Bones and All

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Un film di Luca Guadagnino. Con Taylor Russell, Timothée Chalamet, Michael Stuhlbarg, André Holland.
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Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 130 min. - Italia, USA 2022. - Vision Distribution uscita mercoledì 23 novembre 2022. - VM 14 - MYMONETRO Bones and All * * * - - valutazione media: 3,23 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Ossa e tutto il resto Valutazione 5 stelle su cinque

di fulviowetzl


Feedback: 14634 | altri commenti e recensioni di fulviowetzl
domenica 27 novembre 2022

 


Giovanni Wetzl: Vai a vedere "Bones and All" e poi mi dici cosa ne pensi?


 

Fulvio Wetzl: Capolavoro assoluto, film di una profondità e visceralità poche volte raggiunte da altri. Il film più importante di quest'anno.

G.W: Ma sul serio?

 

F.W:Certo, l'abbiamo visto giovedi e son due giorni che non parliamo d'altro.


 

G.W: A me il film non ha detto un c…, e ho trovato la metafora amore/cannibalismo trattata in modo un po' piatto, e mi è sembrato poco sensibile al contesto che ha scelto di rappresentare (america desolata), poi la libertà va bene ma mi pare un film dalla struttura improvvisatissima, loro due carini e bravi ma due personaggi molto base

Mi è sembrata una versione un po' sgangherata e disorganizzata di “My Own Private Idaho” di Gus Van Sant. Poi forse da rivedere eh...ma non capisco l'hype. L'ho trovato pure trash a tratti

 

F.W: È un film realistico, ambientato negli anni 80, Reagan (l'edonismo reganiano), non metaforico. Va fino in fondo dentro i personaggi facendoti palpitare per la loro disgraziata sorte di esser nati cannibali. Loro non possono fare altrimenti di quello che fanno e Guadagnino non li giudica, si compenetra fino alle ossa, Bones and All, ossa e tutto il resto


 

G.W: 'Sta cosa della treccia, il personaggio di Sully. Poi troppo metaforico, cioè la metafora va bene però mi sembra che non abbia fatto scaturire delle idee e l'abbia lasciata lì un po' a giustificare tutto il film.

Io non l'ho trovato realistico. L'unica cosa che ho trovato disturbante è qualche scena un po' splatter, per il resto anche il loro rapporto con il cannibalismo l'ho trovato per niente scomodo/realistico, piuttosto romanticizzato e adolescenziale, e mi va bene se il taglio era quello.Però ecco pure 'sta metafora che in amore ci si ingloba l'uno nell'altro e ci se magna...roba trita

F.W: Il materiale umano e incandescente è lo stesso di Chiamami con il tuo nome

G.W: Sì, ma il contesto borghese di “Call Me by your Name” è più interessante e si vede che lo maneggia con più originalità.

Qui siamo al livello di Sorrentino che si cimenta nel road movie
. Non basta vedersi Wenders per saper fare un road movie

Come non basta vedersi due film di Van Sant per entrare visceralmente dentro la complessità dell'adolescenza, e infatti loro sono carini, ed è "carino" pure il loro rapporto con il cannibalismo, niente di scomodo

la scena con la madre poi.........gelo


 

F.W: Totalmente in disaccordo con te. È un film profondamente sofferto e genuino. Se poi sai che in America esiste veramente una comunità di antropofagi, trasforma il tutto in realismo lancinante.


 

G.W: Beh un docufilm su di loro sarebbe qualcosa di davvero interessante.

Non la versione estetizzata e scema di Guadagnino!!!!!!!!!!!!!!!!


 

F.W: Guadagnino non è derivativo e citazionista come Sorrentino, ma ci mette tutto di suo, la versione personale sua. Il roadmovie non nasce con Wenders ma con il western (i film di mandrie da spostare); infatti il più brutto film di Wenders è Paris Texas xché è derivativo, come il +brutto di Sorrentino è “This Must be the Place”, scopiazzatura di road movie. Guadagnino invece coglie benissimo l'aria dell'epoca on the road


 

G.W:Ma non è vero!!

Cioè io come lavora non lo so.

So soltanto che mi aspettavo molta più complessità umana

e come riferimento in testa ho trattenuto Gus Van Sant xché nel cinema che riguarda adolescenti c'è un pre e un post Gus Van Sant

Qui ci sono due attori super in voga che hanno fatto quello che mi aspettavo con lacrimuccia e sorrisini, senza complessità. In altri casi va anche bene ma con cose che riguardano la crescita e il senso di solitudine non ce la faccio.....


 

F.W: Un film che provoca una sofferenza fisica a vederlo, Guadagnino riesce a farti immedesimare fino in fondo nella loro dolorosa diversità, soffri con loro.


