jimi caos
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lunedì 2 dicembre 2013
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deluso
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Sinceramente mi aspettavo qualcosa in più dai Manetti Bros. La prima metà del film l'ho trovata noiosa e poco coinvolgente, mentre la seconda parte è senz'altro molto dinamica e ritmata e rende onore ai fratelli registri.
Purtroppo a parer mio le pecche ci sono e non sono poche, a partire dalla recitazione spesso ostentata e poco naturale. Si salvano il grosso tirapiedi Borgia (Antonino Iuorio), che è il personaggio meglio riuscito, e il "cattivo" Pittana (Silvestrin).
Il montaggio, soprattutto nella prima parte del film, risente molto dell'abitudine a girare videoclip dei Manetti. Inoltre la qualità video è pessima e, va bene che si tratta di un prodotto super low budget, ma non posso credere che i due fratelli non avessero a disposizione un riflettore per sopperire alle carenze di luce con ovvie ripescussioni sulla qualità d'immagine nelle scene buie.
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Sinceramente mi aspettavo qualcosa in più dai Manetti Bros. La prima metà del film l'ho trovata noiosa e poco coinvolgente, mentre la seconda parte è senz'altro molto dinamica e ritmata e rende onore ai fratelli registri.
Purtroppo a parer mio le pecche ci sono e non sono poche, a partire dalla recitazione spesso ostentata e poco naturale. Si salvano il grosso tirapiedi Borgia (Antonino Iuorio), che è il personaggio meglio riuscito, e il "cattivo" Pittana (Silvestrin).
Il montaggio, soprattutto nella prima parte del film, risente molto dell'abitudine a girare videoclip dei Manetti. Inoltre la qualità video è pessima e, va bene che si tratta di un prodotto super low budget, ma non posso credere che i due fratelli non avessero a disposizione un riflettore per sopperire alle carenze di luce con ovvie ripescussioni sulla qualità d'immagine nelle scene buie.
La colonna sonora non è male, ma la vera caduta di stile rimane l'irrealistico finale alla libro cuore con accompagnamento di Max Pezzali (!).
Quello che mi chiedo è se con un cast all'altezza e se con una produzione più danarosa il prodotto sarebbe cambiato di molto.
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daniele frantellizzi
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martedì 19 febbraio 2013
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una vera bomba ad orologeria!
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Piano 17 si rivela essere una piacevole sorpresa.
I lati positivi di questo gioiellino - firmato dai nostrani fratelli Manetti - sono principalmente tre: la sceneggiatura, il cast, e la regia.
La trama si rivela il vero punto di forza della pellicola: la sfida che forse ogni autore che ami il crime sogna di vincere - ovvero costruire una storia avvincente utilizzando uno spazio chiuso e pochi personaggi - viene affrontata con successo dai Manetti grazie ad un impeccabile meccanismo ad orologeria, che riesce a coinvolgere lo spettatore dall’inizio alla fine, facendolo appassionare all’enigma che si sta svolgendo in quell’ascensore bloccato tra due piani di un palazzo deserto con all’interno tre persone ed una bomba con un timer innescato pronta ad esplodere.
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Piano 17 si rivela essere una piacevole sorpresa.
I lati positivi di questo gioiellino - firmato dai nostrani fratelli Manetti - sono principalmente tre: la sceneggiatura, il cast, e la regia.
La trama si rivela il vero punto di forza della pellicola: la sfida che forse ogni autore che ami il crime sogna di vincere - ovvero costruire una storia avvincente utilizzando uno spazio chiuso e pochi personaggi - viene affrontata con successo dai Manetti grazie ad un impeccabile meccanismo ad orologeria, che riesce a coinvolgere lo spettatore dall’inizio alla fine, facendolo appassionare all’enigma che si sta svolgendo in quell’ascensore bloccato tra due piani di un palazzo deserto con all’interno tre persone ed una bomba con un timer innescato pronta ad esplodere. I continui flashback sul recente passato dei singoli personaggi presenti, ricalcando un po’ la falsariga del capolavoro “tarantiniano” Le Iene, consentono di cogliere pienamente lo sviluppo della vicenda, facendo luce sugli avvenimenti un po’ alla volta e conservando intatta la curiosità fino alla fine.
