fabio
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venerdì 5 febbraio 2021
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30 anni in 5 minuti
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Film dal ritmo frenetico: a volte si fa fatica a stare dappresso ai dialoghi sputati fuori come dalla bocca di una mitragliatrice.
Questo aspetto lo considero un limite: una violenza dello spettatore che viene stordito con cifre e nozioni che non è tenuto a conoscere.
A parte questo il film mi è piaciuto. Bravi tutti gli interpreti ed un plauso al regista ed allo sceneggiatore per aver adottato una scelta narrativa originale.
Tutto si svolge sempre dietro le quinte di una qualche presentazione: è come se, a meno di 5 minuti dal debutto, tutti i nodi vengano al pettine, le persone sotto pressione rivelino la loro natura, dicendo veramente ciò che pensano.
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Film dal ritmo frenetico: a volte si fa fatica a stare dappresso ai dialoghi sputati fuori come dalla bocca di una mitragliatrice.
Questo aspetto lo considero un limite: una violenza dello spettatore che viene stordito con cifre e nozioni che non è tenuto a conoscere.
A parte questo il film mi è piaciuto. Bravi tutti gli interpreti ed un plauso al regista ed allo sceneggiatore per aver adottato una scelta narrativa originale.
Tutto si svolge sempre dietro le quinte di una qualche presentazione: è come se, a meno di 5 minuti dal debutto, tutti i nodi vengano al pettine, le persone sotto pressione rivelino la loro natura, dicendo veramente ciò che pensano.
Un'atmosfera da countdown permanente, da rush finale ad ogni scena.
Per il resto, sulla figura di Jobs si è detto molto: imprenditore dotato di grande intuito. Arrogante e presuntuoso ma anche geniale direttore d'orchestra e furbo venditore delle sue creazioni.
Il tipico uomo-solo-al-comando che, nel bene e nel male, è perfettamente consapevole del proprio ruolo-missione; essere in cima vuol dire anche prendersi tutto sulle proprie spalle.
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biscotto51
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martedì 2 febbraio 2021
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frenetico e sincopato
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Succedono tante cose in questo film e si dicono tante di quelle battute che non si riesce a capirne a fondo una, che immediatamente dopo se ne pronuncia un'altra; battute a raffica, con rimandi a fatti, personaggi, avvenimenti che non c'é neanche il tempo di comprendere e assimilare completamentee compiutamente. Poi flashback brevissimi e velocissimi che si susseguono l'un l'altro, senza tirare il fiato, tanto che la mente fatica parecchio a starci dietro, a ricordare, a capire. E' questo ritmo sincopato che sciupa quella che poteva essere una bella storia: tutto troppo, troppo di corsa.
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luca1968
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martedì 30 maggio 2017
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boh....
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Sicuramente il mio giudizio farà inorridire molti: considero il film Jobs del 2013 molto migliore di questo. Certo, Jobs era un biopic convenzionale e forse un pò scontato, ma per lo meno era interessante in quanto narrava - per chi non la conosceva ancora - la vita di SJ e la creazione, perdita, riconquista ed esplosione di Apple. Inoltre la somiglianza di Ashton Kutcher, che a livello recitativo è stato sorprendentemente all'altezza, al SJ originale era impressionante. In questo film, invece, l'attenzione è concentrata su tre eventi specifici più che sulla vita e sul personaggio Jobs. Se avesse avuto un altro titolo e avessero cambiato i nomi dei prodotti Apple, avrebbe potuto tranquillamente essere "spacciata" come una storia di fantasia.