 

G.W: Ma per me no, ecco, troppi giochini e distrazioni, e il finale che arriva di colpo come un rush non ti dà nemmeno tempo di percepire il dramma

Ma in generale non si capisce un cavolo, non ci sono le loro vite

A me va bene tutto, solo che secondo me questo film merita delle critiche un po' ponderate e non un grido al capolavoro.

Ma proprio come esercizio, anche perché Guadagnino è particolarmente in voga e secondo me questo ha lasciato passare inosservate una serie di imperfezioni per non dire cagate che questo film tira fuori. La scena con la madre è ridicola ripeto.

E in “Call Me by your Name” nonostante il contesto idilliaco, la tensione emotiva, il dolore, la passione li ho sentiti

Qui nella scena della confessione del padre avevo percepito che in qualche modo era un momento di raccoglimento, ma non c'è niente né prima né dopo.

F.W: È proprio perché non rimane in superficie ma è una full immersion genuina, non modaiola, (Guadagnino ha pianto come un vitello a Venezia quando ha vinto) E questo è il suo film più profondo.


 

G.W: Ma poi loro che provano ad avere una vita normale insieme e fanno la coppia sposata, ma perché?

Vabbè, ovvio che piangi che significa!!!!!! Non aspettava altro


 

F.W: Ha pianto perché si è messo a repentaglio, a rischio di critiche assassine. Rifiutare questo film significa non capirlo, perché lui entra dentro di sé, dentro i due personaggi, e dentro di noi, a scavare nella parte oscura che rifiutiamo di scandagliare.


 

G.W. Babbo che ti devo dire...

Io ho preso in considerazione e dato opinioni su ciò che ho visto, scegliendo degli elementi.

Tu stai dando opinioni preconfezionate e poco critiche sul tema scelto.

Io critico come è stato trattato, e non si può parlare di parti oscure secondo me, perché le nostre parti oscure hanno uno scontro con la realtà che ci circonda, per questo sono oscure, le teniamo nascoste, a fatica ci conviviamo.

Nel film i ragazzetti sono soli, sì, ma si trovano, il cannibalismo è una cosuccia in comune, è qualcosa che rende i baci più piccanti, non una roba che non ti fa dormire, che ti mette di fronte a impulsi spaventosi.

E' tutto idilliaco pure qui, estetico, finto, manierato, guarda la scena del falò, il modo in cui costruisce l'angoscia, è un esercizio di stile fatto con materiali costosi.

F.W:Dentro ciascuno di noi alberga un mostro, con cui conviviamo, e Guadagnino ha il merito di sprofondarci, e tu mi sembra che non l'accetti, o perlomeno non accetti il modo in cui Guadagnino lo fa.

G.W: Non basta tematizzare il cannibalismo per sprofondare nell'oscurità umana secondo me. Lui l'ha creduto e in qualche modo è riuscito a convincere il pubblico che a una cosa consegua l'altra. Ma l'oscurità è altro, non sono due ragazzini bellini che “se magnen”, “che se pappeno”

Ad esempio il film Raw di Julia Ducournau tratta il cannibalismo e l'adolescenza, in un body horror rispettoso della realtà adolescenziale e inquietante, che a me ha messo paura della solitudine che comporta l'emersione delle parti oscure

F.W: Ho visto “Titane” della Ducournau, viscerale tremendamente, e non esito a credere che Raw lo sia altrettanto

G.W. Questo qui è un Van Sant senza la sua sensibilità, con attori professionisti, una colonna sonora d'autore e parzialmente gore.

"Raw" ha una trama più lineare e un contesto più preciso e realistico, che mi ha reso l'empatizzazione più semplice.

Il sodalizio Chalamet - Guadagnino è molto tenero però dovrebbe scrivergli personaggi più profondi. In ogni caso ho preferito Taylor Russell.

Sono più evocative le foto che fanno loro insieme che il personaggio di Lee in “Bones and All”

F.W: Strano, Elena ed io l'abbiamo visto empatizzando al massimo, tu che sei quasi coetaneo dei protagonisti non hai empatizzato. Forse noi vi abbiamo ritrovato il lato oscuro di noi, che era negli anni 80.

G.W. Forse sì, riguarda più voi che noi. Perché non basta scegliere due attori in voga nella gen-z per renderti un regista che conosce gli adolescenti di oggi.

Però magari ha davvero dipinto due giovani fantasmi degli anni 80.


 

F.W:Questa tua ultima mi sembra una riflessione profonda e sono contento che tu l'abbia fatta.

G.W: E' profonda solo perché l'hai iniziata tu.

 

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