi straordinari, la fotografia evocativa, le musiche eteree, il montaggio serrato e funzionale, paesaggi e scenografie visionarie, l’iconografia futuristica della serie (affidata di nuovo agli incubi dell'artista surreale Giger), il tentativo di riproposizione di vecchie e nuove figure mitologiche, e altro ancora. Ma dietro questa magniloquenza, si avverte però confusione, tante e mal coese linee guida e, soprattutto, la mancanza di fascino in fatto di narrazione, emozioni e riflessioni. C’è una linea guida che vuol prendere a pretesto la storia per rispondere ai grandi interrogativi filosofico-esistenziali (“Chi siamo? Da dove veniamo? Chi ci ha creati? ”); un’altra che vuol puntare solo sull’azione; una che mira alla saga da cui attinge l’essenza e il presupposto narrativo di partenza; un’altra che cerca una propria autonomia con annessa riflessione metafisica; una che tenta un’operazione seriale tutta nuova; e un’altra che vuol semplicemente un film a sé stante e aperto. Insomma c’è una continua sconnessione tra un piano e l’altro e addirittura anche un dislivello dentro gli stessi piani (grandi interrogativi ma fragili risposte; aspirazioni metafisiche ma impantanamento nello stereotipo e nel superficiale; vari livelli di lettura della storia ma tanta incoerenza narrativa e schematicità). La pellicola si perde nella ricerca dello spettacolo, dell’effetto plateale e crolla sotto il peso della sua ambizione. La verbosità e i concetti filosofici rischiano di annullare l’opera e di rendere un po’ coinvolgente solo la parte relativa all’azione. Colpa principale è di una sceneggiatura debole e con troppi buchi, più interessata alla messa in scena che allo sviluppo; che non dà approfondimenti narrativi, offre dialoghi mal composti ed esili personaggi, rende poco plausibili le loro motivazioni e comportamenti. Troppe mancanze logiche nella trama e troppe leggerezze con cui si succedono gli accadimenti finiscono per generare, purtroppo, solo noia e perplessità nello spettatore. E fanno di “Prometheus” un’ occasione mancata.
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antonio montefalcone
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giovedì 27 settembre 2012
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prometheus: il peso delle ambizioni e delle sfide
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Ci si aspettava di più dal grande Ridley Scott, e invece, la sua ultima fatica non riesce ad essere all’altezza di quei due capolavori del genere, “Blade Runner” e “Alien”, da lui firmati. “Prometheus” è uno spettacolo godibile per gli occhi, ma un’opera diseguale e imperfetta, che deve quasi tutto all’apparato immaginifico, ricco di suggestioni; ma quasi nulla alla sostanza, povera di una struttura coerente e intensa. La debole trama, solo a tratti intrigante e avvincente, ha al centro l'equipaggio di un'astronave chiamata come il titano della mitologia greca che forgiò gli esseri umani e sfidò gli dei, perché parla di un (improbabile) equipaggio scientifico in viaggio nel cosmo alla ricerca di una razza aliena superiore che avrebbe generato l’uomo.
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Ci si aspettava di più dal grande Ridley Scott, e invece, la sua ultima fatica non riesce ad essere all’altezza di quei due capolavori del genere, “Blade Runner” e “Alien”, da lui firmati. “Prometheus” è uno spettacolo godibile per gli occhi, ma un’opera diseguale e imperfetta, che deve quasi tutto all’apparato immaginifico, ricco di suggestioni; ma quasi nulla alla sostanza, povera di una struttura coerente e intensa. La debole trama, solo a tratti intrigante e avvincente, ha al centro l'equipaggio di un'astronave chiamata come il titano della mitologia greca che forgiò gli esseri umani e sfidò gli dei, perché parla di un (improbabile) equipaggio scientifico in viaggio nel cosmo alla ricerca di una razza aliena superiore che avrebbe generato l’uomo. Qui si ritroveranno a dover combattere una battaglia per salvare il futuro della razza umana. Il regista con questo film avrebbe voluto reinventare il mito della creazione. L’avrebbe voluto fare attraverso le novità di un’opera originale nella narrazione, nello stile, nei concetti. Ma, purtroppo, non raggiunge l’obiettivo. Sotto questo punto di vista, la ricerca delle origini della vita oscilla tra scienza, fede, creazionismo, panteismo e darwinismo, ma il tutto si regge su un fragile piano di superficialità e vacuità. Quante domande sulla nostra origine, e quante poche risposte; tra l’altro anche