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Sicuramente il mio giudizio farà inorridire molti: considero il film Jobs del 2013 molto migliore di questo. Certo, Jobs era un biopic convenzionale e forse un pò scontato, ma per lo meno era interessante in quanto narrava - per chi non la conosceva ancora - la vita di SJ e la creazione, perdita, riconquista ed esplosione di Apple. Inoltre la somiglianza di Ashton Kutcher, che a livello recitativo è stato sorprendentemente all'altezza, al SJ originale era impressionante. In questo film, invece, l'attenzione è concentrata su tre eventi specifici più che sulla vita e sul personaggio Jobs. Se avesse avuto un altro titolo e avessero cambiato i nomi dei prodotti Apple, avrebbe potuto tranquillamente essere "spacciata" come una storia di fantasia. Anche perchè il pur bravo Fassbender non è Jobs: complice una (voluta ma incomprensibile) rinunzia al trucco, non ho mai avuto per tutto il film la sensazione di avere a che fare con SJ, nè di conoscerlo meglio. Inoltre, il fatto che la sceneggiatura presenti dialoghi fittissimi non significa affatto che gli stessi siano interessanti. Al contrario, mi è sembrata una verbosità del tutto fine a se stessa, e non finalizzata a raccontare una storia. Questo stile lasciamolo a Tarantino, davvero unico nel sapere utilizzare dialoghi spesso assurdi e fuori contesto pur mantenendo il focus sulla storia (anche se a volte esagera anche lui: il racconto affidato a Samuel Jackson in The hateful eight su quello che aveva fatto al figlio di Dern - chi ha visto il film certamente capisce di cosa parlo - è stato per i miei gusti al limite del disgustoso). In conclusione, Steve Jobs è un'opera interessante e particolare per lo stile narrativo... ma Steve Jobs non c'entra nulla.
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laurence316
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martedì 31 gennaio 2017
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steve jobs: l'uomo dietro al mac e all'iphone
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Il terzo film dedicato al CEO della Apple, dopo Jobs (2013) e il documentario Steve Jobs: The Man in the Machine (2015), il film doveva inizialmente essere realizzato dalla stessa squadra di The Social Network ma, a seguito dell'abbandono di David Fincher, la regia è passata a Boyle che, schiacciato sotto il peso dell'"ingombrante" sceneggiatura di Sorkin, non si fa troppo notare, dirigendo il tutto piuttosto in sordina, soprattutto in paragone ad altri suoi più celebri film.
E’ infatti lo script di Sorkin a farla da padrone, strutturato, con impianto fortemente teatrale, in tre atti corrispondenti a tre momenti cardine nella carriera di Jobs (le presentazioni del primo Macintosh nel 1984, del NeXT nel 1988 e dell’iMac nel 1998), che procede tipicamente con dialoghi a mitraglietta instancabili e frenetici (lo stile caratteristico dello sceneggiatore americano, già popolarizzato in The Social Network): un lungo “walk and talk” in cui i personaggi, braccati dalla macchina da presa, non fanno altro che discutere, inveire e confrontarsi l’un l’altro.
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Il terzo film dedicato al CEO della Apple, dopo Jobs (2013) e il documentario Steve Jobs: The Man in the Machine (2015), il film doveva inizialmente essere realizzato dalla stessa squadra di The Social Network ma, a seguito dell'abbandono di David Fincher, la regia è passata a Boyle che, schiacciato sotto il peso dell'"ingombrante" sceneggiatura di Sorkin, non si fa troppo notare, dirigendo il tutto piuttosto in sordina, soprattutto in paragone ad altri suoi più celebri film.
E’ infatti lo script di Sorkin a farla da padrone, strutturato, con impianto fortemente teatrale, in tre atti corrispondenti a tre momenti cardine nella carriera di Jobs (le presentazioni del primo Macintosh nel 1984, del NeXT nel 1988 e dell’iMac nel 1998), che procede tipicamente con dialoghi a mitraglietta instancabili e frenetici (lo stile caratteristico dello sceneggiatore americano, già popolarizzato in The Social Network): un lungo “walk and talk” in cui i personaggi, braccati dalla macchina da presa, non fanno altro che discutere, inveire e confrontarsi l’un l’altro.
Il problema è che, attorno al protagonista, aleggia ancora un alone mitico che ne impedisce un corretto approfondimento: certo è rappresentato come un uomo con mille ombre e debolezze, ma fondamentalmente non si dice nulla di nuovo sul suo conto. Sono comunque sintetizzati bene (ed anche esasperati, a detta dei colleghi) i caratteri distintivi della sua personalità: altezzoso e arrogante, non mostra alcuna riconoscenza nei confronti dei collaboratori più stretti (vedi il caso del team Apple II e dello stesso Steve Wozniak, cofondatore della Apple insieme a Jobs [e ad un semi-sconosciuto Ronald Wayne il quale, appena la società ricevette la sua prima commessa, vendette la propria quota azionaria per 800 dollari: tale quota adesso varrebbe almeno 60 miliardi di dollari]), e, inizialmente, manca di riconoscere quella che è quasi sicuramente sua figlia, Lisa. Anche se “c’è un pizzico di didascalicità nel fargli ammettere di ricercare la perfezione nelle macchine che progetta perché si sente imperfetto come individuo, o quando riconduce il proprio bisogno di controllo al senso di impotenza legato all’abbandono da parte dei genitori naturali” (Mereghetti).