Chiaramente, per valorizzare un’idea di base del genere, ad una tale sceneggiatura deve corrispondere un’ottima prova del cast. Ed è quello che ammiriamo in Piano 17: i pochissimi attori coinvolti danno il meglio di sé, risultando credibili e reggendo la scena in maniera ottimale solamente modulando nella maniera giusta i loro sguardi, le loro espressività facciali ed il loro tono della voce. Giuseppe Soleri è inappuntabile nel vestire i panni dell’impiegato timido ed onesto, così come Giampaolo Morelli è abilissimo nell’interpretare il criminale astuto, intelligente, ed allo stesso tempo non cattivo. Forse l’unica prova leggermente meno valida è quella della pur brava Rocchetti, un po’ eccessiva nelle movenze, al punto da risultare leggermente fumettistica nelle sbadataggini e nelle esagerazioni del personaggio. Nota di assoluto merito, invece, per Antonino Iuorio, davvero eccellente nel caratterizzare il suo personaggio, marginale nella storia ma che riesce a “riempire lo schermo”, e non solo in senso fisico.
Infine, la Regia: i fratelli Manetti sono bravissimi nel dirigere sequenze ed inquadrature, catturando benissimo il senso di claustrofobia derivante dalla situazione, e coinvolgendo lo spettatore nelle ansie dei protagonisti. Riescono, inoltre, a dipingere una Roma dalle affascinanti tinte noir.
I punti deboli non mancano del tutto: il più evidente forse è il realismo della trama, in molti passaggi un po’ forzato. La banda criminale rappresentata, ad esempio, è forse un po’ troppo cinematograficamente “buona”. Altre carenze filmiche le ritroviamo nei lati tecnici, con una fotografia ed un sonoro forse leggermente patinati...ma va specificato che Piano 17 è nato come progetto di film a basso costo, praticamente autofinanziato, ed il livello qualitativo raggiunto complessivamente è fin troppo elevato!
Da segnalare infine un curioso cameo: Valerio Mastandrea, romanissimo, nei panni di un venditore ambulante napoletano nella “sua” Roma.
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gianni quilici
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domenica 20 gennaio 2013
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talento e convenzionalità
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I due fratelli Manetti hanno talento cinematografico, cioè capacità di fare cinema: immagini e montaggio, tensione e ironia, uso della musica e ritmo tutto danza secondo un incastro linguistico che ricorda il cinema americano e un po' Tarantino per altro con pochissimi soldi.
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I due fratelli Manetti hanno talento cinematografico, cioè capacità di fare cinema: immagini e montaggio, tensione e ironia, uso della musica e ritmo tutto danza secondo un incastro linguistico che ricorda il cinema americano e un po' Tarantino per altro con pochissimi soldi.
Che cosa manca? Una vera cattiveria e un vero amore. I personaggi sono sul filo della convenzione.
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ultimoboyscout
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lunedì 9 maggio 2011
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il doppio significato del piano 17.
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Film a bassissimo costo con una regia dinamica e ben curata e un cast giovane, fresco e adatto alla tipologia di situazione che si è voluto creare. In particolare sono sono molto efficaci Morelli, leader filosofico designato dal boss Ghini morto per mano amica in una rapina, intelligente, sveglio, arguto e dalla lingua tagliente e Silvestrin, attore validissimo, che avrebbe voluto raccoglierrne le redini ma che vistosi scavalcato cerca di sabotare lo stesso Morelli per prenderne il posto accecato da invidia, rabbia e gelosia. La storia è piacevolissima, fluida e accattivante al punto giusto, mantiene alta la tensione mescolando del buon noir all'italiana, azione e ritmo non frenetici ma costanti, il tutto scandito dal timer della bomba che scorre insesorabile verso l'esplosione.