contraddittorie, che lasciano solo dubbi nella mente dello spettatore. Le colpe principali, a mio parere, c’è l’hanno gli sceneggiatori che hanno plasmato la pellicola di indigeste visioni misticheggiante e spiritualiste, e hanno trattato tutto con superficialità. Persino dal punto di vista della narrazione, una delle cose che faceva il fascino della saga, si rimane delusi. Anche quest’ultimo è stato trattato con disarmante schematicità. Giudicando il film non si può che accertare una cosa: la pellicola predilige lo spettacolo più coinvolgente, a scapito però delle autentiche impressioni ed emozioni cinematografiche. Dove sono finite le atmosfere e le sensazioni di vera angoscia e paura, tensione e claustrofobia di “Alien”, ad esempio? Dove ritrovare la semplicità, complessa e allegorica, del film del ’79? E l’asciuttezza della sua storia e dei suoi dialoghi? Qui manca tutto questo perché la pellicola crolla sotto il peso della sua ambizione; arrivando a cambiare continuamente registro, prospettive e criteri di rappresentazione; e finendo per riproporre solo superficialmente quelli che in fondo erano i temi cardine dell’intera saga. L'unico motivo di interesse di “Prometheus” non è dunque la scadente sceneggiatura, ma soltanto l’immaginifico apparato visivo che perlomeno, a volte, regala allo spettatore anche momenti davvero memorabili, come l’evocativo incipit o l’ultima sequenza, veramente suggestiva. Ma se non ci si accontenta solo di un godibile spettacolo, e si desidera qualcos’altro, allora non si può che restare delusi, perché questa pellicola non offre di più. Purtroppo.
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lamas
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lunedì 17 settembre 2012
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che tristezza....
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Partiamo da un punto fondamentale. La coerenza, un prequel fatto soprattutto da Scott non deve sgarrare in nulla.
Ricordate che in Alien il "Gigante" viene ritrovato praticamente fossilizzato con la sedia, con le ossa aperte verso l'esterno? (e senza recare danno all'intelligenza di nessuno credo che si possa pensare che l'astronave sia precipitata per quel motivo e non per il sacrificio del film). Bhè qui l'ultimo "gigante" ritrovato vivo non muore su quella sedia!!! Scandaloso.
Il pianeta su cui stanno facendo la presunta terraformazione i "giganti", (il pianeta torna ad essere inospitale dopo la loro assenza, in Alien) non è il loro pianeta di origine perchè mi sembra che nel film venga detto esplicitamente che sono stati abbastanza intelligenti da non fare gli esperimenti a casa loro (concetto che viene ripreso infatti anche in Alien ed alla fine di questo film dove decidono infatti di andare là a casa loro!).
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Partiamo da un punto fondamentale. La coerenza, un prequel fatto soprattutto da Scott non deve sgarrare in nulla.
Ricordate che in Alien il "Gigante" viene ritrovato praticamente fossilizzato con la sedia, con le ossa aperte verso l'esterno? (e senza recare danno all'intelligenza di nessuno credo che si possa pensare che l'astronave sia precipitata per quel motivo e non per il sacrificio del film). Bhè qui l'ultimo "gigante" ritrovato vivo non muore su quella sedia!!! Scandaloso.
Il pianeta su cui stanno facendo la presunta terraformazione i "giganti", (il pianeta torna ad essere inospitale dopo la loro assenza, in Alien) non è il loro pianeta di origine perchè mi sembra che nel film venga detto esplicitamente che sono stati abbastanza intelligenti da non fare gli esperimenti a casa loro (concetto che viene ripreso infatti anche in Alien ed alla fine di questo film dove decidono infatti di andare là a casa loro!). Quindi i pianeti che indicavano i ritrovamenti archeologici quali erano? Non poteva certo essere quello perchè non ha senso (e non venitemi a dire che è un film di fantascienza e allora fanno un po' come ....gli pare) ed oltretutto che senso aveva creare un mostro per venire a sterminarci?
Se proprio volevano sterminarci erano così contorti da creare tutto questo butta su di modificazioni genetiche mostri, etc? BHEEEEE!!!
Premesso questo che già fa scendere il giudizio a livelli infimi. Dove sono i personaggi? Charlize cos'è? cosa rappresenta? non c'è nessun personaggio che si evolve e spesso tengono dei comportamenti alquanto incongruenti.
E senza offesa giudicare un film per gli effetti speciali è un avera rottura di balle perchè ormai sarei in grado di farli pure io!
