panzarita
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mercoledì 1 agosto 2007
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proprio bal---zach!
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all'inizio mi sono chiesta se era un film muto, perchè per circa 15 minuti non è stata scambiata una sola battuta...poi sono uscite le didascalie come nei film muti, appunto.
L'attrice protagonista assomiglia a Vladimir Luxuria e l'attore protagonista temo che abbia partecipato al film solo perchè è figlio di cotanto padre.
Alcune incongruenze e facezie: le penne d'oca con cui scrivono i messaggi sembrano delle stilografiche, in quanto non vengono mai intinte nel calamaio; il marchio di metallo arroventato con cui il protagonista minaccia lei, viene tenuto in mano come se niente fosse incurante del calore; nei conventi di clausura ancora adesso NON si può vedere il viso delle monache, che restano velate: figuriamoci nel 1800!!!
Bah, sbattuti via 4,5€!
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adriano lotito
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mercoledì 5 settembre 2007
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balzac letto da rivette
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Un piccolo gioiello che splende quasi non visto tra l'esercito dei kolossal americani. Un film d'autore diretto con grande abilità da Jacques Rivette che si muove con tono freddo e distaccato tra i meandri dell'animo umano denso di follia e irrazionalità. La duchessa di Langeais è tratto dall'omonimo romanzo di Honorè de Balzac che ritrae un tira e molla tra una duchessa attratta da un eroe di guerra. Ma la sua attrazione verso quest'ultimo non diventa mai esplicita e questo fa si che il generale napoleonico diventi la sua vittima. Ma alla fine il soldato se ne va e la dama sentendone la mancanza capisce d'aver perso il suo vero amore e si richiude in convento per poi suicidarsi una volta stata scoperta dal suo amante.
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Un piccolo gioiello che splende quasi non visto tra l'esercito dei kolossal americani. Un film d'autore diretto con grande abilità da Jacques Rivette che si muove con tono freddo e distaccato tra i meandri dell'animo umano denso di follia e irrazionalità. La duchessa di Langeais è tratto dall'omonimo romanzo di Honorè de Balzac che ritrae un tira e molla tra una duchessa attratta da un eroe di guerra. Ma la sua attrazione verso quest'ultimo non diventa mai esplicita e questo fa si che il generale napoleonico diventi la sua vittima. Ma alla fine il soldato se ne va e la dama sentendone la mancanza capisce d'aver perso il suo vero amore e si richiude in convento per poi suicidarsi una volta stata scoperta dal suo amante.
Gli attori sono stupefacenti soprattutto Guillame Depardieu che si dimostra più che all'altezza di suo padre regalando agli spettatori una performance densa di emozioni e sofferenze.
Anche se il film è giocato soprattutto sulla psicologia dei protagonisti non manca di descrivere l'ambiente della Francia napoleonica in cui l'apparenza era tutto e gli interessi dominavano sui sentimenti. La ricostruzione dell'ambiente è perfetta grazie anche alle belle scenografie e ai costumi del tutto fedeli alle tradizioni dell'epoca. Una nota di merito va pure alla fotografia e all'impostazione del film per cui sembra di leggere un libro.
Purtroppo non ce ne sono più film così.
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(di gianbigio)
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zanze61
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venerdì 31 maggio 2013
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meraviglioso
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Rilettura molto stendhaliana di un non eccelso racconto di Balzac (dalla Storia dei Tredici), il film di Rivette dimostra splendidamente che per fare un cinema d'ambientazione storica non occorrono rutilanti scenografie, costumi sfarzosi, ingenti risorse economiche: basta un autore originale e innovativo (nonostante i suoi ottant'anni), dotato di una solida cultura letteraria, e capace di trasfonderla con perfetta sicurezza sullo schermo; basta una sobria ricostruzione d'epoca, resa più realistica da una fotografia impastata di molte ombre, in cui toni, colori, pose richiamano quadri e statue di quel particolare periodo (e in questo il film mi ha ricordato, non a caso, certe soluzioni figurative e coloristiche utilizzate da Rohmer nella Marchesa di O); basta un gioco tutto francese di parole e di promesse taciute; bastano due interpreti magistrali, perfetti, l'uno (Guillaume Depardieu, che sembra trasfondere nel personaggio tanta parte di sé) proteso nel suo cupo e sofferente inseguimento, l'altra (Jeanne Balibar) mondana e mistica, in attesa di un dio a cui votarsi, nella affascinante irregolarità della sua bellezza: entrambi impegnati in un rapporto di antagonismo amoroso portato fino alle estreme conseguenze.
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Rilettura molto stendhaliana di un non eccelso racconto di Balzac (dalla Storia dei Tredici), il film di Rivette dimostra splendidamente che per fare un cinema d'ambientazione storica non occorrono rutilanti scenografie, costumi sfarzosi, ingenti risorse economiche: basta un autore originale e innovativo (nonostante i suoi ottant'anni), dotato di una solida cultura letteraria, e capace di trasfonderla con perfetta sicurezza sullo schermo; basta una sobria ricostruzione d'epoca, resa più realistica da una fotografia impastata di molte ombre, in cui toni, colori, pose richiamano quadri e statue di quel particolare periodo (e in questo il film mi ha ricordato, non a caso, certe soluzioni figurative e coloristiche utilizzate da Rohmer nella Marchesa di O); basta un gioco tutto francese di parole e di promesse taciute; bastano due interpreti magistrali, perfetti, l'uno (Guillaume Depardieu, che sembra trasfondere nel personaggio tanta parte di sé) proteso nel suo cupo e sofferente inseguimento, l'altra (Jeanne Balibar) mondana e mistica, in attesa di un dio a cui votarsi, nella affascinante irregolarità della sua bellezza: entrambi impegnati in un rapporto di antagonismo amoroso portato fino alle estreme conseguenze. Molti silenzi carichi di sentimenti, il tempo scandito in modo magistrale, anche attraverso didascalie scritte (un tocco nouvelle vague), e infine, dopo il lungo flash back parigino tutto notturno, la scabra luminosa bellezza del monastero davanti al mare! Non mi stanco mai di rivederlo.
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kaipi
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lunedì 30 luglio 2007
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a me è piaciuto
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ho trovato i protagonisti molto bravi a rendere la forza fagocitante della loro passione.
molto interessanti i personaggi. molto moderni a mio avviso.
l'unico neo:la spedizione tipo pirati dei caraibi, che però in fondo si sposa con il carattere del personaggio, il fatto è che, a mio avviso, è stato reso un po' così en passant, finendo per ridicolizzarlo.
ps. bei vestiti specie quello giallo, le sta benissimo.
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