Eccezionali, comunque, le interpretazioni degli attori: Fassbender, per quanto non strettamente somigliante fisicamente a Jobs, è ammirevole per immedesimazione, la Winslet altrettanto e anche la gran parte dei comprimari sono assolutamente notevoli, da Rogen (Wozniak) a Daniels (che interpreta John Sculley, CEO della Apple dal 1983 al ’93) a Stuhlbarg (che interpreta Andy Hertzfeld, ingegnere del software, membro chiave del team di sviluppo del primo Macintosh) alla Snook ([la straordinaria Jane di Predestination], che qui interpreta invece Andrea “Andy” Cunningham, responsabile del lancio del Macintosh e [solo nel film] dell’iMac). Un cast sorprendente per un biopic svelto e ben realizzato, basato sull’omonima biografia scritta da Walter Isaacson nel 2011, che potrebbe risultare di un qualche interesse anche ai "non fanatici" della Apple.
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onufrio
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domenica 1 gennaio 2017
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un ritratto di jobs
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A differenza del film "Jobs" con A.Kutcher in cui c'è un classico racconto della vita di Steve Jobs fin da giovanissimo; in questa opera più complessa, Danny Boyle entra nello specifico, concentrandosi su tre date in particolare connesse a tre importanti presentazioni dei nuovi prodotti di Jobs: 1984,1988 e 1998; è tutto un dietro le quinte, un percorso che ricostruisce eventi passati ad eventi presenti, dedicando anche spazio al tormentato rapporto con la figlia Lisa e con l'ex socio ed amico Steve Wozniak.
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liuk!
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lunedì 30 maggio 2016
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romanzato
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Un buon film, ben recitato, ma appare molto romanzato, di difficile credibilità. Complessivamente ho apprezzato maggiormente Jobs.
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matrixlele
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martedì 10 maggio 2016
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bello ma liberamente ispirato
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Film magistralmente diretto, Danny Boyle è una garanzia ormai, anche l'interpretazione di Fassbender è superlativa. L'unico neo, non da poco, è si dice che il film sia ispirato alla più famosa biografia di Steve Jobs, quella scritta da Walter Isacson, editorialista del New York times.
In parte sì, ossia nei lati più peggiori.Il libro l'ho letto. Non si cita il fatto che abbia creato la Pixar, oppure che il mouse e il sistema operativo a finestre li ha si presi dallo Xerox parc, ma li erano un prototipi che nessuno aveva degnato di attenzione invece Jobs appena arrivato davanti a quel terminale si è fissato è ha detto "questo è il futuro". Sembra solo che abbia rubato altri idee di altri senza spiegare il perché.
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Film magistralmente diretto, Danny Boyle è una garanzia ormai, anche l'interpretazione di Fassbender è superlativa. L'unico neo, non da poco, è si dice che il film sia ispirato alla più famosa biografia di Steve Jobs, quella scritta da Walter Isacson, editorialista del New York times.
In parte sì, ossia nei lati più peggiori.Il libro l'ho letto. Non si cita il fatto che abbia creato la Pixar, oppure che il mouse e il sistema operativo a finestre li ha si presi dallo Xerox parc, ma li erano un prototipi che nessuno aveva degnato di attenzione invece Jobs appena arrivato davanti a quel terminale si è fissato è ha detto "questo è il futuro". Sembra solo che abbia rubato altri idee di altri senza spiegare il perché. Ossia che era un genio. Un film che farà molto piacere ai fan di Bill Gates. Addirittura si tenta di rivalutare la figura di Sculley inventandosi cose che in nessuna biografia c'è mai stata scritta. Poi la realtà è un’altra.