Cosa cercano nel film? La fede o l'asssenza di Dio? L'unica credente per credere ha bisogno di risposte da esseri in carne ed ossa?
Se qualcuno mi illumina anche sulla scena iniziale...la vita la portano attraverso modificazioni genetiche? (la dottoressa quando analizza la testa parla di mutazione (poi in realtà il loro DNA è identico al nostro!) che è la stessa che pare accadere quando il tipo bve la sostanze e si "distrugge-decompne" cadendo nell'acqua. A quel punto sembra che il DNA si ricombini.
Insomma basta così direi. Facevo prima a riassumere con il sempre verde Fantozzi sulla corazzata!
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lorenzo folini
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venerdì 14 settembre 2012
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prometheus...tanto rumore per nulla?
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Anno 2093, l'astronave Prometheus é in viaggio verso un lontano pianeta alla ricerca dei resti di una civiltà aliena che, come sostengono i due archeologi Noomi Rapace e David Marshall-Green, potrebbe avere creato la vita sulla Terra. sarebbero quindi i creatori del genere umano, esseri da cui noi tutti discendiamo.
La spedizione é finanziata dalla potente e ricca Compagnia Weyland, e formata da 17 elementi tra scienziati, astronauti e un robot.
Le cose prenderanno peró subito una brutta piega e non solo la sopravvivenza dell'equipaggio, ma quella dell'umanità intera verrà messa in grave pericolo.
Tanto anticipato, tanto discusso, tanto raccontato... Prometheus arrivava nelle sale con un bel carico di aspettative.
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Anno 2093, l'astronave Prometheus é in viaggio verso un lontano pianeta alla ricerca dei resti di una civiltà aliena che, come sostengono i due archeologi Noomi Rapace e David Marshall-Green, potrebbe avere creato la vita sulla Terra. sarebbero quindi i creatori del genere umano, esseri da cui noi tutti discendiamo.
La spedizione é finanziata dalla potente e ricca Compagnia Weyland, e formata da 17 elementi tra scienziati, astronauti e un robot.
Le cose prenderanno peró subito una brutta piega e non solo la sopravvivenza dell'equipaggio, ma quella dell'umanità intera verrà messa in grave pericolo.
Tanto anticipato, tanto discusso, tanto raccontato... Prometheus arrivava nelle sale con un bel carico di aspettative. Il ritorno di ridley scott alla fantascienza e il nuovo approccio alla stupenda saga di Alien che lui stesso aveva creato nel 1979.
Difficile scegliere quale sia la delusione maggiore (e ce ne sono tante) di questo film.
Fotografia, regia, montaggio ed effetti speciali sono, come ci si attendeva, eccellenti a riprova del fatto che 40 anni di mestiere non ce li si dimentica per strada.Da questo punto di vista Scott é una garanzia. Il fallimento su tutta la linea riguarda peró in primis la sceneggiatura, ed é un discreto shock per chi conosce Damon Lindelof e sa di cosa sia capace (LOST ed enigmi affini): ad una prima parte in cui si accumulano tutte le domande del regista e dei protagonisti (essenzialmente:da dove veniamo?chi ci ha creati e perché?) segue una seconda parte raffazzonata, troppo accelerata, in cui naturalmente non viene data nessuna risposta,troviamo un finale aperto che fa presagire un paio di sequel e infine, appena prima dei titoli, fa pure capolino in maniera abbastanza posticcia il celebre xenomorfo con la testa allungata..
I personaggi sono tutti descritti in maniera superficiale e poco caratterizzati. Il'androide David, il brillante Fassbender qui piacevolmente ambiguo, agisce in maniera completamente incomprensibile e un paio di suoi passaggi (non voglio svelarveli) paiono davvero frutto di vere e proprie voragini della sceneggiatura.
I temi trattati all'inizio sono tanti, troppi e affrontati in maniera anche un pó pacchiana, il che potrebbe infastidire qualcuno; la cosa piú sorprendente é che il film cede anche e sopratutto nell'azione, nel suo essere prodotto di genere (fantasy piú che fantascienza?): dopo mezz ora le cartesono già tutte sul tavolo e si capisce con troppo anticipo come si svilupperà la storia, il ritmo nella seconda parte é alquanto discontinuo, la tensione é minima, anche perché i protagonisti o sono insopportabili o sono i classici buoni destinati a morire.
infine, i punti di contatto con la saga sono esili e risibili (prometheus sta ad alien come l'oro denso "Cronicles of Riddick" stava a "Pitch Black" per intenderci) al punto che avrebbero fatto meglio ad evitare qualsiasi riferimento e sviluppare un racconto completamente autonomo.
