stefano capasso
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sabato 7 marzo 2015
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l'evoluzione nei rapporti
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Lucia e Giovanni sono una giovane coppia di precari, montatrice lei attore lui, che vive a Roma con un figlio piccolo. Un giorno Giovanni comunica all’improvviso che lascia la famiglia per trovare se stesso. Di lì comincia un travaglio per entrambi che tentano a loro modo di dare un senso a quello che è accaduto e trovare una nuova strada con nuovi incontri non sempre felici. Il tutto continuamente documentato da due operatori che con loro avevano deciso di riprendere le scene della loro vita quotidiana per un docufilm sulla precarietà.
Dopo diversi tentativi di riavvicinamento e bruschi allontanamenti i due ragazzi trovano finalmente la forza di salutarsi in pace e ricominciare da nuovi amori.
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Lucia e Giovanni sono una giovane coppia di precari, montatrice lei attore lui, che vive a Roma con un figlio piccolo. Un giorno Giovanni comunica all’improvviso che lascia la famiglia per trovare se stesso. Di lì comincia un travaglio per entrambi che tentano a loro modo di dare un senso a quello che è accaduto e trovare una nuova strada con nuovi incontri non sempre felici. Il tutto continuamente documentato da due operatori che con loro avevano deciso di riprendere le scene della loro vita quotidiana per un docufilm sulla precarietà.
Dopo diversi tentativi di riavvicinamento e bruschi allontanamenti i due ragazzi trovano finalmente la forza di salutarsi in pace e ricominciare da nuovi amori.
Ancora alla rassegna Cinemente ho visto questo film di Anna Negri che ha la sua peculiarità nel dispositivo usato per la narrazione, quello del film nel film per una commedia che a tratti tocca picchi drammatici. La storia che è centrata sulla difficolta di questa separazione tocca tanti temi, tutti caratterizzati dalla precarietà. Dal lavoro, all’amicizia, alle relazioni in genere tutti i protagonisti sono coinvolti nelle difficoltà quotidiane in un alternanza di speranza e delusione. E la tecnica del film nel film invita i protagonisti, e lo spettatore con loro, a prendere le distanze dagli eventi. Grazie ad una giusta distanza si possono rileggere i propri pezzi di storia con occhi diversi e diventa più facile dargli un nuovo significato per poter poi ricominciare.
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molenga
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lunedì 20 maggio 2013
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io ti amo!
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ecco come non fare un film. pessimi gli interpreti, forzata la storia che vorrebbe darci un giudizio- pietra tombale sulla generazione del "tutto è ripreso". Brutto.
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carlita
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venerdì 15 aprile 2011
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il precario nel lavoro è precario nella vita?
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Il matrimonio è una cosa da lavoro fisso? Sarebbe stato molto affascinante la trattazione del parellelo precariato nel lavoro / precariato nella vita. In realtà, e lo si scopre ben presto, la regista vuol trattare il tema della fine, di quando ci si dice basta, anzi, di quando uno solo dei due dice basta, e l'altro rimane vittima di questa decisione. Il copione è già stato scritto ma la narrazione a documentario è senzaltro originale.
Eccellente la recitazione di Alba Rochwacher che interpreta magistralmente il ruolo della donna in preda a crisi d'isteria con la paura della solitudine che incombe, che piange e si inginocchia davanti a quello che lei crede essere ancora il suo uomo, che ci trasmette apieno angoscia e disperazione, ansia, insonnia e fragilità, ma soprattutto rabbia.
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Il matrimonio è una cosa da lavoro fisso? Sarebbe stato molto affascinante la trattazione del parellelo precariato nel lavoro / precariato nella vita. In realtà, e lo si scopre ben presto, la regista vuol trattare il tema della fine, di quando ci si dice basta, anzi, di quando uno solo dei due dice basta, e l'altro rimane vittima di questa decisione. Il copione è già stato scritto ma la narrazione a documentario è senzaltro originale.
Eccellente la recitazione di Alba Rochwacher che interpreta magistralmente il ruolo della donna in preda a crisi d'isteria con la paura della solitudine che incombe, che piange e si inginocchia davanti a quello che lei crede essere ancora il suo uomo, che ci trasmette apieno angoscia e disperazione, ansia, insonnia e fragilità, ma soprattutto rabbia.
Purtoppo poco sviluppato perchè naturalmente voluto dalla storia in secondo piano quello dell'Altra che viene impersonata da Valentina Lodovini, un ruolo reso dalla stessa Lodovini a dovere perchè antipatico alle donne e desiderabile agli uomini.
E' un film profondamente femminile : sono entrambe vincenti, la lasciata perchè sa rinascere senza essere ripresa, la conquistatrice perchè ottiene quello che vuole senza scrupoli o pentimenti.
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valeriamonti
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venerdì 18 luglio 2008
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l'umanizzazione dei sistemi
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La società liquida, così come la definisce Baumann, ci impone nuove capacità di adattamento. Che poi tanto nuove non sono, visto che già Eraclito nel5 00 a.C. faceva del suo “panta rei” il suo messaggio predominante.
A suo modo, è questo che il film di Anna Negri, "Riprendimi" , racconta.
Due giovani cineasti hanno un progetto ambizioso: girare un documentario sul precariato nel mondo dello spettacolo. Si prestano alle riprese una coppia: lui, attore frustrato, lei una montatrice con contratto a termine. I due, genitori da poco, si trovano ad affrontare anche la loro crisi di coppia. E così a entrare in scena è il precariato emotivo e sentimentale, piuttosto che quello professionale,
Non c'è solo la messa in scena dei trentenni confusi e irresponsabili - clichè ormai forse troppo abusato - ma, e soprattutto, l'instabilità emotiva che investe ogni membro di questo corpo sociale.