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[+] cosa dobbiamo imparare da quest'uomo?
(di no_data)
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pier delmonte
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lunedì 15 febbraio 2016
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sorpresona
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“prima mi ubriaco e poi ti dico cosa penso di te”, ecc ecc … film capolavoro perche’ ti spiazza, ti racconta tra chip byte e binari la vita umana, da Cupertino nasce una grande idea e la follia di chi l’ha avuta, Steve Jobs e’ un genio terribile? Forse, intanto va in scena con questo film un’opera teatrale vigorosa, niente di biografico, ma uno dei migliori film intimistici di sempre.
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megliosenza
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sabato 13 febbraio 2016
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dialoghi serratissimi e teatrali
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Mi piacciono i film parlati. Qui si va alla velocità della luce, veloci come nei pochi minuti che precedono il lancio di un prodotto che cambierà la storia. Davvero staordinario il dialogo risolutore tra Jobs ed il suo ex amministratore delegato: come a teatro si avrebbe voglia di applaudire, quando i due attori toccano il climax e si congedano con un chiaro vincitore e un vinto. Si ha voglia proprio di applaudire, ma al cinema non si fa. L'ho visto due volte in 10 giorni. Non mi era mai capitato.
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alex2044
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venerdì 12 febbraio 2016
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steve job : un agitatore di uomini
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Ho rischiato di perdere un film molto bello ma alla fine come con un colpo di fortuna l'ho visto ed ho fatto proprio bene . Qualche volta la pubblicità ed il clamore suscitato ad arte intorno ad alcuni film ti distraggono e uno ci casca . Vai vederli , sono ben fatti, grandi produzioni ma spesso l'entusiasmo è un'altra cosa . Steve Jobs è un film che col passare del tempo cresce e l'attenzione aumenta . Tecnicamente è quasi insolente con le sue inquadrature che sembrano bislacche ma sono solo geniali . Danny Boyle , com' è nel suo stile , non ha paura di sorprenderti . I cambi di scena sono spesso repentini . I personaggi appaiono e scompaiono spesso senza nessun preavviso .
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Ho rischiato di perdere un film molto bello ma alla fine come con un colpo di fortuna l'ho visto ed ho fatto proprio bene . Qualche volta la pubblicità ed il clamore suscitato ad arte intorno ad alcuni film ti distraggono e uno ci casca . Vai vederli , sono ben fatti, grandi produzioni ma spesso l'entusiasmo è un'altra cosa . Steve Jobs è un film che col passare del tempo cresce e l'attenzione aumenta . Tecnicamente è quasi insolente con le sue inquadrature che sembrano bislacche ma sono solo geniali . Danny Boyle , com' è nel suo stile , non ha paura di sorprenderti . I cambi di scena sono spesso repentini . I personaggi appaiono e scompaiono spesso senza nessun preavviso . Ma ciononostante il regista non perde mai il filo del discorso e lo spettatore neppure . Il film poggia su due momenti della vita di Steve Jobs , in primis ,naturalmente , la sua avventura professionale . Poi ci parla del rapporto complicato con la sua figlia naturale . Quindi ci mostra un uomo che con la sua intelligenza , lungimiranza e tenacia sfonda in modo clamoroso nel mondo imprenditoriale ma nel contempo si ritaglia uno spazio sempre più importante per la sua vita affettiva . Steve Jobs non ha inventato nulla ma come Ferrari è stato prima di tutto un formidabile agitatore di uomini e le sue intuizioni hanno spesso anticipato gli sviluppi futuri nel mondo dell'informatica . Nella vita professionale dopo una serie di alti e bassi tornerà vincitore , nella vita privata un po' meno. Però il suo nome rimarrà senz'altro impresso nell' immaginario collettivo della nostra storia recente . Del film ho già detto . Per quanto riguarda gli attori , Michael Fassbender è bravissimo ma la spalla che gli offre una generosa e mimetica Kate Winslet è fenomenale , che attrice di rango adatta ad ogni parte ! Gli altri come è spesso consuetudine negli USA sono tutti credibili e sovente più che bravi . Per concludere Danny Boyle ha rischiato ma la sua scommessa l'ha vinta , alla grande l'ha vinta . Bravissimo .
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