Last but not least: completamente assurdo il trailer, che mostra interamente la storia fino quasi al finale.. Un pó di mistero avrebbe sicuramente giovato.
2/5. Occasione persa
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special-fx
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martedì 18 settembre 2012
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più di trent'anni di attesa...ma per cosa?
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La visione di un film atteso per più di trent’anni, che ci avrebbe dovuto fornire una spiegazione “logica” a ciò che è avvenuto prima di “Alien”, ma che aggiunge invece altri dubbi e per alcuni tratti ne sembra addirittura un misero “remake”, mi ha lasciato un’amarezza profonda come una promessa non mantenuta. Non capisco come uno dei registi che ha portato questo genere a vette difficili da raggiungere, abbia accettato di dirigere un film la cui sceneggiatura è già di per sè una condanna! A cominciare dai particolari più banali che in un VERO film di Fantascienza non debbono essere trascurati. Come si può accettare che nel 2093 su un’astronave che permette di fare viaggi interstellari e dotata delle più moderne e avanzate tecnologie, si veda una normalissima e banalissima sedia a rotelle dei nostri tempi per la deambulazione del miliardario che finanzia la spedizione? Come può una ipertecnologica e costosissima capsula che rappresenta l’infermeria dell’astronave e concepita per operazioni chirurgiche di precisione, suturare l’addome della protagonista (dal cui interno è stato estratto l’alieno) con dei ridicoli “punti di spillatrice”? Come si fa a non sorridere vedendo un’astronave aliena attivarsi con comandi impartiti attraverso un vero e proprio “piffero” posato su una consolle piena di tasti biancastri e gommosi simili a delle mammelle in miniatura? Come si può entrare in una buia caverna di un mondo extraterrestre e nessuno degli scienziati della spedizione provvede ad analizzare il liquido scuro presente ovunque e scambiato per acqua (da quando l’acqua è nera?), ma che poi si rivelerà essere una delle cause scatenanti dei contagi e delle conseguenti trasformazioni di alcuni membri dell’equipaggio? Come può la protagonista (alla fine del film) trovarsi nell’ambiente esterno a mani nude senza i guanti protettivi della tuta senza congelarsi all’istante visto che al momento dell’atterraggio viene rilevata (e dichiarata) una temperatura di ben meno 270 gradi Celsius? Tante evidenti banalità che non posso accettare da uno scrupoloso regista come Ridley Scott.
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La visione di un film atteso per più di trent’anni, che ci avrebbe dovuto fornire una spiegazione “logica” a ciò che è avvenuto prima di “Alien”, ma che aggiunge invece altri dubbi e per alcuni tratti ne sembra addirittura un misero “remake”, mi ha lasciato un’amarezza profonda come una promessa non mantenuta. Non capisco come uno dei registi che ha portato questo genere a vette difficili da raggiungere, abbia accettato di dirigere un film la cui sceneggiatura è già di per sè una condanna! A cominciare dai particolari più banali che in un VERO film di Fantascienza non debbono essere trascurati. Come si può accettare che nel 2093 su un’astronave che permette di fare viaggi interstellari e dotata delle più moderne e avanzate tecnologie, si veda una normalissima e banalissima sedia a rotelle dei nostri tempi per la deambulazione del miliardario che finanzia la spedizione? Come può una ipertecnologica e costosissima capsula che rappresenta l’infermeria dell’astronave e concepita per operazioni chirurgiche di precisione, suturare l’addome della protagonista (dal cui interno è stato estratto l’alieno) con dei ridicoli “punti di spillatrice”? Come si fa a non sorridere vedendo un’astronave aliena attivarsi con comandi impartiti attraverso un vero e proprio “piffero” posato su una consolle piena di tasti biancastri e gommosi simili a delle mammelle in miniatura? Come si può entrare in una buia caverna di un mondo extraterrestre e nessuno degli scienziati della spedizione provvede ad analizzare il liquido scuro presente ovunque e scambiato per acqua (da quando l’acqua è nera?), ma che poi si rivelerà essere una delle cause scatenanti dei contagi e delle conseguenti trasformazioni di alcuni membri dell’equipaggio? Come può la protagonista (alla fine del film) trovarsi nell’ambiente esterno a mani nude senza i guanti protettivi della tuta senza congelarsi all’istante visto che al momento dell’atterraggio viene rilevata (e dichiarata) una temperatura di ben meno 270 gradi