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La società liquida, così come la definisce Baumann, ci impone nuove capacità di adattamento. Che poi tanto nuove non sono, visto che già Eraclito nel5 00 a.C. faceva del suo “panta rei” il suo messaggio predominante.
A suo modo, è questo che il film di Anna Negri, "Riprendimi" , racconta.
Due giovani cineasti hanno un progetto ambizioso: girare un documentario sul precariato nel mondo dello spettacolo. Si prestano alle riprese una coppia: lui, attore frustrato, lei una montatrice con contratto a termine. I due, genitori da poco, si trovano ad affrontare anche la loro crisi di coppia. E così a entrare in scena è il precariato emotivo e sentimentale, piuttosto che quello professionale,
Non c'è solo la messa in scena dei trentenni confusi e irresponsabili - clichè ormai forse troppo abusato - ma, e soprattutto, l'instabilità emotiva che investe ogni membro di questo corpo sociale.
E in questo turn over continuo tra cose acquiste e cose invece da cercare, un figlio o un mutuo vengono visti come pesi troppo gravosi che imprigionano la libera espressione.
Il film permette quindi, una riflessione in piu': quello che oggi consideriamo una novità sociologica, cioè la precarietà e la continua mobilità, in realtà appartiene all'uomo in quanto uomo, da sempre. La differenza è però che oggi anche i sistemi economici si stanno "umanizzando". E' questa la vera novità davanti alla quale l'uomo moderno si trova impreparato e disorientato.
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d
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venerdì 30 maggio 2008
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nel profondo
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una persona in un film, non si riesce a restare indifferenti davanti a un film che risveglia, se lo si è provato, il dolore dell'abbandono, il rimorso, la voglia di ricominciare e la lucidità di analizzare la situazione. una splendida alba rohrwacher sensuale anche nella disperazione, perfetta interprete di noi vittime del cambiamento.
regia puntuale che tira fuori il filo tragicomico di tutta la storia.
Da vedere, magari non in compagnia.
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musa
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martedì 20 maggio 2008
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e se il budget è limitato?
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la risposta è che spesso non influisce sul risultato...woody allen è stato in gardo di fare capolavori servendosi soltanto di una strada di manhattan, dell'interno di una casa e delle sue capacità geniali.
Nanni Moretti, per fare un esempio nostrano, non è stato da meno, dialoghi, riflessioni e nevrosi riempiono i suoi film rendendoli unici nel loro genere. E Mouret? anche da lui traiamo degli ottimi esempi di capolavori nati dall'estro e dalla genialità del regista che non necessitano di budget esorbitanti. La lista potrebbe continuare, ma inevitabilemente vedrebbe al suo interno soltanto i veri registi, quelli che riescono a trasmettere emozioni e sensazioni pure, facendo a meno di cornici eccessive che spesso fanno perdere il senso del film.
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la risposta è che spesso non influisce sul risultato...woody allen è stato in gardo di fare capolavori servendosi soltanto di una strada di manhattan, dell'interno di una casa e delle sue capacità geniali.
Nanni Moretti, per fare un esempio nostrano, non è stato da meno, dialoghi, riflessioni e nevrosi riempiono i suoi film rendendoli unici nel loro genere. E Mouret? anche da lui traiamo degli ottimi esempi di capolavori nati dall'estro e dalla genialità del regista che non necessitano di budget esorbitanti. La lista potrebbe continuare, ma inevitabilemente vedrebbe al suo interno soltanto i veri registi, quelli che riescono a trasmettere emozioni e sensazioni pure, facendo a meno di cornici eccessive che spesso fanno perdere il senso del film. Il cinema è ancora un'arte? Anna Negri ci ha dimostrato di si.
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patty
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lunedì 12 maggio 2008
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veramente bellissimo
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E' uno dei film più belli che ho visto negli ultimi tempi.
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luigi
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mercoledì 30 aprile 2008
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banalità. ancora banalità.
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non c'è niente nel film della negri. niente originalità, spessore sotto zero, in linea, purtroppo, con l'ultimissimo cinema italiano.
scontatissimo e superficiale, si salva la rohrwacher (anche stefano fresi), soprattutto in confronto con l'irritante marco foschi.
le recensioni positive della stampa mi sembrano gli ultimi fuochi da curtura de wartere.
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gabriella
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sabato 26 aprile 2008
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reality show...
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Due giovani documentaristi si propongono di "riprendere" la precarietà lavorativa di una giovane coppia,ma si ritrovano loro malgrado a filmarne la precarietà del rapporto affettivo.L'dea è quantomeno stravagante ed inverosimile,ma il risultato è godibile.Tutto come in un reality mettendo in evidenza come la precarietà nella vita lavorativa determini ineluttabilmente precarietà anche nella vita affettiva ed individuale.Brava la Rorhwacher con la sua non comune espressività.Film più che discreto.
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matteo
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venerdì 25 aprile 2008
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vi vogliono imbrogliare...
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Un film banale fatto di luoghi comuni.
Immagini fredde, battute inconsistenti e spesso inappropriate, drammi di cartapesta.
Quasi subito ci si accorge di quale sia il senso "profondo" del film e cioé che gli uomini sono tutti str.. e le donne tutte rompipalle. Un idea originalissima...!
Il finale lascia tutto immutato, nulla è cambiato, tutto si ripete; perché allora vedere questo film ... ? boh!
Mi dispiace per gli attori che non meritavano di essere maltrattati a questo modo.
L'unica cosa straordinaria è l'operazione mediatica, assolutamente riuscita. L'ufficio stampa è riuscito a far credere che il film sia tutt'altro di quello che è.
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