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Film a bassissimo costo con una regia dinamica e ben curata e un cast giovane, fresco e adatto alla tipologia di situazione che si è voluto creare. In particolare sono sono molto efficaci Morelli, leader filosofico designato dal boss Ghini morto per mano amica in una rapina, intelligente, sveglio, arguto e dalla lingua tagliente e Silvestrin, attore validissimo, che avrebbe voluto raccoglierrne le redini ma che vistosi scavalcato cerca di sabotare lo stesso Morelli per prenderne il posto accecato da invidia, rabbia e gelosia. La storia è piacevolissima, fluida e accattivante al punto giusto, mantiene alta la tensione mescolando del buon noir all'italiana, azione e ritmo non frenetici ma costanti, il tutto scandito dal timer della bomba che scorre insesorabile verso l'esplosione. Funziona decisamente bene il mix tra presente e flashback, che serve a raccontare la storia ma anche a chiarirne particolari poco alla volta ripetendo alcune scene viste però da diversi punti di vista, il che contribuisce a mantenere vivo l'interesse e alto il pathos. A mio avviso il progetto è validissimo, il film più che gradevole e credo che questo sia un ottimo metodo di fare cinema, merito soprattutto dei Manetti Bros e degli attori (bravi tutti comunque, non solo quelli già citati). Simpatico il cameo di Mastandrea, ma mai e poi mai sarà un napoletano credibile!
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marc0
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martedì 21 aprile 2009
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c'era una volta: sigaretta e chewing gum.sveglia !
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Film ridicolo (a volte sembra proprio volutamente).
Forse il cinema italiano dovrebbe prendere piu' sul serio se stesso e gli spettatori...
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ivan
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sabato 1 marzo 2008
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una svolta nel cinema italiano
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Finalmente qualcuno si è accorto che in Italia non si puo' contare solo su commediuccie per adolescenti e vecchi miti riportati in vita. E così, ci hanno pensato due registi esordienti a dare una svolta al cinema italiano. Con un budget molto ristretto, hanno dato vita ad un vero e prorpio thriller all'italiana che ha il potere di incollare allo schermo allo schermo dalla prima fino all'ultima inquadratura.
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adri
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martedì 8 gennaio 2008
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tarantino chi?
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tarantino ma chi sei ?
impara.
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gigi
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sabato 8 dicembre 2007
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in un palazzo chiusi in ascensore
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sicuramente molto interessante e con molto ritmo
un film che si lascia vedere e si sente nella pancia
da rivedere
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achille
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mercoledì 24 ottobre 2007
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claustrofobica tensione noir-pulp
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Non può non ricevere quattro stelle il miglior thriller noir-pulp italiano degli ultimi anni se si considera,soprattutto,che sono stati impiegati solamente 65mila Euro.
La tensione incalzante stile John Woo (anche se per il motivo sopra citato,mancano gli effetti "spettacolari"),l'atmosfera noir,i pavimenti imbrattati dai personaggi feriti non mancano conditi da una ironia tutta italiana,spesso campanilistica.
Inoltre Giampaolo Morelli ed Enrico Silvestrin,dimostrano (a chi non avesse ancora apprezzato) la loro bravura interpretativa.
I fratelli Manetti manifestano la loro devozione al genere con i piccoli aneddoti del caso (ad es.,i quattro malavitosi hanno il nome dei quattro evangelisti).
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Non può non ricevere quattro stelle il miglior thriller noir-pulp italiano degli ultimi anni se si considera,soprattutto,che sono stati impiegati solamente 65mila Euro.
La tensione incalzante stile John Woo (anche se per il motivo sopra citato,mancano gli effetti "spettacolari"),l'atmosfera noir,i pavimenti imbrattati dai personaggi feriti non mancano conditi da una ironia tutta italiana,spesso campanilistica.
Inoltre Giampaolo Morelli ed Enrico Silvestrin,dimostrano (a chi non avesse ancora apprezzato) la loro bravura interpretativa.
I fratelli Manetti manifestano la loro devozione al genere con i piccoli aneddoti del caso (ad es.,i quattro malavitosi hanno il nome dei quattro evangelisti).Ottima la colonna sonora anche se è davvero "fuori tema" la voce di Max Pezzali nel finale.
Ciò che non va è che è sempre la stessa storia:ottimo film italiano esportabile all'estero che i mass media ignorano.
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antitarantola
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mercoledì 26 settembre 2007
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incredibileeeee
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Fatto con due soldi e rende più di una carrellata di film fatti coi miliardi e col culo.
SOno rimasto davvero colpito.
I manetti bros confezionano una sceneggiatura da cardiopalma, dove la tensione sale fino alla fine.
Interpreti credibili e (ASSURDO!!!!)colonna sonora più che discreta.
Ripeto: il cinema, quello buono, è fatto di grandi idee, e non di attori piacioni e dialoghi alla !cento vetrine!.
FIlmone, da vedere
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