Celsius? Tante evidenti banalità che non posso accettare da uno scrupoloso regista come Ridley Scott. Gli attori principali, seppur di un certo livello, non hanno lontanamente il carisma di Ripley o del caporale Hicks e non riescono mai a essere coinvolgenti; difficilmente ricorderemo la loro interpretazione in Prometheus. Si è cercato di dare al film una chiara impronta filosofico-religiosa (l’origine della vita, il rapporto tra il creatore e colui che è stato creato, il desiderio della maternità impossibile) con il conseguente rischio di creare una confusione generale con troppi elementi sviluppati in maniera indecente, senza una spiegazione, ma soprattutto senza logica. Rimarranno da capire alcune cose riguardo il perché questi giganti extraterrestri esplorano lo spazio per creare la vita su altri pianeti se poi sono pronti a distruggerla? Perché l’androide contagia volontariamente uno dei protagonisti attraverso il liquido nero che ne provoca la mutazione? Cosa viene detto di così grave nel dialogo tra l’androide e il gigante extraterrestre da scatenare l’ira di quest’ultimo in uno dei momenti chiave e per nulla approfonditi del film? Lo sapremo nel prossimo capitolo? Lo scopo è quello di ridurre anche un capolavoro come “Alien” a diventare un mediocre serial? Non sono stati sufficienti i demenziali film di “Alien Vs Predator”? Fateci un favore: cambiate sceneggiatori perchè è ora di finirla di prenderci in giro con questa Fantascienza da quattro soldi!
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jaylee
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domenica 16 settembre 2012
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l'eterna ricerca
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Nella mitologia greca, Prometeo fu il titano che rubò una scintilla per donare la luce del fuoco agli uomini, costretti a brancolare nell’oscurità durante la notte. Allo stesso modo, Ridley Scott chiama l’astronave per suggerire l’eterna ricerca del genere umano delle motivazioni profonde delle proprie origini ed in definitiva della propria esistenza.
Nell’idea originale, Prometheus avrebbe dovuto essere un prequel del capolavoro Alien, film che poi diede vita ad un vero e proprio universo nel mondo cinematografico e letterario. Si può dire che il design di quel film, il mix tecno-organico spaventoso e attraente allo stesso tempo pensato da HR Giger, sia un caposaldo dell’immaginario fantascientifico collettivo, in opposizione alla lucentezza dell’altro grande filone del periodo, ovvero Guerre Stellari.
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Nella mitologia greca, Prometeo fu il titano che rubò una scintilla per donare la luce del fuoco agli uomini, costretti a brancolare nell’oscurità durante la notte. Allo stesso modo, Ridley Scott chiama l’astronave per suggerire l’eterna ricerca del genere umano delle motivazioni profonde delle proprie origini ed in definitiva della propria esistenza.
Nell’idea originale, Prometheus avrebbe dovuto essere un prequel del capolavoro Alien, film che poi diede vita ad un vero e proprio universo nel mondo cinematografico e letterario. Si può dire che il design di quel film, il mix tecno-organico spaventoso e attraente allo stesso tempo pensato da HR Giger, sia un caposaldo dell’immaginario fantascientifico collettivo, in opposizione alla lucentezza dell’altro grande filone del periodo, ovvero Guerre Stellari.
Prometheus dà alcune risposte che furono lasciate irrisolte (su tutte, l’iconico “Space-Jockey”), ma è molto più ambizioso di un mero esercizio stilistico-esegetico (così come lo era, per esempio, il prequel de La Cosa uscito qualche mese fa), apre infatti molti più interrogativi di quanto ne fossero rimasti aperti e, con tutta probabilità, crea un nuovo filone che si ispira al 2001 Odissea Nello Spazio di Kubrick (e a tutta una serie di film minori come Mission to Mars, Saturn 3, ecc.) della ricerca ed incontro con i propri creatori, ed in definitiva del rispondere all’eterna domanda del perché siamo qui.
Ridley Scott parte dalle teorie di Sitchin, la cosiddetta Archelogia Eretica, che vede nei testi sacri di molte religioni antiche (tra cui la Bibbia), elementi che indicano che gli uomini furono materialmente creati da essere extraterrestri e sviluppa la storia di un team di esploratori e scienziati che, seguendo le mappe astrali che accomunano questi testi, approda su un pianeta, e scopre una specie di mausoleo, che nasconde una gigantesca astronave… e in essa alcuni corpi di giganteschi esseri antropomorfi. Che abbiano incredibilmente trovato la risposta finale?
Prometheus solleva in modo intelligente la questione tra Scienza e fede, rendendo il dilemma evidente e allo stesso tempo inutile, indicando come queste due aree cognitive siano relative a dimensioni diverse della realtà, una che si occupa del Come e l’altra del Perchè; e di come la scintilla dell’anima, per come essa sia stata creata, necessariamente innesca un processo di sense-making della propria esistenza. Da questo punto di vista l’androide David (un Michael Fassbender in gran forma, e vero protagonista del film), creato dall’uomo e che “come tutti i figli, vuole vedere la morte dei propri genitori”, chiude il cerchio con un’altra grande opera di Ridley Scott, Blade Runner ed i suoi replicanti per certi versi più umani degli uomini stessi. Non a caso, David, attraverso la tecnologia, riesce a visualizzare i sogni della protagonista (un richiamo, seppur invertito, all’innesto di sogni nei replicanti proprio in Blade Runner)
Da sottolineare i paesaggi e le ambientazioni di grandissimo impatto visivo (degne del Maestro), ed in definitiva la grandiosità del progetto. La trama a volte subisce un po’ un “effetto Lost” (non a caso la sceneggiatura è di Damon Lindelof), di creare più elementi sospesi di quanti ne chiuda (e dunque ecco perché il sospetto che Prometheus sia il primo di una “franchise”), ma il potere evocativo è indubbiamente molto potente.
Senz’altro un’opera da vedere, un viaggio che solleva riflessioni e domande eterne (www.versionekowalski.it)
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sabato 15 settembre 2012
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ridley scott: non sempre il nome è una garanzia
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Devo constatare come, ormai da tempo, i trailer dei film in prossima uscita non riescano più a darmi un'idea di cosa andrò a vedere. Capacità di chi li produce o decrescente mia capacità di leggere "tra le righe".. non saprei. Così è stato anche in questo caso: Prometheus l'ho atteso, immaginato, pre-gustato, con l'idea (speranza) di aprire la stagione post-ferie con una pellicola di quelle che restano.
Lo confesso, nei primi 20-30 minuti ero dentro il film, rapito da un genere che amo da sempre, al cospetto di un deus ex machina dell'extra-mondo che nel 1982 ha segnato per sempre la mia anima cinefila con l'immenso Blade Runner.
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Devo constatare come, ormai da tempo, i trailer dei film in prossima uscita non riescano più a darmi un'idea di cosa andrò a vedere. Capacità di chi li produce o decrescente mia capacità di leggere "tra le righe".. non saprei. Così è stato anche in questo caso: Prometheus l'ho atteso, immaginato, pre-gustato, con l'idea (speranza) di aprire la stagione post-ferie con una pellicola di quelle che restano.
Lo confesso, nei primi 20-30 minuti ero dentro il film, rapito da un genere che amo da sempre, al cospetto di un deus ex machina dell'extra-mondo che nel 1982 ha segnato per sempre la mia anima cinefila con l'immenso Blade Runner.. altri tempi! Ma non sono bastati la splendida fotografia e le coinvolgenti ambientazioni a portarmi indenne oltre metà film. Superati i 60 minuti di proiezione ho cominciato a capire che sarei tornato a casa deluso..
La trama era ed è rimasta soltanto abozzata, lo sviluppo via via sempre più inconsistente, il cast insignificante ( forse non è colpa degli attori) perché costretto ad interpretare ruoli dalla fumosa caratterizzazione. Men che meno è bastata la presenza di Charlize Theron, che non si capiva se fosse la malvagia o cinica o cos'altro. Non ho notato (stavolta) neppure che era bella.. così per gli altri personaggi. Perché credo fermamente che senza uno script di spessore non ci si possa affezionare ai personaggi.. A ciò si aggiungano i richiami, già citati nelle recensioni, ai precedenti e più blasonati lavori di Scott.. dei quali, a onor del vero, poco mi importa.
Caro Ridley, per quanto mi riguarda puoi fare dei remake, io vengo comunque a vederli, ma devi farli con onestà, raccontando ciò che "senti" e che "vedi" alla soglia dei tuoi 75 anni..
Questa volta non è accaduto. Questa volta non hai svelato nessuna "verità". E ci sono rimasto un pò male.
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